Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: _MoonFlower02_    06/06/2020    3 recensioni
ALLERTA SPOILER del film BOOK OF THE ATLANTIC.
Dal testo:
"Era tutto finito: Undertaker era fuggito, Ronald e Grell avevano abbandonato la nave e Ryan era morto. Era tutto finito, ma non per Ciel e Sebastian, ancora nella sala del combattimento. L’imbarcazione affondava in fretta e in poco tempo sarebbero stati sopraffatti dall’acqua".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era tutto finito: Undertaker era fuggito, Ronald e Grell avevano abbandonato la nave e Ryan era morto. Era tutto finito, ma non per Ciel e Sebastian, ancora nella sala del combattimento. L’imbarcazione affondava in fretta e in poco tempo sarebbero stati sopraffatti dall’acqua.
Ciel si voltò verso il suo maggiordomo, poco distante. Gli aveva salvato la vita, come al solito, ma quella volta era diverso: il ragazzo aveva letto per la prima volta la vera paura negli occhi del demone, quando pensava di non riuscire ad afferrarlo. La paura di perdere qualcuno di importante, non la propria cena. Sebastian cadde in ginocchio, una mano stretta allo stomaco. Ciel si avvicinò in fretta, guardando con apprensione la ferita che l’altro aveva riportato a causa di Undertaker.
Era ridotto male e, trascurando il colpo principale, aveva parecchi graffi e ferite ovunque.
– Sebastian... – iniziò il giovane Conte, ma venne interrotto:
– Padroncino, non è decoroso per me farmi vedere in questo stato. Salga su una scialuppa e raggiunga Lady Elizabeth e la sua famiglia prima che la nave affondi completamente.
La voce del maggiordomo era calma e controllata come al solito, ma Ciel riuscì a percepirvi un velo di dolore.
– Non darmi ordini, Sebastian – rispose il ragazzino fingendosi seccato.
– Padroncino, non è il momento per queste sciocchezze. Metta da parte l’orgoglio per una volta e salga su una scialuppa.
Il tono duro e lo sguardo severo di Sebastian lasciarono di stucco Ciel, non abituato a quel comportamento. Se le cose stavano così voleva dire che il maggiordomo stava veramente perdendo il controllo della situazione.
Per qualche istante ci fu il silenzio, rotto poi da un soffocato gemito di dolore da parte del corvino che appoggiò una mano a terra, sostenendosi.
Alla fine, Ciel mise davvero da parte l’orgoglio e mostrò un lato di sé che teneva quasi sempre represso: non quello freddo e calcolatore, bensì quello gentile e impensierito, che si preoccupa delle persone a cui tiene. Perché era questo l’effetto che gli faceva Sebastian: a seconda della situazione, riusciva a far uscire il meglio o il peggio di lui.
Ora il maggiordomo teneva lo sguardo basso, gli occhi demoniaci in fibrillazione. Il ragazzo si inginocchiò davanti a lui e gli prese il volto tra le mani, facendogli sgranare gli occhi per la sorpresa. Puntava l’occhio blu in quelli rossi di Sebastian cercando di decifrarli, cosa come al solito impossibile.
– Padroncino... – iniziò Sebastian senza capire, ma Ciel lo interruppe:
– Io ti ordino di guarire.
Lo sguardo del giovane era determinato, ma si sciolse non appena l’altro rise piano e con voce roca:
– Non è così semplice, Padroncino. Persino per un diavolo di maggiordomo come me essere trapassato dalla falce di uno Shinigami può essere fatale.
Quella breve risata però doveva essergli costata cara, perché il suo volto si contorse in una smorfia di dolore.
~Fatale~
Questa parola rimbombava nella mente del Conte, che ne stava riscoprendo il significato.
Intanto la ferita continuava a sanguinare macchiando, oltre alla camicia, anche i guanti bianchi del demone, cancellando il loro candore.
Ora Ciel era veramente preoccupato e strinse la presa sul viso dell’altro:
– Sebastian, stai guarendo troppo lentamente. Di questo passo finirai dissanguato. Devi fare in fretta.
Ma il corvino era consapevole del fatto che, dissanguamento o no, non sarebbe cambiato niente: il suo destino era segnato.
– Purtroppo non è una cosa che dipende da me, Signorino. In realtà, credo che per lei sia ora di andare: la nave non reggerà a lungo.
Ciel fece cadere le braccia e strinse i pugni sulle ginocchia: non poteva credere alle proprie orecchie.
– E tu? – chiese diffidente.
– Padroncino, credo abbia ormai capito che è troppo tardi per me di...
Ma non finì la frase che il suo padroncino urlò più determinato che mai strappandosi la benda dall’occhio:
Sebastian Michaelis quando ho stipulato il contratto con te hai giurato di compiere la mia vendetta e di restarmi accanto fino a quel giorno.
Batté poi i pugni sul petto dell’altro, sfogandosi. Ma quando vide gli occhi rossi del demone socchiuderai un po’, sussurrò con la voce spezzata dalle lacrime che ora uscivano lente dai suoi occhi eterocromi:
– Me lo avevi promesso...
A qual punto alzò lo sguardo e prese Sebastian per il cravattino. Con sorpresa di quest’ultimo, unì le loro labbra in un bacio dolce e casto, in cui sentì il sapore del sangue del suo maggiordomo. Poggiò la fronte contro la sua in modo da sentire il suo respiro veloce sul viso e aggiunse:
– Non posso perdere anche te.
Sebastian prese con due dita il mento del ragazzo e lo alzò, guardandolo dritto negli occhi con uno sguardo che il conte non gli aveva mai visto: era famelico, ma allo stesso tempo tenero e sollevato. Con le sue ultime forze sussurrò:
– Scusatemi... Ciel.
Un brivido corse lungo tutta la schiena del ragazzo: era la prima vota in assoluto che Sebastian lo chiamava per nome e l’effetto che gli faceva non gli dispiaceva affatto. La nave ebbe delle scosse e il maggiordomo spalancò gli occhi, afferrando Ciel e proteggendolo con il suo corpo mentre un tavolo li colpiva. Il demone strinse i denti cercando di ignorare il dolore, ma ormai sentiva che era arrivata la sua fine.
Le forze lo abbandonarono e, assicurandosi comunque che il suo padroncino fosse al sicuro, cadde verso la pendenza della nave e attraversò la grande vetrata, infrangendola in mille vetri multicolori. Ciel tese la mano per cercare di afferrarlo, le lacrime ancora sul viso, ma lui non era Sebastian. Era solo... Ciel. Un bambino incapace con un passato agghiacciante. Urlò, ma per il suo maggiordomo era solo un rumore lontano e ovattato mentre la caduta e il dolore gli facevano pulsare le tempie. Non poteva, anzi non voleva lasciarlo lì, abbandonato al suo destino su una nave in naufragio. Sentiva di aver fallito la sua missione, di aver spezzato il contratto, ma il marchio sulla sua mano era ancora presente e bruciava nell’aria fredda. Anche nel buio della notte, vedeva una figura esile illuminata dalle candele che si aggrappava al pavimento e sentiva perfettamente l’odore delle sue lacrime. Le stesse che aveva saggiato poco prima sulle sue labbra.
Stava cadendo da pochi istanti, ma gli sembravano infiniti. Ad un tratto la sua schiena collise contro l’oceano gelido e l’acqua lo sovrastò. Il freddo attenuò il dolore fisico, ma non quello emotivo: perché sì, Sebastian Michaelis aveva scoperto di avere un cuore e quanto potesse essere forte l’amara stretta attorno ad esso. Tutto grazie al quel moccioso.
Affondava sempre di più e guardava la superficie farsi sempre più lontana, mentre gli arti si indebolivano. Quando stava ormai per chiudere definitivamente gli occhi qualcosa increspò l’acqua sopra di lui e si costrinse a rimanere sveglio ancora qualche istante. Una figura minuta si muoveva nuotando velocemente verso di lui. Si stupì nel vedere il suo padroncino venirgli incontro e guardarlo negli occhi nella semioscurità dell’oceano.
Sorrise impercettibilmente pensando al fatto che il giovane Conte avesse abbandonato tutto pur di non perderlo. Avrebbe potuto tornare a casa, senza più il vincolo del contratto, e vivere una vita piena e felice con Lady Elizabeth, ma aveva fatto la sua scelta. Aveva scelto lui.
Entrambi sapevano come sarebbe andata a finire e andava loro bene così. Ciel si strinse a Sebastian e fece uscire tutta l’aria ancora presente nei suoi polmoni, rimanendone privo. L’altro lo circondò con le braccia e lo strinse forte a sé, deciso a non lasciarlo andare mai più.
Ciel Phantomhive aveva deciso di sacrificarsi per non lasciare l’unica persona che gli rimaneva da amare, e Sebastian non l’avrebbe mai abbandonato.
Così, accompagnarono la Campania nell’oscurità degli abissi e nessuno sarebbe stato più in grado di separarli.
Mai più.
 
   
 
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