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Autore: Vala    12/08/2009    3 recensioni
Vorrei, vorrei, vorrei. Se solo, se solo, se solo. Quante volte sentiamo queste parole risuonare alla tv, per le strade, nelle nostre conversazioni? Si infiltrano nella nostra mente, con un unico scopo distruttivo: renderci tutti uguali.

Serie di one-shot/flashfic ideate sui pensieri e modelli ideali con i quali sono più spesso in contatto...più spesso per scelta degli altri che mia.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La strada, quella strada del centro, è talmente affollata quel giorno da costringermi a ripararmi dietro mia madre che avanza con la sicurezza di una stazza notevole e di un portafoglio pieno da vuotare. Quello è il giorno dello shopping stabilito da mesi, evento attorno al quale ruota tutta la mia recente esistenza.
Salve! Sono quella testa di capelli ricci che spunta da dietro quel donnone che cammina stile marcia militare. Grazie al cielo non ho preso la camminata di mia madre, sembra che si stia avviando ad una parata. No, io la mia camminata la definisco più come un fruscio, un movimento lento ma non troppo e aggraziato quanto basta da permettere alle mie gambe di flettersi in tutta la loro lunghezza senza però apparire troppo sfacciato. O almeno è l’impressione che vorrei dare. A dire il vero a qualunque ragazzo della mia scuola è bastata un’occhiata per comprendere, anche senza prove certe, la cocente verità che mi porto dietro come un macigno sulla coscienza: io sono gay.
Mi guardo attorno terrorizzato, anche solo pensarlo equivale ad un’ammissione di colpa. Non l’ho mai detto a voce alta, non oserei. Quanto a confessarlo ai miei poi, non sarei mai in grado di sostenere ancora lo sguardo di disprezzo nei loro occhi. Ma lo sanno. Devono saperlo. Vivono con me, mangiano con me, parlano con me, è impossibile che non si siano resi conto che nella mia stanza non ci sono poster di donne nude, non ci sono mai stati e mai ci saranno. Mai avuto riviste tipicamente da uomo se non per guardare i modelli, ma leggo spesso le riviste per ragazze che le mie amiche mi portano a scuola. Amiche. Mai andato troppo d’accordo con i ragazzi. Insomma, faccio tutto quello che ci si aspetta da me: gioco a calcio, mi comporto da maschio al bar prendendo birra e commentando lo sport e qualche bellona del cinema, scherzo e rido volgarmente quanto basta. Ma fosse per me, me ne starei alla larga da quei posti chiusi dove l’odore di mascolinità è talmente tanto forte da togliermi il respiro.
Non è una novità, in fondo l’ho sempre saputo. Tutti l’hanno sempre saputo. È dalle elementari che mi prendono in giro chiamandomi finocchio e simili, tanto che mia madre si è scontrata più volte con insegnanti e genitori per bloccare il fenomeno che mi riduceva in lacrime. Ma ero ancora un bambino, non comprendevo appieno la portata di quelle parole. Ora lo so. Non sono più un bambino, anche se qualcuno continua ad esserne convinto. Ormai ho 17 anni, tra un anno sarò maggiorenne, e so di non essere etero.
Sospiro. Un sospiro lungo e sofferente che fa voltare mia madre. Il suo sguardo indagatore mi scandaglia in profondità. Lei deve sapere, a quella donna non sfugge mai nulla, ha perfino saputo quando mio fratello maggiore aveva perso la verginità, con una sola occhiata, non può non essersi resa conto che il suo figlio più piccolo è un frocio.
“Resisti, so che fare la spesa con la madre è noioso per un ragazzo, ma da sola non ce la faccio a fare tutto”.
“mmm…” rispondo io, quando in realtà mi piacerebbe farle capire con veemenza che semmai è il contrario, vorrei che questa giornata non finisse così presto, che a me piace fare compere con lei, piace davvero. Ma se dicessi una cosa simile, mi guarderebbe male, si chiederebbe quale significato recondito possano avere le mie parole, e poi si chiuderebbe nella convinzione che ho bisogno di farmi regalare qualcosa da lei per non indagare oltre ed arrivare da sola alla verità più profonda che nascondo nel mio cuore.
Paura. Ho paura che lo sappiano. Una paura tale che più e più volte ho maledetto Dio per avermi fatto così, diverso.
Ho incontrato altri come me, altri gay. Simpatici, qualcuno ci ha anche provato con me. Io mi sono sempre rifiutato, ma prima o poi so che cederò alla carne e mi lascerò andare. In fondo che male c’è? Sono nel pieno dello sviluppo, alla mia età è ormai considerato normale scopare…se si è etero. Se si è gay secondo la società non si dovrebbe scopare affatto. Non si dovrebbe vivere. Ho letto proprio questa mattina prima di uscire di casa un articolo di un prete che condannava la comunità gay ai tormenti dell’inferno perché considerata portatrice di mali indicibili. Come se la nostra presenza potesse in qualche modo contagiare. Non è una malattia. Se un gay ti starnutisce davanti, puoi prenderti i suoi germi dell’influenza ma non le sue preferenze sessuali. Dello stesso parere però non sono i miei compagni di classe che mi evitano come la peste o mi tormentano. Preferisco quando mi tormentano in un certo senso, almeno mi fanno capire che hanno registrato la mia presenza, non l’accettano ma la vedono. Qualche amica cerca di difendermi a volte, quando è in giornata buona o quando esagerano, ma non può fare molto. Sono solo. E avrei voglia di urlare in classe come una checca isterica quando mi strappano i libri, mi nascondono le mie cose o le gettano dalla finestra, mi insultano in ogni modo quando passo per i corridoi. Non è facile la vita da liceale. E dire che dovrebbero essere gli anni migliori della mia vita. A me sembrano i peggiori tra confusione, odio e paura.
Mia madre è entrata in un negozio, mi ha fatto cenno di aspettarla fuori. È una profumeria. Quale sarà mai la legge non scritta secondo la quale un uomo non può entrare in profumeria se non urlando che deve fare un regalo alla propria donna, non lo so davvero, ma io ci entro solo accompagnato dalle mie amiche. Non oso da solo, se qualcuno mi vedesse?
“Ehi, c’è riccioli d’oro!”.
Ecco, qualcuno mi ha visto. Faccio finta di nulla, è l’ennesimo sberleffo di quelli della mia classe. Mi sfilano davanti in tutta la loro figaggine ostentando le ragazzine che si trascinano dietro, prede di guerra nella lotta della seduzione etero. Scommettiamo che so la loro prossima mossa? Ecco, infatti come avevo previsto: due di loro hanno afferrato le rispettive ragazze e hanno cominciato a limonarle in tutta tranquillità in mezzo alla strada davanti a me. Che posso fare? Ignoro. Tremo di rabbia e ignoro. Dopo un po’, quando si saranno stancati di indicare e pomiciare, mi lasceranno in pace. Per non guardare loro i miei occhi scrutano la vetrina seguente, cercando di concentrarsi sui vestiti esposti. La mia concentrazione è tale che dovrebbe spaccare il vetro.
Dalle mie labbra sfugge uno squittio di sorpresa quando noto che il manichino che stavo osservando non è affatto un manichino ma uno dei commessi che sta sistemando la vetrina. Eppure le sue forme sembravano così perfette…mi scopro a perdermi nella forma delle gambe inguaiate nei jeans strappati e nei pochi lembi nudi di pelle che lasciano intravedere. Ah, si è chinato in avanti. Ha un sedere davvero interessante, potrei perderci ore a guardare quella vetrina così interessante. Il corpo maschile è davvero intrigante. Mi umetto le labbra, e lui si volta. Probabilmente ha sentito il mio sguardo sul suo culo, o gli sono più semplicemente arrivati all’orecchio gli insulti a me rivolti. Comunque si è girato, e mi sta guardando con aria interrogativa. So per esperienze precedenti che il mio viso è in fiamme, se mi toccassi le orecchie le sentirei scottare per la tensione. Sorrido timidamente al commesso, so che non sembro così innocente come dovrei, ma in fondo è un rischio che bisogna correre se si vuole combinare qualcosa. Ah, se solo mi ricambiasse, se mi facesse un cenno di intesa e mi facesse capire che ho una speranza. Cavolo, mi piace davvero avere un ragazzo fisso e non qualche avventura occasionale come mi è sempre capitato. Lui mi guarda perplesso, poi di colpo capisce ed ecco in un istante sul suo viso si dipinge un sorriso di circostanza mentre gli occhi si appannano di disgusto. Quella sera quando vedrà gli amici al bar racconterà la sua terribile esperienza, quando un gay lo ha puntato. Sconfitto ed umiliato, ricaccio a stento le lacrime. Se fossi stata una ragazza questo non sarebbe successo, mi avrebbe sorriso di rimando, mi avrebbe aperto la porta del negozio ed invitato ad entrare.
Cosa c’è di sbagliato in me? Cosa ho fatto di male per essere così? Io non lo volevo, io sarei stato molto meglio se fossi stato come tutti gli altri, un comune etero con interessi etero. Perché questa maledizione è calata proprio sulla mia testa? Vorrei essere qualcun altro e in qualche altro posto mentre mia madre esce dalla profumeria con una boccetta in mano, ed io mi giro apparentemente annoiato dal suo entusiasmo per l’acquisto. Riprende a camminare, ed io dietro. Prossima destinazione il negozio di elettronica. Il frullatore si è rotto e dobbiamo comprarne uno nuovo, ecco il motivo della mia presenza: l’uomo porta i pacchi. È un bene che cammini davanti a me, schermandomi alla vista degli altri passanti, così posso piangere le mie amare lacrime in silenzio e non avere paura di farmi notare. Un ragazzo etero non piange, almeno io non ne ho mai visto uno.
“Oh oh…!” mormora mia madre bloccandosi di scatto davanti ad una vetrina insulsa. Confuso, la guardo sorridermi nel suo modo malizioso. Oh ti prego, dimmi che non è vero! “ore dieci, ragazze carine che ti hanno notato! Vai tigre!”.
…mamma! Ecco, questo è uno di quei momenti in cui vorrei urlarle che sono gay. Ma mi basta la sua aria d’aspettativa per capire che non avrò mai il coraggio di fare una cosa simile. Prendo un bel respiro profondo. Le ragazze sono carine e sembrano anche simpatiche. Forza e coraggio, sei etero. Tu ami le ragazze, ti piace la passera. I miei passi si fanno più sicuri e la camminata un po’ meno ondeggiante mentre mi accosto di qualche metro. Mi hanno puntato ben bene, ormai non ci sono dubbi, non posso scappare. Sono etero, sono etero, sono etero…a furia di ripeterlo prima o poi funzionerà e avverrà il miracolo per trasformarmi da reietto della società ad uno dei loro.

So chi sono, so cosa voglio. A me piacciono i ragazzi, le curve femminili le guardo solo per ammirarle con distacco. Non voglio finire incastrato in un matrimonio di facciata con una bella moglie, voglio al mio fianco un uomo che mi ami per quello che sono. Non mi vergogno di essere me stesso. Se la società non mi accetta, poco importa, purché stia bene io.
Ma ogni passo che faccio verso quelle ragazze che mi aspettano invitanti, è un passo verso quell’io falso in cui mi costringe chi mi sta attorno. Mi faccio carico di aspettative che non posso esaudire, di speranze che verranno illuse dalla mia natura codarda. Ogni passo verso quelle ragazze, è un passo verso la facciata di convenienza che nasconde la diversità per rendermi identico a come dovrebbero essere tutti gli altri ragazzi. Sì, insomma, allo stereotipo del maschio etero.


[salve a voi che mi leggete da sempre, e ai nuovi arrivati che mi hanno trovata da poco! ^^
Uh, più si prosegue, più diventa complicato. Come avrete percepito (se ho fatto bene il mio lavoro), in questo scorcio è cambiata quasi totalmente l’emozione dominante rispetto ai precedenti. Ci sarebbe stato molto altro da scrivere, ma ho preferito fermarmi per non uscire dal personaggio che ho scelto di dipingere.

X miss dark: lieta di aver corrisposto alle aspettative ^^ anche io detesto dover sostenere gli sguardi di estranei (e non) che parlano con me fissando qualcosa che non è il mio viso, ma con il tempo ho imparato a usarlo a mio vantaggio, come ho imparato ad usare tante altre cose sgradite. Dopotutto siamo state “graziate” di tanta abbondanza, a qualcosa dovrà pur servire! E lo shopping…o hai un’amica ben fornita come te, o hai un amico gay o è meglio in solitaria. Almeno si evitano situazioni imbarazzanti come “compriamo lo stesso completino!” -.-‘

X Ego me stesso ed io: anche a me basta poco per essere felice, mi accontento del vostro sostegno e di un po’ di cioccolata ^^ le lodi per non aver prolungato l’attesa è meglio non cantarle a voce troppo alta, le muse potrebbero indispettirsi e ritirare la loro mano protettrice. Approfittiamone finché sono dalla mia parte e concentrate su questa raccolta ^^

X Vegeta4ever: totalmente perdonata per il ritardo! *abbraccia scodinzolando* benarrivata!
Ps- concordo appieno con il nick ><

Alla prossima! Kissu kissu]
  
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