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Autore: Come What Klaine    06/06/2020    6 recensioni
Artù e Merlino sono coinquilini.Un giorno qualcosa cambia per entrambi,ma qualcosa li trattiene.Entrambi hanno in testa un'altra persona,conosciuta in un gioco di ruolo,di cui non sanno il nome e che non hanno mai visto. Artù pensa al suo Stregone,Merlino pensa al suo Re.
***
TheKing:
Forse non te lo dico abbastanza spesso, ma grazie per esserci. Sei diventato una presenza costante nella mia vita e non hai idea di quanto sia importante per me. Quanto tu sei importante. So che può sembrare assurdo dal momento che ci parliamo da poco più di quattro mesi, non ci siamo mai visti, non so la forma del tuo viso, il colore dei tuoi capelli o dei tuoi occhi, non so se quando sorridi spuntano le fossette sulle tue guance, non so com’è stare fra le tue braccia, non so neanche come sono le tue braccia. Santo cielo non so neanche il tuo nome...Ma c’è una cosa che so. So che ci sei, so che mi posso fidare di te, e ogni volta che vedo un tuo messaggio, ogni volta che parlo con te, dimentico tutto ciò che mi ha infastidito durante la giornata (continua...)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Eccoci qui, finalmente! Per prima cosa, grazie sempre per seguire/recensire la storia. 
E scusate se vi ho fatto aspettare, ma questo capitolo mi ha messo troppo in crisi >.<  Sono troppo in ansia, perché spero che vi piaccia e che non deluda le vostre aspettative. In caso lo facesse, vi chiedo umilmente scusa. 
Mi sto facendo coraggio a pubblicare, anche perché più rimando, più rileggo e modifico e peggio è. Quindi basta, lo pubblico così...via il dente e via il dolore!
E' stato un parto, e spero di non aver incasinato tutte cose ç_ç 
 
Piccola precisazione: Artù e Merlino possono sembrare lunatici, ma comunque sono in preda a mille emozioni e quindi diciamo che sono giustificati?! 
 
Okay adesso basta, vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia çwç 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Artù?"
"Merlino?" 
Chiesero contemporaneamente, quasi in un sussurro, come se avessero paura che dirlo ad alta voce l'avrebbe reso reale.  
Artù e Merlino restarono a fissarsi per quelli che parvero minuti interminabili, ringraziando il fatto che fossero seduti, altrimenti erano sicuri che le loro gambe non avrebbero retto.
 
Entrambi si trovarono più volte sul punto di dire qualcosa, ma le parole non riuscivano ad uscire dalle loro bocche. Se ne stavano uno di fronte all'altro, guardandosi increduli, cercando di mandare giù il nodo che si era formato in gola e di trovare qualcosa da dire.
 
"N-non puoi essere davvero tu" mormorò Merlino, e Artù aggrottò la fronte nel sentire quel tono di voce quasi tagliente.
"No, non può essere. Non puoi essere lui" continuò a dire, sottolineando quel lui come se non riuscisse a capacitarsi che Artù e il Re fossero la stessa persona e nella sua testa cercasse ancora di tenere le due identità separate. 
Merlino sembrava essere sulla difensiva e Artù davvero non riusciva a spiegare quel comportamento. Si limitava a guardarlo incredulo, nella speranza di decifrare l'espressione preoccupata e quasi spaventata di Merlino. 
 
"Perché mi sembra come se fossi l'ultima persona che avresti voluto vedere?" domandò Artù in un sussurro, avendo paura della risposta.
Merlino distolse lo sguardo da Artù, puntandolo sul tavolino. "Perché questo cambia tutto" borbottò in risposta e Artù si lasciò sfuggire uno sbuffo.
 
"Davvero?" chiese retoricamente, il tono di voce che gli uscì più duro di quanto si aspettasse. 
"Sai è assurdo, perché per me non cambia assolutamente niente. Tutto quello che ti ho detto, lo continuo a pensare. Solo perché tu sei lo stregone, non cambia nulla per me" continuò, cercando di incrociare lo sguardo di Merlino, invano visto che quest'ultimo teneva gli occhi puntati su qualunque cosa tranne che lui.
 
Merlino deglutì. "Io non so che dire" sussurrò, stringendosi nelle spalle. Artù continuava a guardarlo, sperando in qualche reazione diversa, sentendosi sempre più ferito da quel suo comportamento.
 
"Tutte quelle insicurezze che avevi...tutti quei discorsi sul fatto che sarei rimasto deluso da te, ma alla fine sembra che quello deluso sia proprio tu" disse Artù con amarezza. A quel punto Merlino sollevò il volto, puntando lo sguardo su quello di Artù, sentendosi morire quando vide la sua espressione affranta.
 
"Non sono deluso" si affrettò a dire, ignorando lo sbuffo di Artù. "Scusami, davvero. E' solo che...è tanto da reggere" cercò di giustificarsi.
"E credi che solo per te sia così? Merlino, ti ho detto più di una volta che questa non è una cosa a senso unico, ci siamo dentro entrambi. Quindi come è tanto da reggere per te, lo è anche per me" gli fece notare Artù, e Merlino si rese conto che aveva ragione. 
 
"Lo so, forse ho esagerato un po'..." ammise e all'occhiata che gli lanciò Artù, sospirò. 
"Ok, ho esagerato un po' tanto" rettificò, sentendo il cuore balzargli in gola quando vide le labbra di Artù stendersi in un sorriso.
 
"Ma sul serio, tu come fai ad essere così calmo? Io sento che sto per morire" gli chiese e Artù a quel punto rise.
 
"Posso sembrare calmo, ma credimi che dentro ho il casino più totale. Più che altro mi sto rendendo conto di quanto siamo stati stupidi. Eravamo proprio uno di fronte all'altro e non ce ne siamo mai accorti" rispose, non distogliendo lo sguardo da lui neanche per un attimo, e Merlino non si sentì mai così vulnerabile come in quel momento.
 
"Se solo lo avessimo saputo prima..." sussurrò Artù, stringendosi nelle spalle.
 
"Lo sappiamo adesso" replicò Merlino, sollevando gli angoli della bocca e dando vita ad un sorriso nervoso, ma sincero.
 
Artù ricambiò quel sorriso. "Lo sappiamo adesso" confermò sospirando.
 
"Anche se ci saremmo evitati un po' di...paranoie. Soprattutto non mi sarei sentito in colpa per quel bacio" aggiunse Merlino in un mormorio.

Nel sentire quelle parole, Artù si accigliò e Merlino non capì quel cambio improvviso di umore.
"Quel discorso...quando mi hai chiesto se stessimo inseguendo una fantasia. E' stato dopo il nostro bacio" ricordò Artù e Merlino si immobilizzò, mentre la sua mente ripercorreva quella conversazione.
"Sì e tu mi hai detto che avevi avuto un'intesa con un'altra persona" 
Artù lo guardò in modo ovvio. "Sì, eri tu quella persona" 
 
Merlino annuì. "Già, ma non so come sentirmi al riguardo onestamente. Da una parte sono sollevato che tu abbia scelto il me virtuale, perché comunque nonostante non sapessi il mio aspetto e neanche il mio nome, davi importanza al nostro legame. D'altra parte, forse non ero abbastanza per te nella vita reale" disse, stringendo le spalle come se volesse proteggersi.
 
"No. No" si affrettò a dire Artù, prima ancora che potesse elaborare la risposta. 
"Non è stato perché non eri abbastanza. Non pensarlo neanche. E' solo che...come Re e Stregone abbiamo un legame più solido e che va avanti già da un po', nella vita reale è stato tutto improvviso e anche confuso" tentò di spiegare Artù e Merlino fece cenno con la testa.
 
"Lo so, scusa, credo di essere un po' paranoico" ammise e Artù accennò uno sbuffo. 
"Non lo avevo capito" commentò sarcasticamente, ricevendo un'occhiataccia da parte di Merlino.
 
"Tu d'altro canto neanche mi hai preso in considerazione come Artù. Non hai neanche accennato alla mia presenza nella tua vita" mormorò Artù, facendo ancora riferimento a quella conversazione. 
 
Merlino trattenne per un attimo il fiato e poi sospirò. "Io...non sapevo cosa dirti. Non sapevo spiegare neanche io quello che era successo. Poi certi discorsi attraverso messaggi si possono interpretare male" si giustificò e Artù scrollò le spalle.
"Bè, quel che è stato è stato"
 
"No, hai ragione. Ho sbagliato a non parlartene, ma non sapevo davvero cosa dire" ribadì, sentendosi impotente. 
"Tranquillo, anche io sono rimasto sul vago. Credo che fosse difficile parlare di qualcosa che neanche noi riuscivamo a spiegare" lo rassicurò Artù e Merlino sospirò.

Entrambi stettero in silenzio per qualche istante, cercando di regolarizzare i loro battiti cardiaci e soprattutto riordinare i loro pensieri. Non riuscivano a ragionare lucidamente, non riuscivano ad elaborare un pensiero coerente. Rivivevano sprazzi di conversazioni avute e di momenti che avevano vissuto, cercando di collegare le due cose. Ma l'unica cosa che riuscivano a pensare era Artù è il Re. Merlino è lo Stregone. 
Erano davvero lì, l'uno di fronte all'altro. Con la persona che avevano desiderato di conoscere da mesi, immaginando e fantasticando, quando in realtà erano proprio sotto lo stesso tetto. 
 
"So che non dovrebbe esserci così tanto imbarazzo, insomma...siamo noi" andò per dire Artù, ma Merlino lo bloccò.
"O forse proprio perché siamo noi c'è più imbarazzo" gli fece notare e Artù fece un piccolo cenno con la testa in assenso. 
"Già, ma non ce n'è motivo. Voglio dire, abbiamo visto il meglio e il peggio di noi, sia in chat che nella vita reale" disse Artù, scrollando le spalle. "Non dobbiamo essere tesi, altrimenti non riusciamo a concentrarci su ciò che conta, sul nostro rapporto"  continuò Artù, poggiando le mani sul tavolo, vicino a quelle di Merlino. Non unirono le loro mani, semplicemente le tennero vicine, così vicine da sentire le dita formicolare dal desiderio di intrecciarsi.
 
"Dicevo sul serio, Merlino. Per me non cambia niente, tutto ciò che ci siamo detti non ha perso alcun valore, anzi è il contrario. Il fatto che sia tu rende tutto più...intenso" continuò. Era strano, solitamente era Merlino quello che non stava zitto un attimo, quello più portato per i discorsi, ma in quel momento sembrava essere pietrificato. 
 
"Credo che una parte di me sperava che fossi tu" ammise, sorridendo in modo quasi colpevole.
"Davvero?" chiese Merlino e sembrava sinceramente stupito, ma chiaramente sollevato.
 
"Sì, mi sono spesso ritrovato a chiedermi quale sarebbe potuto essere il tuo aspetto, ma ultimamente mi è apparso davanti agli occhi il tuo volto. 
So che non è proprio bello da dire ma, egoisticamente, una parte di me voleva non dover scegliere fra te e bé, te.
Quello che abbiamo come Re e Stregone è qualcosa che non avrei mai pensato di avere, è qualcosa di prezioso e speciale, ed è una cosa che non ero e non sono disposto a perdere" ammise, con una tale intensità e sincerità che Merlino sentì il respiro fermarglisi in gola. 
"Ma allo stesso tempo, mi stavo legando a te come Merlino. E per un attimo, solo per un attimo, ho pensato a quanto sarebbe stato facile lasciarmi andare con te. Ma non potevo, perché c'era l'altro aspetto di te che mi tratteneva. Non voglio sminuire ciò che ci lega come re e stregone, e non voglio neanche far passare quel bacio solo come un momento di debolezza, anche se è quello che ho fatto. Non lo è stato, e adesso capisco perché mi sento così legato a te. Lo siamo sempre stati, solo che non lo sapevamo" disse, non distogliendo lo sguardo dal viso di Merlino neanche per un attimo. Merlino stette col fiato sospeso per tutto il tempo in cui Artù parlò, scioccato ed emozionato dalle sue parole. Non sapeva cosa dire, non riusciva neanche a credere di essere davvero lì con Artù e, soprattutto, che Artù fosse davvero interessato a lui. Non solo come Merlino, non solo come lo stregone, ma ad entrambi gli aspetti che conosceva di lui.
 
"So che è banale da dire, ma anche per me è così. Quel bacio ha significato più di quanto volessi ammettere. Sai quanto mi sono legato a te, nei panni del Re..." iniziò a dire, arrossendo di botto a quelle parole, ricordando quando aveva detto al Re che si stava innamorando di lui. Di conseguenza aveva detto ad Artù, il suo coinquilino, che si stava innamorando di lui. Artù parve intuire i suoi pensieri, lui stesso stava rivivendo quel momento, e si sorrisero quasi timidamente. Merlino si schiarì la voce prima di continuare. "E io non potevo assolutamente rinunciarci. Non potevo pensare di provare ad avere qualcosa con te, Artù, quando dall'altra parte c'era una delle persone più importanti della mia vita. Non lo avrei mai fatto, non avrei potuto neanche riuscirci. " 
 
"E' chiaro che dovremmo parlarne. Cercare di capire cosa potrebbe esserci" disse  Artù esitante, ma Merlino scosse la testa.
 
"Sai cosa? Non dobbiamo. O meglio, non adesso. Credo che di parole ce ne siano state abbastanza. Dovremmo concentrarci sul fatto che sappiamo la verità e che finalmente siamo qui, insieme" disse all'improvviso Merlino, con una sicurezza che non pensava di avere. Del resto stava parlando con Artù, e lui non era mai stato insicuro con Artù, anzi il contrario; fra loro non mancava mai occasione di battibeccare. E il fatto che il suo coinquilino idiota fosse anche il ragazzo per  cui aveva perso la testa, non doveva cambiare le cose. Potevano riuscire a gestire la situazione.
 
"Viviamo queste due giornate insieme nel modo più spontaneo e tranquillo possibile, senza pensare troppo. E poi vedremo come far andare le cose" concordò Artù, sorridendo in un modo che fece contorcere lo stomaco di Merlino. 
Merlino ricambiò il sorriso, ed entrambi ebbero la consapevolezza che le cose sarebbero andate per il meglio.
 
"Dovremmo andare" suggerì Artù e Merlino annuì.
 
Si alzarono dal tavolo, dirigendosi verso l'uscita del capanno. All'improvviso Merlino si bloccò e, quando Artù si girò verso di lui per chiedergli perché si fosse fermato, notò che i suoi occhi erano lucidi e il respiro accelerato. 
 
"Ehi" gli disse in un sussurro e Merlino scoppiò a piangere e allo stesso tempo a ridere, senza distogliere lo sguardo da  Artù che aggrottò la fronte per un istante, ma poi gli rivolse un sorriso comprensivo e gli mise le mani sulle spalle. 
"Scusa. E' che è davvero tanto da reggere. E tutta l'agitazione di questi giorni si sta facendo sentire" spiegò Merlino, continuando a sorridere fra le lacrime.
 
Artù non disse nulla, semplicemente rafforzò la presa sulle sue spalle e lo avvicinò a sé, circondando il suo corpo esile con le braccia. Merlino trattenne il fiato per un attimo, ma poi si rilassò in quell'abbraccio e strinse Artù di rimando.
Merlino sembrava sparire fra le grandi braccia di Artù, e il fatto che Artù indossasse la divisa lo rendeva ancora più imponente. 
Era bello poter essere l'uno nelle braccia dell'altro. Lo avevano immaginato e voluto per così tanto tempo, che ancora stentavano a credere che fossero veramente lì. 
Nessuno dei due sembrava intenzionato a sciogliere la presa,  ma un rumore al di fuori del capannone li fece sobbalzare. Si guardarono confusamente intorno e videro che gli altri presenti stavano sbirciando fuori per vedere cosa fosse successo. Alcuni addirittura si alzarono e uscirono per andare a curiosare. 
 
Artù e Merlino si guardarono e fecero un piccolo cenno con la testa. Andarono fuori e, appena svoltarono l'angolo, fissarono attoniti la scena che avevano davanti.
 
Messi in cerchio c'erano i loro amici, che parlavano l'uno sopra l'altro, senza far capire nulla, e con le braccia sollevate in aria. 
 
Merlino e Artù alzarono lo sguardo ed erano sicuri che le loro mascelle fossero arrivati a toccare terra. Appeso  al cornicione della  finestra più alta del capannone, a circa quattro metri di altezza,  c'era Galvano.
 
"Se stai fermo con le gambe, forse riusciamo ad afferrarti" gridò Percival, cercando di afferrare le caviglie del suo ragazzo, con l'aiuto di Lancillotto.
Nel frattempo Elyan e Leon stavano mettendo delle pedane una sopra l'altra per formare una scala. 
 
"Vi prego, ditemi che non ci stavate spiando" disse Artù e tutti si voltarono verso lui e Merlino, guardandoli sorpresi per poi sorridere in modo innocente e dire no in coro. 
 
"No, io sono salito qua sopra per fare le pulizie di primavera" commentò acidamente Galvano, ancora a penzoloni. 
"Come diavolo ci è salito?" domandò Artù, mentre Merlino al suo fianco cercava di trattenere le risate. 
"Con le pedane. Ma ha messo male il piede, una si è rotta e sono precipitate tutte cose" spiegò Leon, cercando di restare serio, ma fallendo miseramente. 
 
Percival si arrampicò sulle pedane sistemate e afferrò Galvano per i fianchi. Lui si buttò fra le sue braccia e lo strinse. 
"Mi hai salvato. Sei il mio eroe" gli disse, fingendo un tono commosso, mentre scendevano le pedane. 
"Sei un idiota, ma ti amo anche per questo" rispose Percival, sorridendogli a metà fra il divertito e l'intenerito, dandogli un veloce bacio sulle labbra.
 
"Adesso che la principessina è in salvo, possiamo concentrarci su voi due" disse Morgana, voltandosi sorridente verso Artù e Merlino. Fu imitata dal resto dei presenti, e Artù e Merlino si guardarono leggermente a disagio. 
"Ascoltate, al momento non c'è niente di cui parlare..." iniziò Artù con fare incerto. 
"Già, quando ci sarà qualcosa da sapere, sarete i primi a saperlo" continuò Merlino.
 
I loro amici li guardarono poco convinti  per qualche istante, ma poi si rassegnarono. O almeno, così diedero a vedere. Merlino e Artù ebbero la sensazione che quella pace sarebbe durata ben poco.
"Va bene, adesso diamo inizio alla giornata!" 
 
***
 
 
 
Se qualcuno avesse chiesto a Merlino se per caso stesse evitando i suoi amici, la risposta sarebbe stata 'assolutamente no'. E sarebbe anche stata una bugia. Perché effettivamente aveva cercato di non restare mai solo con loro, sapendo che l'interrogatorio sarebbe stato imminente. 
 
Ma non si può evitare l'inevitabile, e lui stupidamente aveva abbassato la guardia, credendo che i suoi amici si fossero arresi, decidendo di parlarne in un altro momento. 
E tutto era colpa di Artù. Perché se non fosse stato così bello da guardare, con i raggi del sole che accarezzavano il suo corpo, i suoi occhi azzurri splendenti e il suo stupido sorriso luminoso, lui non si sarebbe fermato a guardarlo incantato e si sarebbe accorto di Gwen e Freya che si avvicinavano furtive a lui.
 
"Allora, decidi di parlare spontaneamente o dobbiamo passare alle maniere forti?" gli chiese Gwen, sorridendo in modo innocente. 
Merlino sospirò. "Non chiedo neanche di cosa diavolo state parlando. Comunque, che volete sapere?" si arrese, sapendo di non avere neanche lo 0,001% di possibilità di sviare o ignorare il discorso.
 
"Vogliamo sapere dell'incontro, ovviamente" rispose Freya, quasi indignata dal fatto che Merlino avesse osato porre quella domanda. 
"E' andato bene, credo..." disse, stringendosi nelle spalle.
"Sì, ma cosa hai fatto quando lo hai visto?" domandò Gwen, non smettendo di sorridere. 
Merlino si limitò a guardarle ed entrambe sospirarono. 
"Hai dato di matto" dissero in sincrono e Merlino annuì, sorridendo colpevole. 
 
"Okay, ci sta lo shock iniziale. E poi cosa è successo?" gli chiese Freya, anticipando Gwen, che le sorrise in modo complice.
"Bé, non lo so, credetemi, ancora sto cercando di elaborare il tutto" rispose, sospirando rumorosamente e puntando lo sguardo su Artù, che si stava guardando intorno. Una sensazione di calore lo invase all'ipotesi che Artù stesse cercando lui.
 
"Ma cosa farete adesso? C'è la possibilità che ci sia qualcosa fra voi?" domandò Gwen, mentre lo trascinava letteralmente dietro un albero per nasconderlo alla vista di Artù, ricevendo un'occhiataccia da Merlino, che lei ignorò.
 
"Non lo so, non ne abbiamo parlato" disse, sporgendosi per poter guardare Artù.
 
"Ok, ma non ti ha detto niente che ti abbia fatto capire le sue intenzioni?" chiese Freya, pizzicandogli un braccio per avere la sua attenzione. 
"Bé, mi ha detto che per lui non cambia niente. Che tutto ciò che mi ha detto in questi mesi era vero e continua ad esserlo" rispose, e le due ragazze quasi saltellarono sul posto.
 
"Ma è fantastico!"
"E tu che eri tanto spaventato dal fatto che potevi perderlo"
"Sono così contenta per te. Vedrai che tutto andrà per il meglio" 
Le due amiche parlarono contemporaneamente, lanciandoglisi addosso. Merlino abbracciò entrambe e sorrise insieme a loro. 
"Lo spero tanto"
 
***
 
Non appena si riunirono tutti insieme, si diressero subito verso quella che era il gioco più ambito. La corsa con dei piccoli trattori. 
I trattori disponibili erano solo due, e ciascuno poteva ospitare due persone. Ma non si trattava di una semplice corsa; mentre uno dei due guidava, l'altro doveva lanciare dei gavettoni d'acqua, cercando di colpire il guidatore dell'altro trattore e rallentarlo. Dovevano arrivare in un punto della fattoria, prendere la bandiera con lo stemma di Camelot, e ritornare. Ovviamente chi arrivava per primo, vinceva.
 
Per il primo giro andarono Artù e Merlino, contro Tristano e Isotta. Non era stato un caso. Nel gioco di ruolo c'era sempre stata una sorta di rivalità fra Artù e Tristano e adesso avevano l'opportunità di scontrarsi. Furono loro a mettersi alla guida, mentre Merlino e Isotta dovevano lanciare i palloncini pieni d'acqua. 
 
Allacciarono le cinture, misero in moto  e aspettarono il via. 
 
"3...2...1... via!" gridò Freya, soffiando nel fischietto.
 
Entrambi i trattori partirono con un ruggito. La strada non era asfaltata, ma fatta di terriccio, quindi ad ogni passo i trattori sobbalzavano.
 
Per i primi metri furono testa a testa, in quanto non potevano aumentare la velocità per via del percorso stretto. Non appena svoltarono la curva e la strada si allargò, accelerarono.
Merlino afferrò un palloncino e lo tirò verso il trattore, colpendo la gamba di Isotta. La ragazza si vendicò e gliene tirò uno sul braccio, e un po' d'acqua schizzò anche su Artù che per guidare si era tolto parte dell'armatura ingombrante, restando solo con i pantaloni e la casacca. 
 
"Vai verso destra e gira un po' le ruote" gli suggerì Merlino, tirando un altro gavettone che si schiantò contro la fiancata del trattore. 
Artù non ribatté nulla e fece come gli aveva suggerito Merlino. Quest'ultimo prese la mira e lanciò un palloncino, colpendo Tristano sulla spalla. 
"Bel colpo" si complimentò Artù, ridacchiando. Merlino rise felice e fece per tirarne un altro, ma Isotta sfruttò quell'attimo di distrazione in cui Merlino si era voltato per sorridere ad Artù, per colpirlo. Il palloncino si ruppe sulla sua testa, bagnandogli i capelli e parte del busto. 
"Sembri un pulcino bagnato" commentò Artù, sorridendo divertito. 
 
"Idiota, zitto e accelera" gli intimò Merlino, afferrando due palloncini e tirandoli con forza. Uno finì sul grembo di Isotta, mentre l'altro arrivò a colpire la mano che Tristano teneva sul volante. 
 
"Appena arriviamo alla fine del sentiero, gira a destra" gli disse Merlino, continuando a lanciare e ricevere gavettoni. 
"Dovremmo girare a sinistra" gli fece notare Artù, indicando la freccia che segnava quella direzione. 
 
"Fidati, conosco questa fattoria meglio di qualunque altro posto. Ci ho passato pomeriggi interi per gran parte della mia adolescenza. Arriveremo lo stesso alla bandiera, e se vai ad una velocità spedita, lo faremo prima di loro" spiegò Merlino, e Artù annuì in assenso, facendo come gli aveva detto Merlino. 
 
Non seppe se essere sorpreso o infastidito dal fatto che Merlino avesse avuto ragione. Arrivarono qualche istante prima di Tristano e Isotta, distanti solo di qualche metro. Merlino si sporse per prendere la bandiera ed esultò. 
 
"Per ritornare vai nella direzione da dove stanno venendo loro" suggerì Merlino, voltandosi per guardare Artù. Un palloncino gli arrivò in piena faccia e annaspò. Sputacchiò un po' d'acqua e Artù si morse la lingua per non scoppiare a ridere. 
Merlino si massaggiò la fronte e Artù rallentò per poterlo controllare.
 
"Ti fa male?" gli chiese, guardandolo preoccupato. 
"No, vai, sbrigati" rispose Merlino, gesticolando animatamente. 
 
Nel frattempo anche Tristano e Isotta afferrarono la bandiera e fecero inversione per il sentiero del ritorno. 
 
"Scusa" gridò Isotta a Merlino, seriamente dispiaciuta per il segno rosso che gli stava spuntando sulla fronte. Merlino le sorrise in risposta, facendole capire che andava tutto bene.
 
A pochi metri dal traguardo erano in vantaggio e Merlino decise di cambiare strategia. Afferrò i gavettoni e, invece di tirarli contro Tristano e Isotta, puntò alle ruote. Il lattice dei palloncini si incastrò nelle ruote, facendoli rallentare. 
 
Artù e Merlino li superarono e arrivarono al traguardo, sventolando vittoriosi la bandiera. Vennero accolti da applausi e grida di incitamento. 
 
Artù fermò il trattore e si voltò verso Merlino. Batterono il cinque e poi si abbracciarono euforici, ridendo senza fiato. 
 
"Siamo una bella squadra" sussurrò Artù, continuando a stringerlo. Merlino si tirò leggermente indietro per poterlo guardare negli occhi. 
"Avevi qualche dubbio?" gli chiese, non smettendo di sorridere. 
"Neanche uno" rispose Artù senza alcuna esitazione. 
 
"Okay piccioncini, adesso tocca a me" li interruppe Morgana, facendogli fretta per farli scendere. Salì al posto di guida e poi si voltò, aspettando che qualcuno si sedesse accanto a lei. 
 
"Se volete restare illesi, non andate" scherzò Artù, rivolgendo un sorriso innocente a sua sorella. 
 
"Vengo io con te" disse Gwen, sollevandosi il vestito lungo per salire sul trattore. 
"Così possiamo parlare di quanto sono stati ciechi Artù e Merlino e quante paranoie si sono fatti" esclamò Morgana, battendo il cinque con la ragazza. 
 
Artù e Merlino sospirarono rassegnati. 
 
"E' la fine"
 
***
 
La mattinata era passata in fretta fra un'attività e l'altra. Per l'ora di pranzo tutto il gruppo si era riunito, sedendosi in cerchio su delle balle di fieno. 
 
"E' incredibile essere tutti qui insieme" commentò Gwen, sorridendo felice. 
Istintivamente, Artù e Merlino si guardarono e sorrisero. 
 
"E' assurdo. Eravamo tutti più vicino di quanto pensassimo. E' vero che non abbiamo mai avuto modo di stare veramente tutti insieme, ma Merlino e Artù avrebbero potuto collegare le cose, se solo non avessimo tenuto i nostri nomi segreti" notò Galvano, ricevendo degli assensi da parte degli altri.
 
"Dovevo capirlo che eri tu. Seriamente, chi altri sceglierebbe quel nickname?" domandò Merlino retoricamente, sorridendo a Galvano.
"Esatto, mi sento offeso dal fatto che tu non l'abbia realizzato subito" scherzò, ricevendo uno sbuffo da parte di Artù.
"Qualcuno qui è suscettibile" lo stuzzicò Galvano, beccandosi un colpo giocoso sulla gamba da parte di Artù.
 
"In parte è colpa nostra che abbiamo messo la regola di non mettere il proprio nome completo come nickname" si scusò Freya.
"Bè, potevamo comunque presentarci in chat quando abbiamo creato il nostro gruppo" replicò Leon e tutti si guardarono colpevoli.
 
"Non avevamo bisogno di sapere i nostri nomi per andare d'accordo o per creare dei legami" rispose Lancillotto, alternando lo sguardo fra Artù e Merlino quando disse l'ultima frase. I due interessati si guardarono imbarazzati, sperando che quella conversazione finisse presto.
 
"Che poi è stato Artù a non volersi presentare" aggiunse Morgana, ricevendo un'occhiataccia da suo fratello. 
"Sai perché" borbottò a denti stretti. 
"Quel ragazzo che non appena ha saputo chi eri, ti ha usato per arrivare all'azienda di tuo padre" commentò Merlino, ricordando una delle conversazioni che avevano avuto riguardo alle loro relazioni passate.
 
"Il bastardo di Cenred" confermò Leon e Artù annuì.
 
"Artù si sente un po' come in quei film dove una persona famosa o con un certo prestigio si immischia in mezzo alla gente comune e non dice di essere chi è per tenere la sua identità segreta" disse Galvano, facendo un occhiolino ad Artù, che gli diede una spallata, facendolo barcollare.
 
"Come quel film...Un principe tutto mio" esclamò Gwen, insieme a Freya e Morgana che dissero il titolo del film nello stesso momento, sorridendosi in modo complice.
 
"Solo che Artù non è il principe, ma il Re" sottolineò Merlino, ridacchiando solo per un attimo. Perché non appena realizzò di averlo detto ad alta voce e che tutti gli occhi si puntarono su di lui, cambiò espressione. 
"Artù è il Re" sussurrò nuovamente, come se ancora faticasse a crederci. 
 
"E pensare che tu lo hai anche sognato" disse Gwen con un sorrisetto, che si tramutò in una smorfia quando vide Merlino girarsi di scatto verso di lei per incenerirla con lo sguardo, per poi voltarsi in direzione di Artù. Quando incrociò lo sguardo attento e curioso di Artù  sentì il cuore balzargli in gola.
 
"Oh, non glielo avevi detto..." commentò la sua amica, guardandolo colpevole. "Scusami" 
Merlino sospirò, sentendo le guance arrossarsi per tutti quegli sguardi puntati addosso. Soprattutto lo sguardo interrogativo, ma fastidiosamente soddisfatto di Artù.
 
"Non mi direte che siete imbarazzati" li stuzzicò Galvano, alternando lo sguardo fra i due. Artù ruotò gli occhi e non lo fulminò con lo sguardo solo perché era troppo impegnato a guardare Merlino, che se ne stava seduto con le spalle ricurve e le braccia poggiate sulle ginocchia.
 
"No, per quale motivo dovremmo esserlo?" commentò sarcasticamente Merlino, lanciando un'altra occhiata a Gwen che si strinse nelle spalle e gli mormorò un altro 'scusa'. 
 
"Appunto, non ne avete motivo. Vi conoscete, vivete insieme, sapete le abitudini l'uno dell'altro. Vi siete baciati, vi siete dichiarati amore eterno. Probabilmente vi siete già visti nudi o quasi! Bè, Merlino di sicuro, visto che Artù ha l'abitudine di camminare per casa mezzo nudo" disse Galvano, alzandosi di scatto quando vide Artù allungare un braccio per colpirlo.
 
"A volte mi chiedo se  sei davvero così cretino o ci fai" commentò Artù, e Galvano si portò una mano sul cuore, fingendosi ferito da quelle parole.
 
"Era per aiutarvi a superare l'imbarazzo" si giustificò, sedendosi in un punto lontano da Artù per evitare di essere colpito.
 
"Ed esattamente il pensiero di Artù mezzo nudo come potrebbe aiutare?" si intromise Merlino, con le guance sempre più rosse dall'imbarazzo.
 
Galvano andò per parlare, ma Percival gli mise una mano sulla spalla per fermarlo. Tutti si misero a ridacchiare, tranne Artù e Merlino ovviamente che sarebbero voluti sparire in quel momento. 
 
Fortunatamente Lancillotto e Freya sviarono il discorso, spostando l'attenzione su altro, parlando dei programmi che avevano organizzato per il pomeriggio.
 
"Scusa" mimò Artù in direzione di Merlino, ma quest'ultimo scrollò le spalle e gli sorrise. Artù gli fece un cenno con la testa, indicando il sentiero costeggiato da alberi proprio accanto a loro. Merlino annuì ed entrambi si alzarono, scusandosi con gli altri, mentre si allontanavano in silenzio, ignorando il parlottare dei loro amici e i loro sguardi incuriositi.
 
Artù e Merlino camminarono fra gli alberi in silenzio per un po', fino a che non furono abbastanza lontani da sentire a malapena il vociare della folla. 

"Che succede?" gli chiese Merlino, non appena si fermarono. 
"Mi dispiace. Forse vederci oggi è stato un errore" rispose Artù e Merlino si accigliò, sentendo un macigno posarsi sul petto.
Artù, rendendosi conto di come potesse essere interpretato ciò che aveva appena detto, si affrettò a chiarire.
 "Non intendo il fatto di vederci. Ma forse come primo incontro sarebbe stato meglio se fossimo stati soli..." 
Merlino sospirò di sollievo, scuotendo appena la testa come a rimproverarsi per essere giunto già a delle conclusioni affrettate. 
 
"Mi dispiace, già l'aria era abbastanza tesa e poi Galvano ha esagerato" si giustificò Artù, guardandolo dispiaciuto.
 
"No, va tutto bene. Non mi ha dato fastidio" lo tranquillizzò e alla sua occhiata scettica, sorrise. "Dico davvero. E sì, magari c'era un po' di imbarazzo, ma non mi dispiace che ci siano anche i nostri amici" 
 
Artù annuì, seppur ancora poco convinto. 
"Davvero mi hai sognato?" gli chiese l'attimo dopo, le labbra che gli tremarono nel tentativo di reprimere un sorrisetto. Merlino sbuffò, ma alla fine sorrise, stringendosi nelle spalle. Dopodiché iniziò a camminare per tornare dagli altri, seguito a ruota da Artù.
 
Non appena raggiunsero gli altri, Artù ammonì Galvano con lo sguardo. Quest'ultimo osservò attentamente Artù e Merlino, per poi sospirare seccato. Si rivolse verso Lancillotto, trovandolo con la mano protesa verso di lui e un ghigno sulle labbra.
Galvano guardò un'ultima volta Artù e Merlino, quasi implorandoli con lo sguardo. "Non avete pomiciato, vero? Neanche un bacino piccino?" gli chiese, stringendo le labbra in un broncio. Artù lo guardò con occhi sgranati, mentre Merlino al suo fianco ridacchiò nervosamente.
 
"No, te lo avevo detto che si erano allontanati solo per parlare" rispose Lancillotto, muovendo le dita della mano. "I soldi, grazie" 
 
"Ho paura anche a chiedere" disse Merlino, mentre Galvano tirava fuori il portafoglio.
 
"Galvano ha scommesso che vi eravate allontanati per sbaciucchiarvi" spiegò Morgana, trattenendosi per non ridere dell'espressione scioccata dei due interessati.
 
"E Lancillotto ovviamente ha scommesso l'opposto" sottolineò Leon. Tutti sembravano fin troppo divertiti. 
 
Artù si voltò a guardare Merlino esasperato, ma quest'ultimo gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla e sporgendosi per poggiare le labbra sulla sua guancia. Artù si immobilizzò, sentendo il respiro bloccato in gola e il cuore battere talmente forte da sentirlo rimbombare nelle orecchie. Guardò Merlino mentre si staccava appena da lui, continuando a tenere la mano stretta sulla sua spalla.
 
"Puoi tenerti i soldi" disse a Galvano, per poi fare un occhiolino ad Artù, che ci mise un istante a capire a cosa si riferisse Merlino. 
 
Tutti li guardarono sorpresi, non aspettandosi quella dimostrazione di affetto. 
"Faccio altre cento scommesse se questo vi fa baciare" commentò Galvano e per la prima volta, furono tutti d'accordo con lui. 
 
"Quindi mi hai baciato soltanto per far vincere la scommessa a Galvano?" chiese Artù, intrigato, anche se si finse offeso.
Merlino si strinse nelle spalle. "Ti lascio libera interpretazione" rispose in un sussurro, lasciando scivolare via la mano dalla spalla di Artù. 
 
"Mi devi lo stesso i soldi. Si sono scambiati solo un bacetto sulla guancia, non vale" disse Lancillotto e Galvano si voltò a guardare Merlino, che stava già scuotendo la testa. 
"Non ci provare neanche" lo ammonì e Galvano sospirò. Andò per porgere i soldi a Lancillotto, ma quest'ultimo ritirò la mano.
 
"Tienili. Non li avrei presi comunque" gli disse. 
 
"Per curiosità...quanto avevate scommesso?" chiese Artù.
A quella domanda i presenti si guardarono e scoppiarono a ridere, per poi rispondere in coro.
 
"Cinque sterline"
 
 Artù si passò una mano sulla fronte, cercando di mantenere la calma. Merlino si mordicchiò il labbro inferiore, incerto se parlare o no, ma quando lo fece, lasciò tutti a bocca aperta.
 
"Quel bacio valeva molto di più"
 
***
 
Mentre aspettavano che venissero sistemati gli ultimi particolari per la caccia al tesoro, molti cavalieri di diversi regni si erano riuniti per la lotta con le spade, che aveva coinvolto un po' tutti, ragazze comprese. Morgana ad un certo punto aveva anche tirato una scarpa, essendo rimasta senza arma. I cavalieri di Camelot ebbero la meglio su quasi tutti gli avversari.
 
Alla fine erano rimasti Artù e Mordred a scontrarsi nel duello finale. Si fronteggiarono e i colpi ripartirono. 
Stettero circa cinque minuti a combattere, e poi Mordred sferrò il colpo finale, affondando la spada nel fianco di Artù. 
 
Freya fischiò, il che significava che aveva subito il limite dei colpi consentiti. 
Prima di accasciarsi a terra e fingersi ferito, Artù imitò il gesto di Mordred e piantò la spada nel suo stomaco. 
 
Entrambi di guardarono e si accasciarono insieme a terra. Freya fischiò un'ultima volta, segnando la fine dell'incontro.
"Sono  morti" osservò e qualcuno le gridò Capitan Ovvio, beccandosi uno strillo del fischietto.
 
Artù si voltò e cercò Merlino con lo sguardo. Lo vide poggiato contro la staccionata, mentre gli sorrideva.
 
"Dovresti essere qui a tenermi fra le tue braccia" gli fece notare Artù, arricciando le labbra in un broncio. 
 
"Non posso morire senza prima ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me e per Camelot" aggiunse con un filo di voce. 
 
Merlino scavalcò la staccionata e lo raggiunse, mettendosi in ginocchio accanto a lui. 
 
Artù sollevò una mano per salutarlo, ma Merlino l'afferrò e intrecciò le loro dita. Artù lo guardò sorpreso per qualche attimo, alternando lo sguardo dal suo viso illuminato dal sole alle loro mani unite. 
 
I loro palmi erano caldi e leggermente sudati, ma non importava. Perché le loro dita si incastravano alla perfezione e il resto non contava.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L'ansia mi sta divorando >.< 
Fatemi sapere cosa ne pensate, pls. ç_ç
 
Però stavolta sono stata brava, perché non c'è stato nessun cliffhanger! 
 
 
 
Nel prossimo capitolo:
 
"Ma guardaci..." disse dopo un po' Merlino, attirando l'attenzione di Artù. " E' il nostro primo appuntamento e dormiamo già insieme" continuò, stendendo le labbra in un sorriso furbo.
Artù assunse un'espressione sorpresa e intrigata. "Appuntamento?" gli chiese, con tono ammiccante. 
  
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