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Autore: Sabriel Schermann    13/06/2020    10 recensioni
[Storia scritta per il compleanno di Sindy]
Erano le sette del mattino del tredici giugno e Jan si rigirava nel letto in preda all'agitazione.
Che cosa avrebbe dovuto fare? Andare a svegliare la piccola Sindy per augurarle buon compleanno?Oppure sarebbe stato meglio aspettare che fosse lei a sgattaiolare in camera sua chiedendogli come mai quel martedì non l'accompagnasse a scuola?
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Casa di Cristallo'
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Breve dedica dell'autrice: Buon compleanno, mia piccola creatura. Poco più di un anno fa ti ho dato vita senza immaginare che, al contrario di quanto intendessi fare, saresti stata tu a cambiare la mia.
Tu sei ovunque, mia piccola Sindy, anche se materialmente non esisti agli occhi degli altri: ai miei, invece, sei ciò che di più bello potessi chiedere.
Senza di te, ormai, non esisterei più nemmeno io.
Tu sei la mia essenza più profonda.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dinosauro sui pattini

 

 

 

 

 

 

Erano le sette del mattino del tredici giugno e Jan si rigirava nel letto in preda all'agitazione.
Che cosa avrebbe dovuto fare? Andare a svegliare la piccola Sindy per augurarle buon compleanno?Oppure sarebbe stato meglio aspettare che fosse lei a sgattaiolare in camera sua chiedendogli come mai quel martedì non l'accompagnasse a scuola?¹
Dopo almeno trenta minuti passati a rigirarsi tra le lenzuola, decise di andare in cucina a controllare che tutto fosse in ordine: quel pomeriggio, a insaputa della bambina, aveva organizzato una festa con Evelina in cui le avrebbe dato il suo primo regalo – sempre se lei non lo avesse visto prima.
La donna si era offerta di preparare la torta, una base di pan di Spagna ripiena di gelato ricoperto da una cascata di fiocchi di neve di cioccolato.
Il suo piccolo sneeuwvlokje l'avrebbe sicuramente apprezzata. Il suo regalo, invece, aveva provveduto a nasconderlo nel ripiano più alto della credenza, per poi tirarlo fuori prima che Sindy si svegliasse quel mattino.
Lo poggiò sul tavolo, litigando col fiocco che aveva tentato di sistemare il giorno prima, per poi arrendersi.
«Questo dannato!» brontolò proprio quando il campanello della porta trillò.
Ma chi diavolo è a quest'ora?, pensò tra sé, turbato dal fatto che l'ospite mattiniero potesse aver svegliato la sua bambina, oltre a sorprenderlo in pigiama.
Un omone panciuto e dall'aria severa si stagliava sulla soglia in tutta la sua larghezza.
«Buongiorno signor Daleman!»
Ci mancava solo il vicino! Ma che cosa vorrà a quest'ora?
«Signor Schermann!» tuonò l'uomo, «sono qui perché vostra figlia ieri ha buttato dell'acqua addosso a mio figlio!»
Jan lo fissò negli occhi incredulo.
«Non c'è ragione perché Sindy faccia una cosa del genere...» tentò di ribattere infilandosi una mano nei capelli scompigliati.
«Signor Schermann!» lo interruppe l'altro, «Sta forse insinuando che mio figlio dice bugie?! È andato a dormire in lacrime ieri sera!»
Che melodrammatico...
«Gliene parlerò, signore, glielo prometto» biascicò quasi sbattendogli la porta in faccia.
Il figlio dei vicini, poco più grande di Sindy, era un bambino vivace e dispettoso e Jan sapeva che doveva aver fatto qualcosa per scatenare una tale reazione nella bambina.
Non appena si volse, udì una voce pigolare alle sue spalle: «È venuto a parlarti del gatto, vero?»
Sindy doveva essere già sveglia da un po', perché gli occhietti vispi non parevano affatto assonnati e non si sarebbe mai scomodata solo a causa del suono del campanello.
Nonostante vivessero insieme solamente da sei mesi, Jan aveva imparato a conoscerla bene.
«Quale gatto?»
«Il gatto nero che gira sempre qui intorno» rispose la bambina avvicinandosi, «quel pidocchioso gli aveva lanciato una bottiglia d'acqua addosso, e io l'ho visto e allora ho ricambiato!»
Jan la guardò stralunato, indeciso se sgridarla per il gesto o per l'epiteto.
Alla fine optò per la seconda opzione: «Sindy! Non si chiamano così le persone!»
«Ma è vero!» ribatté la piccola, «Ti sei dimenticato che quest'inverno aveva i pidocchi?»
Jan alzò lo sguardo al cielo, preferendo evitare ogni ulteriore commento. Conosceva i signori della casa di fronte da quando lui e sua moglie si erano trasferiti lì: sapeva che era gente particolare con una prole altrettanto bizzarra, perlomeno per lui.
«Beh, che cosa vuoi per colazione?» domandò pur conoscendo la risposta.
Non sapeva proprio come augurare buon compleanno a una creatura che aveva accolto in casa senza neppure avere alcun legame di sangue: Sindy ne aveva passate tante negli ultimi mesi, aveva da poco cambiato scuola e in tutta probabilità avrebbe ugualmente perso un anno.
Aveva capito che i suoi compagni la prendevano in giro perché non sapeva ancora leggere bene e, forse, anche per il suo aspetto straniero.
Si era preso cura di lei, l'aveva nutrita e l'aveva addirittura iscritta al suo corso di pattinaggio, dopo le ostinate insistenze della bambina: il giorno del suo compleanno, però, non sapeva proprio che cosa fare per dimostrarle quanto le volesse bene.
«Oggi non vado a scuola, vero?»
Jan ne aveva parlato anche con i nuovi insegnanti, che avevano compreso la situazione e le avevano concesso di saltare le lezioni senza giustificazione.
«No, Sindy» aveva risposto lui, provvedendo a preparare la solita colazione con latte e pane fresco. «Oggi è un giorno speciale e va festeggiato in modo speciale!»
La bambina, intanto, si era accomodata proprio di fianco al suo regalo.
«Che cos'è questo?»
Jan s'interruppe: non si sarebbe perso la sua espressione davanti a quel dono per nulla al mondo.
«È per te, ovviamente!»
Non sapeva se l'avrebbe apprezzato, ma quando lo ritrovò in soffitta capì che era il regalo perfetto.
Con dei pattini a rotelle ai piedi, Sindy avrebbe potuto esercitarsi anche fuori dal ghiaccio.
Una nuova luce comparve sul volto della bambina a quelle parole: era chiaro che non si aspettasse nulla di simile, forse nemmeno sapeva che cosa fosse un regalo.
Tuttavia, cominciò a scartare le decorazioni con foga, ritrovandosi in men che non si dica coi pattini tra le mani.
Jan era sicuro che non ne conoscesse nemmeno l'esistenza: non si sarebbe mai dimenticato l'espressione sorpresa che le si disegnò in viso quando indossò per la prima volta i pattini da ghiaccio che le aveva acquistato mesi prima.
I regali mancati di sua figlia Anja, che aveva provveduto a conservare, erano finalmente risultati utili, dopo quasi dieci anni.
Aveva stretto tante volte quei pattini a sé, nel tentativo di trovare del buono nella tragedia: per fortuna sua moglie se l'era portata via prima del suo compleanno, altrimenti non gli sarebbe rimasto nulla di lei che non fossero ricordi.
Quei pattini a rotelle non erano mai appartenuti ad Anja, in verità, ma Jan li aveva acquistati per lei e questo pensiero lo consolava un poco.
E ora appartenevano alla figlia che il cielo gli aveva mandato, ascoltando le sue preghiere silenziose.
«Ma sono brutti!» la sentì pigolare. «Gli altri pattini sono molto più belli! Con questi sembrerò un dinosauro!»
Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata.
«Beh, allora sarai un dinosauro sui pattini!» ribatté Jan, «Potrai andare a scuola più velocemente e intanto potrai esercitarti!»
A quelle parole, il volto della bambina s'illuminò ancora di più e i suoi occhi s'accesero di una nuova luce. Il pensiero di danzare verso la scuola doveva piacerle parecchio.
«O preferivi una bicicletta?» ammiccò Jan, ammirando la smorfia di disgusto dipintasi sul visino a quella parola.
Questa creatura non ha proprio nulla di olandese, si ritrovò a pensare con un sorriso.²
Eppure, in qualche mese gli aveva regalato più di quanto tutto il suo popolo avesse fatto in una vita intera.
«La fatina Sabriel è stata generosa...» udì borbottare alle sue spalle, infilandosi goffamente i piccoli pattini. «Sabriel sa sempre come farmi felice!»
Jan sorrise quando Sindy scoprì che le rotelle funzionavano in modo completamente diverso dalle lame. L'osservò ruzzolare sul pavimento scoppiando in una risata.
«Ma quello che intendi tu è Sariel» la corresse, per poi aiutarla a tirarsi in piedi.
Era tutto iniziato un paio di mesi prima, quando Sindy aveva ascoltato per la prima volta la canzone alla pista di pattinaggio.
L'aveva apprezzata talmente tanto da costruire un'intera leggenda su quella musica; e Sariel, il principe di dio,³ si era trasformato improvvisamente in Sabriel, la fatina protettrice delle pattinatrici.
La vide cadere ancora, con un sorriso raggiante stampato sulle labbra, e si sorprese a provare nuovamente quella strana sensazione che solitamente provava quando riusciva a passare del tempo con la famiglia.
Un senso di benessere interiore, come se tutto ciò che desiderava fosse, per una volta, esattamente tra le sue mani.
«Buon compleanno, mio piccolo fiocco di neve» mormorò fissando i suoi occhi brillanti, soffiandole un tenero bacio sui capelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

¹ Fun fact: Il 13 giugno del 2000, l'anno in cui è ambientata questa storia, era davvero un martedì.

² Per chi non lo sapesse, è molto comune utilizzare la bicicletta per spostarsi nei Paesi Bassi e chiunque ne possiede almeno una.

³ Sariel letteralmente significa “principe di dio”: si tratta di un angelo la cui origine non è chiara.
La canzone menzionata nel testo è questa.

   
 
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