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Autore: Asmodeus    14/06/2020    4 recensioni
[Quinta classificata al contest “Ogni amore ha la sua pietra preziosa” indetto da Zukiworld sul forum di Efp.]
Draco ha impiegato settimane per organizzare un appuntamento a sorpresa perfetto per Harry. Ma non ha tenuto abbastanza in considerazione il meteo.
[dal testo]: «Lasciami in pace» piagnucola arrabbiato, le lacrime che cominciano a salirgli i dotti lacrimali. Sente la corteccia grattargli la schiena e il terreno freddo e umido sotto di sé. Anche il completo preferito di Harry sarà da buttare [...]
«Volevo essere perfetto per te» si trova a sussurrare piano, mentre la prima lacrima fugge via dai suoi occhi perdendosi tra la stoffa dei suoi pantaloni. «Regalarti una giornata perfetta, l’appuntamento migliore del mondo, ma...». Non riesce a continuare. Ha smesso di sbuffare e anche di parlare, si limita a lasciar scorrere qualche lacrima a rigargli il viso.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note dell'Autore: questa storia si è classificata 5^ al contest "Ogni amore ha la sua pietra preziosa" indetto da Zukiworld sul forum di EFP. Le recensioni sono ampiamente apprezzate, sia per dirmi che vi è piaciuta sia per qualunque critica! In bocca al lupo a tutti i miei sfidanti e buona lettura!

 

 

 

L’appuntamento peggiore del mondo

 


Amare è darsi anima e corpo o, per meglio dire, è fare di due esseri uno solo;

è passeggiare al sole, in pieno vento, in mezzo ai campi di grano e praterie, con un corpo a quattro braccia, a due teste, a due cuori.

L’amore è la fede, è la religione della felicità terrestre.


(Alfred De Musset)


 

Uno sbuffo desolato, un leggero tonfo sordo e la sua schiena che gratta leggermente contro la corteccia rugosa, poi finalmente Draco è seduto a terra. Si stringe le gambe vicine al petto, appoggiando il mento sulle ginocchia e sbuffando un’altra volta, lo sguardo perso davanti al suo piano naufragato.

È così demoralizzato che non gli importa che il suo completo possa essersi rovinato contro il tronco dell’albero a cui ancora si appoggia, né che i suoi pantaloni siano ora sporchi di erba fresca e terriccio. I vestiti si possono lavare e rammendare se proprio, ma quella giornata ormai è rovinata e non tornerà indietro.

Sbuffa una terza volta, il suo umore cupo come il cielo tempestoso che sta scaricando la sua furia tutt’intorno a loro. Chicchi di grandine crudele si abbattono ovunque, martellando i campi e falciando i raccolti ancora in crescita. Anche il grano di quell’estate rischia di essere vittima di quel meteo iracondo, il raccolto di un anno in rovina in pochi minuti. Draco per la prima volta prova un po’ di empatia nei confronti dei contadini Babbani: se li immagina arrabbiati come lui nelle loro case strane, impotenti di fronte alla furia degli elementi. “Chissà come fanno a proteggersi dalla grandine senza magia”, si domanda tra sé e sé, benedicendo l’incantesimo di Harry che li sta proteggendo da quei proiettili celesti.

Non riesce nemmeno a guardarlo, sa che sarà deluso almeno quanto lui, e preferisce continuare a fissare il grano martoriato dalle sfere ghiacciate in caduta libera. Scende così tanta grandine tutta insieme che anche il suo respiro scompare al di sotto di quel ritmico martellio gelato, mentre tutt’intorno essa comincia a ricoprire il terreno come se fosse neve. Stonehenge è poco lontana, eppure il muro del maltempo la nasconde alla vista. Meglio così, un fallimento in meno da osservare.

Il suo campo visivo viene bruscamente occupato da due penetranti pozzanghere verdi sovrastate da scure sopracciglia corrucciate. Il naso di Harry è a pochi centimetri dal suo, ne sente il respiro caldo e rilassato. «Draco?» domanda con una nota di preoccupazione nella voce, «che ti succede?»

I capelli neri e disordinati del compagno gli solleticano il viso, per cui nasconde la faccia contro le proprie ginocchia cercando di sfuggire a quel soffice assalto. In realtà ha paura a sostenere il suo sguardo, di non essere capace di specchiarsi in quelle pozze verdi piene di delusione per quel disastroso appuntamento.

Ha impiegato due settimane per organizzare quella gita a Stonehenge, programmando ogni cosa nel minimo dettaglio. Innanzitutto, ha pagato fior di Galeoni per prenotare tutti i posti disponibili per i visitatori, quota Babbana inclusa, di modo da avere quel sito meraviglioso in esclusiva per alcune ore. Ha poi provveduto a contattare la Granger in gran segreto, affinché lo aiutasse coi passi successivi. Merlino solo sa quanto gli è costato chiedere una mano alla Mezzosangue a causa della loro antica rivalità, anche se per il suo Harry questo ed altro! Insieme a lei ha difatti concordato una marea di scuse e impegni per chiunque altro di modo che il moro fosse libero tutto il giorno senza imprevisti o impegni di sorta; insieme hanno preparato il menù del picnic programmato per concludere la gita, inserendovi i cibi preferiti di Harry; sempre insieme, infine, hanno selezionato il suo guardaroba, affinché anche Draco potesse essere realmente impeccabile e perfetto come tutto il resto.

Tutto inutile, però, perché né lui né la Granger avevano considerato la variabile metereologica, e Giove Pluvio ha pensato bene di mandare a monte tutti i suoi piani a soli cinque minuti dal loro arrivo a Stonehenge. Il tempo di materializzarsi insieme ad Harry poco lontano dal cerchio di megaliti, condurlo nel punto di osservazione migliore e finalmente sbendarlo per fargli godere della magica visuale, ed ecco che il cielo si era subito rabbuiato spegnendo il sole e cominciando a martellarli con la grandine. Harry si era pure preso un bel chicco pesante dritto sul capo prima di riuscire a Evocare una barriera invisibile di protezione per entrambi, mentre Draco non era riuscito a fare nulla per lo stupore e la rabbia.

È sempre merito di Harry se ora si trovano al riparo sotto all’albero imponente poco lontano dal sito, perché lui non spiaccica parole da svariati minuti. Lo ha quasi dovuto trascinare via dal campo aperto in cui si trovavano poco prima, perché Draco continua ad avere gli arti quasi paralizzati dalla frustrazione e la gola secca per l’imprevisto. Sbuffa per l’ennesima volta, rifiutandosi di emettere un qualunque suono diverso da quel moto di fastidio e di alzare lo sguardo dal mezzo delle sue gambe. Riesce a vedere la punta delle sue scarpe bagnate, la pelle sofficissima ricoperta dall’erba umida: probabilmente si sono rovinate pure loro, come quella giornata.

«Draco.» La voce del ragazzo di cui è innamorato perso è ferma e perentoria. «Smettila di sbuffare e guardami.»

È quasi un ordine, ma lui lotta contro di esso. Non riesce a pensare di alzare lo sguardo per concretizzare le sue paure e vedere in quei meravigliosi occhi verdi la delusione e forse anche la rabbia. Ci ha messo tanto impegno per cambiare le cose da quando erano piccoli, il pensiero che della stupida grandine possa averli riportati indietro nel tempo è quasi inaccettabile. Si rifiuta dunque di obbedire, di accettare altri sguardi delusi. Ne ha già subiti troppi in passato per poter sopportare anche quelli di Harry Potter.

«Lasciami in pace» piagnucola arrabbiato, le lacrime che cominciano a salirgli i dotti lacrimali. Sente la corteccia grattargli la schiena e il terreno freddo e umido sotto di sé. Anche il completo preferito di Harry sarà da buttare. L’ha sempre trovato affascinante anche lui, nero con riflessi smeraldo che scintillano nella luce del sole ed esaltano i suoi capelli ed i suoi occhi. Abbigliamento totalmente inadeguato ad una gita per le campagne inglesi, ma se deve essere perfetto per Harry…

«Volevo essere perfetto per te» si trova a sussurrare piano, mentre la prima lacrima fugge via dai suoi occhi perdendosi tra la stoffa dei suoi pantaloni. «Regalarti una giornata perfetta, l’appuntamento migliore del mondo, ma...». Non riesce a continuare. Ha smesso di sbuffare e anche di parlare, si limita a lasciar scorrere qualche lacrima a rigargli il viso. Tanto Harry non può vederlo, o si arrabbierebbe ancora di più. Le sue ginocchia sono diventate un rifugio sicuro, in cui starà nascosto finché Harry non se ne sarà andato per evitare di sprecare del tutto la giornata. Per qualche assurdo motivo pensa al cestino da picnic che ha Ridotto in modo che potesse stargli comodamente in tasca, che ora non sente più addosso. Sicuramente ne è scivolato fuori ed è caduto da qualche parte in mezzo al campo mentre Harry lo trascinava fino all’albero. Anzi, come minimo lo avranno pure pestato. Il pessimismo più totale lo attanaglia, come se in quel momento vivesse all’interno di una perpetua legge di Murphy che avvolge tutto.

«Draco Malfoy!» lo sgrida alla fine Harry. «Ti ordino di guardarmi, adesso!»

La voce è più alta di qualche tonalità, e stavolta Draco non riesce ad ignorarlo. Si prepara a incontrare occhi incendiari, raccoglie un briciolo di coraggio e finalmente alza lo sguardo.

Le pozzanghere verdi sono sempre davanti a lui, e immediatamente inghiottono le sue iridi argentee. Eppure non sembrano furibonde, tutt’altro.

Draco si è limitato ad alzare a malapena la testa dalle ginocchia, per cui il bacio improvviso di Harry lo colpisce poco al di sopra degli occhi. Le sue labbra sono calde contro la sua fronte corrucciata dai pensieri, e in un attimo sembrano ridimensionare ogni problematica. Il moro si ritrae un attimo, mentre Draco libera definitivamente il suo volto dalla stretta delle sue gambe. Rimane a fissare l’altro interdetto, i loro occhi che tornano immediatamente a danzare gli uni nelle iridi dell’altro.

«Finalmente!» sussurra Harry, per poi annullare di nuovo lo spazio tra di loro, stavolta congiungendo le labbra con le sue. È un bacio leggero, appena accennato, ma riesce a percepire la morbidezza delle labbra del moro e a strappargli un po’ di calore. Il suo viso si tinge di rosso, mentre le sue guance si infiammano davanti a quella carineria dell’altro.

«Non dovresti baciarmi» protesta debolmente. «Lo so che sei arrabbiato, ho rovinato tutto! Questo è l’appuntamento peggiore del mondo, io…» cerca di continuare schernendosi, ma un terzo bacio inghiotte le sue parole. Stavolta Harry si accompagna col resto del corpo, e le loro labbra non si toccano e basta: premono le une sulle altre, quelle del moro infuocate e vivide, le sue ritrose e in cerca di sicurezza. Le due bocche si schiudono e le loro lingue finalmente si incontrano, mentre i loro respiri si fondono l’uno con l’altro.  Harry si preme ancora di più contro di lui, portando una mano dietro la sua testa e immergendola nei suoi capelli dorati ancora bagnati, stringendolo ancora di più a sé. Draco lo lascia fare, anzi si abbandona a lui, permettendogli di invaderlo con la sua fisicità: lo attira a sé, muovendo finalmente le gambe e cancellando quella barriera che ha eretto tra loro due poco prima. Sposta infine le sue esili mani sulle spalle di Harry che guizzano sotto il tessuto dei suoi vestiti, e si aggrappa ad esse per scaricare la tensione accumulata, tremando come una foglia.

Il duello tra le loro lingue si interrompe improvvisamente così come è iniziato, mentre Harry si stacca di colpo. Si ritrae indietro, sedendosi sui talloni, le sue ginocchia puntate a terra proprio là dove stavano poco prima le gambe di Draco.

«Va meglio ora?» chiede sorridendogli. «Hai finito di dire cretinate e di piagnucolare?»

Il suo sguardo è davvero tutto fuorché adirato, anzi è quasi divertito da tutta la situazione. Draco lo osserva con attenzione, perdendosi davanti a quella semplice bellezza che ha avuto davanti per così tanti anni e che ha ignorato per troppo tempo. Nonostante indossi una semplice maglietta rossa e dei jeans che fanno a pugni sia col suo completo perfetto che con l’idea che si è fatto di quella giornata, Draco non può che ammettere che Harry sia bellissimo. Oltre che fradicio, ovviamente: anche i suoi capelli eternamente ribelli sono stati quasi domati dalla grandine, e i suoi vestiti sono palesemente zuppi così come le sneakers che ha ai piedi. È quasi buffo in quelle condizioni, e quella vista riesce finalmente a strappare un fugace sorriso a Draco.

«Allora? Stai meglio?» lo riprende Harry, e il biondo finalmente riprende a respirare normalmente, rilassandosi e annuendo. L’altro continua a sorridergli, gli porta una mano al volto e lo accarezza con delicatezza; poi si avvicina del tutto, e gli scocca un altro fugace bacio sulle labbra, prima di rialzarsi in piedi. Draco lo vede tremare leggermente, nota la pelle d’oca sulle sue braccia, e torna immediatamente mesto.

 «Scusami…» prova a cominciare, ma Harry lo zittisce subito. È in piedi davanti a lui e torreggia come un gigante.

«Niente scuse, Malfoy» gli intima, prima di continuare ridendo, «O devo insegnartelo io come si comportano quelli della tua classe sociale?» Lo squadra dall’alto in basso, in una ridicola imitazione di suo padre, e gli tende al contempo una mano per aiutarlo ad alzarsi. Draco accetta l’aiuto, tirandosi su e annullando nuovamente la distanza fra loro.

Ora sono di nuovo allo stesso livello, anche se il biondo rimane leggermente più alto del moro. I loro sguardi si intrecciano nuovamente, e Draco vorrebbe ricominciare a parlare, ma capisce di dover attendere ancora una volta. Harry si è avvicinato nuovamente a lui, sa dove andranno a parare. Per questo decide di coglierlo di sorpresa e di baciarlo lui stavolta, riuscendovi. Le loro labbra si incontrano a metà strada, impattano l’una con l’altra e si schiudono come poco prima, in un bacio delicato e profondo e che dice tutto senza l’aiuto delle parole. Draco infonde in quel bacio tutte le scuse che sa di non poter dire, e Harry lo rassicura stringendolo forte a sé. Sente il corpo dell’altro infreddolito di fianco a sé, per cui avvolge le proprie braccia intorno al compagno, attirandolo ancora di più e donandogli parte del suo calore. Restano in quella posizione per un po’, finché Harry non smette di tremare e Draco ha esaurito le sue scuse dentro quel bacio risolutore.

Si allontanano delicatamente l’uno dall’altro, e con sorpresa si accorgono che intorno a loro qualcosa è cambiato: non sentono più il ticchettio crudele della grandine. Le nuvole tempestose si stanno allontanando per portare altrove il loro carico di rabbia, e nubi più sottili e placide ora ricoprono il cielo; in lontananza, qualche raggio di sole comincia a fare capolino arrivando fino a terra.

Gli occhi di entrambi scintillano davanti a quella novità, e poi i loro sguardi tornano ad intrecciarsi. Non riescono a stare lontani a lungo, per cui tornano ad avvicinarsi l’uno all’altro, stavolta non per baciarsi bensì per un semplice abbraccio. Si stringono forte, e Harry affonda il suo viso contro il suo collo, facendosi coccolare come un bimbo. Draco invece osserva lo spettacolo dietro il compagno, e finalmente ritrova definitivamente il sorriso: le nubi temporalesche se ne sono ormai andate quasi del tutto, mentre in lontananza si intravede il sole illuminare la posizione di Stonehenge. Forse non tutto è perduto, dunque.

«So che non posso cancellare ciò che è successo poco fa, ma… ti andrebbe di riprovare da capo?» sussurra nell’orecchio di Harry, continuando a fissare dietro di lui lo spettacolo che si apre in quella campagna feconda. Il suo ragazzo annuisce convinto contro il suo collo, strofinandosi contro di lui per immergersi ancora un po’ nel suo odore; gli lascia un tenero bacio appena sotto il lobo dell’orecchio, poi si allontana un poco per tornare a guardarlo negli occhi. Qualcosa nel suo sguardo deve essere cambiato, Draco lo sa, perché vede il lampo stranito nelle iridi di smeraldo che lo fissano. Sorride a quella domanda silenziosa, i denti scintillanti nell’aria tersa e umida come fossero dei diamanti.

«Aspetta!» gli chiede, quando lo vede intenzionato a voltarsi. Draco prende le mani di Harry tra le sue e lo trascina di nuovo vicino al proprio corpo come ad abbracciarlo; all’ultimo momento, però, lo fa roteare su sé stesso in modo che gli dia la schiena e possa finalmente vedere quello come vuole lui quello che il biondo sta guardando già da un po’. Draco stringe la schiena dell’altro a sé, le loro braccia incrociate in uno strano abbraccio sul petto di Harry; stavolta è il suo turno di poggiare la testa sulle spalle del fidanzato, ma per guardare insieme nella stessa direzione e vedere entrambi quella meraviglia che gli si para davanti.

I campi di grano ancora verde si aprono a vista d’occhio davanti a loro, come un oceano di smeraldo su cui galleggia in lontananza la figura maestosa di Stonehenge; lame di luce illuminano il cerchio di megaliti, in un piacevole contrasto col cielo plumbeo che risalta i colori e sembra dare vita propria anche a quelle antiche pietre sacre. La cosa più bella, però, è l’esplosione di fiori rossi che inonda quel mare di grano: la grandinata ha piegato molte vigorose spighe, ma quella distruzione ha permesso a milioni di papaveri di svettare orgogliosi in mezzo a tutto quel verde, illuminandolo con la loro potente presenza.

Draco conosce poco del mondo Babbano, ma la sua famiglia si è sempre interessata alle opere d’arte di qualunque provenienza: per questo riconosce nello spettacolo che ha davanti le stesse tinte e vibrazioni delle tele piene di vita e meraviglia di Van Gogh. E come nei suoi quadri così particolari, anche qui la natura lo sorprende coi suoi accostamenti cromatici bizzarri eppure così meravigliosi.

Verde e rosso non sono colori che stanno bene insieme, anzi fanno quasi sempre a pugni l’uno con l’altro e faticano a mescolarsi. Eppure, davanti a quel campo fiorito, sembra non possa esistere coppia di colori più bella. Draco non ha mai provato a leggere dentro la mente di Harry, eppure in quel momento sente di sapere cosa sta pensando pur senza poterlo vedere. Lo indovina da quel petto che stringe forte e il cui ritmico alzarsi e abbassarsi per respirare si è fermato per qualche istante; lo suppone dalle mani di Harry, che hanno stretto le sue con vigore poco dopo essersi voltato; ne ha la certezza completa, infine, quando la testa del suo ragazzo si appoggia finalmente alla sua in un sospiro che spiega ogni cosa.

A Draco ormai non importa più sapere cosa succederà in quella giornata, o vedere se il resto dei suoi piani andrà come pensava oppure fallirà miseramente. Non è più importante né programmare né rispettare alcun piano, né recuperare il cestino da picnic scomparso né arrivare davvero davanti a Stonehenge, né che torni a grandinare o che finalmente esca un bel sole caldo. Quel prossimo futuro che sarà presto presente ormai ha perso di ogni significato per lui, così come il recente passato e le sue preoccupazioni immotivate: tutto annullato, ora che ha capito cosa significa amore.

Perché amore è l’immagine di un campo di grano che ondeggia sotto la grandine.

Amore è mille fiori rossi rubino in un mare d’erba smeraldo.

Amore è loro due che si baciano come se fosse la prima e l’ultima volta, è il loro respiro che si fa una cosa sola, è i loro cuori che battono all’unisono e cancellano ogni dubbio e ogni paura.

Amore è un appuntamento che sembrava il peggiore del mondo, e che invece è sempre stato il migliore del mondo.

 

 

Vincent van Gogh, Campo di papaveri, 1890 olio su tela, cm 73 x 91,5 L’Aia, Gemeentemuseum

   
 
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