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Autore: killian44peeta    07/06/2020    0 recensioni
Sequel di
-Gli Elementi 1
-Gli Elementi OS- L'esterno (1.1)
-Gli Elementi 2
-Gli Elementi OS- L'interno (2.1)
"La debolezza deve essere eliminata. Devi farla fuori. Se la manterrai viva sarai... umano"
Il battito cardiaco accelerò e rallentò così tante volte che pareva quasi il tempo fosse impazzito, sbattendogli nel petto e nelle tempie come non mai, dapprima velocizzandosi, poi cristallizzandosi, con i secondi che gli scorrevano addosso, pesanti come massi che crollavano sulla sua schiena già piegata, con i respiri che gli uscivano dalle labbra in un totale disordine, il sudore che gli percorreva la fronte e le mani.
Sentiva che l'arma poteva scivolargli dalle dita per quanto i suoi palmi si stavano bagnando, bollenti a dir poco rispetto alla superficie gelida e perfetta di quella sottospecie di spada.
"Uccidila. O ora o mai più"
Vide la ragazza aprire le braccia, mostrando a pieno il petto, pronta a ricevere il colpo, guardandolo, con le lacrime del biondo che le crollavano addosso, ma senza spostarsi affatto, senza cercare di asciugarle con la mano.
Semplicemente lo guardava ed aspettava, silenziosa, con la tranquillità inscritta in ogni movimento e ogni cenno del suo corpo.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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--No pov--

-Ma quindi... Cosa ti ha detto Ludoviques?- azzardò Diana alzando leggermente la testa mentre procedevano frettolosamente nel tornare indietro a passo decisamente tranquillo.

La pressione si faceva sentire, certo, ma scendendo diminuiva ad ogni movimento che facevano.

-Beh- Will guardò il suolo, come se stesse rimuginando su come iniziare il discorso esponendo in maniera comprensibile.

Era infatti così, contando che la serie di frasi a cui avrebbe dovuto dare vita erano abbastanza complicate a detta sua.

Già si immaginava le espressioni dei presenti una volta dopo aver spiegato nella maniera peggiore possibile.

Prese un respiro, limitandosi inizialmente ad alzare le spalle.

-Mi ha spiegato quando la ho conosciuta esattamente, chi ero io per lei e precisamente in che periodo ci trovavamo- un altro respiro, una pausa che pareva non finire mai.

-L'abbiamo incontrata tutti, tutti insieme a Morgan, scendendo sulla terra sottoforma di Spiriti- calciò un sassolino, facendolo rimbalzare nell'oscurità grottesca, provocando qualche eco.

-Era agli inizi dell'umanità, poco tempo dopo che Athlas venne creata con la nascita di ogni Elemento.

E all'inizio di ogni creazione, ci sono sempre scoperte, una nuova catena di nascite, credenze particolari e legami che vanno a dettare la storia di migliaia di anni-

Silver si limitò ad annuire di risposta alla frase del Vento, mentre nella sua mente si formulavano molti dei libri storici che, appunto, trattavano di simili informazioni e che, ovviamente, aveva o letto o avuto il permesso di sfogliare.

-L'antica credenza, in questo caso, era un legame, definibile come legame universale o parabatai... E questo era ciò che rappresentava Ludoviques per me. - fece una pausa, guardando gli altri con espressione incomprensibile, come se stesse riportando alla mente in maniera anche migliore, gli eventi e le frasi che loro si erano detti, stringendo i denti.

-Quando un Elemento ha un Legame universale con qualcuno, generalmente è un qualcuno umano o comunque non elementare, automaticamente si ha come il bisogno di proteggere il compagno, anche andando contro alla stessa legge della propria vita, ai propri princìpi.

Questo legame può durare per sempre, a meno che uno dei due non lasci andare l'altro per liberarlo...- Robin si interruppe, fissando il suolo, falsificando un sorriso -E... Beh, é quello che ha fatto. Mi ha lasciato andare-

Nonostante avesse parlato con un tono leggero e tranquillo, era stato stravolto da tale fatto.

Non aveva mai saputo nulla di tutto ciò che aveva appena appreso, non aveva mai sentito la vera mancanza di qualcuno prima di Zéin, ma avrebbe dovuto.

Perché non si era mai sentito vuoto? Forse perché le memorie da Elemento gli erano mancanti e quindi non poteva dunque provare nulla?

Poteva anche essere vero, ma si sentiva straordinariamente in colpa .

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

-Ma... Il legame- Irhina si strofinò le mani contro le braccia, con un brivido che le percuoteva il petto- Viene alimentato da amore? Amicizia? Come nasce esattamente? E nei confronti di chi può nascere?-

-É di amore e... non so esattamente come nasca, ma le scelte di collegamento, come ho circa già detto, è tra un Elemento e un umano, angelo, arcangelo, demone che sia-

-Eh? Anche tra Elemento e Demone?- Diana inclinò appena la testa.

-Già... E anche tra spettro... Quello più raro è tra due Elementi, infatti non si è mai manifestato fino ad ora e non si sa se sia davvero possibile-

- Ah... Okay. Chiaro-

Ed il silenzio, silenzio interrotto sempre dai soliti tonfi che a tratti portavano fremiti alla montagna stessa, facendo calare o spostare sassolini a destra e manca, tornava a pesare sulle loro figure, lasciandoli fermamente perplessi.

L'unica cosa, oltre ai tonfi, che penetrava quella coltre di silenzio, era uno squittio che sorgeva ogni tanto, inquietando l'Acqua.

-Giuro che se vedo nuovamente dei topi e dei ratti, mi metto ad urlare- sbottò Silver, appendendosi praticamente al braccio del Buio, il quale la guardò perplesso.

Fino a quell'istante, il corvino aveva semplicemente ascoltato le constatazioni per cercare di levare dalla testa tutto il resto.

Guy, dopo aver saputo quello che aveva fatto, si era pienamente aspettato che la ragazza -per non dire chiunque- avrebbe man mano preso le distanze in un certo senso, eppure pareva proprio che da parte sua nulla fosse cambiato.

Stranamente, per motivi che non gli erano del tutto estranei, nonostante rimanesse la stessa 'colla' di sempre, non gli dispiaceva né lo innervosiva.

"Ma forse..  é proprio per questo?" Si chiese silenziosamente, abbassando lo sguardo, mordendosi poi l'interno della guancia.

Era abbastanza in confusione sinceramente, ma se doveva dirla tutta, preferiva cacciare il proprio essere disorientato per dare attenzione a tutt'altro.

-Topi e ratti?- si limitò perciò a chiedere,  guardando l'espressione da bambina che le dava un che da Silver, insomma, un che da lei, mentre annuiva frettolosamente.

-Erano tantissimi prima! Una folla! Assurdi-  il tono che utilizzò fece ridacchiare appena la Luce

-Deve essere stato brutto per te- ironizzò leggermente sarcastico, alzando le sopracciglia, mordicchiandosi l'interno della guancia per l'ennesima volta.

-Tanto, tanto! Quando stavamo cadendo dalle scale avevo una paura folle di morire- a confermare la frase, rabbrividì -Ma adesso mi sa tanto che più che paura di morire, mi limiterei ad urlare quanto mi facciano schifo-

-Più o meno come hai fatto pochi istanti fa?- continuò a rispondere il corvino, alzando leggermente gli occhi al cielo, andando a scontrare lo sguardo con la parete scura che li sovrastava.

-Beh... Non proprio...- la ragazza si portò la mano tra i capelli -Comunque non ho capito perché non abbiamo richiesto nessun desiderio a Ludoviques... Avremmo potuto farlo...! E così sconfiggere una volta per tutte spiriti e spettri-

-É una cosa complicata- si limitò a rispondere Will -Ma mi ha detto che era meglio non farlo, che quell'unico desiderio è destinato ad una situazione molto più grave della nostra... Non ha specificato quando-

-Una situazione molto più grave della nostra? Come potrebbe essere peggio di questa?- fece Diana con una punta di amarezza -Vuol dire che magari non riusciremo a salvare niente e nessuno per davvero? Che il compito sarà ceduto ad altri?-

-Non saprei dirlo- Will prese un grosso sospiro, gettandolo fuori con rapidità.

-Chiaramente ci sono punti di domanda difficili da risolvere. Se dovessimo metterli tutti su carta, non so quanti fogli occuperemmo- concluse Robin

-Dovremmo farlo, probabilmente- optò invece Cathy, scrollando il capo -Appena torniamo da Nemes e Task... Dobbiamo farcene uno-

-Sono d'accordo. Forse, insieme, almeno a qualcosa riusciremo a porgere risposta-

I tre che fin'ora avevano parlato, annuirono, mentre il corvino, in silenzio, continuava a scrutare quelle pareti oscure, socchiudendo leggermente le palpebre ad ogni fremito della montagna.

-Tenebroso?-

-Mh?-

-Tutto ok?-

-Sì, stavo solo... Pensando...-

Dopo qualche istante, tornò ad abbassare lo sguardo in direzione dello sguardo argentino dell'Acqua e scosse lievemente il capo.

Non fece a tempo a farlo che percepì una strana sensazione addosso, come sé tutto sarebbe crollato da un momento all'altro.

E ad ogni scossa di più, ad ogni botto che si scontrava con il fianco della montagna, sentiva la sensazione aumentare spiacevolmente, ritrovandosi a non staccare più lo sguardo da esso.

Anche Will iniziava a sentirsi abbastanza teso.

Percepiva l'aria muoversi un po' troppo per i suoi gusti, come attraversata da vibrazioni sconnesse.

Silver inclinò la testa, guardando come entrambi fossero diventati stranamente diffidenti e agitati,  osservando anche Diana per vedere se pure lei si trovasse in una simile fase.

Non lo era, ma la luce che proveniva dalle sue mani pareva renderla abbastanza affannata e stanca

La sua espressione però, cambiò radicalmente ben presto, soprattutto al sentire tutto tremare come mai prima in una scossa di terremoto che agitava la montagna.

La polvere prese a scivolare dalle pareti insieme a sassolini, tutto vibrava agitandosi senza nessuna tregua.

Robin quasi perse l'equilibrio per quanto questo tremare si fosse fatto forte, lanciando un occhiata, in seguito, dietro di sé e davanti a sé, notando la più che evidente spaccatura che iniziava a formarsi nella roccia, percorrendola sopra e sotto.

Ed eccola, la frana, il crollo più totale di un insieme di ammassi e di pietre che scivolavano giù dal soffitto, portandoli ad appiattirsi alle pareti che apparivano più solide, cominciando poi a procedere cautamente, ma nella maniera più rapida che era loro possibile, sentendo la paura e la tensione che si abbatteva su di loro come non mai.

Le uniche cose che si udirono furono delle urla e delle grida che disperatamente si chiamavano tra loro.

*

Scorpius spalancò le palpebre alla vista di tutte quelle figure nere attorno alla Montagna sul Lago.

Era circondata da tutti i lati e la cosa lasciava perplesso sia lui che tutti quelli che se ne stavano fuori di casa nel tentativo di capire cosa stesse accadendo.

Inutile, siccome neppure avvicinandosi il più possibile si riusciva a visualizzare per bene quegli svolazzanti esseri oscuri che andavano a scontrarsi con la barriera.

All'inizio ve ne erano stati pochi ed erano apparsi come fantasmi scuri sotto la pioggia.

In quel momento, con il clima risollevato e privo di nebbia, non potevano non vedersi.

La folla era tale che gli venne un brivido lungo la schiena.

Gente su gente usciva e sparlottava con qualcuno di sua conoscenza.

Bambini, adulti, anziani... Nessuno era escluso da quell'affanno estremamente pesante pieno di domande e paura, per certi versi.

Paura che quegli esseri iniziassero ad abbordare la città dopo essersi occupati della Montagna degli angeli della mitologia.

Paura che quel tremare che nasceva tra le onde si innalzasse fino a provocare uno tsunami che avrebbe colpito la città, andando incontro ad ogni singola cosa senza nessuna distinzione.

Paura che tutto sarebbe stato accompagnato dalla morte, dalla distruzione, da catastrofi che avrebbero fatto invidia alle vecchie guerre.

Un brivido percorse la schiena del giovane, mentre il cuore pareva bloccarglisi in gola fino a non permettergli di respirare, soffocandolo dall'ansia.

Il suo sguardo schizzò prima da una parte e poi dall'altra, visualizzando figure che indietreggiavano, le espressioni oppresse da un terrore senza ritorno, stesso terrore che si impadroniva del suo petto e della sua mente, portando lui immagini su immagini di caos.

E Scorpius, ancora prima che se ne rendesse conto, stava ritornando di corsa a casa, sentendo ogni singolo attimo che si accatastava su di lui insieme al peso portato dal suo fiato mancante.

Quando raggiunse il negozio, lo fece ormai senza forze,le gambe che gli tremavano come le stesse mani.

Aveva corso, slittando tra le persone, rischiando di prendere contro a qualcuno che ancora non aveva realizzato cosa stesse accadendo.

Aveva pure individuato persone conosciute, da stracci di viso impressi nella sua mente come fiamme per via del suo lavoro ad amici veri e propri, ma non si era voluto fermare, non ce l'aveva fatta.

L'allerta, il timore, la distribuzione interna nella sua mente di qualsiasi cosa che si basasse sulla sopravvivenza diventavano il suo punto focale, il resto era diventato una piccola parte, messa di lato .

Doveva proteggere se stesso e la sua famiglia, questa era la convinzione che si era fatta strada in lui come mai prima.

-Ma'! Ma'! Dobbiamo andarcene, mamma! E in fretta!- quasi urlò, accompagnato dal suono del campanello della porta, superando vasi su vasi senza tregua, oltrepassando il banco da lavoro.

-Scorpius?- la donna nominata lo fissò preoccupata, spuntando dalle scale -Che stai dicendo?-

-Mamma, ti giuro, è importante, dobbiamo andarcene al più presto- il ragazzo dai capelli azzurri strinse la manica della maglia della madre con disperazione, quasi strattonandola, osservandola negli occhi con aria implorante -Vado a chiamare papà da lavoro, tu prepara le valigie e... Poi andiamo via... Ti prego- prese ossigeno, ripetendo poi un secondo -Ti prego- in cui si morse il labbro.

-O...okay- la madre parve quasi boccheggiare alla strana richiesta del figlio, il quale pareva quasi sconvolto -Ma calmati e spiegami le cose almeno... si tratta dei terremoti continui? È per questo che vuoi andare via?-

Il ragazzo si portò due dita al ponte del naso, cercando di respirare e di fare ciò che la genitrice gli aveva ordinato, partendo dal tranquillizzarsi.

Quelle scosse... Non erano qualcosa di naturale e quegli esseri indefinibili sapevano di fine e sofferenza.

Se poteva portare in salvo la sua famiglia, nonostante l'egoismo folle che glielo chiedeva, lo avrebbe fatto.

Perché lui lo era, egoista, non voleva assolutamente perdere qualcuno a cui teneva.

Si riprese dunque, cominciando ad annuire frettolosamente.

-Diciamo... diciamo di sì... ecco. Non c'è tempo per andare nei dettagli. Prima ce ne andiamo e meglio è-

La donna si costrinse ad annuire a sua volta, portando le mani al viso del figlio, lasciandoci carezze delicate e sorridendogli un poco, abbastanza per infondergli maggiore tranquillità -D'accordo- sussurrò in un filo di voce -Farò come vuoi tu-

-Grazie, mamma- un sospiro di sollievo giunse dal ragazzo, il quale però non perse l'ansia e si accinse subito a riprendere la propria corsa per cercare il padre.

Per quanto i muscoli nelle gambe gli sarebbero bruciati, lui avrebbe continuato il suo percorso.

Di certo non si sarebbe aspettato quello che sarebbe accaduto in seguito.

Di certo non si sarebbe aspettato che la sua vita si sarebbe completamente stravolta, proprio per quella corsa, rapida e infinita a suo parere, coi secondi che andavano così lenti che avrebbe potuto perfino mettersi a contarli, uno per uno.

Di certo non si sarebbe aspettato che, un uomo, ubriaco, durante la sua corsa, gli sarebbe andato addosso e che per l'impatto avrebbe indietreggiato fino a cadere dalle scale che portavano alla piazza, spezzandosi il collo, con una macchia di color carminio che si creava al di sotto di lui.

*

Morgan si fermò un istante soltanto, a mezz'aria, sbattendo frenetico le candide ali bianche che lo reggevano nel nulla più assoluto.

Fissò ciò che aveva sotto di sé, studiandolo e tornando a guardare davanti a sé, si soffermò sui ricordi che salivano a galla, ricordandosi molto chiaramente della donna che aveva tenuto tra le braccia, sempre osservando un paesaggio stupendo e mozzafiato come quello.

Quello che gli era sottostante era un insieme di chiazze verdi di varie tonalità, più il terriccio marrone e qualche fiume, poco lontano dall'ennesima città.

Ciò che invece gli era sovrastante era un cielo azzurro quasi limpido, segnato solo da poche nuvole che si riunivano tra di loro per formare un insieme uniforme.

Si riscosse velocemente, riprendendo il volo, sentendo la corrente che attraversava ogni parte del suo corpo, i capelli che si spostavano, agitati, a destra e manca, andando a graffiargli le guance e a posarsi sui suoi occhi

Le sue ali sbattevano con ritmo stabile, ancora nel pieno della loro vitalità, la stanchezza che non dava segni sul suo corpo, al contrario di quando era stato con gli Elementi.

E sarebbe tornato da loro, ben presto, avrebbe concluso la sua missione, ne era certo.

E avrebbe rivisto la donna che ancora amava, quella stessa che aveva sollevato tra terra e aria, sentendo il suo sguardo che ammirava sia cielo che terra e che si posava su di lui, un sorriso felice e radioso che dipingeva il suo volto, evidenziando le guance lievemente rosse, i capelli oro tenuti raccolti in una coda di cavallo.

La avrebbe rivista per quella che sarebbe potuta essere l'ultima volta.

"Lyfia..."

-Morgan... Non puoi... non puoi lasciarmi da sola-

-Mi dispiace. Sono stato richiamato. Ho trasgredito già abbastanza, rimanendo sulla terra così a lungo, nonostante mi avessero richiesto di tornare fin da subito... Non posso andare contro agli arcangeli, altrimenti faranno qualcosa di negativo a chi tengo... A te-

-Ma a me non importa di me stessa! Io... Io voglio solo rimanere con te-

-Non importerà a te... Ma io non voglio vederti morire a causa mia. Non insistere, te ne prego-

-Almeno... Almeno dammi un ultimo bacio-

Ricordava ancora come si era messa sulle punte, aggrappandosi alle sue spalle con le mani, stringendo la stoffa della sua camicia con disperazione, prima di posare le sue labbra sulle proprie in un bacio delicatissimo in cui aveva socchiuso le palpebre, le lacrime che gli bagnavano le guance.

Ricordava come i vestiti erano calati e avevano toccato il suolo ancora prima che se ne accorgesse per davvero.

Ricordava come si erano uniti, quella notte.

L'unica volta in cui la sua anima aveva toccato un peccato... Era stata quella.

L'unica volta in cui si era unito a lei, l'unica in cui erano stati davvero insieme, prima di dividersi inesorabilmente.

E con in testa la figura magra e nuda, longilinea e delicata, della ormai donna, così tanto cambiata, al contrario suo, accelerò nel suo viaggio, sapendo che non si sarebbe più fermato nemmeno un secondo per assistere ad una parte della sua vita.

Aveva perso il diritto di giudicarla sua e di pensare a lei in quella maniera quando se n'era andato, anche se contro la propria volontà.

Questo era, difatti, simboleggiato dalla figlia di Lyfia, Pandora, che di certo non era la sua, siccome i guardiani non potevano avere capacità riproduttive.

Già, Pandora... Assomigliava così tanto a Lyfia da giovane... Ma aveva un tocco di sconosciuto che non avrebbe mai definito in altri modi se non con i moti di focosa gelosia per qualcuno che aveva posseduto l'unica donna che avesse mai amato.

E che, purtroppo, amava ancora, perché non riusciva a reprimere, né anche solo cancellare appena appena, quel sentimento folle di troppo, il quale non lo voleva lasciar andare affatto.

A confermarlo, al solo pensare a lei, gli veniva un dolore enorme al petto.

Con chi era stata, se lo aveva anche solo pensato, se lo amava ancora come lui faceva, se quell'espressione tutta sorridente e calma la aveva porsa anche a qualcun'altro e non solo a lui.

Erano una serie di cose che avrebbe preferito non chiedersi neppure, ma era parecchio, parecchio difficile non farlo.

Avrebbe preferito concentrarsi sulla propria morte imminente, ma più di tanto non lo preoccupava.

La morte non gli era mai importata seriamente.

Spegnersi era solo un annullarsi, per essere portato altrove, senza ricordi, senza pensieri, solo la pace interiore ed il benessere.

Ma questo sarebbe accaduto solo nel caso avesse portato a termine la missione.

In secondo luogo, ne sarebbe stato denigrato e portato alla pazzia dell'animo.

*

 

  
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