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Autore: elisa nico    12/06/2020    0 recensioni
Emma è sempre stata sotto il controllo dei genitori. Tutto cambia quando nel villaggio vacanza dove si trova con la famiglia conosce Sahir un semplice cameriere. L'amore che provano l'uno per l'altra lì porterà contro tutto e tutti pur di stare insieme.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Nei giorni successivi Emma e Sahir approfittavano di ogni momento per vedersi.

S’incontravano di sera maggiormente, alcune volte in spiaggia e altre vicino ai campi da tennis, quando la sera non erano usati per partite in notturna.

Facendo attenzione a non essere visti da nessuno erano riusciti a incontrarsi anche di giorno, tra un turno e l’altro riuscivano a vedersi di fianco alla spiaggia privata del villaggio.

Con una scusa a sua madre Emma si allontanava, di solito gli raccontava che andava a cercare Silvia per stare un po’ con lei.

Erano passati dieci giorni da quando si erano confessati di piacersi ma tra loro non era successo niente, nemmeno un bacio.

In questi giorni, Emma e Sahir, avevano scoperto molte cose l’uno dell’altra, insieme si divertivano e parlavano tanto, sembrava si conoscessero da anni.

Sahir però non voleva rimanere solo un amico per Emma, lei gli piaceva ogni giorno di più, ogni volta che la sfiorava, sentiva una scossa dentro che andava dritta al cuore.

Doveva dare una svolta a quella situazione, stasera gli avrebbe confessato i suoi sentimenti, sperando di essere ricambiato.

Doveva organizzare qualcosa di carino per quella sera, pensare a dove incontrarla e cosa dirle, per fortuna aveva tutta la giornata davanti a se.

Quella mattina Emma aveva un forte mal di testa e non riusciva ad alzarsi dal letto, Sahir si sarebbe preoccupato sicuramente non vedendola arrivare ma non si reggeva in piedi e non aveva modo di avvisarlo.

A malapena riuscì a farsi una tazza di tè, prese una compressa contro il mal di testa e tornò a letto.

Si svegliò di soprassalto all’ora di pranzo, stava molto meglio, sua madre era seduta sul divano nel salottino addicente che sfogliava una rivista.

-Emma ti senti meglio? Non ti ho visto scendere a colazione e sono venuta qua. Quando ho visto le compresse sul tavolo, ho capito che non ti sentivi bene.

-Si molto meglio mamma grazie. Ieri devo essere stata troppo sotto il sole.

-Probabile. Non siamo abituati a queste temperature.

-Mamma vado a vestirmi e scendiamo a pranzo?

- Ho già ordinato il pranzo, verrà qualcuno a portarcelo in camera, per oggi è meglio se ti riposi.

-Sto bene, posso uscire. Non c’è bisogno che …

-Emma ormai ho deciso. Resterai in camera tua tutto il giorno e ti riposerai. Stasera arriverà tuo padre, vuole passare un po’di tempo con te, devi stare bene, domattina dovrà ripartire.

- E va bene mamma.

Emma scocciata torno in camera a vestirsi, non voleva farsi trovare in pigiama quando sarebbero venuti a portare il pranzo per lei e sua madre.

Sahir credeva di impazzire, per tutta la mattina aveva cercato Emma dovunque ma di lei non c’era traccia da nessuna parte.

Con la testa da tutt’altra parte svolgeva il suo lavoro al ristorante fino a quando il suo capo non lo chiamò.

-Sahir dovresti portare il pranzo in camera ad una cliente che non sta bene, ok? Qualcuno ti sostituirà qui.

Sahir non aveva molta voglia di andare via dal ristorante finché non avesse visto Emma, ma non aveva molta scelta.

-Certo nessun problema. Il carrello è già pronto?

-Si devi solo fare la consegna alla camera 2118. Sai in quale edificio si trova?

- È quello dove si trovano solo le suite?

-Esatto, adesso sbrigati. La signora sta già aspettando da un bel po’.

-Vado immediatamente.

-Sahir aspetta fuori dalla stanza e quando avrà terminato, riporta tutto qui.

Sahir prese il carrello e iniziò a spingerlo dirigendosi verso le camere.

Le suite erano situate in una zona tranquilla lontano dalla confusione dell’area piscina, anche la camera di Emma si trovava in quella zona, negli ultimi giorni aveva notato che arrivava sempre da quella direzione.

Finalmente era arrivato di fronte alla 2118 bussò e aspettò che qualcuno venisse ad aprire la porta, la sua sorpresa fu grande quando si trovò davanti alla madre di Emma, deglutì fece un respiro profondo ed entrò.

Mentre entrava nella stanza, pensò nuovamente a Emma, forse quella mattina non era uscita perché sua madre stava male.

Mentre la cercava in giro con lo sguardo Sahir, pose il carrello di fronte al tavolo e si allontanò di qualche passo.

-Signora quando avrà finito di pranzare mi chiami e porterò via tutto, io sarò qui fuori.

-Perfetto, puoi andare adesso.

Sahir stava uscendo quando …

-Emma tesoro è arrivato il tuo pranzo.

Sahir si fermò di colpo, le sue gambe non ne volevano sapere di muovere un altro passo, Emma arrivo in quel momento e i loro sguardi s’incrociarono.

Emma era paralizzata, Sahir era in camera sua.

-Cosa fai lì impalata vieni a mangiare. E tu ti avevo detto di uscire cosa ci fai ancora qui.

-Mi perdoni signora me ne vado subito.

-Ma tu guarda che gente, voleva sicuramente dei soldi come mancia, come se non avessimo pagato abbastanza per stare qui.

-E dai mamma non essere snob.

-Cosa ho detto che non va non riesco a capire, comunque lasciamo perdere, appena sarai pronta chiama il ragazzo fuori dalla porta e porterà via tutto. Adesso vado tra poche ore arriverà tuo padre ho ancora un sacco di cose da fare.

Sahir e la madre di Emma uscirono lasciandola da sola, si gettò sul divanetto tremante, per un attimo aveva temuto che dal suo sguardo sua madre potesse capire quanto era imbarazzata dalla presenza di Sahir, per fortuna deciso di indossare un vestito carino.

Appena uscito sicuro che la signora si fosse allontanata Sahir si accasciò contro il muro, tutta la tensione accumulata da non sapere dove fosse Emma lo stava abbandonando Era ancora lì a occhi chiusi quando la porta si aprì.

-Vieni dentro a farmi compagnia?

-Emma ero preoccupatissimo ma dove diavolo eri finita?

- Se vieni dentro ne parliamo con calma.

-Meglio di no. Se qualcuno dovesse beccarmi in camera tua passerei dei guai enormi.

-Capisco.

-Ti senti meglio?

-Adesso sì, stamattina mi sono svegliata con un forte mal di testa e sono rimasta in camera.

-Meglio così. Ti ho cercata ovunque.

-Volevo uscire per colazione ma non ce la facevo.

-Quindi è da ieri sera che non mangi qualcosa? Forza vai non stare qui. Chiamami quando avrai finito.

-Ok vado. Ti lascio solo perché ho una fame da lupi.

Emma rientrò in camera e Sahir rimase di nuovo solo, avrebbe tanto voluto fargli compagnia, in quelle ore si era preoccupato molto, una parte di lui aveva paura che per qualche motivo lei se ne fosse andata e lui non l’avrebbe mai più rivista, per fortuna quello che aveva tenuto Emma lontana era solo un banale mal di testa.

Erano passati appena dieci minuti quando la porta si apri nuovamente, Emma spingeva il carrello fuori.

-Hai già finito? Sei stata veloce.

-Si ti ho detto che avevo fame.

-Che farai adesso andrai in spiaggia?

-No credo che oggi rimarrò in camera, ancora non mi sento pienamente in forma e poi tra poche ore arriverà mio padre.

- Ci vediamo dopo?

-Sicuro, verrò al ristorante stasera. Adesso vado, voglio riposarmi. Ciao.

Emma rientrò immediatamente in camera non diede nemmeno il tempo a Sahir di salutarla.

Il ragazzo deluso prese il carrello e torno in cucina con mille pensieri che gli frullavano per la testa, doveva trovare un modo per sbloccare questa situazione e confessare ad Emma quello che provava per lei.

Il tempo passo velocemente per entrambi quel pomeriggio, mentre Emma si preparava tranquillamente in camera sua per l’arrivo di suo padre, Sahir correva da una parte all’altra facendo il suo lavoro distratto, i pensieri erano rivolti tutti a quella sera e a come avrebbe confessato i suoi sentimenti alla ragazza che gli aveva rubato il cuore.

Alla fine aveva deciso di improvvisare, quando si sarebbero trovati sulla spiaggia al chiaro di luna, le parole sarebbero venute fuori da sole.

 L’ora d’inizio servizio per la cena iniziò, i clienti del resort affollavano la sala in cerca di qualsiasi gli stuzzicasse l’appetito, Sahir si districava con il suo vassoio tra la folla alla disperata ricerca di Emma.

Erano ormai quasi le nove e di lei nessuna traccia, forse non stava ancora bene, aveva perso la speranza di confessargli i suoi sentimenti quella sera quando finalmente la vide entrare, si teneva stretta al braccio di suo padre e sorrideva felice.

Emma si sedette insieme ai suoi genitori al tavolo loro riservato, era felice di vedere suo padre e passare quel poco tempo con lui, domani mattina sarebbe già ripartito.

Mentre cenava e chiacchierava con i suoi, vedeva Sahir che gironzolava sempre intorno a loro, la cercava con lo sguardo e appena lei lo ricambiava lui arrossiva guardava in basso e scappava per poi tornare nelle vicinanze nel giro di pochi minuti.

Emma s’immaginava che il ragazzo volesse dirgli qualcosa, ma non potevano farsi vedere a parlare tranquillamente insieme, avrebbero passato dei brutti guai.

Emma e i suoi avevano quasi finito di cenare, suo padre avrebbe insistito affinché lei lo accompagnasse al bar per il caffè, quindi doveva trovare il modo per parlare con Sahir.

L’occasione si presentò immediatamente, il direttore del ristorante si avvicinò al loro tavolo per salutare suo padre.

Mentre loro tre stavano parlando lei si avvicinò a Sahir che stava sparecchiando un tavolo lì vicino.

-Ehi ciao, finalmente sono riuscita a liberarmi dei miei.

-Ciao.

-Tutto bene?

-Si.

-Allora perche non alzi nemmeno lo sguardo?

-Non ora.

-Eh dai Sahir sei arrabbiato con me?

-No. Adesso vai via, per favore.

Sahir si era accorto che non appena Emma gli si era avvicinata il suo capo e i genitori di lei non gli avevano staccato gli occhi di dosso, se si fossero accorti di quello che c’era tra loro avrebbero passato dei guai.

-Non capisco, ho fatto qualcosa di sbagliato?

-No davvero. Adesso vai però.

Gli occhi di Emma si riempirono di lacrime.

-Non capisco.

Sahir capì immediatamente che Emma era ferita dal suo comportamento, infatti, lei si voltò, stava scappando andando via da li.

Lui la afferrò per un braccio, doveva fermarla, in quel  momento non pensò più a dove si trovavano.

-Emma aspetta.

I genitori della ragazza si voltarono non appena sentirono pronunciare il nome della figlia, il padre era fuori di sé dalla rabbia.

-Chi ti credi di essere per rivolgerti così a mia figlia e afferrarla per un braccio. Tu un semplice cameriere osi chiamarla per nome anziché signorina come dovresti.

-Mi scusi signore … io … non volevo.

Ma cosa diavolo stava succedendo? Emma non riusciva a capirlo, prima Sahir che la ignorava e adesso quest’inutile scenata e poi per cosa? Solamente perché Sahir l’aveva chiamata per nome.

-Papà basta. Non capisco dove sia il problema, stavamo parlando. Siamo amici.

-Amici? Cosa c’entri tu con uno come lui. Un cameriere. Emma sarà meglio che quest’amicizia, come hai detto tu, finisca immediatamente qui.

-Ma papà perché? Che cosa ho fatto di male?

-Un cameriere Emma. Io, che ti porto in posti esclusivi per farti incontrare il meglio della società, sono punito da te che mi fai amicizia con un misero cameriere.

Il direttore nel frattempo era rimasto in silenzio, come le altre persone lì intorno che li guardavano senza capire cosa fosse successo.

-Se vuole posso punire il ragazzo per la sua arroganza signore.

-Non ce ne sarà bisogno. Mia figlia ha capito e credo che anche il ragazzo abbia capito. Lasciamo correre, sono sicuro che non succederà più una cosa del genere, vero?

Il direttore e il padre della ragazza si voltarono a guardare Sahir.

-Sicuramente signore. Mi scusi tanto per il mio comportamento. Non succederà più.

-Ragazzo sii grato per la bontà dell’ambasciatore e torna immediatamente al tuo lavoro. Per questa volta non sarai punito.

-Grazie ambasciatore e grazie anche a lei direttore.  Scusatemi ancora.

Sahir mortificato prese il vassoio dal tavolo e andò nelle cucine, Emma era paralizzata da quello che era successo, mai avrebbe immaginato una reazione così esagerata del padre.

In preda alla rabbia uscì di corsa dal ristorante, si mise a correre senza sapere dove stava andando, si fermò quando si accorse che era in spiaggia.

Lentamente si diresse verso il pontile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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