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Autore: EleAB98    06/06/2020    2 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Note a margine: credo che questa canzone possa rappresentare al meglio questo capitolo, e magari dal testo ne capirete il perché. La canzone, che a me ha personalmente commosso molto, è: Phil Collins - Somewhere [orchestral prelude & full version] (ascoltate questa, perché le altre versioni non sono comparabili, perciò copiate e incollate queste parole su YouTube :P). Buon ascolto e buona lettura!



Jane girò lentamente la chiave nella toppa. Una grande emozione la pervase non appena vide davanti a sé la tavola imbandita con cura e a malapena illuminata da una candela che rendeva l’atmosfera decisamente più romantica. Una bottiglia di Chardonnay, due bicchieri di vetro temprato e due piatti di porcellana che aspettavano soltanto di essere riempiti da pietanze prelibate non erano che dei piccoli dettagli, al confronti della serata che lei e Thomas avrebbero trascorso insieme. Nel frattempo, un sublime e malinconico pezzo di Somewhere di Phil Collins riecheggiava dolcemente in quella stanza, facendo da sfondo a quello scenario meraviglioso.
 
“Thomas...? Thomas, ci sei?”

Dovrebbe essere qui a momenti - pensò lei, con il cuore che le batteva all'impazzata -. Le mani della giovane, incapaci di rimanere immobili, presero a sfiorare ogni singolo oggetto che "popolava" quel tavolo. Sì, il tutto era reale, non era affatto frutto della sua immaginazione. Con viva trepidazione, Jane si sedette aspettando che Thomas tornasse dal lavoro. In fondo, gliel’aveva detto che sarebbe tardato... ma di quanto? Non riusciva proprio ad aspettare. Trascorse una buona mezz’ora, ma Thomas non si era ancora fatto vivo... così, la ragazza cominciò a guardarsi intorno ma, d’improvviso, l’occhio le cadde su un particolare. Uno strano foglio di carta sporgeva dal lembo del tavolo e, non appena alzò il suo piatto di porcellana, scoprì che al di sotto di esso vi era una lettera recante la dicitura:

Per Jane

Con grande gioia, la giovane aprì la lettera immaginando che Thomas le avesse scritto un qualcosa di magnifico, ma il sorriso della ragazza scomparì progressivamente dal volto non appena cominciò a leggere ciò che vi era scritto:

Mia cara Jane,
probabilmente, adesso che ti ritrovi fra le mani questa mia lettera, ti starai chiedendo per quale motivo io l’abbia scritta e non sia qui davanti a te come ti avevo invece promesso. La verità è piuttosto semplice e facilmente intuibile: so che se lo facessi non avrei il coraggio di esprimere tutto quello che provo per te senza che le lacrime mi inondino il volto, né tantomeno avere il coraggio di dirti a voce alta quello che a me, credimi, è costato tanto scriverti. Quando ci siamo conosciuti, dentro di me ho immediatamente percepito un brivido, un cambiamento incredibile cui inizialmente non seppi dare un nome. Non immaginavo affatto che tu saresti stata la luce della mia vita e che mi avresti trasformato in una persona diversa e decisamente migliore di allora. Ma questo lo sai senz'altro meglio di me... come penso che tu sappia quanto ti amo e quanto io ammiri la tua persona. Io però, da uomo qual sono, non posso privarti di quel grande sogno che io, seppur con tanti rimpianti, sono stato in grado di realizzare, affrontando le peggiori tempeste. Perdonami, se puoi. Sei giovane, troverai senz’altro qualcun altro che ti ami e apprezzi per quella che sei veramente. Sei una ragazza davvero speciale e tu non meriti altro che una persona che lo sia almeno quanto te. Meriti di vivere l’amore alla luce del sole, di scambiarti dolci smancerie con la persona che ami senza avere la fretta - né la preoccupazione - di nasconderti, né tantomeno pensare a quanto stai facendo come a un errore. Ci tengo però a ribadirti ancora una volta che il sentimento d'amore che provo tuttora per te, non è MAI stato una bugia. Erano sbagliati i tempi, le circostanze. Erano e sono tuttora "sbagliati" quei ruoli che io e te siamo costretti a ricoprire all’interno del contesto universitario e che, purtroppo, sconfinano e regnano sovrani persino nella vita privata di entrambi. A ogni modo, non dubitare mai un istante di ciò che ho provato per te nel meraviglioso periodo che abbiamo trascorso insieme. I momenti che ho vissuto con te, luce dei miei occhi, non li baratterei con nient'altro, per nessuna ragione al mondo. Ti auguro il meglio dalla vita e spero vivamente che, il prossimo anno, potrò vederti di nuovo forte e combattiva, come quando hai messo piede alla Hollywood U per la prima volta. E dentro di me, non posso non sperare che tu possa anche aver incontrato l’amore; quello vero, quello semplice e privo di ostacoli insormontabili. Ti auguro di ricominciare ad amare, senza alcuna paura. Senza mai - e dico mai - provare il timore di aver sbagliato persona.

PS: Ho letto la tua ultima sceneggiatura. È semplicemente meravigliosa (proprio come te, del resto). Sei cresciuta moltissimo da quando hai cominciato il tuo percorso alla Hollywood U. Mi raccomando, continua così e credi sempre nel tuo grande sogno.

Sempre tuo, Thomas.

Non appena terminò di leggere la lettera, Jane scoppiò in un pianto disperato e singhiozzò con una forza di cui non aveva mai sperimentato l'esistenza. Suo malgrado, la ragazza aveva ormai compreso davvero i reali sentimenti del suo professore... quell'uomo provava - a suo dire - un grande sentimento per lei ma, a quanto pare, lo stesso non era così forte da indurlo giocarsi il tutto per tutto, rischiando proprio in nome di quell'amore che provavano l'uno per l'altra. Le lacrime della ragazza scendevano inesorabili, mentre una musica triste faceva da sfondo a uno dei momenti peggiori della sua vita.

In un momento, in lei si fece strada la ferrea convinzione di aver investito tutto il suo tempo in qualcosa di etereo, in quella meravigliosa illusione dal retrogusto terribilmente amaro. In un'irresistibile follia che l'aveva condotta a sperimentare un qualcosa che non sarebbe mai stato realmente suo. Un professore, a pensarci bene, non poteva amare la propria studentessa senza temere il giudizio degli altri, senza temere di esporsi alle critiche che ne sarebbero certamente seguite, quando sarebbero usciti allo scoperto. Thomas Hunt era un uomo di successo, affascinante, intelligente...

Come poteva aver sperato, anche soltanto per un istante, che quell'uomo integerrimo e pragmatico avrebbe lottato davvero contro quelle barriere che egli stesso si era costruito intorno?

Eppure, le sue dichiarazioni nei suoi confronti erano state così sincere e appassionate... Quegli sguardi internsi, quei magnifici baci rubati che avevano sancito l'inizio di tutto, non avevano più alcun valore per lui?

D’impulsò, la ragazza avrebbe voluto strappare quella lettera, ma non ci riuscì. Un nodo in gola le impedì di compiere quel gesto che, a suo giudizio, sarebbe stato lecito. Sembrava proprio che Thomas avesse programmato tutto nei minimi dettagli: persino di lasciarla verso la fine dell’anno accademico, dopo aver sostenuto tutti gli esami del suo corso. Suo malgrado, però, Jane sapeva che non avrebbe mai potuto dimenticare il professor Hunt: dentro al suo cuore, sentiva il desiderio di ricevere da lui ulteriori spiegazioni perché, in fondo, lui glielo doveva.

Come poteva lasciarla in quel modo senza che potesse parlare con lei della questione? Ma se l'uomo avesse rifiutato di sostenere un confronto con lei, che cosa avrebbe dovuto fare?
Doveva dimenticarsi di lui per poter definitivamente ricominciare? Oppure, doveva fare un ultimo (disperato) tentativo e parlare con Thomas? Ancora incerta sul da farsi, Jane lasciò le chiavi di casa del regista sul tavolino, piegò la lettera "incriminata" e la ripose nella sua borsa. Dopodiché lasciò la cucina. Per l’ultima volta, diede uno sguardo sommario alla casa del suo professore: probabilmente, non l’avrebbe mai più rivista.
 

 
***

 
“Signor preside! Signor preside!” 

Nel tardo pomeriggio, una voce femminile irruppe nell'ufficio del preside Cook con un'irruenza senza pari e uno sguardo assai disperato le si presentò dinanzi agli occhi. A fronte di quell'irruzione, l'uomo sbatté più volte le palpebre, scrutando a fondo quella studentessa che quasi gli aveva fatto prendere un colpo. 

“Signorina, si calmi!” sbottò infatti, sorpreso e irritato dall’invasione della studentessa. “Potrebbe spiegarmi chi è lei e per quale motivo è entrata nel mio ufficio così all’improvviso?”

“La questione è piuttosto urgente” rispose lei, cercando di calmarsi. “Sono una studentessa del corso di Cinematografia e sto cercando il professor Hunt. È da mezz’ora che mi aggiro qui per i corridoi ma non riesco a trovarlo da nessuna parte, nemmeno nel suo ufficio... per caso sa dove...”

“Signorina, mi dispiace doverla informare del fatto che il professor Hunt non si trova più qui...”

“Questo l’ho capito, ma... aspetti un attimo... che cosa intende dire con ‘non si trova più qui’?”

“Significa semplicemente che, nostro malgrado, il professor Hunt ha dato le dimissioni due giorni fa dalla Hollywood U” sentenziò lui, con aria profondamente dispiaciuta.

Jane impallidì a quella terribile notizia.

“Lui cosa? E dove si trova adesso?”

Cook guardò l’orologio e, con fare pragmatico, le rispose senza mezzi termini.

“Credo stia partendo per San Francisco. Anzi, a quest’ora credo abbia già preso il primo volo.”

“Non ci credo! Devo assolutamente fermarlo!”

“Signorina, dove...”

Incurante della domanda del preside, Jane richiuse la porta del suo ufficio, estrasse dalla sua borsa le chiavi della macchina e si avviò in tutta corsa in aeroporto. In cuor suo, sperava e pregava con tutto il cuore che l’uomo non fosse partito, altrimenti...

Altrimenti che cosa avrebbe fatto senza di lui?


 
***

 
“Informiamo i gentili passeggeri che l’aereo diretto per S. Francisco partirà tra quindici minuti a causa di un guasto tecnico persistente. Ci scusiamo per il disagio.”

“Accidenti, altri quindici minuti!” esclamò Hunt, serrando i pugni e borbottando contro l'altoparlante. “A quest’ora dovrei essere già partito da un pezzo...”

Con fare irritato, Thomas slacciò le cinture di sicurezza e scese dal velivolo, avviandosi nel cortile esterno. Poi estrasse un sigaro dalla tasca e lo accese, perdendosi nei suoi pensieri che, in quel momento, tornarono con prepotenza a invadergli il cuore e la mente. D’improvviso, però, l’uomo vide che una macchina di colore rosso alquanto familiare si stava avvicinando verso di lui. La 'sua Jane'
 uscì immediatamente dalla vettura e Thomas rimase letteralmente di stucco. Non riusciva proprio a credere che la sua studentessa lo avesse inseguito fino all'aeroporto.


“Thomas, non andartene ti prego!” esclamò lei, correndo ad abbracciarlo.

L'uomo si scosto immediatamente da lei e, con fare autoritario, le disse di andarsene.

“Jane... che cosa diavolo ci fai qui? Avanti, torna alla Hollywood U. È quello il tuo posto.”

“È anche il tuo!”

“No, non più” rispose lui, con risolutezza. “Ho dato le mie dimissioni due giorni fa.”

“Sì lo so, l’ho appena saputo... ma perché lo hai fatto? Dimmi perché?!” esclamò la giovane, esasperata.

“Ti ho già spiegato le mie motivazioni in quella lettera.”

“Non è così! Sento che c’è dell’altro...” ribatté ancora, guardandolo dritto negli occhi. “E non me ne andrò di qui finché non scoprirò quello che...”

“Jane, ti chiedo soltanto di rispettare la mia decisione. E adesso, se vuoi scusarmi...”

Thomas fece per andarsene, ma Jane non mollò la presa e continuò a parlargli.

“Ricordi cosa mi avevi detto quella volta? Che sapevi benissimo cosa significasse perdere una persona che si ama? Bene, adesso lo so anch’io” disse lei, con le lacrime agli occhi. “So anch'io cosa si prova nel perdere una persona che si trova, anche se ancora per poco, fisicamente qui, davanti a me. So benissimo cosa significa perdere te, perché l'ho già sperimentato. E tu mi avevi fatto una promessa! Mi avevi detto che non mi avresti più lasciata e che avresti lottato per noi! Era una bugia, non è così?”

Hunt si voltò verso di lei, ricacciando le lacrime. Aveva un’aria decisamente affranta ma, suo malgrado, non avrebbe potuto fare niente per alleviare il dolore di entrambi.

“Jane, ti prego... non dire queste cose. Sai benissimo quanto ti amo, ma sai anche che...”

“Che cosa vuoi che ti dica?” lo rimbeccò lei, con gli occhi gonfi di lacrime. “Che ben presto ti dimenticherai di me? Che ben presto ti ricostruirai una vita e che quella vita non sarà con me? Perché so per certo che sarà così.”

“Credimi, sarà meglio per tutti e due” rispose Thomas, voltandosi nuovamente verso l'aereo, incapace però di procedere a passo spedito al fine di salirvi.

Con estrema cautela, Jane gli posò una mano sulla spalla.

“Ma perché? Dimmi almeno perché? E ti prego, non rifilarmi le solite scuse...”

Thomas si voltò e rabbrividì a quel contatto.

“Non posso, Jane. Ti chiedo solamente di fidarti di me e di lasciarmi, lasciarci andare.”

“Io non posso ma, soprattutto, non voglio! Io non voglio perderti!” esclamò lei, lottando contro quelle lacrime che, copiosamente, invasero per l'ennesima volta il suo viso.

“Lo sto facendo per il tuo bene, ricorda solo questo.”

In quell’istante, Thomas le accarezzò con dolcezza la guancia e, altrettanto in un istante, ripensò a quel primo bacio. Scacciando dalla mente quel meraviglioso ricordo, l’uomo proseguì il suo orribile - quanto necessario - discorso.

“Ascoltami, Jane... io sono un uomo fatto e finito...”

“Non dire così. Senza di te la Hollywood U non godrebbe di alcuna fama, e...”

“Non ho fatto tutto da solo, Jane... ma al di là di questo, c’è in gioco il tuo futuro professionale. Non sono più disposto a correre rischi.”

“Nemmeno se tutto questo potrebbe un giorno condurci a un amaro rimpianto?” domandò lei, con la voce rotta dal pianto.

“No, nemmeno in quel caso.
 Sarei un egoista se pensassi solo a me stesso. E' vero, io ti amo... ti amo e ti desidero più di qualunque altra persona al mondo. Ma è altresì vero che non potrei mai perdonare a me stesso il fatto di aver pensato solamente ai miei sentimenti, e non a quello che c’era in gioco. Il tuo futuro professionale. Ma devi credermi, Jane... Ti porterò sempre nel cuore. Sempre.” le disse poi, con infinita dolcezza.

“Non... non andartene... ti prego. Pensa ai miei sentimenti, pensa...”

“Devo farlo...” la interruppe lui, con sentito rammarico. “E un giorno, magari tra qualche anno, capirai perché l’ho fatto. Fidati, Jane... sei una ragazza molto giovane e hai un’intera vita per sbagliare. Non sbagliare con me.”

In quel preciso istante, Jane sfiorò la mano di Thomas e, incredibilmente, lui gliela strinse con grande intensità.

“Baciarti e stare con te è stato lo sbaglio più bello che abbia mai commesso, Thomas. Lo rifarei altre mille volte.”

“Appunto... si è trattato di uno sbaglio, per quanto bello sia stato. Te l’ho detto, non potrei mai perdonarmi se la tua futura carriera di regista non decollasse per colpa mia. Hai un grande talento, non sprecarlo per seguire un tipo come me. Devi pensare alla tua vita.”

“E se... e se ti dicessi che la mia vita non conta niente senza di te? Se ti dicessi che...”

Thomas le lasciò definitivamente la mano, dispensandole un sorriso amaro.

“Jane, ti prego di non insistere ancora. Ho già preso la mia decisione.”

“No, Thomas... no!!!”

“Non piangere, ti supplico... guardami” proruppe poi, rimanendo comunque a debita distanza.

La studentessa singhiozzò ancora di più.

“Non... non ci riesco.” 

“Guardami Jane, anche solo per un istante. Fai un respiro profondo e guardami” ribatté lui, con una calma incredibile che decretò la fine del suo pianto disperato. “Devi promettermi una cosa molto importante.”

A quelle parole, la studentessa alzò finalmente lo sguardo e si perse in quegli occhi color nocciola, che la scrutarono con durezza ma, nel contempo, con sentita adorazione... insomma, con uno sguardo che sapeva d'amore.

“Promettimi che realizzerai il tuo sogno” sentenziò poi, mantenendo il contatto visivo con la ragazza cercando di infonderle una forza e un coraggio che non avrebbe mai pensato di mostrare in quel momento.

“Io non...”

“Promettimelo!”

La ragazza chiuse gli occhi per un istante, per poi tornare a guardarlo.

“D'accordo, te lo prometto.”

L'uomo annuì.

“E promettimi anche che... che mi dimenticherai.”

Nel pronunciare queste ultime parole, Thomas mancò di respirare per qualche secondo. La giovane, come forse era prevedibile, scosse più e più volte la testa, mostrandogli una profonda incredulità.

“No, questo non posso prometterlo” gli disse infatti, guardandolo dritto negli occhi. “Non si può dimenticare la persona che, più di tutte, ti ha spinto a credere in te stessa più di quanto abbiano fatto altri.”

Colta nuovamente da una violenta e copiosa invasione di lacrime, Jane si voltò e, non riuscendo più a sostenere lo sguardo penetrante del suo insegnante, gli diede definitivamente le spalle. In quel preciso momento, nel momento di quel triste addio cui nessuno dei due voleva ancora credere, Thomas avrebbe tanto voluto abbracciarla forte e infonderle coraggio, ma tutto quello che riuscì a fare fu rimanersene lì, inerme come una perfetta statua di bronzo, a guardarla per un'ultima volta, prima di accingersi 'finalmente' a salire su quell’aereo diretto a San Francisco.

“Addio, Jane... abbi cura di te” sussurrò poi, dopo qualche secondo, convinto che Jane non lo avesse sentito.

No, non riuscì a dirlo più forte. La sua atroce sofferenza, sebbene non lo avesse dato poi molto a vedere, era straziante tanto quanto la sua.

   
 
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