Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Eternity_Hook    10/06/2020    0 recensioni
Il viola indugiò nel verde per qualche attimo, aspettando le parole che arrivarono in seguito.
-Sí? Hai bisogno di qualcosa?-
-Volevo chiederti se non volessi staccare. Sei su quelle pergamene da settimane, ormai. Ma sapendo che la tua risposta sarebbe stata un 'no, voglio continuare', la mia domanda diventa un ordine.
Voglio che lasci lì le carte e che vieni con me a prendere un po' di aria-
Se Sinbad non fosse stato attento, si sarebbe fatto sfuggire l'inghiottire quasi forzato della saliva del ragazzo, ma lo notò alla perfezione, soprattutto per via del suo immediato tentennare.
-Ai suoi ordini- rispose con tono aspro Jafar, lasciando delicatamente le carte sul tavolo dello studio, unendo le sue piccole mani tra di loro, le dita sottili che si intrecciavano, alcune attraversate dai suoi fili rossi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sinbad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Bisogna lasciarsi andare

Serie: Magi~ labhirint of magic

Tipo: normale

Ship: Sinbad x Jafar

Genere: yaoi

Tema: "rimorchiare"

Ratings: verde

Info: X

Richiesta da: gruntgrunt

Parole: 1200

~Ω~

Sinbad sbuffò sonoramente nell'istante in cui vide l'albino attaccato a quella enorme pila di pergamene che era intento a leggere e che sembravano non finire mai.
Era esasperante, davvero: com'era anche solo umanamente possibile che quel ragazzo riuscisse a leggere tutto quello e che, nonostante tutti i suoi tentativi di attirare la sua attenzione, continuasse platealmente ad ignorarlo per concentrarsi su quelle carte? Cioè, diamine! Non era possibile!
Tutto quello che il sovrano voleva era semplicemente riassunta in un nome: Jafar .
Ma a quanto pareva, quello zuccone non riusciva a capirlo... O non voleva capirlo, magari.
Magari fingeva di non realizzare per non essere costretto a rifiutarlo, magari, al contrario di Sinbad, lui non era interessato, magari...
"Frena, frena, frena testa di melanzana!" sì schiaffò la mano sulla faccia "Non farti pare inutili, okay? Praticamente tutti hanno detto che gli piaci. Non fermarti proprio quando vuoi provarci. Probabilmente non se ne rende solo conto"
Ecco. Ora che si era ripreso, svegliandosi da quelle vocine insulse, Sinbad sapeva di voler passare alle "maniere forti".
Se non capiva i sorrisi, le occhiate, le mezze carezze sulle mani... Beh, allora gli avrebbe fatto realizzare totalmente con un nuovo stadio di avances.
-Jafar?- lo chiamò, attirando subito la sua attenzione, i suoi occhi verdi che guizzavano su di lui, sollevandosi dalle parole con un che di frettoloso, con le labbra strette in una lunga linea serrata, come per zittire un qualsiasi sussulto o verso che sarebbe potuto scappargli di bocca.
Il viola indugiò nel verde per qualche attimo, aspettando le parole che arrivarono in seguito.
-Sí? Hai bisogno di qualcosa?-
-Volevo chiederti se non volessi staccare. Sei su quelle pergamene da settimane, ormai. Ma sapendo che la tua risposta sarebbe stata un 'no, voglio continuare', la mia domanda diventa un ordine. 
Voglio che lasci lì le carte e che vieni con me a prendere un po' di aria-
Se Sinbad non fosse stato attento, si sarebbe fatto sfuggire l'inghiottire quasi forzato della saliva del ragazzo, ma lo notò alla perfezione, soprattutto per via del suo immediato tentennare.
-Ai suoi ordini- rispose con tono aspro Jafar, lasciando delicatamente le carte sul tavolo dello studio, unendo le sue piccole mani tra di loro, le dita sottili che si intrecciavano, alcune attraversate dai suoi fili rossi.
Sinbad andò, una volta che egli si fu avvicinato, riducendo vistosamente le distanze -Ma non abbastanza- ad afferrare il braccio dell'albino, portandolo ancora di più verso di sé.
Jafar non diede segno alcuno di giudicare questo gesto come 'di suo interesse', ma il verde smeraldo dei suoi occhi si allontanò il più possibile dalla figura del sovrano, andando a incentrarsi sul pavimento in un punto qualsiasi.
-Vorrei stare con te più spesso nel tempo libero- iniziò a dire Sinbad -Periodi di pace come questo non si vedono molto spesso. E mi dispiace non averti vicino-
Jafar non rispose. Sinbad spostò dunque la presa della sua mano dal braccio alla spalla dell'altro.
Ancora nessun segno da parte del compagno, non una parola.
Presero a camminare lentamente, attraversando il giardino senza una meta precisa.
Ci furono lunghi istanti di silenzio: il viso di Jafar risultava totalmente e completamente impassibile.
Sinbad riprese dunque il suo discorso, lasciando che la sua mano accarezzasse tutta la silhouette dell'altro, riuscendo a strappargli un lieve brivido, seguito da quello che sembrava un flebile ansimare, ansimare che venne taciuto dal tapparsi le labbra dell'Albino, mentre un improvviso rossore andava ad inzuppare le sue goti pallide, inizialmente percorse soltanto dalle lentiggini.
-Ma se dovessi essere franco, se potessi, darei di tutto, forse anche il mio ruolo, per averti con me ovunque, sempre. Non credo che tu capisca quanto sei importante per me- asserí Sinbad, fermando bruscamente il loro avanzare, lasciando che la mano non appoggiata al fianco di Jafar andasse ad afferrare il suo volto arrossito.
-Non credo che tu sappia quanto amo immergermi in quei tuoi occhi, che ai miei appaiono come i boschi dell'Irlanda... - lasciò scorrere il pollice lungo il suo mento con estrema lentezza, strappando all'Albino un secondo fremito, mentre le pietre smeraldine appena nominate andavano a posarsi nuovamente su colui che parlava, tremando un poco -Non credo nemmeno che tu ti renda conto di quanto io adoro mettermi a guardare le bellissime costellazioni che attraversano le tue guance, costellazioni che potrei mettermi a contare all'infinito senza mai perderne la voglia.-
Il rossore sul volto dell'ascoltatore si infiammava ad ogni secondo di più, risultando, ad un certo punto, delle sfumature di un pomodoro maturo, mentre egli pareva incapace di respirare, perfino.
-Vorrei che realizzassi quanto quelle tue labbra mi tentano di giorno in giorno. Perfino ora sto resistendo a tutti i costi di trattenere l'istinto... Sono così perfette che potrei incorniciarle nella mia mente-
L'albino, a queste parole, parve risvegliarsi da una sottospecie di trance, difatti, praticamente all'istante, si allontanò dall'altro, scostandosi il più possibile, la mandibola serrata.
-Non puoi- fece, in un sussurro.
Un unico sussurro che era a voce così bassa da risultare quasi impossibile da udire, tanto era lieve.
Sinbad, a tale commento, aggrottò la fronte, tornando però, con particolare insistenza, ad afferrare il polso del compagno, il quale aveva già ripreso ad avanzare a passo spedito, tanto che inizialmente il viola si mise a correre per raggiungerlo.
La stretta attorno a quel braccio magro e sottile fu abbastanza da far girare Jafar di scatto.
-Non puoi, ho detto- ripeté, il suo respiro che risultava sconnesso -Non ... -
Una pausa. 
Il Sovrano si costrinse ad aspettare che continuasse, nonostante tutto dentro di lui urlasse che il discorso non venisse lasciato così in sospeso a lungo.
-N... Non possiamo-
- Perché?- l'insistenza di Sinbad si sentiva in maniera ovvia nel suo tono, come la paura in quello del minore -Dammi almeno tre buone ragioni per cui noi non possiamo-
-...- l'Albino tornò a fissare il basso, mentre stringeva i pugni, il suo intero corpo che pareva star venendo stravolto da fremiti su fremiti, a cui egli cercò però di dare una conclusione: tremare in questa maniera lo faceva probabilmente sentire esposto, questo dedusse il sovrano al guardarlo.
-Perché sei il Re-
-Okay, e quindi?-
-Il tuo popolo non lo accetterà mai. Anche se mi volessi al tuo fianco non comunicandolo... Richiederebbero una compagna . Magari una principessa ricca, che può arricchire questa nazione, che può dare alleanze e garantire nuova protezione-
- Non ne hanno bisogno. Ci sono già io, Aladdin e Alibaba a proteggerli. E comunque, si abitueranno, anche perché no. Non ho assolutamente intenzione di tenerti nascosto o di nascondere ciò che io provo-
- Non ne valgo la pena.- 
-Questo lo dici tu... Jafar- Sinbad tornò ad afferrare il suo volto, ma stavolta con entrambe le mani, fregandosene della servitù che aveva preso ad osservarli e che aveva fatto un verso distorto a tale gesto, arrivando al punto tale -perfino- da far cadere un vaso a terra.
-Jafar ... - insistette il viola, facendo in modo che l'altro non voltasse la testa per guardare, attirato magari dal fracasso della rottura -Jafar, bisogna lasciarsi andare- 
Il Sovrano sorrise teneramente al vedere l'espressione agitata, confusa e preoccupata dell'altro, tanto da farlo sembrare un bambino.
-Lasciati andare- asserí in un sussurro, andando ad unire le sue labbra con quelle del ragazzo dai capelli bianchi, il quale aveva allungato, seppur timidamente, il capo in sua direzione, socchiudendo le palpebre, con le sue labbra -Che Sinbad tanto adorava- che sembravano gridare per quel contatto.

 

   
 
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