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Autore: Ino_Nara    09/06/2020    0 recensioni
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Con una pizza calda sulle ginocchia e la coperta a riscaldarci il resto del corpo, io e Matt troviamo difficoltà a scegliere cosa guardare.
“Senti Matthieu, decidi tu, sono tua ospite!”
“Scontrosa la ragazzina!”
“Mi si raffredda la pizza!”
“E poi, “Matthieu”, smettila di chiamarmi così, nemmeno mia madre! Matt per cortesia!”
“E allora Matt, metti su un film, per cortesia”
Sbatto le ciglia con fare civettuolo, e gli sorrido, andando a strappare un pezzo della mia pizza.
“Va bene, allora decido io, nessuna storia poi eh”
“Promesso, sarò muta come una tomba!”
“Dovrò nascondere il corpo poi, mi metti nei problemi!”
Seleziona un film e poi, con lo sguardo pieno di soddisfazione, addenta la sua pizza, godendosi il suo film. Macchine, corse clandestine, sparatorie. Interessante devo dire. E io, come promesso, muta come una tomba.
“Stai bene?”
Lo guardo in quegli squarci di cielo che si ritrova al posto degli occhi, leggermente illuminati dalla televisione e null’altro; continuo a masticare il mio boccone di pizza, e sorseggio un po’ della mia bevanda.
“Muta come una tomba, eh?”
Annuisco.
“Dovrò farti parlare in qualche modo, almeno fiatare.”
Si libera dal cartone della pizza, e ha la premura di non sottrarmi il mio, ma con un rapido movimento si avventa su di me, iniziando a solleticarmi senza tregua. Lascio cadere il cartone vuoto a terra e cerco di scalciare per scostarlo da me. Non riesco a liberarmi dalla sua stretta e mi arrendo a dover morire dalle risate. D’un tratto si ferma sopra di me, le mani sui miei fianchi. I suoi occhi arpionano i miei e sembrano non volerli lasciare più andare. Si fa più avanti, fino a sporgersi verso le mie labbra. I miei occhi rimangono incatenati ai suoi, salvo poi essere distratti dalla mia mente, che mi riporta alla triste e dura realtà.
Non può, una ragazza di appena 20 anni, privarsi di avere un rapporto con qualcuno, sia esso appena conosciuto. Ho, mio malgrado, la testa ben salda sulle spalle, e mai ho deciso di lasciarmi andare con un estraneo eppure non riesco a considerare Matt come tale. Rimane sempre il problema Nicholas, che continua ad assillare ogni mio pensiero: una cosa alla volta, Blanche! Abbasso allora la testa, perdendo il contatto visivo con lui. Percepisco il suo sorriso e sento che rispetta la mia scelta, si abbassa comunque a darmi un bacio sulla fronte.
“In ogni caso” dice tirandosi su e portando me insieme a lui “non hai parlato, è vero, ma non sei stata muta come una tomba. Quindi, ho vinto!”
Sorride soddisfatto.
“Hai vinto, ok, cosa vuoi in cambio?”
“Penso che tu sappia cosa vorrei, quindi non chiederlo.”
Mi avvicino allora la suo viso, e spinta da non so quale forza, gli depongo un piccolo bacio all’angolo della bocca, poi, in religioso silenzio, continuo a guardare il film.

Quando mi risveglio, appoggiata alla sua spalla e quasi del tutto sdraiata su di lui, afferro prontamente il cellulare, per guardare per quante ore ho costretto il povero Matthieu a stare immobile sotto il mio peso. L’una passata, è decisamente tardi. Allora faccio per tirarmi su, presa dal panico e della poca autonomia di non essere venuta sola in macchina, ma qualcosa me lo impedisce. Se io ho appoggiato tutto il mio peso su di lui, impedendogli di muoversi per chissà quante ore, lui ha fatto lo stesso. Sposto allora lo sguardo fino alla televisione, dove il film è rimasto bloccato sulla schermata nera finale, in pausa, in attesa di un qualsiasi comando.
Quando la posizione comincia a risultarmi scomoda però, e sempre più agitata per l’orario, decido di muovermi, per cercare almeno di svegliarlo. Ad ogni mio movimento corrisponde un suo mugolio e piano piano comincia a sbattere le palpebre, fino a puntarmi poi quegli occhi azzurri addosso, incastonandoli ai miei.
Mi guarda, con fare interrogativo, ma non pronuncia una sola parola.
“Matt, è molto tardi…”
Un mugugno come risposta.
“Mi puoi riportare a casa?”
Mi guarda con un viso distrutto, e i suoi occhi si spengono nuovamente, poi, si decide a parlare, con voce roca, impastata dal sonno.
“Blanche non ce la faccio…”
“E come faccio io a tornare a casa?”
“Domani…”
Detto questo si lascia cadere sulle mie gambe, chiudendo gli occhi. Istintivamente gli porto una mano sul volto, accarezzandogli la guancia e la barba, di conseguenza.
“Matt, per favore, non so dove siamo e non so come fare a tornare vista l’ora.”
Nonostante i suoi occhi chiusi riesco a percepire come un’idea attraversi tutto il suo volto, culminando poi in una smorfia soddisfatta, come ne fosse compiaciuto.
“Non tornare, rimani qui.”
“Ma Matthieu…”
“Ti supplico, non riesco, vieni a letto con me.”
La frase rimane sospesa nel vuoto, io arrossisco e rimango impietrita sul posto; lui, improvvisamente, come svegliato da una secchiata d’acqua gelida, spalanca gli occhi.
“NON IN QUEL SENSO! No, non così, non è come pensi, no no no! Intendevo a dormire, a dormire, non riesco a mettermi alla guida, a dormire…”
La sua reazione quasi mi provoca tenerezza, ma sono riluttante a dormire con qualcuno e la cosa deve vedersi sul mio volto, perché subito dopo aggiunge:
“Posso dormire sul divano, se preferisci…”
Riprendo in mano il cellulare e guardo di nuovo l’orario. Sempre più tardi. Forse mi conviene accettare la sua offerta, e farmi riaccompagnare domani mattina.
“Mi riaccompagnerai presto domattina?”
“Quando vuoi, ma per favore, andiamo a dormire.”
Stanca a mia volta scuoto la testa, per scacciare i miei pensieri, e alla fine accetto.
“Va bene, ma tu dormirai sul divano!”
Sbuffando annuisce con la testa e alzatosi a fatica dalle mie ginocchia, attende un po’ prima di riuscire a mettersi in piedi, infine, mi porge la mano, abbozzando un sorriso. Allora la afferro e aspetto qualche secondo prima di sollevarmi.
“Dopo averti mostrato la mia camera dovrò ucciderti, ti avviso già.”
“Non venire a raccontarmi la cazzata del “nessuno prima di te ci ha mai messo piede”, perché non me la bevo, e non sarò nemmeno la prima ragazza che più o meno vestita entra nel tuo letto.”
“Ah, ma quindi oltre a bella sei anche intelligente? Eppure pensavo che andare all’università fosse per te solo un modo per postare foto di libri e appunti sui social!”
Si volta a guardarmi, poi chiude gli occhi e mi fa la linguaccia.
“Comunque si, ha ragione, ma non stavo per dirti quello… è che ho tutto quello che ho scritto in queste settimane sparso sulla scrivania”
“Oh…”
Questo mi interessa e improvvisamente mi faccio come più rispettosa dell’ambiente in cui mi trovo e della persona stessa; il mio comportamento di fronte alla musica si fa diverso. Ammiro molto quello che fa.
“Michael dice che siete abbastanza conosciuti nei locali per giovani…”
“Diciamo di si, anche se stiamo cercando di fare sempre meglio… ad esempio, tu non avevi mai sentito parlare di noi, ed è un cosa inaccettabile per noi, nonostante così piccola. Vorremo fosse il nostro mestiere, sentire dire di noi che si, ci siamo riusciti, abbiamo davvero fatto della musica, della nostra passione, la nostra vita. Ed è per questo che dovrò eliminarti prima che tu possa, uscita da quella camera, divulgare i nostri progetti segreti.”
Finalmente, dopo tanto parlare, siamo giunti alla fatidica camera e quando la porta si apre, le mie aspettative si infrangono in milioni di pezzi. La camera è semplice e occupata per la maggior parte da un pianoforte e dalla scrivania; tutto è semplice, e più ordinato di quanto credessi.
“Perché la scelta di un pianoforte e non della tua batteria?”
“Quando compongo, scrivo le melodie al pianoforte e sempre sulla base di questo strumento trovo le parole giuste: come ultimo passaggio, e dopo aver controllato che tutto fili per il verso giusto, sistemo gli accordi per gli altri strumenti.”
“Un processo lungo, quindi…”
Mi aggiro curiosa per la camera, toccando lievemente il bordo della scrivania, vedendolo annuire stancamente mentre si lancia a pancia in giù sul letto. Il mio sguardo di sposta allora sugli spartiti, sui fogli con la lirica di ogni canzone, sui cd posti in un angolo curato della scrivania: tutto ha il suo posto, il lavoro scrupoloso, effettuato metodicamente. Mi giro soddisfatta della mia indagine sulle sue cose e lo trovo inspiegabilmente sotto le lenzuola; non ha fatto il minimo rumore e sembra addormentato. Mi avvicino al letto quindi e lo osservo, il suo volto è angelico. Più lo guardo dormire, mosso dal regolare respiro, più il sonno colpisce anche me. Allora sorrido in direzione del suo volto, che si è fatto dolce, rilassato, e faccio per sdraiarmi con lui, sotto le coperte, ma un rumore, quasi impercettibile, lo sveglia.
Mi guarda con una strana espressione di panico dipinta sul volto, stranamente sveglio e reattivo; i suoi occhi sono fissi nei miei e sembra pensare a così tante cose che il cervello potrebbe esplodergli da un momento all’altro.
“Forse hai ragione tu, è meglio se ti riaccompagno…”
“No! Cioè, perché? C’è qualche problema?”
“Ho solo pensato che non sarebbe bello per i tuoi genitori non vederti rientrare dopo il primo appuntamento con uno sconosciuto e che probabilmente non ti lascerebbero più passare del tempo con me…”
“Matt, ho 20 anni!”
“E io ne ho 26 Blanche… non voglio passare per quello che non sono, specialmente ai tuoi occhi… e soprattutto, non voglio farti scoprire così presto che russo!”
Si alza e, dopo avermi baciato una guancia, mi afferra la mano trascinandomi al piano di sotto, dove racimolo le mie cose prima di uscire di casa, dove ancora sta imperversando il temporale.
Rimango zitta per tutto il viaggio, guardandole gocce d’acqua rincorrersi per tutto il parabrezza, così veloci e inarrestabili, animate da una qualche forza che desidererei trascinasse anche me nella giusta direzione, su un sentiero già saggiato da qualcuno.
“Ehi… te la sei presa?...”
La sua domanda rimane sospesa, come quasi si fosse pentito di averla fatta.
“Sono solo stanca, e convinta che tu mi stia nascondendo qualcosa.”
Al suo sguardo stranito aggiungo: “principalmente stanca…”
Giunti nel vialetto di casa mia ogni luce è spenta, segno che nessuno sta aspettando minimamente il mio ritorno; per un secondo mi sento come abbandonata e tradita dal mondo, vuota, prosciugata di ogni cosa, e non voglio più scendere dalla macchina.
“Beh, allora grazie per la serata, e grazie per avermi riaccompagnato…”
“Grazie a te, e scusa per la monotonia dell’uscita, ma con  questo maltempo ogni altro proposito era irrealizzabile… spero tu ti sia comunque divertita.”
“Altri propositi?”
“Non voglio svelarti subito ogni mia carta Blanche!”
“E chi ti dice che ci potranno essere altre occasioni per i tuoi propositi?”
“In un certo senso me lo sento…”
“Sei troppo sicuro di te!”
“Solo bei complimenti questa sera!”
“Grazie per oggi Matt… forse ci sentiremo ancora.”
“Grazie a te, anche se so che ci sentiremo.”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Tu.
I tuoi occhi.
I tuoi modi di fare.”
La voglia di scendere da questa dannata macchina diminuisce vertiginosamente, sempre di più, non voglio lasciarlo, non voglio ritornare alla mia triste vita.
Mi sporgo verso il suo sedile e senza lasciarmi invadere dai pensieri lo bacio. Un bacio veloce, furtivo. Faccio per staccarmi dalle sue labbra, ma il suo braccio mi trattiene. Le nostre labbra si conoscono per la prima volta.
  
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