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Autore: SimonaMak    09/06/2020    2 recensioni
Ariadna è la principessa del regno di Tahon, destinata a diventare regina. Lei si crede responsabile, matura e pronta per governare come una vera sovrana, ma i suoi genitori, Re Hector e la Regina Clarissa, non sono d'accordo: la vedono come una ragazzina ingenua e debole, che non se la sa cavare da sola né può occuparsi del regno. Il loro scopo è farla sposare per poter assicurare al popolo un degno sovrano, che sappia gestire tutto al posto di Ariadna. Ma lei non può accettarlo. Vuole dimostrare a tutti che è forte e indipendente, che nessun altro potrebbe regnare meglio di lei. Cercando di dimostrarlo, si mette nei guai, e viene salvata dalla stessa persona che l'ha minacciata: Killian. La sua presenza non fa altro che ricordarle quanto in realtà abbia bisogno di qualcuno che la guidi, che le insegni a difendersi e a combattere per sé stessa. Il problema, però, è che il misterioso ragazzo dagli occhi verdi, le nasconde un segreto che cambierà il corso delle loro vite e che svelerà altri misteri, fino ad allora mai scoperti. La principessa è stata incastrata.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 23

ALTRIMENTI.

 
I giorni passano e io sono sempre più in ansia all’idea che da un momento all’altro qualcuno possa sconvolgere la tranquillità del regno. So per certo, grazie alle informazioni che Dimitri ha deciso di fornirmi, che i confini sono perlustrati notte e giorno dai militari e il castello ha riservato i più esperti per la protezione della famiglia reale. Ciò mi sembra ingiusto perché in questo modo coloro i quali hanno cominciato da poco l’allenamento in Accademia, saranno sottoposti a pericolo certo non appena attaccheranno il regno; saranno affiancati anche da soldati con esperienza, ma di sicuro non potranno proteggere loro e anche gli abitanti.
Il governo di Tahon ha stabilito che non ci sarà alcuna resa e di fatto stiamo aspettando una mossa falsa per controattaccare. Non riesco a digerire la situazione poiché attendere una possibile sconfitta e probabilmente spargimento di sangue, non aiuta a calmare gli animi né a mantenere la tranquillità. Si è sparsa la voce del pericolo incombente e molti sudditi si sono radunati a palazzo per chiedere aiuti preventivi o avere conferma.
-”Vi chiedo solo di stare a casa ed evitare di uscire. È tutto sotto controllo”- ha dovuto dire mio padre con un comunicato stampa.
Non è del tutto vero: temo che le speranze siano vane e che dovremmo accettare di essere spacciati. So di essere catastrofista, ma qualsiasi possibilità che abbiamo di trionfare dipende da Harnor e dal giudizio di Steon. Per quanto si sia creato un’aura spaventosa, voglio incontrarlo. Non riesco a capire bene il perché, però immagino di potergli parlare e convincerlo di stipulare una pace o qualcosa del genere. Ci deve essere una prova che testimoni l’innocenza di mio padre, che contrasti le prove che dice di avere lui.
-”Padre, come possiamo dimostrare che alla sorella di Steon non è stato fatto alcun male?”- ho provato a chiedere al Re.
Mi ha guardato senza guardarmi, risucchiato da qualche pensiero lontano ed evidentemente triste.
-”Bisognerebbe trovarla viva, ma nessuno sa più niente di lei. Tua zia, non la conosci, ma all’epoca andava d’accordo con Milah essendo le uniche donne a palazzo. Io avevo pressapoco la tua età e il mio consigliere mi aiutava a regnare, prendere le decisioni, non avendo i mie genitori che potessero istruirmi. Solo che neanche mia sorella ha notizie a riguardo; era in Germania con suo marito e le chiesi di non tornare più quando Steon minacciò il regno”-
Ricordo di aver letto la copia della lettera spedita a mia zia, in cui Re Hector si mostrava disperato e innocente, la pregava di non mettersi in pericolo.
Davvero non c’è modo di sapere cosa sia successo a Milah? Non potrebbe essere semplicemente scappata via per non dover affrontare il fratello tiranno e imbroglione? Magari sta vivendo la sua vita lontano da qui, in pace.
Mi si è accesa una lampadina, più che altro un’ulteriore idea folle.
Non ho parlato molto con Killian ultimamente perché voglio rimanere lontano dai problemi di cuore e l’idea di dover rinunciare a qualcosa o qualcuno mi terrorizza. All’inizio ha provato ad insistere ma ha dovuto rispettare la mia volontà, nonostante mi sia costato parecchio. È venuto a bussare alla mia portafinestra, quasi come d’abitudine, e ho bloccato le mani dietro la schiena per costringermi a non aprire, serrando i pugni talmente forte da avere ancora le cicatrici causate dalle unghie conficcate a sangue nella carne. Mi diceva “Apri, per favore, parliamo” e la sua voce risuonava camuffata dallo spessore del vetro. Ho temuto per i miei occhi: mi bruciavano così tanto che ho pensato mi stessero uscendo lacrime di veleno.
-”Non ti toccherò, promesso. Ho solo bisogno di starti vicino”- ha continuato.
E io? Non ne sento la necessità? Per me la sua presenza è diventata fonte di ristoro, di felicità e ormai credo di non poter vivere senza di lui. Mi viene da ridere se penso a questo ma nel momento in cui lui non è con me…mi sento morire, come se non potessi esistere se non fossi alimentata da Killian. Non credevo possibile provare un sentimento simile, ma è così. Lo vedo.
Mi sono lasciata andare per terra e ho obbligato il mio corpo a girarsi di spalle, poggiando la schiena alla portafinestra. Solo in quel momento ho avvicinato il viso alle ginocchia per sprofondare in un pianto soffocato. Lui si è posizionato allo stesso modo: solo il vetro separava i nostri corpi ed era come se fossimo schiena contro schiena. Mi dispiaceva che dovesse stare fuori, considerando che l’aria è diventata fredda con l’avvicinarsi di ottobre. Ho immaginato che osservasse le stelle e che fingesse di avermi al suo fianco, davvero. Mi è sembrato di sentirgli dire qualcosa, senza però afferrare le parole; magari avevo immaginato anche quello.
Non ho fatto altro che pensare alla nostra notte insieme, al modo in cui mi ha fatta sentire e al medaglione donato che porto sempre al collo, nascosto sotto i vestiti; il suo profumo sul mio corpo, il suo tocco, le parole di conforto e il suo essere premuroso in una situazione delicata. Ho provato l’amore, quello che ti consuma e ti fa sentire parte integrante della persona che ti restituisce ogni ragione di vivere. È raro trovare qualcuno così, per questo non so come dovrei rinunciarvi.
Adesso temo di commettere un altro errore madornale andando verso la camera di Killian, sapendo che non c’è nessuno nel corridoio; sono tutti occupati a causa della circostanza di pericolo. Ho controllato se si trovasse in giardino, sotto il gazebo, ma non è lì. Ipotizzando che Milah possa essere fuggita via per evitare i problemi incombenti, mi è venuta l’idea di andare da lui.
Apro la porta della stanza, ricordando il momento in cui sono entrata per la prima volta dopo l’appuntamento con Christopher. Credeva che avessi dato a lui il mio primo bacio, e invece me lo rubò Killian. Sono passati più di tre mesi.
Lo vedo disteso comodamente sul letto intento a leggere un libro. Non appena mi vede, preso alla sprovvista, ripone il libro dentro ad un cassetto come se l’avessi sorpreso a sfogliare un giornalino porno. Mi appresto a chiudere la porta a chiave e avvicinarmi a lui.
-”Non credevo che venissi da me”-
Non è disturbato dalla mia presenza, solo meravigliato. Si passa le dita tra i riccioli castani per ordinarli e vorrei farlo io al suo posto. Ha una felpa leggera di quelle con la zip, ed è strano vederlo vestito in questo modo ordinario.
-”Nemmeno io”- rispondo, sistemandomi una ciocca dietro l’orecchio.
Il suo sguardo si fa intenso e capita che il verde brillante dei suoi occhi si tramuta in smeraldo scuro. Dall’altro lato del letto, avanzo con le ginocchia, come una bambina che cerca consolazione dopo essere stata svegliata da un brutto sogno. Mi segue a ruota e racchiude le mie guance con le sue mani calde e ruvide.
-”Che hai bambolina?”- il suo tono di voce è così dolce che fatico ad associarlo alla sua persona.
Mi accuccio sul suo petto, abbracciandolo e assorbendo tutto il suo odore per poterlo custodire dentro di me. Mi stringe, baciandomi la testa come un padre affettuoso.
-”Scappiamo via”- sussurro, sperando quasi che non mi sentisse.
Invece recepisce eccome. Mi allontana dal suo corpo per potermi squadrare meglio dall’alto. Vedo come cerca di leggere la mia espressione, forse per assicurarsi della sicurezza nelle mie parole.
-”Dove vorresti andare?”- intravedo una scintilla di divertimento, ma resta serio.
-”Nel posto in cui vivevi prima, non so. Andiamo alle feste, guardiamo film, mangiamo schifezze”-
Soffoca una risata e mi bacia a fior di labbra. Nota che mi irrigidisco per cui non approfondisce il contatto.
-”Solo ad una condizione”- afferma, con il suo sorriso sghembo.
Riesco a sciogliermi un po’ e a tremare di meno; afferro la sua maglia come se fosse un pilastro per sorreggermi. Gli direi “Tutto quello che vuoi” ma rimango in silenzio aspettando che completi la frase.
-”Io farò il principe e tu…beh…”-
Lo spingo dalle spalle scherzosamente facendolo ridacchiare e smorzando la sua malizia. Torna a guardarmi con un sorriso, bello da mozzare il fiato. Non riesco a smettere di ammirarlo come se fosse una costellazione di stelle e d’improvviso si accorge dell’intensità del mio sguardo. Vorrei dirgli che sono innamorata di lui, sul serio, e che vorrei passare il resto dei miei giorni al suo fianco, fantasticando sul nostro futuro, facendomi toccare pure l’anima.
Pare che Killian mi abbia letto nel pensiero: rimanendo inginocchiato sul letto, come me, mi sfiora la gamba scoperta dall’abito di velluto rosso che indosso oggi, risale delicatamente senza smettere di osservare il mio viso. Trattengo il respiro poiché so che tremerebbe così come le mie mani attorcigliate tra loro. È seducente di proposito o forse è solo il suo modo di scavare dentro di me con quelle fessure luminose.
Sotto il vestito arriva all’altezza dei fianchi circondati dall’elastico degli slip con il quale sta giocando e mi avvicina a sé con forza, scuotendo ogni nervo. Sfrega la punta del naso contro il mio e sento che sta per abbassare le mutandine.
-”Non possiamo, per favore”- bisbiglio con tutta la buona volontà che riesco a far emergere.
Un po’ abbattuto, prosegue verso l’alto, accarezzando le costole e lo sterno; evita di toccare il reggiseno e ciò che nasconde, passando la mano direttamente sulla schiena. Mi bacia la spalla nuda, la clavicola e il collo; il mio cuore martella violento e la mia lucidità vacilla in maniera pericolosa.
Ho sempre pensato che il desiderio fosse una sensazione piacevole da provare: non potevo sapere che, invece, si rivelasse una lama sottopelle intenzionata ad uccidermi.
-”Allora stanotte, scappiamo”- mi scruta da sotto le ciglia prima di ritirare le mani.
Rimango spiazzata dalla fermezza con cui l’ha affermato e non credevo che mi prendesse così sul serio; da un lato è sollevante, ma dall’altro terrificante.
-”Hai cambiato idea?”- indaga, alzando le sopracciglia.
Se non mi sta mettendo alla prova, giurerei che dice sul serio. Mi sento scombussolata e potrei rimettere ciò che ho mangiato, ma alla fine gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia ruvida a causa della ricrescita della barba.
-”Ti aspetto”- sussurro, per poi girarmi in modo da scendere dal letto.
Mi tira dal polso e finisco tra le sue braccia, accolta dalle labbra che si insinuano sulle mie come a sigillare una promessa d’amore.
-”Aspettami”-




Solo dopo essere uscita dalla camera di Killian, mi accorgo della stupidaggine che gli ho detto. Le guardie poste all’esterno sono triplicate, non potrebbe sfuggire loro qualcuno che cerca di scappare via. Soprattutto la principessa.
Potrei chiedere aiuto a Dimitri, anche se non sono sicura che me lo lascerebbe fare considerando il pericolo là fuori. A meno che…a meno che indosso l’uniforme dell’accademia, nascondo i capelli sotto il cappello e ci fingiamo di pattuglia. Forse è troppo ridicolo persino per me.
Ma davvero sto prendendo in considerazione l’idea di andarmene e lasciare in balia di Harnor il mio popolo, scaricare tutte le responsabilità sulla mia famiglia e su Christopher, rinunciare al mio titolo? È come se avessi già scelto. Sarei una codarda, irresponsabile ed egoista se pensassi solo al mio “sogno d’amore” in una situazione come questa. Per un attimo realizzare una cosa del genere mi dà speranza e sollievo. In cuor mio so che non potrebbe concretizzarsi davvero.
Che idiota! Come mai Killian non mi ha fermata, non mi ha convinta che fosse una cattiva idea? Non so come dirgli, adesso, di lasciar perdere. Mi sono lasciata trasportare dall’istinto e non ho riflettuto sulle conseguenze delle mie azioni. Potrebbe sentirsi ferito se rinunciassi a tutto dopo averlo illuso. Io vorrei tanto farlo, andare via da qui e scappare dai problemi che attanagliano il castello, vivere la mia vita secondo le mie scelte, senza dover nascondere i miei sentimenti per Killian. Ma no, non posso deludere tutti per un mio capriccio personale; non posso andarmene.
Mi reco alla sala da ballo come ho fatto più o meno ogni giorno – essendo sospese tutte le lezioni – per allenarmi da sola. Ho deciso che non posso smettere di esercitarmi, specialmente perché devo essere pronta a difendermi e magari anche a combattere se mai arrivassero a me. Se Steon arrivasse a me.
Ho fatto posizionare un sacco, di quelli utili per sferrare pugni e calci, infatti ho alcune ferite sulle nocche poiché l’unica protezione che uso è una fascia. Me la cavo anche con i coltelli e con le lame in generale, avendo imparato il giusto movimento del polso e le tecniche per essere altrettanto pericolosa, se dovesse servire. Soprattutto sono brava a schivare i colpi, benché adesso non ci sia nessuno che li inferisca.
Qualcuno entra in sala e si tratta sorprendentemente del mio fidanzato. Non smetto di spingere in avanti le gambe contro il sacco mentre lui mi esamina con attenzione, con la mani strette sulla schiena. Quando si avvicina di più gli rivolgo uno sguardo irritato.
-”Mi trovi un fenomeno da baraccone?”- domando secca.
Non comprende il mio atteggiamento brusco; non vorrei ferirlo, solo che mi sento osservata come se una donna non potesse esercitarsi e quindi, per questo, apparissi ridicola.
-”No, sei parecchio brava. È un bene che tu ti sappia difendere”- risponde con fare ruffiano.
Christopher è impeccabile come sempre, sbarbato e con i capelli più corti come se si stesse preparando per una festa e non per una guerra.
Dal fodero esce la sua lama in pendant con i colori della divisa e me la punta contro, sfidandomi. È rischioso e non mi è chiaro perché lo faccia, ma non rifiuto. Cerca di prendermi, però è come se riuscissi a prevedere le sue mosse e, agilmente, mi sposto dall’altra parte. Salto, schivo, colpisco alle gambe e lo confondo. Non riesce a sfiorarmi nemmeno una volta ed io, disarmata, lo afferro da un braccio per far in modo che l’arma gli cada per terra.
-”Non male”- commenta.
Stringo la coda di cavallo che regge i miei capelli e gli do le spalle.
Fare ciò mi aiuta a concentrarmi su altro, mettendo da parte i dubbi e le azioni sconsiderate che mi sovvengono.
-”Quindi hai anche imparato, non solo amoreggiato”-
Alzo di scatto la testa davanti a me, sbarrando gli occhi.
Sa di Killian.
Faccio fatica a girarmi dalla sua parte, per la vergogna e anche per il fastidio.
-”In che senso?”- farfuglio, sciogliendo le bende di protezione sulle nocche.
Lo sento avvicinarsi alla mia schiena, scandendo i passi, fino ad avvertire il suo respiro sulla nuca.
-”Non pensavo ti fossi innamorata di una persona fredda e violenta”-
Un brivido mi percorre dalla testa ai piedi, costringendomi a voltarmi verso di lui. La sua espressione è rigida e mostra anche delusione. Mi sta giudicando.
Cerco di mantenere il suo sguardo, trattenendo i miei sensi di colpa e una possibile reazione pietosa. Non cedere.
-”Non sai che tipo di persone mi piacciono”- puntualizzo, incrociando le braccia.
Spalanca gli occhi blu, fingendo stupore. Non l’ho mai visto così, quasi scontroso e sarcasticamente irritante.
-”Di sicuro non quelle che si mostrano gentili, disponibili e interessate”-
E’ come se si sentisse minacciato, addirittura offeso del fatto che io sia innamorata di Killian, un popolano che lavora a palazzo, e non di lui, soldato coraggioso e tenace.
-”Non capisco dove vuoi andare a parare”- faccio un passo indietro, perché adesso sono io che mi sento minacciata dal suo atteggiamento ostile mai visto.
-”O forse semplicemente ti piacciono le sfide, ti attrae l’idea che sia una relazione impossibile da realizzarsi”- lo dice come se ci stesse riflettendo davvero.
Sbaglio o sta sminuendo i miei sentimenti e il rapporto con il ragazzo che amo pur di sentirsi meglio, superiore e umiliarmi? Non è da Christopher.
Noto come si stia trattenendo; sembra fin troppo arrabbiato e non intravedo più la possibilità che voleva darmi fino a qualche giorno fa.
-”Se è così, possiamo vederci di nascosto e incontrarci nella mia camera per fare porcherie a letto”- pronuncia quella parola con disprezzo, sputandola.
Oh cielo. Lui mi ha vista! Dice così perché sa che sono andata nella stanza di Killian. Ma allora mi stava seguendo? Qualcuno gliel’ha riferito? So che non sono nella posizione per essere disgustata da ciò, ma lo sono! Sono sbiancata in viso, me ne rendo conto, solo che non pensavo minimamente di vederlo infuriato e nauseato. Non ha tutti i torti, ok, però mi preoccupa parecchio. È tutto così strano; mai avrei immaginato di vivere un momento del genere con il mio futuro sposo. Fatico ad associare questa nuova facciata all’opinione che ormai mi sono fatta di lui.
-”Non è successo niente, te l’assicuro!”- mi difendo, alzando un po’ la voce.
Ride amaramente, con un pizzico di disperazione. Posso solo immaginare come si sente ma deve darmi la possibilità di spiegarmi. Anche se sono innocente per questa volta, non lo sono per le altre. Non ho scusanti in effetti, ma è necessario accusarmi con cotanta cattiveria?
-”Volevo essere corretto e non sfiorarti nemmeno con un dito, ma se era questo che volevi bastava chiedere!”-
Non sembra più lui, è fuori di sé. Mi sento dilaniata da ciò che mi sta dicendo, come se fossi una poco di buono. Capisco la sua rabbia…non che mi debba insultare però. Si passa una mano nei capelli dorati con forza e poi la scaraventa contro il sacco che uso per esercitarmi. Indietreggio spaventata da tale gesto e gli occhi mi si inumidiscono. Vorrei che arrivasse Dimitri.
-”Ah no, certo, non volevi che accadesse con me. Ma con quel pezzente. Cos’è, più eccitante?”- non smette di vomitare le frasi con riluttanza e ribrezzo.
Le iridi blu sembrano quasi nere e sulla fronte si è riempito di vene pulsanti. Christopher, che ti sta succedendo? Sei sempre stato così gentile, riflessivo…
Leggo un’ombra per nulla sottile distendersi sul suo viso, risucchiarlo dentro un vortice gelido e oscuro colmo di rancore, odio, sofferenza.
-”Per favore, calmati”- provo a dirgli, alzando le mani e abbassandole.
Ad un tratto sembra sul punto di piangere. L’ho ferito davvero così tanto? Non credevo tenesse a me fino a questo punto, a meno che lui stia pensando alla corona. Pare che l’abbia presa troppo sul personale, quindi mi fa pensare che provi qualcosa per me. Non è semplice attrazione: è come se dentro di lui ci fossero delle emozioni più intense e discrepante.
-”Non volevo seguirti, ma quando mi hai detto che eri innamorata di un altro…non ho resistito. Ti sei comportata in modo normale, fino ad oggi…Sei entrata furtivamente nella stanza del tuo maestro di difesa, un ragazzo attraente e con fare arrogante. Come può non essere lui? Che stupido sono stato, davvero. Addirittura che andassi da lui come una cortigiana non l’avrei mai immaginato”-
A questo punto mi viene spontaneo dargli uno schiaffo per come mi ha definita. Come si permette? Non giustifico più la sua collera se arriva ad insinuare una cosa del genere sul mio conto. Il modo in cui ha ammesso di avermi seguita…mi ha messo i brividi e si è fatta strada in me una sensazione di disagio.
Dopo aver incassato il colpo, afferra il mio polso e lo usa per avvicinarmi a lui. Lo guardo con rabbia e con spavento a causa del modo in cui mi fulmina con gli occhi.
-”Non è successo niente, dovevo solo parargli”- gli spiego, soffermandomi sul labbro inferiore che si sta mordendo a sangue.
-”E comunque non hai il diritto di insultarmi in tal modo!”- aggiungo.
Lascia la presa su di me e piano piano si accorge che sta esagerando. Gli sfugge una lacrima silenziosa e lesta, per poi asciugarsi subito sulla guancia.
-”Se non è successo oggi, sarà successo lo stesso”- non è una domanda la sua.
Decido di non dire niente e Christopher annuisce come se avessi risposto. Mi aspetto un’altra reazione brusca e invece non arriva. L’espressione rassegnata lascia spazio ad una fredda, severa.
-”Sicuramente ti sta usando e non te ne rendi nemmeno conto”-
Odio, ODIO che debbano alludere sempre a questo! Non potrebbe amarmi davvero? Cosa ne sa lui di ciò che c’è tra noi?! Si è sviluppato alle sue spalle, ed è sbagliato, ma non per questo è tutto falso.
Se la sua intenzione è stata quella di ferirmi, è riuscito nell’intento e pare soddisfatto dalla lacrima che, stavolta, scivola sul mio viso.
-”Non è così. Ne sono certa”- affermo.
Ho voglia di stringere forte il medaglione a forma di fiore di ciliegio ma ho paura che possa accorgersene e mi trattengo.
Scuote la testa, sorridendo amaramente, poi fa per andarsene via. Il mio cuore prova sollievo perché non ce la sta facendo più ad affrontare la situazione con Christopher.
Prima di varcare la soglia, però, si gira verso di e con fare imperativo dice:
-”Interrompi questa relazione clandestina, altrimenti lo saprà tutto il regno”-
E quando i suoi passi sono troppo lontani per essere uditi, le mie ginocchia decidono di cedere così come il battito del mio cuore.


 
*


Se prima ero intenzionata a lasciar perdere la “fuga d’amore” con Killian che io stessa ho proposto, dopo aver discusso con Christopher ed essere stata minacciata, credo sia l’unica opzione da considerare.
Ancora una volta qualcuno mi impedisce di scegliere.
Mai nessuno, prima d’ora, aveva affondato dentro di me una lama così tagliente e infuocata, per quanto metaforica sia stata. Mi ha denigrata, offesa, facendomi sentire uno zerbino calpestato dalle sue insinuazioni ed epiteti disgustosi. Non che io possa giustificare il mio tradimento, ma non mi sarei aspettata da lui un’aggressione verbale così d’impatto da suscitarmi terrore e disagio.
L’umiliazione più grande della mia vita.
So che voleva ferirmi allo stesso modo in cui l’ho ferito io involontariamente, però ha esagerato nel momento in cui ha varcato il limite umano di oltraggio.
Non ho smesso di tremare e singhiozzare, fin quando una giovane collaboratrice è entrata nella sala da ballo e mi ha aiutato ad uscirne più o meno incolume. La mia mente non ha fatto che ripetere il ricordo chiaro e vibrante, sottolineando l’ultima intimazione di Christopher. Devo rinunciare a Killian, se voglio mantenere intatto l’onore della famiglia reale. Ma è davvero ciò che conta, in una situazione come questa che sta vivendo Tahon?
Per tale motivo ho deciso di andarmene veramente, senza rimorsi o titubanze. Di sicuro me ne pentirò in seguito, ripensando ai miei genitori, a Dimitri, al regno e a quanto io sia codarda. Non ce la faccio più. È così sbagliato essere esausti?
Se ci rifletto ancora temo di tirarmi indietro di nuovo, per cui devo sbrigarmi. È sera, perciò è il momento di progettare la mia fuga imminente. È deciso.
Tornando nelle mie stanze, tiro fuori un sospiro di sollievo non trovando alcuna ancella, tanto meno Sistiana. Mi sciacquo il viso appiccicoso e salato a causa delle lacrime e recupero un borsa di medie dimensioni all’interno della cassapanca ai piedi del letto. Non posso portare chissà cosa: niente vestiti, effetti personali o cibo. Sto pensando a dei gioielli, in modo da venderli e procurarci del denaro. Sì, buona idea!
Devo aspettare che arrivi Killian con le uniformi dell’accademia, seppur sia molto rischioso e soprattutto difficile non essere notati da tutte le guardie appostate fuori. Gli ho accennato prima la mia idea di camuffarci e lui si è trovato d’accordo.
Racchiudo i riccioli in uno chignon stretto e custodisco un coltello dal manico ingioiellato all’interno della borsa. Non appena percepisco una presenza nel mio terrazzo, apro le tende così come la portafinestra.
Il mio principe è arrivato, con uno zaino sportivo che solitamente si porta in missione. Credo.
Indossa già la divisa azzurra e argentata, con l’arma ben in vista nel fodero.
-”Non c’era bisogno”- la indico, guardandolo turbata.
-”Le guardie non camminano senza, ne ho una anche per te”-
E’ più piccola, lunga circa quanto il mio avambraccio e la tira fuori dal borsone, insieme all’abbigliamento che devo mettere io. C’è anche un berretto militare, utile a coprire i miei capelli. Magari con il buio non faranno caso alla mia faccia. Non so con esattezza come abbia fatto a procurarseli, ma mi fido.
Vado a cambiarmi dietro il separé in legno, sentendolo sbuffare.
-”Niente che non abbia già visto”- mi informa, ironico.
Non rispondo e in fretta indosso l’uniforme uguale alla sua ma più stretta, benché per me sia comunque larga dalle spalle e dalle gambe.
Mi lancia uno uno sguardo d’approvazione oltre che affettuoso.
Come fa, questo ragazzo, ad essere sempre bello? Mai una volta che penso sia mal ridotto o sgualcito come un cuscino spelacchiato. Io, invece, ho sempre delle occhiaie tremende che risaltano i miei occhi azzurri, nonostante siano gonfi e imbruttiti; non esiste il giorno in cui i miei capelli saranno in ordine, così come le mie labbra saranno sempre arrossate e screpolate. Per fortuna non ho brufoli dall’età di quattordici anni, altrimenti sarei stata un mostro in confronto.
Sale in me l’adrenalina, scaturita dal rischio di ciò che stiamo per fare e dalla voglia di farlo perché mi libererebbe da tutto e tutti. Saremo solo io e Killian. I nervi sono tesi come corde di violino e lui pare avvertirlo; si avvicina e mi accarezza la schiena con fare rassicurante.
-”Devi esserne sicura, non si torna più indietro”-
Ha ragione, non potrò ritornare sui miei passi una volta intrapreso il cammino verso la folle ed irresponsabile libertà. Lo voglio davvero? Tutto ciò che mi basta è avere lui al mio fianco?
Addio alla mia famiglia, ai miei migliori amici, a Sistiana e Dimitri; alle lezioni; ai ricevimenti; all’essere servita e riverita; agli abiti sontuosi; alle corone preziose; ai rimproveri di mamma e ai sorrisi di papà; alle notti insonni; ai balli regali; alle cavalcate con Cannella; alle scelte forzate; ai fidanzati maniaci; all’insoddisfazione.
Sono egoista, sconsiderata, deludente. Ma devo farlo.
Sorrido al ragazzo che sento di amare e vorrei dirglielo finalmente, con il cuore in mano e la promessa di un vero futuro insieme, privo di bugie e sotterfugi.
-”Killian, io ti…”-
Un rumore sordo proviene dalla porta. Qualcuno sta bussando con violenza, concitazione e i miei battiti sembrano riportare lo stesso ritmo. Guardo allarmata prima da quella direzione e poi il ragazzo di fronte a me.
-”Non aprire”- bisbiglia.
Certo, è la soluzione migliore, altrimenti potrei cambiare idea. Ma perché bussare in tal modo se non fosse…importante? Magari ci hanno scoperto e non è successo niente. Non devo rispondere.
-”Principessa, sono Dimitri!”- sento rimbombare dall’esterno, assieme alle nocche che sbattono sulla porta.
La sua voce è inquieta e agitata. Come faccio a non aprire a lui…
Killian scuote la testa, suggerendomi di non cedere. Sa che la mia guardia potrebbe farmi tentennare, soprattutto se il suo tono è così preoccupante.
-”Vi prego, è importante. Riguarda Steon”-
A quel nome entrambi sussultiamo e non riesco a nascondere la paura nei miei occhi. Il ragazzo sembra confuso e curioso allo stesso tempo.
Non ce la faccio a rimanere con le mani in mano quando Dimitri mi prega di aprire la porta, specialmente se riguarda il tiranno che ci minaccia.
Vado verso di lui, anche se Killian mi trattiene dal polso, supplicandomi con gli occhi di non andare. La situazione è sempre più difficile da sostenere e il suo sguardo non aiuta di certo.
Con le labbra formo la frase “Mi dispiace” e corro ad aprire alla guardia, non preoccupandomi del mio abbigliamento sospetto.
Sollevato, mi esamina per pochi secondi e le sue iridi ghiacciate dimostrano panico. Mai visto riflesso in lui.

-”Hanno attaccato i confini, entrando nel regno. Stanno arrivando.”-
   
 
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