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Autore: Eternity_Hook    10/06/2020    0 recensioni
Voleva vederlo, voleva chiedergli perdono, essere di nuovo l'uomo che l'altro aveva scelto.
Essere l'uomo a cui, la prima volta che lo avevano fatto, Taki aveva confessato il suo amore.
Amore che forse era sprecato per uno come lui, che lo aveva usato in un modo talmente rude da aprirlo in due.
Amore che peró cercava, come una falena attratta dalla luce di una lampada, con l'unico dettaglio che non era lui a ferirsi ma la fiamma brillante e vivace a spegnersi.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Klaus, Taki
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Titolo: I'm your knight, forever

Serie: Maiden Rose

Ship: Klaus x Taki

Genere: Yaoi

Tema: Redenzione

Ratings: Nero (contando che comunque si parla di un precedente stupro, và comunque nelle tematiche delicate)

Richiesta da: Aryaline

Parole: 1040

~Ω~

Erano giorni che ormai Taki si era svegliato dopo quello che lui gli aveva fatto.
Lui che non aveva dato importanza al suo dolore, sfogandosi sul suo corpo come se l'altro non importasse.
Come se la sua espressione sofferente mentre lo stuprava non valesse nulla.
E si era reso conto di quanto era stato scemo ed idiota a comportarsi in tale maniera.
Gli aveva fatto una cosa che che non si dimentica molto facilmente, qualcosa che rimaneva e non poteva non rimanere sulla pelle come una cicatrice all' ennesima ferita battagliera.
Per quanto si potesse cercare di cancellare, quella cicatrice sarebbe rimasta fino alla fine, in un promemoria che non aveva bisogno di parole per tornare alla mente.
Gli aveva fatto una cosa che non si meritava.
Lui amava il comandante, anche troppo se doveva aggiungere, ma si era fatto beffa dei suoi sentimenti mentre era entrato in lui con una totale mancanza di preparazione.
Ancora vedeva la disperazione nel suo sguardo quasi socchiuso, vedeva come tremava, come le sue labbra cercavano di rimanere chiuse per non farsi sentire, ansimando.
Il corvino doveva aver sofferto moltissimo e lo aveva anche detto, ma si era anche capito dai suoi gemiti disperati mentre gli chiedeva di fermarsi.
Ma lui no.
Non lo aveva fatto, non si era fermato.
Aveva continuato, imperterrito, entrando e uscendo fino a farlo sanguinare, incurante delle conseguenze.
E non sapeva più come mostrarsi a lui.
Voleva vederlo, voleva chiedergli perdono, essere di nuovo l'uomo che l'altro aveva scelto.
Essere l'uomo a cui, la prima volta che lo avevano fatto, Taki aveva confessato il suo amore.
Amore che forse era sprecato per uno come lui, che lo aveva usato in un modo talmente rude da aprirlo in due.
Amore che peró cercava, come una falena attratta dalla luce di una lampada, con l'unico dettaglio che non era lui a ferirsi ma la fiamma brillante e vivace a spegnersi.
E Klaus non voleva si spegnesse, non per colpa sua, non per stupide richieste che nascevano dal suo desiderio ossessivo di sentir il comandante gemere il suo nome, desiderandolo come lui lo voleva, chiamandolo, cercando le sue labbra e trovando in seguito anche il suo sguardo che, in ogni caso, sarebbe sempre stato posato su di lui.
Anche quando non lo guardava, la sua mente avrebbe formulato e formulava tutt'ora la sua immagine come una mantra.
Sapeva che forse Taki non lo avrebbe voluto più al suo fianco, ma, almeno, voleva avere il suo perdono, per quanto difficile fosse ottenere anche quello.
Le semplici parole -Ti perdono- sarebbero state la redenzione assoluta per i suoi peccati.
Per i peccati che attraversavano la sua testa in un rimorso che non lo lasciava andare, non senza trovare la pace che il corvino gli avrebbe portato, sapendo peró che uno, dieci, cento, mille scusa non bastavano e avrebbe passato la sua intera esistenza a dirne di nuovi.
Fu forse per questo che, dopo una serie di giorni che gli erano parsi eterni, era entrato in quella stanza di ospedale.
E la figura del comandante seduta sul letto, quasi femminile a tratti, si era girata a guardarlo appena la porta era stata aperta.
I suoi occhi, un insieme di grigio a sfumature blu, quelli... quelli erano posati su di lui, attraversati da una moltitudine di emozioni che si sovrapponevano l'una sull'altra.
Klaus avanzó lentamente, facendosi strada nella stanza, fermandosi né troppo vicino né troppo lontano dal letto del corvino, lasciandosi scrutare mentre a sua volta lo osservava.
Entro pochi secondi, sotto quegli occhi stranamente non accusatori come in parte si sarebbe immaginato di essere accolto, si mise in ginocchio, per poi appoggiare la testa al pavimento.
-Ti chiedo scusa, Taki-
Il silenzio più assoluto fu la risposta alla sua frase, un silenzio che pareva necessitare che lui continuasse a parlare senza che il corvino dovesse chiedergli di farlo.
Un silenzio opprimente a cui rispose, prendendo subito a parlare, dando vita ad ogni straccio di rimorso che la sua mente gli proponeva, cercando di espiare ogni colpa, ogni danno, ogni pensiero che lo stava uccidendo internamente con più intensità di una pallottola che lo colpiva direttamente, trapassandolo da un lato all' altro.
-Scusa se ti ho ferito, scusa se mi sono comportato come se mi fosse tutto dovuto, scusami per aver anche solo pensato che ogni gesto che facevo te lo meritassi, sapendo benissimo che era solo una scusa per esprimere il fatto che volevo continuassi a guardarmi, che lasciassi andare le tue emozioni come facevi all' inizio, perché nonostante fossi il tuo Cavaliere, non ti ero vicino come volevo.
E lo so, so che non é una scusa, so che non merito il tuo perdono per quello che ho fatto ma... ne ho bisogno... perché non potrei vivere seriamente sapendo che mi disprezzi e che mi odi ancora-
La voce di Klaus si spense, mentre premeva maggiormente la testa contro il pavimento, al punto tale che gli faceva male, ma non aveva importanza, la propria sofferenza nel corpo era passata in terzo piano.
-Ti prego, se puoi perdonami... altrimenti uccidimi... me lo merito-
E neanche sentí all'inizio delle mani prese da fremiti che cercavano il suo volto, spostandosi lentamente sulle sue guance, nel tentativo di alzargli la testa.
Una volta dopo esservi riuscito, il biondo si ritrovó a guardare gli occhi bagnati di lacrime del conandante, mentre le sue labbra erano tese in un sorriso da angelo che gli fece spalancare le palpebre dalla sorpresa.
-Ti perdono- sussurró in un filo di voce, abbastanza flebile, ma udibile da Klaus, il quale portó la propria mano a quella dell' altro.
-Sono il tuo Cavaliere, per sempre e non ho intenzione di farti più soffrire in questo modo-
-Lo so-
-E ti proteggeró, ovunque, fino alla fine-
-Lo so- ripeté ancora il corvino, mettendosi lentamente alla stessa altezza del biondo.
L'uomo lasció che il corvino posasse la sua seconda mano nella propria, per poi fargli un delicatissimo baciamano.
-Ti amo, Taki- sussurró subito dopo aver posato le labbra su di essa, immergendosi nuovamente in quello sguardo dolce che stava gettando a terra ogni peso che lo aveva sovrastato.
-Lo so- rispose dolcemente per la terza volta  Taki, prendendo un gran respiro -E ti amo anche io, Klaus-

   
 
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