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Autore: pokas    07/06/2020    3 recensioni
Hyrule è caduta e il destino di Ganondorf è più brillante che mai, con il potere delle tre dee, il Duca Nero può finalmente puntare a dominare un altro mondo, un mondo simile, ma distante, in cui gli animali non sono sempre docili e la razza dei draghi domina su tutte le creature. Un regno dove Ganondorf è rinato e ha distrutto la speranza di un futuro di pace.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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POV Kap
 
Il vento soffiava forte sull'alta torre ad est del castello.  Il sangue si gelò nelle vene mentre le mie ginocchia crollarono davanti al Duca Nero,  con sadico sorriso ordinò al suo soldato di uccidermi ed io chiusi gli occhi accettando il mio destino.  Solo in quel momento capí tutto e iniziai a ripensare a come l'avventura era cominciata. 
La tiepida luce del tramonto non entrava dalle alte finestre del castello e l'ultimo ricordo che avevo era la sua voce. - d...  Dove sono? -  si chiese la ragazza,  aprì gli occhi e vidi per la prima volta i suoi capelli rossicci e una striscia di sangue colare da una ferita. Sono di certo una persona altruista, troppo dicono in molti,  ma non riesco a trattenermi.  -Tutto bene? - chiesi apprestandomi ad aiutarla ma ahimè ricevetti un cazzotto in pieno volto. -Tu chi sei?!- chiese mettendosi sulla difensiva
-tranquilla, io mi chiamo Kap. Tutto bene?-  insistetti io.  La pelle bruciava e la testa mi girava come dopo un giro sulle montagne russe, ma il mio unico pensiero era il prossimo.  Come il più sicuro degli esploratori si alzo e con la saliva si pulì la ferita. I miei occhi non potevano che osservare la ragazza e lo strano posto in cui ci trovavamo.  -Bhe...  Come ti chiami?-  chiesi per instaurare un rapporto di collaborazione
-sono più prudente di te e non te lo dico, ora se vuoi scusarmi io me ne vado a cercare l'uscita- concluse diffidente girando i tacchi per andar via. -Aspetta... Cerchiamo di collaborare, almeno ti ricordi qualcosa prima di ritrovarti qui?- chiesi, lei si fermò e senza girare le dritte e fiere spalle mi rispose ancor più diffidente -no,  ma anche se ricordassi,  non mi fiderei di dire a te i fatti miei-.  Il castello non era uno dei luoghi migliori per andare in esplorazione da soli -Hey aspettami, potrebbe essere pericoloso...-  dissi avvicinandomi a lei. La sentì ridacchiare - va bene, potrebbe tornarmi utile uno scudo umano- disse avviandosi. 
 
-Almeno ora mi dici come ti chiami?- chiesi ormai stanco di tanta diffidenza
-no, chiamami Doppia R al massimo- rispose acida
-nome bizzarro ma suppongo sia inutile chiederti il suo significato- borbottai rassegnato.  Il mio occhio cadde sulle pareti,  erano illuminate da fiaccole -certo che è stata un scelta strana quella dei rapitori,  siamo nel nuovo millennio e ci buttano in un posto medievale e mal ridotto come questo- dissi cercando di trovare un argomento di cui parlare
-pareti alte, finestre non troppo larghe stile gotico oserei dire- osservò Doppia R. Mi guardai in giro cercando di intravedere nell'ombra probabili uscite -vedi che dovrebbe essere lì dietro- mi disse Doppia R - così facile? Ci hanno buttati in un posto simile e mettono l'uscita a due passi?-  borbottai sospettoso
-apri e basta- disse lei in tono scocciato
-come vuoi...-  dissi spalancando il portone.  La tiepida luce del tramonto mi investi e due occhi rossi mi pietrificarono. L'odore solfureo invase i miei polmoni e la paura mi sbiancò.  Un forte colpo mi buttò a terra e la sua voce mi distrasse da ogni timore -vedi una bestia simile e te ne stai lì a guardarla?!-  mi richiamò Doppia R mentre teneva chiusa la porta. Una fiammata viola entrò da sotto la porta e poi scomparve. -c... Che cos'era?-  chiesi alzandomi da terra
-un drago direi- rispose Doppia R pulendo le scarpe dalla polvere. -d.. Drago?!  Ma è impossibile!- pensai confuso
-comunque sia non è una via sicura, deve esserci un'altra strada usata dai reali per fuggire in caso di pericolo- disse Doppia R allontanandosi
-ma questo posto è enorme,  come facciamo?- chiesi avvicinandomi
-si esplora- rispose con sguardo fiero
-va bene ma non dividiamoci,  andiamo insieme verso la sala del trono ti va bene?- proposi convinto che potevamo collaborare
-no,  forse non hai capito che qui ciascuno gioca per se,  quindi ciao ciao-.
 
Quelle parole mi sorpresero -come no? Bhe… Non puoi impedirmi di seguiti- cercai di convincerla.  Con mia sorpresa reagì in modo molto più violenta, dalla tasca cacciò un coltello, rifiniture eleganti e un rombo rosso nella lama, l'acciaio brillava come il più prezioso dei tesori e la tensione si fece più concreta.  -vedi di non seguirmi- mi avvisò
-invece lo faccio- risposi con convinzione
-preferirei il drago a te- rispose seccata
-la porta è lì, va pure- la invitai io. 
 
Mai avrei creduto che sarebbe andata incontro a quel bestione,  armata solo di un coltello.  Lei  spalancò la porta e poi la richiuse alle sue spalle scomparendo nella polvere.
 
POV Doppia R
 
Il buio, ricordo solo quello prima di vedere lo sguardo spaventato di Kap, ero stufa di svegliarmi sempre lì, in quell'atrio sporco e oscuro, e soprattutto non mi aspettavo di trovare qualcuno, dopo tanto tempo dall'ultima volta. Conoscevo quel posto, o più che altro avevo avuto abbastanza tempo per visitarlo, anche se effettivamente molte cose mi erano sconosciute, strani messaggi sulle pareti, rumori molesti e tanti, tantissimi corpi scheletrici al di fuori delle porte del castello. Ero arrivata lì molto tempo prima di Kap, avevo imparato a sopravvivere e mi infastidiva che lui si preoccupasse per me, sapevo cavarmela da sola e forse in fin dei conti non avrei mai creduto che lui potesse essere utile.
 
Quando entrambi ci riprendemmo mi misi in cammino verso l'uscita più vicina, o più che altro la meno rischiosa. Sapevo bene cosa c'era lì fuori, un enorme drago con possenti zampe coperte da scaglie nere e occhi furiosi e brillanti da cui esce spesso una nebbia viola. Odiavo quella nebbia, era come una malattia che mi debilitava ogni volta che mi colpiva, e forse mandai Kap fuori per questa ragione, per vedere se riusciva a cavarsela, ma un brivido di freddo mi percorse la schiena ed istintivamente lo salvai.
 
Odiavo quella parte di me, sapevo che salvare lui sarebbe significato morte per me, sapevo bene che da quel castello poteva uscire una sola persona, eppure mi sono gettata in suo soccorso, e non avrei mai accettato una simile umiliazione. Sono orgogliosa, sempre stata così, e pur di non affrontare l'idea di essere stata debole, di essermi messa in gioco per uno sconosciuto, decisi di uscire ed affrontare il drago.
 
Le sue possenti ali coprivano il rossastro del cielo di sera, sembrava andare in fiamme mentre dalle fauci mi scagliò una sfera viola infuocata, la schivai correndo per poi nascondermi dietro ad una rientranza delle mura che circondavano il castello. -un Gore Magala come te sa solo usare questi trucchetti miseri?- chiesi schivando un'altra sfera, ma il drago rimase immobile a ringhiare mentre mi fissava. Mi fermai anche io e nei suoi occhi riuscì ad intravedere una parte di quel mostro che in fin dei conti mi assomigliava, era diffidente, furioso, solo.
 
Lasciando l'arma a terra mi avvicinai lentamente -hey… non avere paura- dissi avvicinandomi di più, lui iniziò ad agitarsi -stai calmo…- dissi mettendomi una mano dietro la schiena per tenermi pronta ad un eventuale attacco. Indossavo sempre un mantello che nascondeva una possente arma che tenevo sulla schiena, un falcione insetto, o così credo, è tutto ciò che ho trovato su dei vecchi libracci della biblioteca, anche se effettivamente era un'arma incompleta senza il così detto kinsetto di supporto. Mi ci ero trovata bene, potevo saltare, ferire, marchiare e persino cacciare gli uccelli che volavano sul castello, bastava mirare e sparare come avrei fatto con un fucile, gli uccelli cadevano e morivano per il colpo della caduta. Io accendevo di solito il fuoco con i mobili di legno lavorato dell'atrio o con dei vecchi e inutili libri della biblioteca.
 
Il Gore continuò ad agitarsi e non appena io mi avvicinai invece che sparare una sfera infuocata mi prese alla sprovvista e mi colpì con la coda. Volai via indolenzita e finì per sfondare il grande portone di ingresso. Vidi Kap fissarmi sorpreso e prendere al volo il mio braccio per trascinarmi dietro le porte, il drago era troppo grande per entrare e pur potendo sfondare il castello, il Duca Nero non glielo avrebbe mai permesso, infatti lo richiamò a se. Ero stata colpita da quella nebbiolina sottile e simile a polvere, sentivo il dolore alla schiena per il colpo e sentivo persino i polmoni saturi di quella polvere, ma non dissi nulla, sapevo che bastava restare sdraiati e sarebbe passata, come sempre.
 
Da dietro la porta intravidi il drago spiccare il volo e l'unica parola che mi usci fu -diado- mentre nemmeno calcolai il povero Kap che bianco in volto si era messo davanti a me per proteggermi.

 

 

 

   
 
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