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Autore: Corydona    05/06/2020    2 recensioni
Alla vigilia delle Olimpiadi a Roma, gli allenatori delle nazionali di calcio erano stati molto chiari: niente relazioni tra la squadra maschile e quella femminile. Per molti non era stato un problema accettare l’imposizione; ma non per Serena Villa, che si ritrova ai Giochi insieme al suo ragazzo, un calciatore dell’under23, con cui ha una storia che tiene segreta persino alla sua migliore amica e compagna di squadra.
Inoltre, sta pensando di lasciare la Roma, squadra per cui gioca e in cui è cresciuta, se si dovesse presentare quell’offerta in cui da quando ha iniziato a giocare. La vetrina internazionale la può porre sotto i riflettori e magari può attirare proprio quel club che sogna e per cui tifa sin da bambina.
Riuscirà a disputare una buona Olimpiade, o le sue questioni personali avranno la meglio?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olimpiadi Romane'
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 Mi butto sul letto. Per fortuna ho già fatto la doccia negli spogliatoi a fine partita, ma tra una cosa e l'altra è mezzanotte passata e sono distrutta. In realtà ho un ottimo motivo per rimanere sveglia, ma devo aspettare che Bice lasci la nostra camera. Spero che faccia come tutti gli altri giorni, che vada da qualcuno con cui ha una mezza tresca e che mi lasci sola. Anche se è tardi e lui domani ha la partita, ho bisogno di vedere Lorenzo.

 Devo capire se siamo ancora al sicuro… già durante il ritiro a Coverciano gli allenatori di entrambe le squadre erano stati abbastanza chiari sulle situazioni intime. Penso che se scoprissero di noi due, passeremmo dei guai grossi quanto il Bernabeu.

 Bice disfa il letto, come per fingere di averci dormito. Poi si mette in ascolto, con le orecchie tese dietro la porta, aspettando che i suoni nel corridoio si affievoliscano, il modo da avere il via libera per la sua avventura notturna.

 «Sere, a domani» mi dice soltanto, con un sorriso.

 In risposta, annuisco. Spero che, chiunque sia il tipo da cui va, sia uno a posto e che lei non ci rimanga troppo male. Sentendo in giro, qui nascono e muoiono molte avventure…

 Lei esce, e io resto sola. Mando un messaggio a Lorenzo e poi mi sdraio sul letto a pancia in su, ripensando alla partita.

 Sento ancora l'adrenalina scorrermi nelle vene. È stato magico, meraviglioso, spettacolare. Uno stadio pieno di gente, una partita tosta, ma che alla fine abbiamo portato a casa… E i miei sugli spalti, insieme a mio fratello. Spero che siano stati felici di vedermi giocare così: sono certa di aver fatto una buona partita.

 Il mio telefono vibra sulla coperta. Una sola parola.

 "Arrivo."

 È davvero triste riuscire a vederci solo di notte, soprattutto perché la nostra storia va avanti già da qualche mese, mentre chiunque penserebbe che si tratta solo di qualcosa di passeggero.

 Altro messaggio.

 "Aprimi."

 Lui è dietro la porta, e mi guarda con un sorriso innamorato e con gli occhi che brillano di felicità. Mi trattengo dall'abbracciarlo solo perché non possiamo correre alcun rischio, e lo faccio entrare in fretta.

 Lorenzo mi stringe a sé e anche io lo abbraccio. Mi lascia un bacio dolce sui capelli e ringrazio Iddio di averli lavati prima. Sarebbe stato imbarazzante con il sudore sulla testa.

 «Ho paura che ci scoprano» gli dico, non appena mi allontano da lui, che però tiene le mani ben piantate tra la mia schiena e il... fondo.

 «Ti preoccupi troppo, Sere. Siamo stati attenti finora, e continueremo ad esserlo.»

 Mi sorride, rassicurante, e io mi appoggio di nuovo a lui. Sento il suo profumo, il suo battito del cuore, il suo respiro.

 Gli racconto di stamattina, del tuffatore che ha notato una complicità tra noi…

 Lui non fa che sorridermi, come se tutto dovesse andare bene per forza di cose; come se il contrario non fosse contemplato. Lo odio quando è così positivo.

 «È normale che abbia notato un po' di complicità, su» mi dice. «Eravamo io e C* contro te e Prisca!»

 Annuisco. Non ho intenzione di insistere, so che con lui è inutile.

 «E la partita?»

 «Sei stata grande!» esclama a bassa voce. «Anche se ho pensato che ti volessi portare via uno stinco della Ryan, a un certo punto...»

 Scoppio a ridere, cercando di non fare rumore. E anche lui ridacchia insieme a me.

 «Ti dispiace se mi metto il pigiama?» Voglio stare comoda e sdraiarmi. Ma so cosa mi sta per dire.

 «Puoi anche toglierti i vestiti e non indossare niente» commenta, con un sorriso che ormai ho imparato a conoscere. Che gran paraculo.

 «No, Lori, non se ne parla. Tu domani giochi e non voglio che faccia uno schifo per colpa mia.»

 Mi allungo sul letto per togliere il pigiama da sotto il cuscino, mentre lui mi risponde.

 «D'accordo, amore, d'accordo. Ma voglio lo stesso lo spogliarello!»

 Istintivamente, gli lancio contro il cuscino, mentre Lorenzo continua a ridacchiare.

 «Deficiente» gli dico, a metà tra il serio e il faceto. Mi cambio e mi sdraio sul letto. Anche lui è in pigiama, e si sdraia al mio fianco. Mi sistemo accoccolata sul mio ragazzo, che mi abbraccia.

 «Sarebbe bello stare così tutte le sere» dice Lorenzo a un tratto.

 Sorrido. Sì, sarebbe bello, ma ci sono tante cose da considerare…

 Non dico nulla, lasciandomi sfuggire un sospiro.

 «Ci stai ancora pensando, vero?» mi chiede lui. Annuisco. Certo che ci sto pensando, eccome se ci sto pensando.

 «Marta dice che la loro allenatrice mi vorrebbe alla Juve… non ti dico che ci voglio andare, ma sarebbe un bel salto di carriera. Io voglio vincere e con loro posso farlo. Anche se perdere in Champions mi seccherebbe parecchio…»

 «Se ti cercasse il Barcellona? O il Lione? O il Psg? O…»

 «Amò, non lo so. Dovrei valutare tutto. E anche l'idea di andare a essere una delle tante non mi piace…»

 «Cazzo, Seré, 'nte piace gnente

 Eh, ha ragione. Non so spiegarlo, ma io voglio sentirmi protagonista di una squadra che vince. Magari della mia squadra… anche se temo che loro non mi cercheranno mai. Figurati se chiamerebbero proprio me.

«Prima Alessia ha detto che c’erano degli osservatori dalla Francia. Non so chi lo abbia detto a lei… Boh, io neanche dovevo giocare. Magari erano lì per Prisca.»

Sospiro. Non so che senso abbia parlarne. Sono solo parole, solo tanto fumo e ancora nessuna possibilità che ci si è presentata su carta. Anche se so benissimo che la Juve mi tiene d’occhio, nessuno mi ha contattata. Forse hanno detto alle ragazze in nazionale di convincermi ad accettare quando sarà il momento.

«Beh, Prisca è forte, può essere» mormora Lorenzo. «Ma se lei andasse via dalla Roma, tu cosa faresti? Cercheresti di andare insieme a lei?»

«Dipende dalla squadra… Tu cosa faresti?»

«Io penserei prima di tutto a me» mi risponde lui e, nel farlo, mi stringe a sé. «Cioè, se mi presentassero un bel progetto e una buona offerta, anche di soldi, io accetterei.»

«Ma quale progetto?»

«Boh, penso che una squadra che gioca in Champions o che vuole vincere il campionato possa andare bene. E che mi promettano di migliorarmi: magari giocare con qualche campione potrebbe aiutarmi.»

Sospiro. «Boh, Lorè, non lo so. Io vorrei… beh, lo sai cosa vorrei. Vorrei che mi chiamassero loro

Non riesco a dirlo, non potrei mai accettare l’idea di aver sognato troppo a lungo che potesse accadere quando invece non accadrà mai. Perché io me lo sento che non succederà. Figurati se succede.

«Ti ci porto in braccio io, fino in Inghilterra» sorride lui. «Se ti chiamano, tu vai.»

«E… e tu?»

Non posso fare a meno di chiederlo. La nostra storia e la nostra segretezza funzionano finché viviamo nella stessa città: addirittura in due nazioni diverse sarebbe complicato gestire una relazione.

«Io ti amo e ti voglio felice. Se la Juve dovesse chiamare me, però, non ci penserei due volte.»

«Ti pareva!» scoppio a ridere.

Lorenzo posa un dito sulle mie labbra. «Se ci sentono, ci ammazzano!» bisbiglia.

Nelle camere vicine ci sono Simona e Livia da una parte e Marisa e Prisca dall’altra… spero che siano tutte e quattro stanche e che si siano addormentate da un pezzo.

«Dici che potrebbero sentirci?» sussurro, prima di baciare un angolo della sua bocca. Provocarlo mi diverte, anche se in questa situazione potremmo passare dei grossi guai; non so se è proprio per questo che ho la tentazione. Dormire abbracciati quando Bice se ne va in giro è piacevole, ma non è la stessa cosa. E lo sa perfettamente anche lui.

«Sì, amore, potrebbero. Già è una fortuna che Cristian si faccia gli affari suoi…»

«Magari pensa che tu stia soltanto in giro a spassartela» commento, amaramente. Lorenzo è un bel ragazzo e ha davvero ammiratrici ovunque vada. Ho visto la fila di ragazzine che vogliono fare la foto con lui, quando capita che si fermi dopo gli allenamenti. Non dimenticherò mai quando ero con lui, Prisca e un altro ragazzo della Roma e una gli fa: «Ma tu ce l’hai la ragazza?»

Ricordo di aver sentito le mie orecchie andare a fuoco e di aver ringraziato i capelli sciolti che le coprivano. Non so come sia stato possibile, ma Prisca non si è accorta di niente; altrimenti le prese in giro sarebbero continuate fino alla fine dei tempi. Avrebbe capito che io ero interessata a lui e, anche se non era tutta la verità, mi avrebbe lo stesso messa in imbarazzo…


***


Mi risveglio con la spalla intorpidita, appoggiata come sono stata tutta la notte su Lorenzo. Mi sono addormentata senza neanche accorgermene.

 Lo scuoto appena, nel momento esatto in cui il mio telefono vibra per la sveglia. È ancora presto, se lui esce di qui non rischia di essere visto.

 Apre gli occhi e mi sbadiglia in faccia.

 «È già ora?» mi chiede soltanto.

 Annuisco. Sì, sono già le sei e mezza.

 Mi alzo dal letto, quasi spingendolo giù, e vado ad aprire la porta per controllare se la via è libera. Il corridoio è deserto.

 Lorenzo se ne va, sorridendomi. Si trattiene dal baciarmi solo perché la prudenza non è mai troppa, ne sono consapevole. Lo guardo arrivare in fondo e poi girare verso le camere dei ragazzi.

 Sospiro. Prima o poi ci scopriranno, ne sono certa; ma forse ne vale la pena, anche se il più delle volte non facciamo niente.

 Rientro in camera e mi siedo sul letto. Il mio telefono vibra proprio in questo istante. Chi è il folle già sveglio a quest'ora?

 Prisca.

 "Ti devo parlare. Andiamo insieme a colazione?"

 "Cinque minuti. Tacci tua, mi hai svegliata…" le rispondo, aggiungendo una faccina annoiata.

 E ora che ha da dirmi?

 Non mi resta che darmi una sciacquata al viso, cambiarmi e incontrarmi con lei qui fuori.

   
 
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