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Autore: coopercroft    05/06/2020    1 recensioni
Sherlock costringe Mycroft a fare da baby sitter alla piccola Rosie. E il risultato è magico....
Revisionata e aggiornata.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes, Rosamund Mary Watson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mycroft camminava nel suo studio a Pall Mall, il cellulare nella mano sembrava pesargli come un sasso. Valutava tutti gli sviluppi possibili mentre leggeva il messaggio di testo che aveva ricevuto da suo fratello. Gli chiedeva di passare a Baker Street per trascorre del tempo con la piccola Rosie. Quel pomeriggio non erano riusciti a trovare una baby sitter, sapeva di essere un ripiego, ma la cosa non lo aveva urtato, anzi, in un certo senso lo aveva fatto sentire...necessario.

 Che John e Sherlock gli dessero fiducia dopo quello che era successo a Sherrinford, spegneva dentro di lui la tensione degli ultimi mesi.

 Allontanò il cellulare e camminò fino alla finestra con le mani sprofondate nelle tasche. Guardò il giardino abbandonato.

La sua casa era decisamente vecchia, si sentì improvvisamente solo. Pensò che sistemando il piccolo prato avrebbe potuto mettere un'altalena per Rosie, o uno scivolo. E tentare di riallacciare un rapporto stabile con suo fratello e John.

Era rimasto sorpreso dalla richiesta, era praticamente l'ultima persona al mondo che avrebbe potuto accudire Rosie. Un umano strillante che toccava ogni cosa, che avrebbe messo in pericolo il suo vestito perfetto.  La piccola avrebbe portato alla bocca qualsiasi cosa girasse per quella casa, dove regnava un disordine totale. Roteò gli occhi fissando il cielo a cui si appellò. Sherlock, si disse, aveva perso la ragione.

Fece un ultimo tentativo, si lisciò la guancia con la mano e con l’altra prese il cellulare, gli inviò un messaggio chiedendogli di portare Rosie dalla loro madre. La risposta fu un secco: "No, ti aspetto fratello. Muoviti."

Non ebbe la possibilità di replicare e si avviò annientato a Baker Street, sperando di sopravvivere.

Nello stesso momento suo fratello discuteva con John della decisione di affidargli Rosie.

"Sherlock è l'idea più pericolosa che il tuo cervello potesse partorire. Lasciare Rosie a Mycroft! Ma se quando viene a trovarla mantiene delle considerevoli distanze di sicurezza! Per quanto Rosie lo cerchi, per non so quale motivo." 

 John si stava preparando per uscire, ma non riusciva ad allacciare la cravatta. Dopo due tentativi Sherlock lo avvicinò e lo aiutò scuotendo la testa.

"Proprio per questo John, i bambini hanno una sensibilità innata che li fanno individuare le persone leali e affidabili. Vedrai funzionerà. Mycroft ha fatto spesso da baby sitter a me e a Eurus. Credimi era attentissimo."

 Le sue parole decise calmarono Watson.

Il giovane Holmes sembrava divertito dalle sue apprensioni, ma era assolutamente certo che Mycroft sarebbe stato perfetto. Chi se non lui era costantemente protettivo. E poi voleva farlo sentire in famiglia, ultimamente si erano frequentati poco. Non era contento di vederlo vivere in solitudine, tormentato dalle colpe per quello che aveva provocato la sorella.

John brontolò in silenzio, finì di prepararsi e diede uno sguardo alla stanza della figlia, strinse le labbra inquieto.

Mycroft arrivò poco dopo. Salì le scale con passo pesante, l'ombrello stretto in mano, la faccia tirata. Perfino il suo abbigliamento impeccabile sembrava trascurato, la cravatta leggermente storta.

Si guardò in giro e vide Sherlock seduto sulla poltrona che faticava a trattenersi dal ridere. Sapeva di essere ridicolo, ma era in panico totale e il minore lo sapeva.

Non era in grado di rapportarsi con le persone, figuriamoci con una bambina piccola come la nipote. Che lo era diventata a tutti gli effetti, visto che Sherlock e John dopo tanti tentennamenti, erano una coppia stabile. 

 "Avanti Myc, Rosie non ha ucciso ancora nessuno." Rise sonoramente, mentre il maggiore degli Holmes brontolò, sperando di superare il pomeriggio senza provocare danni.

La stanza era ingombra come spesso accadeva, ma ora si erano aggiunti anche i giocattoli della piccola.

John lo sentì alle sue spalle, si voltò e sollevò appena un sopracciglio scuotendo la testa.

"Bene fratello, sul tavolo della cucina c'è un foglio con tutte le istruzioni. Rosie adesso dorme, poi si sveglierà e penserai tu a sfamarla. Tranquillo è già tutto pronto."

Lo guardava cercando di essere serio. Si alzò e raggiunse John, indossò il Belfast nero, pronto a uscire.

Watson raggiunse il cognato e dopo averlo fissato intensamente lo apostrofò secco.

“È solo una bambina Mycroft, non scappare al primo problema che si presenta. Hai un'intelligenza oltre la media, sfruttala. E ricorda che ti inseguirei in capo al mondo. Andiamo Sherlock! Buona fortuna."

Si voltò, sorrise al riccioluto. Era stato convincente, perché Mycroft respirava appena. Uscirono consapevoli di avere visto il vecchio Holmes sulla graticola. 

Risero chiudendo la porta di casa. Ma la riaprirono subito dopo, complici, cercando di essere seri.

“Scusa fratello, ma ci siamo dimenticati di avvisarti che quando si sveglia a Rosie piace che gli si cambi il pannolino.”

Mycroft sbiancò. Balbettò. “Ma non lo so fare…. Per Dio sono passati anni…… Appena mi ricordo di come cambiavo Eurus.”

Il giovane lo guardò sorridendo, fu gentile a quel ricordo. “Quindi lo sai fare! Tu non scordi nulla.”

“Ma... Sherlock…. Non mi farai questo! Io non so se sono in grado di...…” Annaspò con la mano per aria.

“Lo sei, lo faccio pure io!  Arrivederci fratellone.” Si voltò e scivolò fuori dalla stanza prendendo sottobraccio John. “Tranquillo andrà bene, Rosie si salverà. Lo sai quanto è attento.” Rise insieme a John e lo spinse via con gentilezza.

   
 
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