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Autore: InuAraXHaikyuu    07/06/2020    2 recensioni
[Kaze ga Tsuyoku Fuiteiru (Run with the wind)]
[Kakeru/Haiji]
“Haiji-san…”. Non riusciva a trovare altre parole, Kakeru, in quel momento, se non l’unica che aveva senso.
“Grazie”, fu invece la sola parola che Haiji spinse fuori dalle labbra.
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Pochi minuti sono trascorsi dal taglio del traguardo della Hakone Ekiden. Una branda, del ghiaccio sintetico sul ginocchio e Haiji aggrappato a Kakeru, ovviamente.
Genere: Hurt/Comfort, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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L’anima di Haiji-san non gli era mai sembrata così grande, né così piccolo il suo corpo, aggrappato al proprio.
 
Dovevano essere passati pochi minuti soltanto da quando la striscia del traguardo si era strappata e Haiji era crollato su di lui. 
Pochi minuti lunghi come anni. 
Le urla, le lacrime, le risate, gli abbracci. 
Decimi. Erano arrivati decimi, e varcando quel traguardo avevano oltrepassato il limite rimasto a dividerli dal loro sogno.
 
Dovevano essere passati pochi minuti soltanto, perché Kakeru aveva ancora le mani bagnate di sudore - un sudore non suo - e perché, anche se non era più accasciato sull’asfalto ma sulla branda di una delle tende dell’organizzazione, Haiji continuava a vibrare di felicità e accettazione; il suo respiro era stremato, la gamba ancora fuori controllo. 
La sua espressione mai così bella come in quel momento.
 
“Haiji-san! Dove senti male?”.
 
Doveva essere inutile usare delle parole per rispondere a quella domanda, perché Haiji si limitò a stringersi a lui, la fronte contro il petto di Kakeru, una risatina spezzata appena udibile.
 
“Il suo medico sarà qui a breve”, disse Yuki, allontanando il telefono dall’orecchio. “L’antidolorifico che gli hanno appena somministrato servirà a poco”. Prima di uscire diede un’ultima occhiata ad Haiji, seduto sul lettino con le gambe penzoloni, e a lui che gli teneva il ghiaccio sintetico premuto contro il ginocchio. “Comunque sta per arrivare. Vanno fatte subito delle iniezioni locali”.
 
Haiji-san…
 
Kakeru avrebbe voluto tirarlo a sé senza troppe cerimonie, nel tentativo disperato di confortarlo, di fargli sentire che lui era lì; ma aveva paura di fargli del male. Lasciò che una singola mano si avventurasse sulla schiena del ragazzo, e lì si fermò. La pelle di Haiji bruciava, sotto la maglietta.
 
“Haiji-san…”.
 
Senti male?, avrebbe voluto chiedergli, ancora. Ma era una domanda stupida.
Il respiro del ragazzo accelerò impercettibilmente. 
Certo che sentiva male. Doveva morire di dolore in quel momento.
 
“Haiji-san…”. Non riusciva a trovare altre parole, Kakeru, in quel momento, se non l’unica che aveva senso.
 
“Grazie”, fu invece la sola parola che Haiji spinse fuori dalle labbra. 
 
Grazie. Probabilmente anche per non avergli chiesto perché lo avesse fatto. Non ce ne sarebbe stato bisogno.  Kakeru sapeva esattamente perché.
 
Sentì le lacrime tradirlo ancora una volta, scendergli sul volto, fino a fermarsi tra le pieghe tremanti di quello che nonostante tutto doveva essere un sorriso.
“Non… non potrai più correre”. 
Non era una domanda, dannazione. 
 
“No”, scosse la testa Haiji, alzando gli occhi su di lui. “Non avrei comunque potuto. E che senso avrebbe avuto… vivere una vita senza poter correre? Ti ringrazio… Kakeru. Così… così ho potuto correre. Dovessi anche zoppicare, da ora in poi… non m’importa. Ho potuto correre almeno una volta”. 
 
“Ma…”.
 
“Sono riuscito a vedere la cima, no? Dio, quanto ne sono felice…”.
 
“Come… come puoi esserlo davvero…?”. 
 
“Perché c’eri tu su quella cima, Kakeru. E potrai salirci quante volte vorrai. E allora… allora ogni volta mi dirai che vista c’è da lassù”.
 
Sì!, avrebbe voluto urlargli Kakeru. Invece non poté fare altro che un cenno debole con la testa. 
E anzi, non riusciva a smettere di piangere, piangere e sorridere, rassegnato e sconfitto, e stringersi alla persona che più capiva al mondo. 
Avrebbe preferito non esserne in grado. 
 
Ma lo era, e decise di prendersene la responsabilità.
 
“Sei tu”. La voce gli uscì rauca e sottile. “La risposta a cosa è la corsa. La corsa sei tu.”
 
Lo sguardo sorpreso di Haiji si addolcì come una nenia. 
Le sue mani risalirono il petto di Kakeru, dove erano rimaste aggrappate, per fermarsi senza peso all’altezza delle spalle. 
Kakeru sentì le sue dita gelate sfiorargli il collo.
 
“Finalmente l’ho trovata, la risposta”, aggiunse, come se ce ne fosse bisogno.
 
“Ah sì…?”. 
 
Se Haiji-san non fosse stato sofferente ed esausto, Kakeru avrebbe giurato che c’era un po’ di malizia in quel tono. Cionostante deglutì e decise di continuare: “E oggi ho capito di essere innamorato… Di essere… innamorato della corsa”.
 
Ok. Kakeru lo aveva detto. Ed era in qualche modo finalmente riuscito a togliergli dal volto quello sguardo vagamente ironico, ma già se ne era pentito. Preferiva mille volte tutti gli sfottò di cui era capace Haiji a quel silenzio boccheggiante e a quegli occhi sgranati. 
 
Lo abbracciò di colpo, più per nascondere da qualche parte il viso paonazzo che per altro, tentando di cancellare le proprie parole a suon di pacche sulla spalla. 
“Lascia perdere! Cioè… scusa! Insomma, dimentica tutto! Non voglio rovinare ogni cosa... Io… non cambia niente, ok?!”. Stava rantolando, maledizione. “No-non voglio che cambi niente, ecco! Solo che…”.
 
“Solo che tu non sai proprio tenertele le emozioni, eh?”, concluse Haiji-san per lui, staccandolo da sé e inchiodando gli occhi grandi ai suoi. “Io invece sono molto più bravo”.
 
Kakeru non ebbe il tempo di pensare cosa diavolo intendesse con quelle parole, né che Haiji doveva essersi avvicinato a lui davvero molto se il suo alito gli solleticava il volto, né quanto fossero meravigliosamente impercettibili le ciglia del ragazzo a dirigere lo sguardo verso le sue labbra e poi verso i suoi occhi e ancora verso le labbra… che lo spazio tra loro si azzerò. 
 
Lo spazio si azzerò e una ventata di emozioni, domande e sensazioni fisiche lo investì senza pietà. 
Manco fossero le folate gelide tra i grattacieli della Hakone Ekiden.
 
Ma in fondo c’era poco da fare resistenza. 
Kakeru serrò gli occhi e schiuse le labbra, contro quelle di Haiji. E si lasciò trasportare dal vento.
Era tutto finalmente chiaro. Perché le sue emozioni erano ora alla luce del sole e la risposta a tutte le sue domande era lì, davanti a lui. Per quanto riguardava le sensazioni fisiche… O beh, al diavolo. 
Affondò una mano dietro la nuca di Haiji e lo attirò a sé. 
 
Che stupido.
Fino a quel giorno, fino al momento in cui Jota gli aveva passato la striscia, Kakeru non l’aveva capito. 
Non aveva una ragazza, no. Così aveva risposto ad Haiji su quella terrazza in montagna. Non l’aveva, perché aveva solo una cosa in mente, aveva pensato quella volta, diventando tutto rosso.
 
Si allontanò un attimo per guardare Haiji-san, anche lui senza fiato. 
Lo guardò e sorrise senza dire niente, colpevole e trionfante. Haiji lo imitò; forse anche lui, in quel momento, si sentiva incapace di tutto, perché quella sete improvvisa e sconosciuta sembrava non placarsi né coi baci né con le lacrime. 
 
Sarebbe arrivato il medico, prima o poi, e in seguito… beh, in seguito avrebbero affrontato quella cosa insieme, qualunque essa fosse. 
Sistemò meglio il ghiaccio sintetico sul ginocchio di Haiji, ormai pericolosamente in bilico.
 
Aveva solo una cosa in mente, Kakeru. 
 
Chiuse gli occhi e strinse Haiji tra le sue braccia.
 
La corsa.



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Ciao a tutti! 
 
Grazie per essere passati su questi lidi. So che in molti hanno già provato a immaginare come si possa sviluppare il rapporto tra i due protagonisti dopo la conclusione della corsa…
Spero che il mio personale contributo all’immediata conclusione della storia sia di vostro gradimento. Fatemi sapere! Commenti e consigli sono sempre i benvenuti!
Io vorrei ufficialmente ringraziare di cuore E_ri_ko per avermi fatto conoscere quest’anime profondo e divertente allo stesso tempo. Sono rimasta stregata dalla delicatezza con cui viene delineato il rapporto tra Haiji e Kakeru e non ho potuto non scrivere qualcosa su di loro!
Grazie ancora!
 
Un saluto a voi, 
 
InuAra
 
   
 
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