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Autore: Shireith    11/06/2020    0 recensioni
[Ladynoir, Ladrien, Adrienette, Marichat | contesto variabile | raccolta mista — Writober 2019 e prompt vari]
01. Bacio
Voleva addormentarsi in quella posizione, stretta a lui, e risvegliarsi l’indomani mattina con la consapevolezza che si erano finalmente trovati.
02. Fantasma
Ma la piccola Emma, ormai, aveva quasi sette anni, ed era giusto che venisse a conoscenza delle sue origini.
03. Sorpresa
La consolazione più grande, che avrebbe reso qualsiasi compagnia sopportabile, era sapere che Adrien era con lei.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Writober 2019'
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Sorpresa



 Aveva fantasticato su Adrien per mesi, viaggiando con gli occhi dell’immaginazione tra tanti di quegli scenari assurdi e improbabili che ormai aveva perso il conto. Era stata follemente innamorata, tanto che ci aveva messo del tempo a capire dove stesse sbagliando. Ma i giorni erano passati, e ad essi si erano susseguiti settimane e addirittura mesi; senza nemmeno rendersene conto, Marinette aveva iniziato a vedere Adrien a tutto tondo, pregi e difetti compresi. Tante cose erano accadute, si erano avvicinati, ed ora erano lì, nel bel mezzo di un’enorme sala che agli occhi di Marinette sembrava una vasca piena di squali pronti ad assalirla.
 Si sentiva un ramoscello esposto alle intemperie, in mezzo a tutti quei volti estranei e all’apparenza giudicanti. Il fatto che molti dei presenti avessero da un bel pezzo superato la ventina e si aggirassero tra i cinquanta e i sessanta, poi, non aiutava.
 Qualcuno le poggiò una mano sulla spalla. «Nervosa?»
 Marinette si rilassò e sorrise mentre osservava Adrien con la coda dell’occhio. «Si vede tanto?»
 «Un po’», rispose l’altro, accennando a sua volta un sorriso. Non poteva biasimarla, però: persino lui, che in quell’ambiente ci era cresciuto, faticava a riconoscere più di dieci facce familiari.
 Gabriel era tra i principali promotori di un importante evento di moda e aveva insistito affinché fosse presente anche Adrien. Sapendo già che il genitore mai e poi mai avrebbe accettato un no come risposta, Adrien aveva chiesto se potesse essere accompagnato da Marinette. Gabriel aveva risposto di sì. Per quanto fosse severo nell’approvare le persone che potevano frequentare suo figlio, doveva ammettere che quella ragazza destava il suo interesse.
 Marinette, tuttavia, questo non poteva saperlo, e si sentiva come sottoposta a un‘analisi perenne ogniqualvolta Gabriel la osservasse con espressione ferma e indecifrabile. 
 Quanto al resto della famiglia Agreste, nemmeno quella aiutava. Amelie, la zia di Adrien, era inquietantemente somigliante alla sorella, ma sembrava comunque una donna alla mano. Nettamente minore, se non addirittura inesistente, era la simpatia che Marinette provava per il figlio, Félix, per via di quello che era successo quando l’aveva conosciuto per la prima volta. Benché fisicamente fosse la copia esatta di Adrien, Félix aveva una faccia antipatica, il portamento da damerino e – come avrebbe detto sua nonna Gina – i suoi capelli sembravano a leccata di mucca.
 La consolazione più grande, che avrebbe reso qualsiasi compagnia sopportabile, era sapere che Adrien era con lei. Nemmeno lui, inoltre, era troppo estasiato all’idea della serata che li attendeva – ed erano passati, quanti, venti minuti?
 
 «Lo vedi quello?»
 «Chi, quello con il farfallino blu?»
 «Sì, lui. I capelli che ha in testa sono un parrucchino. Una volta, qualche anno fa, ha starnutito così forte che gli è caduto a terra.»
 Marinette ridacchiò a bassa voce. «Mi stai prendendo in giro.»
 «No, giuro», rispose Adrien con aria solenne.
 
 «La donna col vestito rosso. L’anno scorso ha per sbaglio versato un intero vassoio di drink addosso a un uomo, è scivolata ed è finita tra le braccia di mio padre.»
 «Ok, questa te la sei inventata.»
 «Ne ho le prove.»
 
 La prima parte della serata fu meno tremenda del previsto. Adrien intrattenne Marinette con aneddoti strani quanto esilaranti, e dato che le sussurrava all’orecchio per evitare che le sue parole venissero udite da testimoni indesiderati, ad occhi estranei potevano forse sembrare scortesi o maleducati, ma a nessuno dei due importava. Occasionalmente qualche conoscente di famiglia si fermava a salutare Adrien e lui presentava Marinette come la sua ragazza, altre volte era suo padre stesso a presentarlo ai colleghi del settore. Era evidente, almeno per chi lo conosceva bene, che Gabriel avrebbe preferito essere altrove, come per esempio da solo nel suo ufficio senza che qualcuno lo importunasse. Ma socializzare era pur sempre parte del mestiere, e se non altro Gabriel teneva molto alle apparenze.
 Vi furono dei balli. Durante un lento, Adrien ne approfittò per fare una cosa cui stava pensando da quando la serata era iniziata. Mentre suo padre e Nathalie erano distratti, ghermì Marinette per una mano e la trascinò via con la promessa che non se ne sarebbe pentita. Raggiunsero la periferia della sala e sgusciarono attraverso una porta.
 Si ritrovarono in un corridoio deserto. Adrien non lasciò la mano di Marinette, e anzi la indusse a seguirlo ancora. Salirono due rampe di scale immersi nel silenzio, senza incontrare nessuno. Arrivati ai piani più alti, Adrien si avvicinò a una porta e la schiuse.
 «Adrien, non possiamo…»
 «Tranquilla, è la mia stanza.»
 Ed era stupenda, pensò Marinette non appena furono entrati: spaziosa, arredata con gran classe e per nulla pomposa.
 «Io e mio padre soggiorneremo in quest’albergo, stanotte», proseguì Adrien, senza mai smettere di guidare Marinette. «Mi ha chiesto se avessi delle preferenze particolari, così, visto che sapevo che ci saresti stata anche tu, ho pensato a qualcosa di speciale.»
 C’era anche una terrazza, scoprì Marinette quando Adrien scostò le tende. Non era troppo grande, specie se considerate le dimensioni della stanza cui era collegata, ma era incantevole. La balaustra era costruita interamente in mattoncini ed era abbellita da piante che sembravano formare un tutt’uno con il complesso. Il pavimento era di un legno molto chiaro ed era evidente che i divani e il tavolo disposti al centro fossero stati scelti di conseguenza, dato l’abbinamento. Marinette notò solo in quel momento che sul tavolo, oltre alle candele che le erano saltate subito all’occhio, c’era anche del cibo.
 «Immaginavo che la serata sarebbe stata lunga e ho pensato che avremmo potuto fare una piccola deviazione», spiegò Adrien. «Ti piace?»
 Marinette lo guardò con tanto d’occhi, l’azzurro che risplendeva di tante sfumature alla luce delle candele, e sfoggiò uno dei sorrisi più belli che lui avesse mai visto. «Ti sei superato, dall’ultima volta.»
 «Vero? Sì, forse non ci sarà nessuna rosa da regalarti... ma vuoi mettere?»
   
   
N.d.A. Buongiorno!
 Anzitutto, ben ritrovati, era da un po’ che non pubblicavo qualcosa.
 Penso di dovervi qualche spiegazione. Questa raccolta l’ho iniziata l’anno scorso per il Writober 2019 (sì, sono passati appena otto mesi), ma per una ragione e l’altra non sono riuscita a gestirla come avevo in mente, infatti finora contava solo due storie. Tuttavia, siccome l’idea di una raccolta mi fa comodo, ho deciso di “riesumare” questa qui e usarla per raccogliere, appunto, tutte quelle storie che sarebbe uno spreco pubblicare a parte perché corte o comunque molto generiche. Per ora mi atterrò ai prompt che avevo già intenzione di seguire, quelli del Writober 2019, ma niente esclude che in futuro possa sfruttarne altri. Quello di oggi era molto semplice: post canon.
   
   
 
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