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Autore: Sabriel Schermann    10/06/2020    9 recensioni
Si può dire che ci siano eventi, nella vita, che accadono per caso, un po' per gioco... o forse no.
Si poteva riassumere così l'ultimo anno di quell'anonima atleta fallita: presto Sindy sarebbe partita per un'altra città, accantonando per la prima vera volta i sogni che aveva riservato all'unico amore della sua vita: il pattinaggio artistico.
Volse uno sguardo alla pista dinanzi a sé: lo stesso ghiaccio che l'aveva sostenuta, che l'aveva tradita, le pareva ora insignificante alla luce degli eventi che aveva silenziosamente accolto.
[Storia classificata al quarto posto al contest "This is our place, we make the rules" indetto da mystery_koopa sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Casa di Cristallo'
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Brevi note riguardo al testo: la storia è ambientata nei Paesi Bassi poco dopo la squalifica della protagonista dai campionati nazionali di pattinaggio artistico a causa di un incidente sul ghiaccio.
Saranno quindi presenti termini legati all'ambito, ad esempio il termine “stagione” è inteso come stagione sportiva (che, nel caso del pattinaggio, inizia il primo luglio e termina a fine giugno dell'anno successivo).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La triste storia dei ragazzi di provincia

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ghiaccio non ha futuro. Tutto quello che ha è il passato racchiuso dentro di sé.
Il ghiaccio può preservare le cose in questo modo – estremamente pulite, distinte e vivide come se fossero ancora vive.
Questa è l'essenza del ghiaccio.

(Haruki Murakami)

 

 

 

 

 

 

Si può dire che ci siano eventi, nella vita, che accadono per caso, un po' per gioco... o forse no.
Si poteva riassumere così l'ultimo anno di quell'anonima atleta fallita: la stagione era ormai terminata e presto Sindy sarebbe partita per un'altra città, accantonando per la prima vera volta i sogni che aveva riservato all'unico amore della sua vita: il pattinaggio artistico.
Giunta al palaghiaccio, si accomodò fiaccamente su una seggiola in platea, in attesa della persona a cui aveva dato appuntamento per l'ultima volta. Martin era sempre stato un ritardatario, ma stavolta lo ringraziò per lasciarle ancora un po' di tempo per preparare un discorso, anche se sapeva che non ce ne sarebbe stato bisogno.
Aveva riflettuto su ogni dettaglio, cercando da tempo il coraggio di affrontare i propri sentimenti in ogni più piccola situazione, senza mai trovare realmente una risposta.
Volse uno sguardo alla pista dinanzi a sé: una voce soave e melodica risuonava nell'aria, ma non riusciva a comprenderne le parole.
Lo stesso ghiaccio che l'aveva sostenuta, che l'aveva tradita, le pareva ora insignificante alla luce degli eventi che aveva silenziosamente accolto.
Appena un anno prima, se qualcuno glieli avesse raccontati, in tutta probabilità Sindy non avrebbe preso in considerazione un solo istante la possibilità di credergli: dodici mesi addietro era una persona diversa, curiosa di scoprire ciò che ancora non conosceva e, soprattutto, Sindy era un'aspirante pattinatrice determinata a vincere i campionati nazionali.
Sapeva bene che, nel gergo dello sport, quella non sarebbe stata una semplice vittoria da vantare nella propria carriera: avrebbe costituito, invece, il proprio debutto nell'unica comunità di cui avrebbe voluto pienamente far parte.
La sua casa, però, aveva mutato forma, trasformandosi progressivamente in una gabbia; la sua sete di successo le aveva incastrato ai polsi delle manette dorate.
Come il ghiaccio, anche Martin le avrebbe voltato le spalle una volta scoperta la verità.
L'ultimo anno le aveva regalato tante esperienze ma, con la stessa gioia con cui lei le aveva accolte, alcune le erano state tolte un po' per caso, un po' per gioco.

 

 

 

I blew things out of proportion
Now you're blue
Put you in jail for something you didn't do

 

 

 

«Ehi» mormorò qualcuno alle sue spalle, prendendo posto accanto a lei.
«Vieni dalla pista?» domandò Sindy senza indugio, per evitare qualsiasi replica a quel bacio che aveva scansato come al loro primo appuntamento ufficiale.
Martin annuì in silenzio, fissandola come faceva quando non era d'accordo su qualcosa.
La ragazza ricordava bene il giorno in cui lo vide per la prima volta, in quella stessa pista di pattinaggio: aveva appena terminato il proprio allenamento quotidiano quando i pattinatori di velocità, osannati in una nazione che aveva reso la disciplina lo sport nazionale, approdarono sul ghiaccio su cui si allenavano le farfalle.
Avevano chiamato così il suo gruppo, anche se lei aveva sempre preferito considerare quelle graziose creature delle piccole fate.
«Siamo qui per allenarci» aveva cominciato un tizio biondo, apparentemente il portavoce dell'intero gruppo. «L'altra pista è occupata e abbiamo bisogno di spazio...»
Il tono non era affatto convinto, ma le lame non esitavano a levigare violentemente la superficie.
Sindy non aveva scostato lo sguardo da lui un istante: era indubbiamente un bel ragazzo, ma se credeva di poterla spodestare dalla sua pista, si sbagliava di grosso.
«Siamo venuti in pace» l'aveva udito aggiungere con un sorriso.
«E in pace ve ne potete andare» aveva precisato la giovane in tutta risposta, con il tipico tono arrogante che assumeva quando si rendeva conto di aver subito un torto. «Non abbiamo intenzione di accettarvi qui, mi pare chiaro. Voi avete un sacco di piste in cui allenarvi, io e gli altri atleti abbiamo solamente questa!» aveva continuato incrociando le braccia al petto. Sentiva che avrebbe presto perso la pazienza, e questo non doveva accadere per nessuna ragione.
«Atleti!» udì pigolare qualcuno a quelle parole. «Adesso vi definite anche atleti! Solo perché sapete fare due giravolte?» aveva gracchiato, proseguendo in una grossolana imitazione di una piroetta con le mani unite sopra la testa. «Oh no, com'è che le chiamate voi? Figurine?¹»
«Quello è un passo di danza classica, idiota! Se conoscessi il pattinaggio artistico lo sapresti!» aveva ribattuto Sindy tutto d'un fiato, uscendo dalla pista per infilarsi i coprilama.
Ma sei troppo stupido per apprezzare uno sport così bello, aveva pensato dentro di sé, udendo le risate degli altri alle sue spalle.
Un lieve sorriso le si dipinse sulle labbra riportando alla mente quelle immagini: Martin e il suo gruppo avevano scalfito il suo ghiaccio senza chiederle il permesso, e ora la vita le aveva riposto tra le mani una possibilità di vendetta.
La legge del karma, forse, aveva avuto il suo effetto: eppure, in quella posizione Sindy non ci trovava proprio nulla di buono.
«C'è qualcosa che non va?» udì una voce familiare brontolare, quasi dimenticatasi di avere compagnia. «Perché mi hai dato appuntamento qui a quest'ora?»
Riconobbe quel tono: era lo stesso che il compagno assumeva ogni volta che stava per perdere la pazienza.
Un nodo si creò nella gola della giovane pattinatrice, impedendo alle parole di fuoriuscire nel modo più onesto. Avrebbe voluto essere sincera, avrebbe voluto essere stata meno meschina.
Avrebbe dovuto affrontarlo già da tempo.
Sindy fissò lo sguardo sulla pista vuota, esausta dal corso degli eventi, spossata dalla brutalità di ciò che la vita le aveva imposto nelle ultime settimane: ma come si era infilata in quella situazione?
Perché doveva distruggere chi amava?

 

 

 

Fighting with a true love
Is boxing with no gloves
Chemistry 'til it blows up, 'til there's no us
Why'd I have to break what I love so much?

 

 

 

Un moto di rabbia si creò improvvisamente nel suo petto: detestava Martin per costringerla ad essere così crudele. Lei non era una bestia, non avrebbe mai voluto ferirlo, eppure... eppure lui l'aveva costretta con la sua possessività, le sue insicurezze, con quella gelosia che le aveva sempre dato sui nervi.
Avrebbe voluto schiaffeggiarlo, avrebbe voluto dirgli che non aveva alcun diritto di fissarla con quello sguardo indagatore, avrebbe voluto gridargli di non diventare cattivo.
«C'è qualcosa che non va» asserì invece con un filo di voce, senza trovare il coraggio di osservarlo in viso, lasciando scivolare le pupille su quel ghiaccio graffiato come il suo cuore.
Ed è che non ti amo più, avrebbe voluto gridare, perché aveva bisogno di spazio, perché aveva sete di vita.
Dio, se non ti amo più! Io non sono fatta per l'amore...
Una voce silenziosa urlava ciò che aveva dentro e Sindy sapeva che anche Martin l'udiva in lontananza. D'improvviso comprese di essere divenuta una bestia dalle mille facce, le stesse che le avevano infilato i ti amo in bocca come caramelle, le stesse che l'avevano tenuta ancorata a quel ragazzo che desiderava solamente un po' d'affetto.
Perché Martin era stato il suo primo amore, quello più bello, quello più vivo, ma anche il più doloroso.
Martin era divenuto la sua preda.
«E che cosa c'è che non va? Sentiamo!» la incalzò lui, forse già consapevole di come sarebbe andata a finire quella giornata.
Sindy si abbandonò sullo schienale della seggiola, cercando disperatamente le parole giuste per esprimere il dolore che si prova nel ferire una persona che si ama come un fratello, come un amico.
Poteva forse dirgli che non desiderava più un rapporto romantico? Poteva dirgli di volergli bene come si vuole bene a un altro essere umano?
«Credo di non amarti più...»
E il suo cuore parlò, in un'esplosione di pensieri e sentimenti taciuti per troppo tempo.
Non ti amo più perché non sei quello che cerco! Non ti amo più perché sei pesante! Non ti amo più perché non ho voglia...
Ma la verità era che una motivazione non l'aveva trovata.
La stessa fiamma che ardeva dentro di lei un anno addietro si era spenta silenziosamente; la candela che Martin aveva acceso con dedizione si era consumata senza che lui se ne accorgesse, lasciando una scia di cera dall'odore d'amore bruciato.
Solamente la cenere giaceva stanca sul pavimento del suo cuore.
«Mi stai lasciando per caso?»
Sindy sentiva lo sguardo del compagno su di sé, ma sapeva che non la vedeva veramente. Sotto quella corazza da uomo duro c'era un animo dal cuore tenero che lei aveva avuto il privilegio di vedere.
Non rispose, fissando lo Zamboni² che si accingeva a levigare il ghiaccio, accompagnato dalla strana melodia che si ripeteva senza sosta.
Stavolta riuscì a comprenderne qualche strofa.

 

 

 

Hey, it's all me, in my head
I'm the one who burned us down
But it's not what I meant
I'm sorry that I hurt you

 

 

 

Le immagini scorrevano davanti a quei due ragazzi di provincia cresciuti a pane e sogni, che avevano trovato l'uno nell'altra una ragione in più per sorridere a un nuovo giorno.
E mentre un uomo soffriva, combattendo contro le lacrime che gli pungevano gli occhi, una ragazza si era appena liberata di un greve fardello, illudendosi di poter dormire senza il peso della colpa del carnefice.
Martin fece per alzarsi, sul punto di tornare sui propri passi: qualcosa in lui era cambiato, come la giovane aveva predetto. Le sue parole dovevano aver spezzato un legame fondamentale, scatenando l'ira di un uomo buono che non meritava di soffrire per amore.
Sindy sapeva di aver appena sancito la sua condanna; forse Martin non avrebbe più amato allo stesso modo, forse non sarebbe più stato lo stesso.
E comprese che, in tutta probabilità, il ragazzo non avrebbe mai accettato il legame in cui lei credeva fermamente, accecato dai pregiudizi: ma come poteva sapere come ci si sente a guardare un compagno e vedere un amico? Come poteva comprendere, lui, che cosa significasse baciare qualcuno col disgusto sulle labbra?
Lo vide afferrare la borsa che appena qualche minuto prima aveva poggiato ai propri piedi, e il cuore si incrinò un poco nel realizzare che quello sarebbe stato solo il principio di una lunga pattinata lontano da lei.
«Lascia che ti dica solo una cosa, Sindy» l'udì sibilare in quel tono che tanto temeva, portandosi una mano al petto per proteggerlo dalla coltellata che sapeva sarebbe arrivata subito dopo.
«Mi hai fatto male, davvero tanto» cominciò, probabilmente guardandola dall'alto in basso. «Ho dovuto mangiare tanta merda per colpa tua, dio solo sa quante ne ho passate per te! Ma sai una cosa?»
Sentì il suo tono di voce cambiare, come se qualcosa si fosse appena infilato tra le sue corde vocali.
«Ci vorrà del tempo, ma mi riprenderò. Andrò avanti e starò meglio di prima! Ma tu...»
Per l'ultima volta, Sindy trovò il coraggio di fissarlo in viso: le lacrime scivolavano copiose dai suoi occhi del colore della notte.
«Tu resterai sola col tuo ghiaccio! Resterai da sola perché in fondo non sei capace di amare...»
Ancora non lo sapeva, quella giovane atleta fallita, ma poche altre parole avrebbero seguito quelle spade affilate disegnate dalla sua lingua: l'amicizia che aveva desiderato da lui si era dissolta in un battito d'ali.

 

 

 

Tell me that we'll be just fine
Tell me that it's not my fault
Even when I break your heart

 

 

 

Senza spiegarsene il motivo, ancora seppellita nella seggiola, si rammentò quel giorno in cui era giunta alla pista più agguerrita del solito, decisa a riprendersela: i pattinatori di velocità tagliavano l'aria che la circondava, distraendola e ridendo di ogni sua caduta.
Allenarsi era divenuto impossibile, così aveva pensato di dover giocare d'astuzia: fu così che, quando il suo allenatore si allontanò, prima di uscire dal ghiaccio propose una sfida per la sera seguente.
«Sono stufa di vedervi qui» puntualizzò. «Devo sempre stare attenta a dove metto i piedi e i campionati sono vicini. Quindi, ho deciso di riprendermi la pista con la forza!»
Lo sguardo del biondino, il capo del gruppo, era sconvolto ma interessato.
«Ti propongo una sfida» aveva continuato fissandolo negli occhi. «Ci cimenteremo l'uno nello sport dell'altro e chi cadrà più volte se ne dovrà andare via!»
Lo aveva visto ridacchiare e scuotere la testa, borbottando qualcosa sulla professionalità e sul duro lavoro.
«Cerco sempre di fare ciò che non sono capace di fare, per imparare come farlo» aveva replicato la giovane donna, più a se stessa che ai presenti.
Da quel giorno qualcosa in Martin doveva essere cambiato, qualcosa che aveva fatto cambiare idea anche a lei su quel gruppo di pattinatori molesti.
La stessa pista che ora accoglieva il suo passo tremante l'aveva cresciuta e sostenuta, accogliendola nel suo grembo come la madre che non aveva avuto.
Sindy non aveva portato con sé i pattini; in verità, non ne possedeva più nemmeno un paio, dopo che gli ultimi erano andati distrutti durante l'esibizione ai campionati nazionali.
Le lacrime cominciarono a rigarle il viso e la voce continuò a cantare imperterrita la sua canzone.

 

 

 

I don't wanna do, I don't wanna do this to you
I don't wanna lose, I don't wanna lose this with you
I need to say, hey, it's all me, just don't go

 

 

 

Meritava una punizione per ciò che aveva fatto. Meritava di soffrire per aver fatto soffrire Martin.
Prima che se ne andasse, avrebbe voluto dirgli che avrebbe trovato ciò che cercava in qualcun'altra, che lei non era fatta per l'amore, ma il ragazzo doveva essere già lontano quando si accorse di non averlo osservato abbastanza attentamente da poterne rammentare ogni dettaglio.
E se l'avesse dimenticato? Come poteva lasciare sprofondare un pezzo di vita così importante nel baratro della memoria?
Provò a danzare, ma la superficie scivolosa la fece rovinosamente crollare: la sua casa non era più la sua casa, il tetto non la riparava più dalle intemperie.
E improvvisamente tornò bambina, in un tempo ormai lontano, quando le braccia del suo allenatore erano pronte a tirarla in piedi, quando ancora aveva un obiettivo.
Forse aveva sbagliato tutto, forse era stata troppo impulsiva, o si era semplicemente liberata una volta per tutte di ciò che l'angosciava.
Persino il ghiaccio, da bambina, le sembrava meno duro, tanta era la smania di imparare e migliorarsi.
Le bastò coricarvisi sopra per ritrovare la propria dimensione, il gelo che le era penetrato nelle vene, in tutti quegli anni passati a pattinare.
Sapeva che non avrebbe più rivisto Martin e forse l'avrebbe presto dimenticato.
Il ragazzo, però, aveva ragione: Sindy non avrebbe mai potuto vivere senza il suo ghiaccio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Le esibizioni di un pattinatore artistico sono formate dalle cosiddette figure, ossia trottole, salti, sequenze di passi, eccetera. Da qui il nome “pattinaggio di figura”.

² Lo Zamboni è il macchinario utilizzato per pulire e levigare la superficie di una pista di pattinaggio. Prende il nome dal suo creatore, Frank Zamboni.


   
 
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