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Autore: breezeblock    12/06/2020    8 recensioni
Non sapeva dire con esattezza quando si era perso. Sta di fatto che adesso faticava a ritrovarsi, tra quei ricci ribelli e morbidi, tra i lembi di stoffa del suo vestito color indaco, nell’incavo del collo che il suo maglione largo lasciava scoperto, nella sua bocca che sapeva di tè al limone. Si era perso in quel labirinto che sapeva di lei, c’era scivolato dentro e adesso annaspava per trovare una via d’uscita. [...]
La Granger alimentava i suoi desideri con i fiammiferi e poi li estingueva con secchiate di acqua gelida, tutto con la stessa bocca carnosa maledetta. [...] Sarebbe finito al San Mungo entro la fine dell’anno, di questo era ormai certo.
IN REVISIONE
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Muggle Studies - The Years '
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Eccoci qui, alla fine di questa piccola avventura. Ringrazio tutti quelli che hanno seguito, silenziosamente e non. Grazie davvero di cuore, sono felice che "il mio" Draco vi abbia fatto ridere, intristire, gioire, commuovere e tutto il resto. Ad Hermione sarà dedicata la prossima one shot che pubblicherò tra qualche giorno. Un personaggio (capirete chi) è inventato, come lo sono Gracie, Ivy, Alister, Morgan, Leo e Josephine. Riporto qui alla fine della storia l'immagine che ha acceso tutte le lampadine possibili nella mia testa e che mi ha fatto venire in mente questa storia. Il disegno non è mio, ma di cuteflullydino
Buona lettura e a presto!
 
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Muggle Studies 


Epilogo





I'll speak love's truth with oak and ash for you
Sing through April's tears
I will weave the bonny flowers of spring for you
I will walk for years
My queen bee

 


 
Era il 15 agosto e Londra era sommersa da un rumorosissimo temporale estivo. I lampi illuminavano la casa e il vento si abbatteva impetuoso sulle finestre. Tutto quel chiasso però sembrava non disturbarlo. 
Era seduto alla scrivania in mogano (un regalo dei genitori per il suo venticinquesimo compleanno), e batteva i tasti del computer con entusiasmo.
Draco aveva ventotto anni e stava ultimando il suo primo libro. Era riuscito a scambiare il turno alla casa editrice con un suo collega e stava approfittando di alcuni minuti liberi per buttare giù le ultime idee a cui aveva pensato. Aveva perso il conto delle sigarette che aveva fumato, come al solito, quando era concentrato su qualcosa.
Nel salone intanto, il vociare di persone cresceva e lo obbligava implicitamente ad ultimare quanto stava facendo. Hermione però non era ancora comparsa sulla porta a chiamarlo, perciò gli restava ancora qualche minuto di autonomia.
La voce di Jo, anche se fattasi più roca con il passare degli anni, non aveva mutato il volume, era sempre chiassosa come al solito. Le sue risate echeggiavano per tutta la casa. 
“Amore, hai visto Scorpius?”
Draco mugugnò qualcosa con una matita in bocca ma Hermione non capì.
Il bambino, che era accovacciato sulle sue gambe gli sfilò la matita dalle labbra con solo la forza del pensiero e iniziò a giocarci agitando le sue manine e facendola roteare su sé stessa nell’aria.
“È qui”, disse poi, più chiaramente.
Scorpius era nato due anni prima e quello era il giorno del suo compleanno. Avevano scoperto i suoi poteri magici solo un anno fa a casa della nonna di Hermione, quando per sbaglio aveva fatto cadere per terra il composto di una torta che Josephine stava per infornare. I suoi genitori scoppiarono a ridere e iniziarono a riferirsi al bambino con versetti e frasi di senso non troppo chiaro. Josephine invece era disperata per l’accaduto ed era rimasta a fissare la torta per terra per qualche minuto, fino a che Draco non l’aiutò a pulire, aiutandosi con la magia. “Non mi abituerò mai a tutto questo” aveva decretato, fintamente contrariata, per poi dare un buffetto sulle guance di suo nipote.
Hermione si avvicinò e circondò le spalle di Draco da dietro, e cominciò a fare delle facce buffe al bambino, che notando la madre si era distratto e aveva fatto cadere la matita per terra.
“Ne hai ancora per molto?”, chiese dolcemente lei, sbirciando qualche parola.
Il tatuaggio di Draco era leggermente sbiadito con gli anni, fino ad assumere una sfumatura grigiastra. Scorpius ogni tanto ne tracciava i contorni con le piccole dita, con uno sguardo che faceva trasparire curiosità ma nessun giudizio. Il padre glielo lasciava fare senza dirgli nulla, accarezzandogli i capelli biondissimi che aveva ereditato da lui. Da Hermione, avevano preso la loro natura ondulata e un po’ selvaggia. 
“Finito”, sentenziò il ragazzo, non appena mise un punto all’ultima frase. 
“Prima o poi ti deciderai a rivelarmi il titolo?”
Draco si voltò verso di lei ancora seduto e le diede un bacio lento, sorridendo sulle sue labbra. Non le rispose.
“È una sorpresa”.
Scorpius iniziò a reclamare la sua attenzione dandogli dei buffetti sulle gambe e il padre si alzò tenendolo sempre in braccio.
I capelli erano decisamente cresciuti rispetto a qualche anno prima, ormai doveva per forza legarli alla bell’e meglio, ogni tanto Hermione ci giocava facendogli acconciature assurde solo per farlo contrariare. 
Un filo di barba chiarissimo sulle guance gli dava un’aria molto più vissuta. 
“Andiamo, altrimenti nonna chi la sente”, riprese la sua Grifondoro, che non aveva perso la passione per le tempistiche e le regole.
La madre di Hermione li aspettava nel salone insieme a Josephine, ad Ivy e Gracie. Morgan teneva in braccio la bambina di tre anni avuta con la sua compagna Corvonero. I genitori di Draco erano assenti. 
La mattina precedente, quando il giorno per Hermione non era ancora iniziato e stava oziando a letto intorpidita dal sonno, Draco, che si era svegliato prima per scrivere un po’, aveva appreso la notizia da un gufo che gli portò la posta. Il messaggio era molto secco. In breve, diceva che per il compleanno del nipote non ce l’avrebbero fatta neanche stavolta. Lucius e Narcissa vivevano ancora a Malfoy Manor e non avevano digerito molto bene la notizia della loro relazione. Credettero, un po’ per consolarsi, che sarebbe durata giusto fino alla fine dell’anno dopo la scuola, invece la relazione continuò e si protrasse per dieci anni. Durante quell’enorme lasso di tempo le riunioni di famiglia si erano drasticamente ridotte. Draco aveva stabilito chiaramente con i suoi che non avrebbero vissuto nemmeno per sogno nelle vicinanze. Avevano optato per una casa babbana vicino al centro di Londra, era spaziosa, a due piani e aveva tutto quello che gli potesse servire. Hermione era rimasta scioccata di fronte alla decisione del suo ragazzo di vivere una vita per quanto possibile normale, così lontana dalla magia. Avevano raggiunto quello che soleva chiamarsi un compromesso. La casa era provvista di quadri che si muovevano, certo, come di tante altre piccole cose magiche di cui Hermione non poteva più fare a meno, perché d’altronde quella era la sua vita. Ma dovette presto ammettere che non le dispiaceva trovarsi in equilibrio tra due mondi e si accorse che anche a Draco non dispiaceva affatto.  
Si trovavano poi a qualche fermata di metro dalla casa di Harry e Jinny pertanto riuscivano ad incontrarsi praticamente quasi ogni giorno. Draco ed Harry avevano per così dire raggiunto uno stato di neutralità che quasi poteva definirsi amicizia, ma nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso. Quando nacque il suo primo figlio, Ginny chiese ad Hermione di essere la madrina e quel sodalizio estirpò qualsiasi vecchia ferita che potesse mai essersi aperta tra loro. Quel legame aveva vincolato anche Draco a frequentare i Potter più di quanto avrebbe mai creduto.
Il suo primo anno di vita, Scorpius lo festeggiò insieme al suo coetaneo e secondogenito di Harry, Albus. E così vennero a crearsi altri legami che forse sarebbero sbocciati nel corso degli anni. 
Hermione aveva saputo dai Potter che lo stesso anno era nata la primogenita di Ron, avuta con una loro compagna Grifondoro con cui lui si avvicinò durante l’ultimo anno, dopo la sua rottura con Hermione. Fu felice di sapere la notizia e spedì un gufo al suo migliore amico con le congratulazioni, che non tardarono ad arrivare nemmeno per la nascita di Scorpius. 
Insomma, ciò che doveva succedere era successo in modo naturale, ed Hermione era felice. 
Quell’anno Scorpius sorprese tutti spegnendo le candeline prima del tempo con una semplice strizzata di occhi. 
Il cielo tornò sereno.
 
Quella stessa sera, Hermione mise Scorpius a letto nella stanzetta vicino alla loro, il bambino sprofondò in un sonno pesantissimo, evidentemente stanco dopo aver percepito così tanta adrenalina per il suo compleanno. Di solito era il primo a svegliarsi e pretendeva subito che qualcuno venisse a prenderlo in braccio. Da poco invece aveva iniziato ad abbassare da solo un lato della culla così che scivolando piano riuscisse ad uscire senza aspettare nessuno. Per la sua tenerissima età quel bambino era già pericolosamente autonomo e combina guai. Di fronte a qualche disastro di cui lui era sicuramente colpevole, Draco smorzava la situazione prendendo in giro Hermione e dicendole che all’incidente doveva rimediare lei perché tutta quell’animosità il bambino non l’aveva certo presa da lui. Dalla parte di Scorpius c’era da dire che era anche estremamente riflessivo se voleva. C’erano intere giornate in cui non faceva altro che sfogliare libricini per bambini, ovviamente senza capirne il senso, o ad ammirare le vecchie carte delle cioccorane dei genitori aspettando che il personaggio in questione comparisse per poi ridacchiare dolcemente.
“Stanca?” chiese Draco una volta che Hermione lo raggiunse in camera da letto. La ragazza fece no con la testa mentre sbadigliava. Cominciò a svestirsi lentamente, un po’ sovrappensiero.
“Dici che gli è piaciuto?”
“Cosa?” chiese lui di rimando, cominciando ad osservare i suoi movimenti accidentalmente poco innocenti.
“Il compleanno, a Scorpius”.
“Amore, probabilmente nemmeno lo ricorderà tra una settimana”, sorrise lui, sfilando le coperte leggere. Si sedette sul letto a gambe incrociate.
“Si, forse hai ragione”. 
Era rimasta in biancheria. In quei dieci anni passati insieme, Draco l’aveva vista sotto ogni luce possibile. L’aveva vista imprecare quando le cose al ministero andavano male, l’aveva vista disperarsi per la morte improvvisa del padre, l’aveva vista furiosa con Lucius Malfoy quando si rifiutò di riconoscere Scorpius come suo nipote, l’aveva vista felice come mai prima d’allora alla notizia della sua gravidanza, l’aveva vista nuda così tante volte che ormai poteva chiudere gli occhi e ricreare ogni minimo dettaglio della sua pelle nella mente. Ma la cosa che continuava a stupirlo, giorno dopo giorno, era che non ne era mai sazio. 
Erano ancora nel fiore degli anni dopotutto, ma per restare insieme così tanto tempo ci era voluto comunque impegno. E non che non c’erano state, di liti pesanti o di crisi serie a tal punto da farli pensare che fosse finita. Ma ogni volta si rincontravano in quella camera da letto come rinati dalle loro stesse ceneri, ogni volta un passo più vicino all’altro. Separarsi era per loro impossibile, anche quando le gelosie prima di uno poi dell’altra, minavano gli equilibri raggiunti. Ci sarebbe voluto molto altro per distruggerli.
Draco, che nel frattempo era rimasto seduto osservandola spogliarsi, decise di fare la sua parte. Si alzò dal letto e procedette a passi sicuri verso di lei, che segretamente aspettava una sua mossa da un po’.
“Sei sicura di essere stanca?”, richiese lui, adesso di fronte a lei. Finì di svestirla.
“Non proprio...e tu?”, Hermione sorrise maliziosa e gli sfilò i pantaloni della tuta.
Draco non le rispose perché la stava già sollevando da terra e baciando forte. L’eco della risata di Hermione si disperse nella casa.
 
 
 

“Scorp andiamo togliti da lì, quello è il mio posto”.
“Non cambia nulla se stai dall’altra parte, il finestrino c’è su entrambi i lati, lo sapevi?”
“Lo sapevi di essere un gran rompiscatole?”
“Stai zitta Murphy”.
“Solo se cominci tu e non chiamarmi Murphy”.
“Qualcuno mi sa dire se ci sono treni notturni per Hogwarts? Potrei partire anche subito”, Scorpius si sporse appoggiandosi ai due sedili davanti. Draco aveva preso la patente ormai da molto tempo e non gli dispiaceva zigzagare per il traffico di Londra, anche con il tempo più avverso. Questo sollevava Hermione di una grande incombenza, visto che ogni volta che si metteva alla guida si trasformava in un basilisco capace di uccidere anche solo con lo sguardo chi si frapponeva tra lei e la strada. Quasi preferiva la scopa.
Era pensierosa. Non aveva fatto il minimo caso a quel bisticcio tra fratelli che andava avanti fin da quando sua figlia Josephine aveva imparato a parlare e ad usare la magia. 
Aveva solo due anni in meno rispetto a Scorpius ma, per Merlino, se aveva un bel caratterino. Draco era l’unico a prenderla sempre con lo scherzo, ad Hermione sembrava quasi che i due avessero una specie di linguaggio segreto con il quale riuscivano a capirsi solo con uno sguardo. Era stato lui a proporle il nome la sera in cui era nata.  
Il rapporto madre-figlia però, era un po’ più complesso, e lei lo stava imparando proprio in quegli anni. 
Osservava la pioggia scendere lungo il finestrino con aria malinconica. Il giorno dopo Scorpius e Albus sarebbero partiti per Hogwarts per la prima volta e per festeggiare l’avvenimento i Potter avevano pensato bene di organizzare una cena a casa loro. 
Draco sembrava più preoccupato per la cena che per la partenza del primogenito. Scorpius si era preparato a lungo insieme al padre; praticamente lui gli aveva insegnato quasi tutto quello che doveva sapere al suo primo anno, insieme avevano persino cominciato ad esercitarsi in qualche tecnica di pozioni. 
Capitava che tornata a casa dal lavoro, Hermione li trovasse ancora nel loro studio a sperimentare incantesimi. Durante quelle esercitazioni parlavano solo lo stretto necessario, guardarli era per Hermione come affacciarsi al firmamento e riconoscere le costellazioni di cui portavano il nome. 
La natura riflessiva di Scorpius cominciava ad emergere sempre di più, specie perché doveva bilanciare quella spumeggiante della sorella. Il giovane non vedeva l’ora di allontanarsi da casa, sentiva l’esigenza di trovare nuovi spazi in cui saper esistere senza le eccessive premure della madre e le continue bighellonate della sorella. Non aveva proprio idea da chi avesse preso, tanto che a volte chiedeva ai suoi genitori se l’avessero adottata solo per fargli dispetto. Da quando poi se ne era uscito con quel nomignolo, Murphy, ispirato a quella legge dei paradossi, tutto era andato sempre peggio.
Sia per Draco che per Hermione, entrambi figli unici, era la prima volta che assistevano alla crescita del rapporto fratello-sorella, perciò sulle prime si trovarono del tutto impreparati. Jo, che fisicamente aveva preso il nome dalla nonna e tutto il resto da Hermione se non per gli occhi grigi-azzurri del padre, aveva tutte le caratteristiche di una Grifondoro sotuttoio irritante. Scorpius era sicuro sarebbe finita senz’altro nella casa di Godric e sperava sinceramente di non doverla incontrare anche nella sala comune. “Tutto ma non Grifondoro”, ripeteva ultimamente per i corridoi di casa, sicurissimo del destino della sorella.
Draco, notando con la coda degli occhi lo strano silenzio della ragazza cercò di disinnescare quelle due bombe ad orologeria che sedevano dietro.
“No Scorpius, non c’è nessun treno a quest’ora.  Jo, piantala”, il tono dolce. 
Scorpius rivolse un’occhiata di sfida alla sorella, appena zittita dal padre. Le sorrise un po’ strafottente e lei sbuffò sonoramente. Prima di ritirarsi nella sua sconfitta gli assestò una gomitata sul fianco. Scorpius la incenerì con lo sguardo ma non rispose alla sua provocazione. Era fin troppo grande per quelle stupidaggini. 
Arrivarono sani e salvi, i due ragazzi furono i primi ad uscire dalla macchina e ad entrare nel vialetto che precedeva la casa di Harry.
“Tutto bene?”, le chiese Draco sfiorandole la mano. Erano ancora seduti in macchina. Hermione indossava dei jeans con uno strappo leggero sulle ginocchia, un paio di sneakers e un maglioncino azzurro. I capelli erano raccolti in una treccia morbida. Sfiorava distrattamente l’anello d’argento al dito, quello che diciannove anni prima lui le aveva chiesto di tenere durante la partita e che poi non aveva più reclamato. 
Era settembre ed Hermione compiva 29 anni, Scorpius ne aveva tre e Josephine appena uno. Draco tornò sull’argomento prendendolo un po’ alla lontana. Hermione aveva capito dove volesse andare a parare gli disse che si, lo avrebbe sposato. Quell’anello infondo era diventato suo fin da quel giorno.
“Scusa se ci ho messo un po’” le disse lui tra un bacio e un altro, citando il sé stesso di dodici anni prima. 
“È il momento perfetto”, gli rispose lei rassicurandolo. 
“Si, è solo che domani Scorp partirà, non credevo sarebbe stato così difficile”.
“Herm, Hogwarts è al sicuro da così tanti anni..è un ragazzo in gamba, se la caverà”.
Hermione fece un respiro profondo.
“Non mi preoccupo per lui...Jo si annoierà”, scherzò poi, ripresasi un po’ con le sue rassicurazioni. Draco rise di gusto.
A 37 anni, Draco Malfoy aveva raggiunto la fama internazionale grazie ai suoi libri. Il fisico era prestante, alcuni capelli bianchi avevano fatto la loro comparsa ma si confondevano bene in quel biondo fitto, la barba era più folta, le mani leggermente screpolate. Secondo Hermione il look da scrittore gli si addiceva. Lei invece a 37 anni sembrava ancora diciassettenne. La pelle non aveva perso l’elasticità e la morbidezza. Dopo due gravidanze si era mantenuta tonica grazie ai continui viaggi che doveva fare per conto del ministero. 
La sua carriera aveva spiccato il volo, come tutti si aspettavano. Era a capo del dipartimento di protezione delle creature magiche, perciò viaggiava molto a seguito delle segnalazioni anonime che riceveva. A volte Draco viaggiava con lei, portandosi dietro sempre un quaderno degli appunti per annotare ciò a cui assisteva. Il trasporto di animali fantastici non era sempre sicuro, capitavano intoppi e avventure per cui Hermione era nata e lui a volte prendeva l’ispirazione per qualche capitolo su cui stava lavorando. 
A 37 anni suonati erano davvero una bella coppia.
Uscirono dalla macchina e si apprestarono a raggiungere gli altri.
“Questo è sicuro”, sentenziò il marito.
 
Una ragazzina di appena nove anni aprì la porta e salutò i suoi amici. Abbracciò Murphy per prima, e diede solo un’occhiata veloce a suo fratello.
“Ciao Scorp”, gli disse.
“Lily”, rispose educatamente lui, sorridendole appena.
“Passata una buona estate?” chiese timida lei.
Scorpius però non le rispose, perché proprio in quel momento gli si fiondò addosso Albus. 
“Hey amico!” Il biondino cominciò a strofinargli la testa calorosamente. 
“I maschi…”, commentò distrattamente Josephine allontanandosi dalla soglia di casa.
“Già”, replicò poco convinta Lily Potter.
 
 
 
 
“Andiamo, davvero devo studiare Babbanologia come tutti gli altri? So tutto sull’argomento”.
Draco diede un’occhiata fugace alla moglie, perché ricordava perfettamente tutte le volte in cui la sua piccola Grifondoro aveva pronunciato quella frase alzando la mano in classe. Hermione fece finta di nulla, cercando di nascondere invano il sorriso.
“Non mi interessa signorina, dovrai fare come fanno tutti. Cerca di non far sentire a disagio i tuoi compagni”, Hermione cercava sempre di smorzare il significato severo delle sue parole con un tono dolce, di cui solo a volte, i suoi figli ne approfittavano. 
Josephine rivolse un’occhiata interrogativa al padre, per chiedere conferme. Draco le sorrise e le fece un occhiolino, poi bisbigliò: “solo un pochino”. Lei cercò di nascondere la risata imminente con dei colpi di tosse. 
Diagon Alley era piena di giovani maghi in preda alle spese autunnali per l’inizio della scuola. Albus e Scorpius erano gli unici assenti. I due Serpeverde del terzo anno si erano dileguati dagli altri con la scusa di dover aiutare Hagrid a sbrigare una faccenda alla Gringott.
Anche Lily sarebbe partita quell’anno. Si scoprì essere una Grifondoro davvero in gamba, perché divenne cercatrice della squadra di Quidditch proprio lo stesso anno. Non poteva seguire le orme del padre meglio di così. Inutile dire invece che Albus, che già si sentiva fuori posto essendo l’unico Serpeverde della famiglia, ne fu sconvolto.
Rimase piacevolmente sconvolto anche Scorpius, il cercatore della sua squadra. Però non disse nulla, si limitò solo a sorridere pacatamente alla notizia e a fare da contrappeso ad un Albus indignato.
Josephine invece non smise mai di sorprendere. Fu smistata tra i Corvonero, notizia che Draco ed Hermione presero molto bene. 
La madre si aspettava sarebbe finita con suo fratello in Serpeverde, ma effettivamente tutta quell’astuzia e ingegno sarebbero serviti di gran lunga a una casa come quella dei Corvonero.
Jo sembrava essere il compromesso vivente dei giovani Serpeverde e Grifondoro che erano stati. Scorpius invece, lui era un’altra storia. Enigmatico e riflessivo come Draco, all’apparenza sembrava non avere niente di Hermione, da cui però aveva ereditato l’innata curiosità, l’orgoglio e l’ostinazione. 
A quasi 40 anni, Draco ed Hermione capirono che era iniziata un’altra fase della loro vita, una in cui i figli ne avrebbero fatto parte solo ogni tanto, perché un giorno anche loro avrebbero preso strade diverse. 
Ma non aveva senso proiettarsi così avanti nel futuro. Erano lì, ancora insieme e questa era l’unica cosa che contava. Draco avrebbe continuato a lavorare al suo ennesimo libro seguendo Hermione nei suoi viaggi internazionali. Lei avrebbe assunto la carica di viceministro continuando a salvaguardare la vita delle creature magiche. A tempo perso avrebbero apportato modifiche qua e là alla casa, sarebbero andati dalla madre di Hermione in Scozia a rilassarsi un po’, avrebbero ricucito i rapporti con i genitori di Draco, risollevatesi un po’ dopo la nascita di Jo e anche grazie al suo caratterino frizzante. 
Gli anni sarebbero passati.
 
Una volta tornati sul vialetto di casa dopo la partenza del treno, Draco ed Hermione si trovarono da soli, per la prima volta dopo tanti anni.
“Stasera cucino io”, disse lui una volta rientrati a casa. Aveva notato le lacrime silenziose di Hermione dopo la partenza dei figli. 
Sua moglie si tolse le scarpe all’entrata, poi raggiunse Draco che aveva iniziato a sfogliare il libro di cucina che nonna Josephine gli aveva lasciato nel testamento. Lo abbracciò da dietro e gli diede un bacio sulla schiena.
“Ti amo”.
“Ti amo”, rispose calmo lui. 
 
 
 

Lily Luna Potter, per gli amici solo “Lu”, stava scendendo di corsa le scale. Era in ritardo per la sua prima lezione di Babbanologia e la professoressa Reynards ormai quasi cieca, aveva affinato un particolare udito, ed era capace di distinguere ognuno dei suoi studenti. Sentiva puzza di ritardo sempre e comunque. 
I lunghi capelli rossi erano raccolti in una morbida treccia e le sfioravano ormai la schiena. Procedeva a passo svelto, la gonna svolazzante e le gambe sicure.
Le mancava solo un angolo da svoltare e sarebbe arrivata. 
Lily viveva strenuamente nel presente, non pensava mai a ciò che era successo, né a quello che sarebbe seguito, in quel momento però nel suo presente le sfuggì un particolare. 
Quel particolare le finì addosso una volta che girò l’angolo e fece cadere i suoi libri a terra.
“Oh! Scusami”. Scorpius Malfoy si era piegato per raccogliere ciò che era caduto. Lily lo riconobbe subito, lui invece solo quando sollevò lo sguardo su di lei, ugualmente rannicchiata a raccogliere gli appunti sfuggiti tra i quaderni.
“Lily, sei tu! Non ti avevo vista”, le disse distrattamente.
“Questo è perché non guardi mai a un centimetro dal tuo naso”, le rispose piccata lei, innervosita per quell’ulteriore ritardo.
Scorpius le porse l’ultimo libro e si sollevarono dal pavimento. Lily, visibilmente arrossita, riprese a camminare velocemente, non considerando minimamente suo fratello, che se ne stava accanto a Malfoy.
“Ha un caratterino, eh?” disse all’amico. Sorrise di sfuggita mentre la guardava allontanarsi.
“Che vuoi che ti dica, chi la capisce”, rispose svogliato Albus.
Il rossore sul volto di Lily permanse fino a che non raggiunse la classe. Si scusò con la professoressa per il ritardo, poi si mise a sedere accanto a Josephine, che le tenne il posto per tutto il tempo.
“Ma dove eri finita?”
“Ho avuto un contrattempo”.
Mise sul banco il libro per la lezione. 
Era la seconda edizione di “Muggle Studies” di Draco Malfoy.


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