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Autore: MauraLCohen    05/06/2020    1 recensioni
Le riflessioni di Kirsten durante la sua prima notte a casa dopo la Suriak.
Dal testo:
Gli accarezzò i capelli disordinati e si chinò su di lui per baciargli la fronte. Sandy era completamente abbandonato al mondo dei sogni, ma, istintivamente, il braccio che teneva stretto al basso ventre della moglie, si strinse ancora di più. Kirsten sorrise. Non c’era nulla che potesse farla sentire più a casa del calore del corpo di Sandy. 
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Ryan Atwood, Sandy Cohen, Seth Cohen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I’m not scared anymore '
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One shot scritta per il #Fridayprompt indetto dal gruppo Facebook di Writer's wing.

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{La storia è ambientata dopo il finale della 3x2, in cui Kirsten torna a casa da Sandy e dai ragazzi, consapevole che avrebbe potuto resistere alla tentazione di bere ancora.}

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Il prompt è stato scelto da Writer’s Wing

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Testo prompt:

Στοργή (Storgé)


Greco, nome

1. Amore che esiste tra genitori e figli.


 

Quella era la prima notte che Kirsten passava a casa da quando aveva terminato il suo percorso alla Suriak e, ancora, non le sembrava vero. 

Era finita

Tutta quella folle vicenda era, finalmente, un capitolo archiviato.

Niente più notti solitarie, chiamate di sfuggita per poter sentire la voce dei suoi cari, niente più silenzi e mancanze che la tenevano sveglia.

Ora sentiva la carezza familiare delle lenzuola di seta che lei stessa aveva scelto, il profumo della sua camera da letto e poteva godersi la bellezza del panorama che le grandi vetrate davanti a lei offrivano. 

Si mise seduta con la schiena contro la spalliera ed accese l’abat jour sul comodino, voltandosi a guardare Sandy al suo fianco che ronfava a pancia in giù.  Aveva la bocca socchiusa e il respiro pesante, di tanto in tanto russava leggermente e quell’immagine fece sorridere Kirsten. Aveva perso il conto delle notti passate nel letto vuoto della Suriak, desiderando di poter tenere Sandy di nuovo vicino a lei, sentire che la stringeva mentre dormivano insieme, ed ora, grazie al cielo, lui era lì, sereno e spensierato, cullato dal tepore delle coperte. 

Gli accarezzò i capelli disordinati e si chinò su di lui per baciargli la fronte. Sandy era completamente abbandonato al mondo dei sogni, ma, istintivamente, il braccio che teneva stretto al basso ventre della moglie, si strinse ancora di più. Kirsten sorrise. Non c’era nulla che potesse farla sentire più a casa del calore del corpo di Sandy. 

O forse sì. 

Ce n’erano altre due. 

Due combina guai che, insieme, facevano proprio una bella associazione a delinquere.

I suoi figli

Seth e Ryan. 

Al pensiero di loro due, le labbra di Kirsten si distesero in un rinnovato e amorevole sorriso. Alla mente le tornarono subito le immagini di quella giornata: l’averli potuti riabbracciare entrambi, passando insieme qualche ora di spensieratezza tra chiacchiere e ciambelle imburrate, l’aveva resa felice più di qualsiasi altra cosa al mondo. 

Subito le venne il desiderio di avere anche loro lì, accanto a lei. Così, si slacciò delicatamente dalla presa di Sandy, stando attenta a non svegliarlo, gli diede un altro bacio e uscì dalla stanza. Scese le poche scale che separavano la camera da letto dal corridoio mentre si infilava l’accappatoio blu, percorse il lungo andito nel buio della notte fino ad arrivare in cucina. Da lì poté osservare il giardino interno rischiarato dalla pallida luce della luna e le ombre di due giovani sagome riflesse sulle tende della casetta in piscina. 

Seth e Ryan erano svegli, probabilmente architettando qualcosa come sempre. 

Spiava i loro movimenti: il gesticolare frenetico di Seth, Ryan che scuoteva la testa in segno di dissenso. 
Kirsten avrebbe pagato oro per sapere cosa confabulavano quei due.

Era incredibile il modo in cui i suoi figli si completavano; sembrava quasi che fossero destinati ad incontrarsi, per portare l’uno nella vita dell’altra ciò che fino ad allora era mancato.
Seth era il porto sicuro di Ryan, un compagno fidato, una spalla a cui appoggiarsi... Qualcuno di cui fidarsi, sempre. 
Ryan era, invece, un intenso turbinio di emozioni per Seth. Era il suo migliore amico, il fratello più grande (anche se solo di qualche mese), quello a cui chiedere consigli sulle ragazze, con cui affrontare ogni momento, bello o brutto che fosse. 

Per Kirsten sapere che avrebbero avuto l’un l’altro per il resto della vita, anche quando lei e Sandy non si sarebbero più potuti prende cura di loro, le alleggeriva il cuore. 

Erano i suoi bambini, anche se doveva ammettere che bambini non erano più,  e sarebbero restati per sempre la sua gioia più grande. 

Sorrise, di nuovo, senza distogliere lo sguardo dalla casetta in piscina, balenando l’idea di farvici irruzione con una scusa, solo per salutarli. 

« Hey! » Ryan fu il primo a salutarla, appena lei aprì la porta della casetta. 

Seth si voltò di scatto in direzione della madre, lo sguardo preoccupato: « Non riesci a dormire? » chiese, premurosamente; ma Kirsten scosse subito il capo. 

« Va tutto bene, tesoro » lo rassicurò. « Mi sono alzata per prendere un bicchiere d’acqua ed ho visto che eravate ancora svegli. Problemi di cuore? » L’espressione di Kirsten si fece curiosa e Ryan scoppiò a ridere quando Seth si affrettò a liquidarla senza troppe spiegazioni, come suo solito. 

« Va bene! Va bene! Non mi impiccio » commentò Kirsten, alzando le mani in segno di resa. Sorrise un’ultima volta ai suoi ragazzi e si avvicinò a loro per abbracciare entrambi. 

« Cercate di non fare mattina! » si raccomandò, fermandosi sull’uscio della porta. « Buonanotte! » aggiunse, prima di andarsene per tornare anche lei a dormire.

   
 
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