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Autore: chemist    07/06/2020    1 recensioni
Tyrion Lannister è membro di una delle più potenti famiglie di Westeros, ma deve guardarsi le spalle persino da suo padre e da sua sorella.
Sansa Stark è una figlia del Nord finita nella fossa dei leoni proprio mentre la sua casata viene abbattuta.
La figlia disgraziata e la scimmia demoniaca, uniti per caso contro un mondo che li disprezza e li vuole morti.
Ma con un’anima complementare al proprio fianco.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sansa Stark, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13: Tieni viva la memoria
 
Certo, non era affatto facile essere ottimisti in tempi aspri come quelli, ma Tyrion si rifiutava comunque di credere che ci fosse un senso logico dietro al modo in cui la sua vita stava inesorabilmente precipitando, senza mai dargli un attimo di tregua.
Iniziò tutto da quel maldestro tentativo di Joffrey di stuprare Sansa nel sonno; tentativo prontamente mandato all’aria da suo padre Tywin, il quale però altrettanto prontamente gli aveva rammentato l’oppressante dovere di consumare il matrimonio. In seguito venne la scoperta, da parte di quella vipera di sua sorella Cersei, della sua relazione segreta con Shae, con conseguente partenza di quest’ultima e con tutta la sofferenza che quell’addio aveva provocato sia a lui che a lei. Infine un’altra scoperta, questa volta da parte di sua moglie, di un’azione oggettivamente egoista che aveva compiuto e che lo faceva ora apparire ai suoi occhi, non più solo nel corpo ma anche nell’animo, come un mostro, uno dei tanti di quella crudele città.
E come se tutto ciò non bastasse, era appena giunto nella capitale un ospite, se possibile, ancor meno desiderato di Oberyn Martell (che per il momento se ne stava tranquillo a covare il proprio desiderio di vendetta). Sempre che si possa chiamare ospite una presenza piuttosto abituale della Fortezza Rossa, che si era solo allontanata per qualche tempo.
 
Il Folletto era in piedi davanti alla finestra a scrutare l’orizzonte soleggiato, visibile anche attraverso le tende, quando qualcuno bussò alla porta.
“Avanti” si limitò a dire, perfettamente consapevole del volto che avrebbe fatto capolino dall’entrata.
“Noto con un certo piacere che questa stanza è rimasta identica a come l’avevo lasciata” esordì una voce chiara e sagace, ma anche affilata. “Significa forse che apprezzi i miei gusti?”.
“Non per fare un torto ai tuoi gusti, ma significa che sono stato molto impegnato negli ultimi mesi e di conseguenza mi sono limitato a svolgere il mio lavoro, lord Baelish”.
Ditocorto lo scrutò con un enigmatico sorriso sotto i baffi, che tuttavia non esprimeva nessun divertimento.
Non si divertiva mai: era sempre concentrato sul prossimo scalino della sua misteriosa scalata.
“Anch’io sono contento di rivederti, mio lord…ma dimmi: come hai trovato il mestiere di maestro del conio? Hai avuto problemi?”.
“L’ho trovato sinceramente più impegnativo del previsto” confessò Tyrion. “Quanto ai problemi, non ne ho avuti molti ma sono certo che presto ne avremo di belli grossi. Le famiglie del re e della futura regina non hanno temuto esagerazioni nell’organizzare le nozze reali”.
“Tipico dei Lannister e dei Tyrell” commentò Petyr, sbuffando impercettibilmente. “Le innumerevoli ricchezze sono la più grande delle vostre forze e al contempo la più strana delle vostre debolezze”.
Ma scoprire le debolezze altrui è il tuo passatempo preferito, non è vero?
“Bene, non credo ci sia molto altro da riferirti” chiosò Tyrion. “Piuttosto, raccontami tu dove sei stato in queste ultime settimane”.
L’altro rispose gesticolando e roteando una mano: “un po' qui, un po' là…ho rivisto diversi angoli della Valle, un luogo che mi riporta alla mente tanti piacevoli ricordi di gioventù. Oh, e ho avvisato personalmente la cara Lysa Tully del fatto che presto ci sposeremo”.
Che donna fortunata, pensò, conscio del fatto che l’unica persona in tutti i Sette Regni che avrebbe potuto accettare di buon grado un’unione con Baelish era proprio Lysa, la cui sanità mentale barcollava ormai da lungo tempo.
“Immagino la gioia che una tale notizia abbia suscitato nell’animo della vedova di Jon Arryn. Avete già scelto una data?”.
“Ufficialmente no, ma credo che l’ideale sarebbe qualche settimana o tutt’al più un mesetto dopo le nozze del re” spiegò Ditocorto, visibilmente compiaciuto. “Sarà un giorno memorabile, quello, ed è giusto che per il momento tutte le attenzioni siano rivolte all’evento più importante”.
“Concordo” annuì Tyrion.
“A tal proposito…” proseguì Petyr incrociando le mani sotto al mento, mentre sulle sue labbra andava a dipingersi il ghigno che sempre assumeva quando si preparava ad una provocazione, “…speravo davvero che potessi darmi qualche consiglio sull’ottenimento di una felice vita coniugale: ho saputo che, mentre ero assente, hai sposato Sansa Stark. Che cara ragazza!”.
Tieni Sansa lontana dai tuoi infami giochetti di potere, avrebbe voluto ringhiargli in faccia mentre con la mente tornava ai giorni in cui sia Shae che Varys lo misero in guardia dalle strane attenzioni che sempre Ditocorto rivolgeva a sua moglie.
“So che ti è molto cara”. Talmente cara da rischiare di farla stuprare da tre bestie d’uomini pur di fare un torto a me. “E so anche che la tua benevolenza nei suoi confronti, che per quanto ne so è ricambiata, si deve alla sua somiglianza con Catelyn Stark”.
Nell’udire quel nome, Baelish deglutì e un baluginio di collera attraversò il suo volto.
“Come ho detto poc’anzi, ho un ottimo ricordo dei luoghi della mia infanzia e lo stesso vale anche per le persone”. Il suo sguardo rimase sospeso nel vuoto di anni ormai lontani. “Il mio affetto per Catelyn è sempre stato grande, forse più grande del dovuto”, ammise. Poi, come se fosse tornato al presente, rialzò nuovamente gli occhi su Tyrion: “immagino che assassinare lei e quel poco di famiglia che le era rimasto fosse…un male necessario”.
La conversazione stava deviando, ma il Folletto s’era messo in testa di studiare (e in un certo senso sfidare) il suo interlocutore; così, dopo una breve pausa, rispose: “quel che è accaduto nella dimora dei Frey è solo l’ennesima dimostrazione che non tutti vogliono a Sansa il bene che le vuoi tu: popolani, nobili, perfino il re in persona…sono in tanti ad aver provato ad attaccarla, in un modo o nell’altro. Purtroppo per loro, pur essendo un nano so come far rispettare me e le persone a cui tengo”.
Sto davvero marcando il territorio per Sansa?
Poteva quasi sentire gli ingranaggi del cervello di Ditocorto muoversi per consentirgli di decifrare tutte le implicazioni del suo discorso.
“Come si confà ad un bravo marito” commentò infine Petyr, sorridendo. “Sansa può ritenersi fortunata e, se vorrai consentirmelo, ti aiuterò come possibile a proteggerla dalle offese future, amico mio”.
Un brivido percorse per intero la schiena di Tyrion: ovunque si voltasse, vedeva dei nemici.

 

 
Sansa sedeva su una panchina, in silenziosa attesa di qualcuno.
Davanti a lei, un gruppetto di fiori azzurri le fece tornare in mente il Nord, il suo amato Nord, dove ogni persona era leale e si poteva ancora vivere in modo spensierato, senza dover riflettere sulle conseguenze di ogni azione.
Si ricordò di quel giorno in cui Robb e Bran la accompagnarono nel bosco: il primo si dedicò alla caccia mentre il secondo, come sempre, si arrampicava da un albero all’altro; lei invece si mise appunto a raccogliere dei fiori da regalare a sua madre, che però vennero accidentalmente calpestati da Arya, intenta a saltellare da una parte all’altra del cortile di Grande Inverno: la cosa fece infuriare lei ma divertire gli altri.
Malgrado tutto, le scappò un sorriso.
 
Improvvisamente si accorse di un’imponente presenza alla sua sinistra: si voltò e vide una donna bionda altissima, goffa e composta allo stesso tempo, che la guardava con aria amorevole.
“Tu devi essere Brienne” disse, continuando ad analizzarne l’aspetto.
“È giusto, mia lady” rispose l’altra, chinando la testa in segno di riverenza. “Sono onorata di fare la tua conoscenza. Volevi vedermi?”.
Sansa annuì: “ho saputo da lady Margaery che sei venuta ad Approdo del Re per accompagnare Jaime Lannister e che in cambio avresti dovuto riportarmi da mia madre”.
Brienne schiuse le labbra e mutò espressione, sentendosi colta in fallo ed impreparata ad affrontare una discussione in cui venisse messo in dubbio il suo onore, così la Stark si affrettò a precisare che non ce l’aveva con lei: “tranquilla, non ti biasimo, lady Brienne: non avevi altra scelta e già troppe volte sei stata invischiata in missioni che non ti riguardassero in maniera diretta”.
La donna di Tarth tirò un eloquente sospiro di sollievo: “ti ringrazio per la comprensione, lady Sansa. Ebbene, ciò che hai saputo è vero: ti avrei condotta personalmente al Guado, se non ci fosse stato un matrimonio a vincolarti qui”.
“Sono altri fattori che mi vincolano qui, ben più potenti di un semplice matrimonio” sussurrò Sansa, più a sé stessa che a Brienne.
“Se conosci già tutti i dettagli, perché mi hai fatta venire?”.
“Perché tu hai assistito agli ultimi giorni di mia madre e di mio fratello, e vorrei che mi parlassi un po' di loro”.
 
Soltanto allora Brienne pensò all’indicibile dolore che il lutto doveva aver causato a quella povera ragazza, e sentì gli occhi pizzicarle.
Rinunciò per un attimo alla sua solita rigidità e si chinò a stringere le mani di Sansa fra le sue: “permettimi innanzitutto di farti le mie condoglianza per la tua perdita” le disse; quindi, vedendola abbassare lo sguardo, raccontò: “ho conosciuto lady Catelyn quando entrai a far parte della guardia di Renly Baratheon: all’inizio la guardai con ostilità, non sapendo quali fossero i suoi rapporti con il re che avevo scelto di seguire, ma scoprii abbastanza in fretta che si trattava invece di una donna straordinaria”.
Quell’aggettivo rese il cuore di Sansa più stretto, ma anche più caldo.
“Quando Renly fu ucciso, tua madre fu la prima a garantire per la mia innocenza e mi accolse al suo servizio, restituendomi una causa per cui continuare a vivere e combattere. Le sarò grata per sempre” proseguì, anch’essa piuttosto provata. “Fu proprio lei ad ordinarmi di riportare ser Jaime nella capitale, perché sapeva di non poter contare sulla magnanimità di suo figlio e dei suoi alfieri e perché il desiderio di riaverti con sé la divorava ogni giorno di più: sperava in questo modo di convincere Tywin Lannister a risparmiare almeno te dagli orrori della guerra, ma naturalmente il peggio doveva ancora venire”.
Infine, dopo una piccola pausa, passò a parlare di Robb: “quanto a tuo fratello, non ho avuto modo di conoscerlo a fondo ma sembrava un uomo giusto, giovane ma già saggio e intelligente, oltre che coraggioso nel condurre il proprio esercito in battaglia; inoltre sono sicura che non avrebbe mai liberato Jaime di sua iniziativa, essendo decisamente più ferreo di tua madre nelle proprie decisioni. Probabilmente sarebbe stato un ottimo re per i Sette Regni”.
Quando finì, si accorse che lacrime discrete ma inesorabili avevano iniziato a cadere dagli occhi di Sansa. Non aveva neanche accennato ai pochi giorni tranquilli trascorsi a Delta delle Acque in compagnia dei suoi familiari Tully, né alla breve ma intensa storia d’amore di Robb, eppure quel che aveva detto era stato sufficiente a commuoverla.
Immediatamente provò per la ragazza un’istintiva pietà ed una cieca devozione che solo Renly e Catelyn erano riusciti a suscitarle in precedenza: vedeva in lei il riflesso delle cattiverie e degli scherni che essa stessa aveva dovuto sopportare in gioventù, sebbene i motivi fossero completamente diversi.
Con la schiena dritta e la testa alta, le indirizzò allora il poco conforto che ancora poteva darle: “tua madre mi parlava molto di te, Sansa. E ora che ti ho conosciuta, posso dire con certezza che sei esattamente come lei e Robb avrebbero voluto che fossi. Continua ad essere forte e a tenere viva dentro di te la loro memoria”. Dopo di che iniziò ad allontanarsi, incamminandosi verso i propri doveri.
“Brienne!” la richiamò però Sansa, che nel frattempo aveva asciugato il pianto con un fazzoletto.
L’altra si voltò, ripristinando quel contatto visivo che tanto bene aveva fatto all’anima spezzata della ragazza dai capelli rossi.
“Grazie” aggiunse semplicemente, e avrebbe voluto urlarlo alla città intera per avvisare tutti che forse c’era ancora qualcuno dalla sua parte.
La Vergine di Tarth sorrise, e lo stesso fece anche Sansa.

 

 
Era ancora nei giardini a riflettere sulle parole di Brienne quando un’altra voce in avvicinamento alle sue spalle la fece sussultare.
“Brienne di Tarth è proprio come me l’hanno descritta quando mi recai a Ponte Amaro. Sarà cambiato il destinatario della sua lealtà, certo, ma lei è rimasta una combattente scolpita nella roccia”.
Sansa si girò lentamente, ancora indecisa se interpretare quell’incontro con sollievo o diffidenza.
“Lord Baelish…sei tornato”.
“Soltanto da qualche ora, ma non potevo esimermi dal venirti a salutare” rispose gagliardo Petyr, accarezzandole una guancia col dorso della mano. “Come immaginavo, diventi ogni giorno più bella, Sansa”.
Il contatto e il complimento la fecero rabbrividire, ma cercò di mantenersi disinvolta.
“Sei stato via più a lungo di quanto credessi”.
“E più a lungo di quanto avessi pianificato” si giustificò lui. “Sono stato parecchio indaffarato, c’erano diverse pratiche di cui occuparsi. Ma ho saputo che alla Fortezza Rossa non siete stati da meno: ne sono accadute di cose, in mia assenza…”.
“Già” esclamò Sansa, lasciandosi andare sulla panchina. “Avrai saputo che ora sono una donna sposata”.
“E orfana” soggiunse Ditocorto, sedendosi accanto a lei. Fu come ricevere un pugno nello stomaco.
L’uomo le prese una mano, esattamente come aveva fatto Brienne, ma c’era qualcosa di differente nel modo in cui lo fece: qualcosa di più meschino…e più lungimirante.
“Tu sei l’unica che può comprendere davvero quanto amassi Catelyn, e quanto sia stato straziante apprendere che avesse lasciato questo mondo. Allo stesso modo, spero che tu abbia compreso anche che la mia volontà d’esserti amico è assolutamente sincera”.
Era stanca di ascoltare frasi di cordoglio (talvolta spudoratamente false) da ogni singolo individuo della capitale; tuttavia non poteva negare che quelle di Petyr avessero, in qualche modo, colto nel segno.
“Ne sono consapevole e ti ringrazio” rispose cortesemente, pur non essendone pienamente convinta.
“Ciò nonostante…” riprese Baelish, lasciandole la mano ma avvicinando sinistramente il proprio volto al suo, come un animale che punta a intimorire la preda prima di attaccarla, “…mi vedo costretto a farti un ammonimento: prima che la mia nave salpasse, ti invitai a venire con me. Forse non avrei evitato il massacro degli Stark, ma t’avrei sicuramente risparmiato molte altre violenze fisiche e psicologiche”.
La giovane lo guardò più a fondo, credendo di scorgere nelle sue pupille scure le immagini di un viaggio assieme a lui che l’avrebbe resa non più allegra, non più serena, ma di certo più libera.
Ditocorto reagì alzando entrambe le braccia: “hai fatto una scelta, e non sarò io a giudicarti per quella. Spero solo che d’ora in avanti ti aiuti a distinguere più chiaramente chi sono i tuoi veri alleati qui ad Approdo del Re…dato che ne hai pochi. Meno di quanto immagini, a dir la verità”.
Sansa si sentiva sempre più irrequieta. Non si starà mica riferendo a Tyrion?
Petyr si congedò con un ghigno appena accennato sotto i baffi, mentre un misto di rimpianti e timori si impossessò di lei.

Care lettrici, cari lettori, finalmente sono riuscito a ridurre (almeno un po'!) i tempi di pubblicazione fra un capitolo e l’altro 😂
Questo qui è lunghetto, me ne rendo conto, ma contiene dialoghi secondo me molto importanti (e spero ben scritti) e inoltre fa entrare in scena Petyr Baelish, un personaggio cardine per la mia storia.
Ringrazio quindi chiunque abbia avuto la pazienza di leggere fino alla fine, e chiunque vorrà lasciarmi una recensione col proprio parere.
Appuntamento al prossimo capitolo, che sarà assolutamente fondamentale.
Alla prossima! 👋
   
 
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