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Autore: CatherineC94    05/06/2020    6 recensioni
«Peter, amico. Stai tranquillo, ti proteggerò, c’è sempre tempo ricorda. Fino all’ultimo secondo, ce la faremo!»
“Storia nona classificata al contest “The one about Slytherins” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP. “
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Peter Minus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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“Storia partecipante al contest “The one about Slytherins” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP. “
Nome su EFP/Forum: CatherineC94
Titolo: Fino all’ultimo secondo
Personaggi: Peter Minus

 
 
 
Fino all’ultimo secondo
 
Andy Grooms è sempre stato inquietante, spocchioso e borioso; Peter l’ha sempre pensato da quando, a otto anni lo vide entrare nella piccola classe pieno di sé. Era alto per la sua età, dinoccolato, con un naso fine e girato fino all’insù; solitamente aspettava le sue vittime fuori nel cortile. Quella mattina Peter si torceva le piccole mani in ansia; spesso si chiedeva perché non riuscisse mai a difendersi. Si chiedeva perché la notte avesse paura, una paura che lentamente saliva  come il fiume vicino casa sua, Sheffield; lì le ciminiere lo guardavano  imponenti creando ombre inquietanti. Si chiedeva perché era così debole; tuttavia era così buono. Il giorno prima, Helena Brown aveva dimenticato la merenda, lui aveva volentieri diviso la sua; eppure, ogni giorno fuori Andy Grooms lo aspettava; sorridente, con le braccia conserte pronto al massacro. Tornava a casa sempre malconcio, i vestiti strappati, qualche livido qua e là, zoppicante; Peter non riusciva a capacitarsi il perché di tanta cattiveria.
Ricordava ancora sua madre, nelle lunghe notti, quando in preda alla paura delle ombre lo abbracciava e  gli diceva :«Anche se incontrerai persone cattive che ti faranno del male Petey, non vendicarti. Resta integro, resta buono così come sei figliolo».
Ma Peter aveva paura, e di nascosto dietro casa si allenava a tirare pugni ad un vecchio peluche a forma di tartaruga che molti anni prima la prozia Berta aveva  comprato al mercato delle pulci; dopo qualche minuto era già in affanno e le braccia corte risentivano di quello sforzo. Poco dopo si chiese se il problema fosse il suo fisico; si guardò nel grande specchio del salotto. In effetti era troppo basso, e forse un po’ cicciottello; le braccia e le gambe forse troppo corte? Quindi pensò che senza alcun dubbio era questo il problema e non c’era rimedio; non riuscì a trattenere le lacrime, singhiozzò  triste per quella sventura già annunciata. Pianse così tanto che quando sua madre lo vide rientrando a casa la sera, lo trovò appoggiato allo specchio ansante.
«Tesoro? Cosa succede?» chiese in preda al panico.
Peter la guardò, altre lacrime caddero mentre un’onda di rabbia accumulata lo scosse; all’improvviso con violenza inaudita il grande specchio che Miranda Minus aveva ereditato dalla madre si ruppe in mille pezzi.
Veloce e d’impatto la verità la travolse e con gli occhi ricolmi di gioia urlò: «Figliolo! Anche tu sei un mago! Sono così felice!».
Peter la guardò stralunata, e  con gli occhi ancora ricolmi di lacrime  scoppiò a ridere felice.
Allora c’era un senso, pensò felice come non mai, allora forse servo a qualcosa. Adesso nessuno mi potrà più fare del male.
 
Negli anni successivi, Andy Grooms non si era placato in alcun modo; Peter scoprì che essere un mago non gli garantiva protezione, e per quanto s’impegnasse quel dannato ragazzo lo seguiva dovunque. Tranne un glorioso giorno, quando non seppe nemmeno come, riuscì ad appenderlo  per le mutande alla staccionata del negozio del Signor Marlowe, il droghiere del quartiere.
Arrivarono così gli undici anni, e arrivò pure la lettera da Hogwarts; quel giorno Peter non riusciva a trattenere l’eccitazione. Era così  felice, che i suoi piccoli occhi acquosi quasi brillavano; aveva l’opportunità di cambiare vita e ricominciare. Avrebbe conosciuto nuovi amici, avrebbe imparato ad essere un mago ed avrebbe potuto  finalmente sentirsi amato; era pronto. Sarebbe stato un buon amico, pronto e leale; avrebbe aiutato chiunque avesse bisogno in qualsiasi momento; la notte prima non dormì dall’eccitazione. Miranda lo guardava sorridente e un po’ nostalgica; amava molto suo figlio, le ricordava il marito morto pochi anni fa. Aveva solo bisogno di incontrare persone buone, che avrebbero potuto guardare al di là delle apparenze; Peter era un bravo ragazzo a malincuore già sapeva che avrebbe sentito la sua mancanza.
La mattina del primo settembre lo vide trotterellare impreciso e disorientato mentre attraversavano la barriera al binario; i suoi occhi erano così bramosi, così stupiti che rimiravano ogni cosa.
«Da adesso in poi figliolo, io non potrò esserci per proteggerti. Devi trovare in te la forza e sono sicura che lo farai; sono così fiera di te» gli disse commossa mentre lo abbracciava e l’aiutava a salire sulla locomotiva rossa.
Peter si asciugò le lacrime, si voltò e iniziò a guardarsi intorno ansioso; con chi si sarebbe seduto? Sarebbe rimasto da solo? Avanzò per almeno dieci minuti, finché non trovò uno scompartimento quasi vuoto, dentro c’era solo un ragazzo biondiccio che guardava fuori dal finestrino. Peter notò che aveva il volto pieno di graffi; ma non ci badò molto, dopotutto lui  non si sentiva così meglio.
« S-scusa» balbettò Peter « Posso sedermi?».
Il ragazzo si voltò ed esibendo il sorriso più radioso che Peter avesse mai visto gli rispose: « Certo. Io sono Remus Lupin».  «Peter Minus» rispose; il cuore di Peter si scaldò, mentre avvertiva per la prima volta in vita sua la gentilezza negli occhi del ragazzo.
 « Nervoso?» chiese Remus notando la sua tensione; Peter deglutì stringendosi le mani; arrossì e rispose mesto: «S-si, spero che vada tutto bene. Spero di essere accettato, non sono un granché». Remus lo guardò ancora sorridente e gli disse: « Sono sicuro che troveremo il nostro posto, lo sento».
«Posto? Potremmo trovarlo anche noi?» chiese una voce baldanzosa dietro di loro; era un ragazzino con i capelli tutti arruffati e gli occhiali tondi, seguito da un altro ragazzo con gli occhi color del ghiaccio e capelli lisci neri.
«Sono James Potter, e questo qua è Sirius Black» disse ancora senza che nessuno gliel’avesse chiesto; l’altro ragazzo fece un cenno gentile ma diffidente, mentre gli altri due si presentarono.
«Allora anche voi primo anno eh? Come dicevo a Sirius poco fa, spero di incontrarvi tutti in Grifondoro! Ci divertiremo un sacco!» affermò tutto convinto ed eccitato James. Peter pensò felice che forse davvero la sua vita stesse cambiando; nelle facce di quei tre ragazzi vedeva per la prima volta la speranza.
Remus dal canto suo lo guardò sorridente, pensando che forse sarebbe stato accettato; non aveva mai avuto veri amici vista la sua condizione. Guardò James Potter, che parlava  a raffica con gli occhi ricolmi di emozione e Sirius Black che lo seguiva con lo sguardo interessato; Peter sorrise di rimando.
James Potter parlava tanto, però lui non aveva mai sentito così tante parole gentili; sì, avrebbe fatto di tutto per essere un Grifondoro.
 
Arrivati nella Sala Grande, Peter non riusciva a credere a se stesso; forse era un sogno provocato da qualche pugno di Andy Grooms. Era ancora tramortito?  Si accorse che in realtà fosse tutto vero, e mentre tutti e tre, James, Sirius e Remus  smistati dal cappello si sedevano alla tavola di Grifondoro, l’ansia lo assalì ancora.
«Minus Peter» lo chiamò la professoressa MCGranitt.
Con il cuore in gola  si accinse a prendere posto; lei gli pose il cappello sulla testa.
«Minus… furbizia e cervello..si» gracchiò il cappello, facendolo sobbalzare; sudava freddo.
«Serpeverde sarebbe perfetto. E’ una grande casa, diventerai grande!» gli disse divertito; a Peter cadde quasi il soffitto in testa lasciandolo tramortito. Guardò i tre ragazzi seduti che lo aspettavano e biascicò ossequioso: «La prego, Grifondoro, la prego».
I secondi passavano, mentre Peter chiudeva gli occhi speranzoso; il capello sussurrò: « Non è il nome di una casa che stabilisce il destino di un uomo, ricorda.  Puoi essere un Serpeverde ed avere gli amici che tanto brami; la casa Serpeverde è nobile al pari delle altre».
«La prego» implorò Peter.
«Sia così. GRIFONDORO!» urlò, mentre Peter sommerso dagli applausi e dalla felicità prese posto vicino a James che con un pacca gli disse: «Benvenuto amico, questo è l’inizio di una grande amicizia».
«Sei pomposo come mia nonna» disse Sirius fintamente annoiato; James lo guardò mentre Remus dichiarò: « A tua nonna mi sa che non sarai più simpatico, quando scoprirà in che casa sei finito».
«Appunto, brindiamo» convenne Sirius, facendo ridere tutti.
Peter sorrise timido e felice, poco importavano le parole del cappello. Anche se in realtà avrebbe dovuto far parte dei Serpeverde, avrebbe volentieri sacrificato la grandezza per avere degli amici.
 
Fu così che nacquero i Malandrini; il gruppo più famoso della scuola. A capeggiare tutti c’era James, sfavillante, sorridente e sicuro di sé; lo seguiva a ruota Sirius, che si allontanava sempre più dalla sua oscura famiglia e Remus, sorridente e gentile. Peter si sentì accettato ed amato durante i primi anni nel castello; non aveva nessuna qualità intrinseca e le lezioni si erano dimostrate da subito impegnative. Ma non era solo; la loro amicizia era come un medaglione che lo proteggeva dalla cattiveria e dal male che imperversava al di fuori; memorabile fu il giorno in cui lo salvarono dalla cattiveria di Avery e Mulciber. Peter pensò che non incarnassero il vero spirito di Hogwarts; all’epoca il capello aveva quasi deciso di smistarlo in Serpeverde, un nobile casa come le altre. Ma quel gruppo di ragazzi, in quegli anni si era dimostrato la concretizzazione del male più assoluto.

Durante il loro terzo anno la svolta. Avevano notato che Remus di tanto in tanto spariva e Sirius e James, molto brillantemente scoprirono che il loro amico dallo sguardo ambrato custodisse un segreto atroce: era un lupo mannaro. In un primo momento Peter rimase scioccato dal peso delle rivelazioni; era ingiusto che un ragazzo così buono come il suo amico dovesse subire quel dolore atroce ogni mese. Poi Sirius trovò la soluzione: diventare animagi, valeva a dire aiutarlo, fargli  compagnia durante quelle  terribili notti di luna piena. James ne fu entusiasta e Peter, seppur sfiduciato dalla sua scarsa forza magica assentì; nessuno doveva essere schiacciato da un peso così grande, lo avrebbero aiutato.

Diventare animagi era processo alquanto complicato, servirono mesi, anni per portare il tutto al compimento; Sirius e James fecero di tutto per aiutarlo. Quelle sere erano impresse nella sua memoria; erano le sere in cui si sfiduciava e sbuffando si arrendeva; eccoli lì però i due suoi amici che lo incitavano. Poteva giurare di rivedere Sirius, con gli occhi grigi dardeggianti dirgli: «Avanti Petey! Fino all’ultimo secondo, non ti arrendere!»; «Si Peter! Dai vedo dei baffi..ce la farai. Se ce la fai andiamo nelle cucine! Vai ragazzo!» lo incitava James. Diventarono i Messieurs Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso; nessuno nella scuola poteva fermarli, nessuno avrebbe mai potuto dividerli, nessuno. Il Lupo, il cervo, il topo e il cane; erano una squadra invincibile.

Nelle notti oscure, quando tutto andò perduto Peter amava ricordare quelle notti in giro per il parco; ricordava ancora le stelle, in quell’immenso cielo scuro. La costellazione dello scorpione, quella del toro e dell’ariete; erano così silenziose, anche loro mute di fronte a quello scenario. Anche loro mantenevano il segreto; lui, in forma animale poggiato sulla schiena di Ramoso o Felpato! Ah! Quei nomi e la Mappa…erano i ricordi più belli. Fu il periodo più bello della sua vita; quel vento che lo colpiva, socchiudeva sempre gli occhi. Implorando Merlino e qualsiasi divinità di poter far si che durasse per sempre; si, ora che la felicità lo aveva sfiorato, nonostante tutto il dolore e la sofferenza che aveva passato quei momenti sarebbero per sempre rimasti marchiati nel suo cuore. Era una morsa allo stomaco che gli suggeriva la loro esistenza; nelle lunghe notti di solitudine quasi pensava che fosse un sogno.
Invece no, non era stato un sogno; avevano passato davvero quegli anni insieme, fra alti e bassi. Fra scherzi, punizioni, sbronze e nottate eterne nel dormitorio; avevano riso quando James finalmente dopo milioni di tentativi aveva conquistato Lily. Sirius aveva comprato tre casse di Burrobirre quella notte; Peter  e Remus si erano ritrovati addormentati uno nella vasca e l’altro su per le scale la mattina dopo e James e Sirius chissà come o chissà quando erano scesi nella Sala Grande.  Li trovarono lì, mezzi nudi e con un sorriso tronfio; non avrebbe nemmeno scordato le urla della professoressa McGranitt quella mattina.
Fuori però, imperversava una battaglia; una zona d’ombra che avrebbe per sempre distrutto la sua vita e quella dei suoi amici. Lord Voldemort aveva conquistato quasi tutto, e loro appena diplomati si ritrovarono a combattere qualcosa di più grande e feroce di loro.
Ricordava ancora però il giorno delle nozze di Lily e James.
Era un bel giorno di primavera, sereno e colorato come solo loro due potevano essere; erano arrivati all’altare per un pelo, visto che la festa della sera prima stava per finire in un modo tragico. Così assaporò per la prima ed ultima volta la felicità, perché ciò che successe dopo cambiò totalmente tutto; risate, balli, sorrisi, abbracci. Avere una famiglia, essere amati ed accettati; negli occhi dei suoi amici questo era possibile da quel primo giorno nello scompartimento.
Poi tutto crollò.
Si trovavano a Diagon Alley quel pomeriggio, aveva deciso di uscire un po’ per cambiare aria; da mesi stavano rintanati nelle loro casa e Sirius ormai soffriva parecchio quella clausura forzata.
Aveva ancora impresso il volto di Lily, sorridente e gioioso tramutarsi in orripilato ed impaurito di fronte alla vista del Signore Oscuro; Peter tremò. Infuriò la battaglia, e solo in quel momento si rese conto che erano troppo deboli, troppo pochi per sconfiggerlo; di lato cadevano morti Fabian e Gideon Prewett, gli altri si davano da fare disperati. Sirius aveva un ferita orribile, mentre Remus provava in tutti i modi a salvarlo; James invece si era parato di fronte a Peter, coraggioso.
Fronteggiava con furore gli attacchi del Signore Oscuro, mentre Peter tremante lo vedeva sorridere beffardo; James non riusciva a fronteggiarlo, anche se stava facendo di tutto.
«Stai tranquillo Petey!»urlò James.
Ma Peter aveva paura, Lord Voldemort lo stava torturando e lui, lui non sapeva che fare; le lacrime uscirono impotenti.
James lo guardò sorridente, mentre un rivolo di sangue gli  scorreva dalla tempia; Peter singhiozzò più forte.
«Peter, amico. Stai tranquillo, ti proteggerò, c’è sempre tempo ricorda. Fino all’ultimo secondo, ce la faremo!» biascicò James, svenendo.
Fino all’ultimo secondo, ce la faremo!
Fino all’ultimo secondo, ce la faremo!
Ma come potevano farcela?
Fu Silente che li salvò quella volta, arrivò all’improvviso e i Mangiamorte si diedero alle gambe assieme al loro Signore; Peter cadde a terra tremante. Doveva fare qualcosa, doveva anche lui proteggerli in qualche modo; così decise. E quella decisione gli avrebbe distrutto la vita.
Decise di diventare una spia contro Lord Voldemort; aveva stupidamente pensato che il Signore Oscuro sarebbe caduto nella sua trappola, ma invece fu il contrario. Egli capì e lesse nel suo cuore, facendo in  modo che Peter diventasse una spia per lui; a Peter parve che il momento per morire fosse adatto.
Non riusciva a guardare i suoi amici in faccia; era il mostro, la spia. Non riusciva nemmeno a stringere il figlio di James e Lily, il piccolo Harry; lui lo adorava, era così bello ed innocente.  E poi successe l’inevitabile e lui fece la cosa che rovinò tutto; li tradì. Quella notte non solo le loro vite furono spezzate e distrutte per sempre, ma anche Peter, in preda al panico più totale stravolse il mondo magico. Sirius ne sarebbe rimasto distrutto, sarebbe stato lacerato a vita da quella sua scelta di cambiare il custode segreto; sarebbe dovuto correre da Silente, avrebbe dovuto farlo. Invece pensò che tutto fosse sotto controllo; si  sbagliava.
Non mantenne fede alle parole di sua madre, non rimase integro. E la sua prova di coraggio, fare la spia contro Voldemort si ritorse contro; poi quella strada, tutti quei babbani e Sirius…
Sirius, distrutto, folle che aveva perso la sua unica famiglia..

Fino all’ultimo secondo, ce la faremo! Fino all’ultimo secondo, ce la faremo! Sentiva la voce di James che urlava nella sua mente, mentre si tagliava il dito, mentre accusava Sirius, l’uomo più fedele al mondo del tradimento più oscuro e più squallido mai esistito nella storia de maghi.
E Remus chissà dov’era finito? Sarebbe stato solo nelle notti di luna piena da quel momento in poi; nessuno gli avrebbe più fatto compagnia. Si sarebbe ferito? Il rimorso lo stava uccidendo, urlava dal dolore; le sue scelte avevano distrutto ogni cosa. Il coraggio era una scelta?
Così aveva vagato per mesi, come topo, finché non si stabilì in una casa di maghi. Avrebbe atteso, solo in quel momento sarebbe uscito allo scoperto; doveva sapere, doveva capire. E poi il destino si era di nuovo presentato con il conto; Sirius era scappato e lo stava cercando. Remus era ad Hogwarts, e lui da anni, quando aveva rivisto Harry aveva sentito il cuore spezzarsi.
Era come rivedere James e Lily che lo avevano accolto, amato. E lui li aveva traditi.
Quella notte erano tornati per ucciderlo, ed avrebbe anche accettato quella sorte in un certo senso; ma una parte di lui aveva così tanta paura di morire. Li avrebbe senza alcun dubbio incontrati dall’altra parte e cosa gli avrebbe potuto dire in sua discolpa? Cosa?

Però Harry lo aveva risparmiato, Harry aveva avuto pietà.

Era ancora una volta scappato, ed aveva passato gli ultimi anni della sua vita in condizioni pietose, servile, messo da parte; spesso si chiedeva perché avesse avuto quell’idea insensata. Con i suoi amici non sarebbe mai stato trattato in quel modo, la sua dignità di uomo non sarebbe mai venuta meno; eppure aveva deciso di prostrarsi, di fronte ad un essere mostruoso. Aveva scelto il più forte, ma lui era rimasto il bambino che Andy Grooms oppure Avery e gli altri avevano pestato per anni; però James e gli altri non c’erano più. Non poteva essere salvato.
Quando capì che la sua vita era stata un eterno fallimento forse era tardi.
Ma quella notte, a Villa Malfoy si rese conto che forse davvero, c’era ancora del tempo. Lo vide, Harry e altri due; era così cresciuto a stento poteva compararlo con il piccolo fagotto con i capelli arruffati e con il giovane adolescente di quella notte alla Stamberga. Era così simile a James, quasi ricacciò le lacrime; sarebbe potuto andare tutto diversamente.
Il coraggio era una scelta? Senza alcun dubbio.
Così scese nelle segrete e lì davvero decise in un secondo da che parte stare.
Quando quella notte donò la sua carne a Lord Voldemort doveva aspettarselo che un mostro come lui, avrebbe preteso tutto; non i suoi amici, loro non l’avrebbero mai fatto, ma lui si. Lui non si era mai fidato di nessuno, tantomeno di Peter.
Incrociò gli occhi di Harry, che disperato voleva scappare; provò a fermarlo, dove dirgli qualcosa, lo doveva fare; nei suoi occhi lesse disprezzo e rabbia. La voce gli rimase bloccata in gola. Harry disse a Peter che un tempo lui gli aveva salvato la vita; era vero, l’aveva fatto.
Lo guardò basito; gli occhi si allargarono, mentre la mano argentea mollava la presa.
Ora gli era tutto più chiaro;  sarebbe stato un ottimo membro della casa Serpeverde, sarebbe stato un ottimo membro della casa Grifondoro, sarebbe stato un buon amico se solo avesse trovato il coraggio che in quell’istante aveva dimostrato. Avrebbe potuto salvare molte vite, avrebbe potuto essere amato e considerato; invece aveva scelto di vivere nell’ignominia e nel disprezzo più totale.
La mano, che Lord Voldemort gli aveva creato si mosse da sola, verso la sua gola. Ancora una volta Harry, degno figlio di James si era scagliato per salvarlo.
Harry, non puoi fare nulla. Finisce così, pensò.
Però aveva così tanta paura; cosa avrebbe visto di là? Sua madre? Lo avrebbe guardato con disappunto, ne era più che certo. James e Lily, avrebbero mai potuto perdonarlo? E Sirius?
Sentiva così tanto freddo.
Così rivide di nuovo le costellazioni che tanto amava guardare durante le notti di luna piena sentendo una leggera brezza sulla pelle; chiuse gli occhi sorridente finché non sentì qualcuno urlargli qualcosa da lontano:
«  Peter, amico. Fino all’ultimo secondo, ce la faremo! Fidati di me!».
 
 
   
 
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