Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: shirupandasarunekotenshi    09/06/2020    0 recensioni
Fanfic ambientata in seguito agli eventi raccontati nell'oav "Message". Ryo e i nakama si sono ritrovati e capiscono che non possono più separarsi e che il senso della loro esistenza lo troveranno solo nello stare insieme. Ma Realizzare tale sogno potrebbe non rivelarsi così semplice.
Dinamiche polyamorose. Non si trova tra la opzioni così lo diciamo nell'introduzione: possiamo definirla una fivesome più che threesome :P
Questa fanfic andrebbe letta dopo la nostra "Owari no mae ni owari".
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Threesome
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CAPITOLO 18
 
Shin mollò a terra i bagagli di Touma e chiuse la porta di casa dietro di loro. Si muoveva come un cucciolo di delfino che, desideroso di giocare, non riusciva a smettere di saltellare intorno ai presenti.
“Vi dispiace portare di sopra i bagagli, mentre preparo il pranzo?”. Poi strappò letteralmente dalle mani di Seiji le sue borse. “O preferite che vi dia una mano con i bagagli prima?” Subito dopo li riposò a terra. “Ma qualcuno deve pensare al pranzo!”. Fece per correre verso la cucina, ma tornò subito sui propri passi. “Uffa, però vorrei anche venire di sopra con voi!”. Poi tornò ancora indietro. “Però forse è meglio se vi lascio un po' da soli!”. Si guardò ancora intorno, frenetico. “O forse...”.
Seiji si portò una mano alla fronte, con un grugnito.
In quei casi, Touma lo sapeva, c'era solo un modo per fermare il ragazzo.
“O forse potrei chiudere quella tua dolce boccuccia con la mia e allora non si disfarebbero bagagli né si preparerebbe alcun pasto. A te la scelta, pesciolino...”.
Ecco la tecnica Touma.
Shin si immobilizzò, rintanò la testa tra le spalle ed arricciò naso e labbra, parlando in una serie di sussurri capricciosi:
“È che non mi va di stare in cucina da solo, altrimenti ricomincerò a non crederci... che abitate davvero qui... per sempre...”.
“Allora stai con noi a disfare i bagagli e poi veniamo noi con te in cucina”.
Logico Watson, no? Avrebbe aggiunto Touma. Ma tanto bastava.
Shin lo scrutò dal basso in alto con occhioni languidi.
“Ma non viene tardi?”.
Touma lo guardò, alzò le spalle e si rivolse anche a Seiji.
“Abbiamo fretta, forse?”.
Shin ribatté senza mutare tono né espressione:
“Ma io vorrei che fosse tutto perfetto... per voi...”.
Seiji diede una gomitata a Touma bisbigliandogli nell'orecchio:
“Lo picchi tu o lo picchio io?”.
Touma si morse le labbra, poi sbuffò:
“Ma va bene così. Non deve essere perfetto. Basta che siamo assieme, no? E poi, anche così rischi un bacio... lo sai?”.
Combattendo contro il proprio violento rossore, Shin fece un balzo in avanti e li strinse entrambi in un abbraccio nervoso, con i piedi che sembravano non riuscire a stare fermi sul posto.
“Abitiamo insieme, abitiamo insieme, che bello che bello!”.
Seiji, soffocato da quella stretta, non sapeva se sfuggire a tanta invadenza o se scoppiare a ridere.
Touma fece la cosa più spontanea che gli venne in ispirazione e... baciò Shin. Con bacio stampo. E poi replicò con le labbra di Seiji.
“Così va bene?”.
“Mmmhhh” piagnucolò Shin nascondendo il viso contro Touma, mentre Seiji si portò un pugno chiuso alla bocca e tossicchiò per nascondere l'imbarazzo.
L'essere tornati a casa, nel luogo che più ristorava anima e corpo, aveva riportato sicurezza in Touma: le lacrime si erano asciugate, l'angoscia era un po' sfumata, lasciandosi alle spalle un briciolo di pace, infine.
Mise le mani sui fianchi, sbuffò e salì le scale carico di borse sue e di Seiji:
“Io comincio...”.
Shin scattò come un fulmine e cominciò con lui una lotta serrata per prendere i bagagli... tutti...
“Li porto io!”.
Touma, da metà scale, alzò gli occhi al cielo.
“Con calma, non c'è fretta! E poi ci son anche le braccia di Seiji libere...”.
“Ma voglio portarli io!” strillò Shin ed un nuovo strattone lo sbilanciò, facendolo oscillare pericolosamente all'indietro.
Touma afferrò una sua mano e un bagaglio al contempo e lo tirò verso di sé.
“Zuccone, non vorrai cominciare ruzzolando per le scale!”.
A volte quel ragazzo era un vero bambino, quando si intestardiva.
“Guarda che ce la faccio!” un altro strattone e Shin si ritrovò seduto sul primo gradino. Seiji si portò una mano alle labbra e ridacchiò:
“Se deve essere così tutti i giorni, potrei diventare pazzo in breve”.
Touma si sedette sul gradino più alto, sbuffò ancora e disse, piccato:
“Ma no, Shu e Ryo lo terranno piú tranquillo!”.
“E allora ci sarà da diventare pazzi per altri motivi, temo” insisté Seiji senza perdere il ghigno furbesco.
Gli occhi di uno Shin più imbronciato e imbarazzato che mai, intanto, seppur bassi, correvano da una parte all'altra della sala, da uno all'altro dei suoi compagni, le ginocchia tra le braccia e strette contro il petto.
Touma si rialzò velocemente e, giratosi su se stesso, raggiunse la cime delle scale.
“E poi ho un sacco di libri da sistemare... piú che vestiti”.
Shin colse al volo l'occasione per rispolverare la propria dignità... più o meno.
Si voltò, si mise a quattro-zampe sugli scalini e gli gridò alle spalle:
“Non aveva più senso mettere nei bagagli i vestiti e farsi mandare per posta i libri?!”.
Effetto voluto.
“Ma tanto arrivano entrambi assieme! Non fa grande differenza”. Intanto era giunto di fronte alla loro futura camera – o almeno quella che lui aveva scelto come tale. “Va bene qui, Shin?”.
Shin fece le scale gattonando per un po', prima di rimettersi in piedi, lasciando un Seiji perplesso ad osservarlo ed a chiedersi il motivo di tale atteggiamento.
“Non devi chiederlo a me” rispose intanto il ragazzo dell'acqua, “è casa vostra!”.
“Certo, ma non so cosa vuoi riservare per te e i ragazzi” fece lui con tono molto malizioso, decisamente impertinente. “Non vorrei rubare il nido perfetto del trio”. Tanto malizioso da picchiare.
“Dove sono adesso andrà benissimo!” sbottò Shin giunto alle sue spalle, i pugni stretti lungo i fianchi.
“Ecco, buono a sapersi” sentenziò Touma sogghignando. Poi si rivolse a Seiji. “Prima che abbia altri sfoghi ci conviene occupare il posto”.
Seiji stava già salendo le scale con tutta calma, le mani infilate nelle tasche visto che i suoi bagagli, causa di una contesa, erano già giunti al piano di sopra, quando le sue orecchie furono raggiunte da un nuovo strillo:
“IO NON HO SFOGHI!”.
Touma alzò gli occhi al cielo per l'ennesima volta.
“Allora diciamo prima che ci freniamo un'altra volta su queste scale con tutti questi bagagli e tutto quello che c'è da fare visto che dobbiamo sistemare, pranzare, pulire, rassettare...”.
Il corpo di Shin fu come attraversato da una scossa:
“Kami-sama!”. Un istante dopo, Seiji venne quasi travolto da un ciclone dai capelli rossicci. “Vado a preparare il pranzo!”.
Il guerriero della luce fece appena in tempo ad appiattirsi contro il muro e a scambiare un'occhiata con Touma.
Questi dovette mordersi le labbra per non scoppiare a ridere... Shin l'avrebbe sentito e allora avrebbero ricominciato tutto da capo.
“Ha funzionato...” bisbigliò al compagno rimasto.
Seiji aprì la bocca con l'intento di dire qualcosa, ma una vocetta dal basso lo fece nuovamente trasalire:
“Ragazziii!”.
Touma si morse la lingua: gufare così, proprio...
“Cosa c'è, pesciolino?”.
“Mentre sono giù, fatemi sentire le vostre voci ogni tanto o mi preoccupo!”.
Seiji fece una risatina.
“Perché temo che questo sia solo l'inizio di una convivenza con una mammina iperansiosa?”.
Touma lo guardò, con aria stranita.
“E cosa dovremmo dire?”.
Il visetto preoccupato di Shin sbucò dal fondo delle scale.
“Qualsiasi cosa, basta che mi facciate sentire che ci siete”.
“Se vuoi Touma potrebbe intrattenerci con qualche enka”. Seiji non riusciva a smettere di trovare quella situazione decisamente divertente e surreale.
Touma lanciò un'occhiataccia al ragazzo.
“Per il tuo diletto vedrò di essere il piú stonato possibile!”.
Un dito di Seiji si puntò sul suo naso.
“Shin deve pensare che vada tutto bene, non che qualcuno ti stia torturando, ricordatelo se vuoi cantare”.
“Al massimo incolperò te e io sarò salvo”.
“Bravi, continuate così!” giunse dalla cucina ancora la voce di Shin, accompagnata da rumori di pentole e coperchi.
Touma guardò in direzione della voce, strabuzzando gli occhi, per poi scoppiare a ridere senza nessun ritegno.
Erano le comiche.
Dal fondo delle scale venne scagliata una spugna per i piatti che colpì il muro vicino a Touma.
“Non ridere e lavora piuttosto!”.
Seiji, che si era visto passare il proiettile davanti al naso, fece correre lo sguardo dal compagno in cima alle scale a quello in basso che, però, era già scomparso dietro l'angolo.
Touma scese qualche gradino, afferrò il braccio di Seiji e lo trascinò con sé nella stanza designata a loro camera.
“OK, SHIN-MAMA!”.
Erano appena entrati che, alle loro spalle, risuonò l'immancabile richiamo, gridato dalla cucina:
“TOUMA!”.
E Touma alzò gli occhi al cielo, sospirò e riaprì bocca:
“OK, PESCIOLINO! VA BENE COSÍ?!”.
“VOLEVO SOLO DIRVI DI NON CHIUDERE LA PORTA!”.
“OK!”. Un sospiro, Touma abbandonò la presa sul braccio di Seiji e si gettò sul letto. “Sonno...” bofonchiò, lasciandosi andare a uno sbadiglio eloquente.
Seiji lo guardò con evidente tenerezza, ma la sua concentrazione fu nuovamente distolta.
“TOUMA!”.
Un mugolo, un sospiro, una disperazione uscì dalla sua bocca.
“CHE C'È?”.
“NON DORMIRE, NON È L'ORA, DA QUESTO MOMENTO DOVREMO AVERE TUTTI ORARI REGOLARI!”.
Seiji sbuffò una mezza risata.
Ecco, la disperazione.
“MA SHIIIIIIIIIN!”. No. Il sonno no. Non quello!
“NON PIAGNUCOLARE!”.
Seiji si appoggiò al muro e si tenne lo stomaco in preda ad una silenziosa ilarità.
Disperazione, proprio.
Touma si rialzò a quattro zampe sul morbido letto su cui si era gettato poco prima e gettò uno sguardo alle proprie spalle, la porta d'ingresso su cui si stagliava ora Seiji. “Digli qualcosa...” piagnucolò con espressione disperata, lui.
Seiji non ebbe quasi il tempo di schiudere le labbra.
“TOUMAAA!”.
“VA BENE!”. La forza dell'abitudine ad ubbidire al pesciolino. Ma solo per compiacenza. E per non sentire i continui richiami.
Touma si rialzò in piedi, ma lo fece con tale mossa che sembrava che dovesse alzare, oltre al proprio corpo, l'intera stanza con tutti i suoi libri.
Ma non era quello che Shin voleva.
“MI FAI UN FAVORE?!”.
Un sospiro, la testa che si chinava.
“DIMMI!”.
“MI RIPORTI GIÙ LA SPUGNA?!”.
Disperazione, davvero.
Ma Touma faceva tutto - quasi - quello che diceva Shin.
Quasi come con Seiji. Solo che con Seiji il tutto non aveva quasi.
Touma uscì dalla stanza con un sospiro, scese i gradini con un sospiro, si chinò a prendere la spugna con un sospiro e scese in cucina.
Con un ennesimo sospiro.
Shin era alle prese con la macchina del riso e il tavolo già traboccava di verdure.
“Grazie” gli disse senza voltarsi, “mettila nel lavandino”.
Senza una parola, Touma fece quello che gli era stato chiesto, ma... una vendetta se la doveva prendere.
Così, veloce come un panda sveglio – e, quando voleva, un panda sapeva essere veloce - allungò una mano e diede una leggera sferzata al fondo-schiena di Shin, per poi volatilizzarsi sulle scale.
C'era voluto qualche istante perché Shin razionalizzasse la situazione, ma poi ricomparve come un fulmine in fondo alle scale.
“TOU...!”.
“SHIN!”.
Il ragazzo dell'acqua si immobilizzò, trovandosi di fronte Seiji che si ergeva con cipiglio severo, le mani sui fianchi.
“S-sì... Seiji?” balbettò in un bisbiglio, le guance in fiamme.
“Non eravamo noi a dover far sentire spesso le nostre voci? Non vorrei sbagliarmi, ma per ora si è sentita solo la tua!”.
Il rossore di Shin diventò una fiammata, abbassò il viso e lo rintanò tra le spalle.
Touma, salvo in corner, era in camera e, senza più farsi pregare, stava aprendo le due valige estraendo, per primi, i libri.
Era meglio non tentare troppo la fortuna, anche se il sonno era tanto...

 
  
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