Dean,
seduto accanto a uno dei letti nella stanza che avevano preso al
motel con il volto e le braccia pieni di tagli e lividi non ancora
curati, non riusciva a distogliere gli occhi dal fratello, che
dormiva agitato con espressione sofferente.
La
caccia di quella sera era stata molto impegnativa, e nel rispedire
all'inferno il demone che si aggirava in città, Sam si era
guadagnato, oltre ai soliti danni di piccola e media entità
che era
appena riuscito a medicare, una profonda ferita al petto che a un
certo punto gli aveva fatto temere seriamente di doverlo portare al
più presto in ospedale nel cuore della notte con
chissà quale
scusa. Le diverse lesioni riportate da entrambi, infatti,
difficilmente avrebbero potuto essere attribuite a cause normali e lo
sceriffo locale era già fin troppo sospettoso nei loro
confronti,
dal momento che aveva scoperto in un tempo da record il loro ennesimo
furto d'identità, e il fatto che avessero un arsenale non
dichiarato
nel portabagagli non li avrebbe certo aiutati.
Ovviamente
il maggiore dei Winchester era pronto a ben altro che qualche piccolo
guaio con la giustizia pur di salvare la vita all'unico membro della
sua famiglia rimasto, ma l'incolumità di Sam, per un tempo
ancora da
definire, sarebbe dipesa totalmente da lui e non era neanche
pensabile che la polizia, dopo lo smacco ricevuto ore prima, avrebbe
permesso loro di fuggire un'altra volta.
Per
fortuna però, quando ormai era sul punto di cedere e
chiamare
l'ambulanza anziché caricarlo di nuovo sull'Impala nel
disperato
tentativo di limitare i danni,
era riuscito chissà come a fermare l'emorragia e medicare il
taglio
tirando un sospiro di sollievo. Gli sembrava fossero passate ore
quando finalmente il sangue aveva smesso di scorrere permettendogli
di ricucire quel brutto squarcio e coprirlo con una garza sterile,
che aveva poi avvolto con cura intorno al petto.
Sperava
solo che la ferita non si riaprisse, dal momento che bastava un
respiro leggermente più profondo per tingere appena la benda
di
altre minuscole goccioline rosse, ma ci avrebbe pensato se e quando
fosse accaduto. Del resto, pur avendo
già fatto tutto ciò che era in suo potere per
aiutarlo, continuava
a pensare che non sarebbe stata affatto una buona idea lasciarlo solo
con i medici, se poteva evitarlo, dal momento che, con ogni
probabilità, lo sceriffo avrebbe colto l'occasione per
arrestare
almeno lui appena qualcuno dell'ospedale gli avesse dato il via
libera, impedendogli così di compiere il suo dovere di
fratello
maggiore.
In
caso di emergenza avrebbe fatto qualunque cosa, ma preferiva di gran
lunga restargli accanto e proteggerlo da eventuali attacchi di demoni
in una stanza che sapeva essere più sicura di qualunque
altro luogo.
Non era escluso infatti che ce ne fossero altri nei dintorni e
l'ultima cosa che voleva era lasciar loro campo libero con Sam in
quelle condizioni. Sarebbe stato un bersaglio fin troppo facile e si
sentiva male al solo pensiero di ricevere in carcere la brutta
notizia che “un folle” introdottosi in ospedale gli
aveva
tagliato la gola come minimo mentre lui era chiuso in una cella.
L'ennesimo
lamento appena accennato lo costrinse a focalizzarsi di nuovo sul
presente, e in particolare sul difficoltoso tentativo di misurare la
febbre al fratello, che sentendosi bloccare le braccia mentre era in
preda a chissà quale incubo, cercava continuamente di
sfuggire alla
sua presa con il rischio di farsi male sul serio.
A Dean
piangeva il cuore a doverlo tenere fermo in quel modo, facendolo
chiaramente agitare ancora di più dopo una medicazione
tutt'altro
che semplice, ma aveva bisogno di capire se bastava un potente
antidolorifico o se, con maggiore probabilità, dovesse
cercargli
anche un antipiretico.
Non
sopportava infatti di vederlo soffrire così e il pensiero di
essere
stato lui a trascinarlo di nuovo nella caccia, che anni prima il
fratello aveva cercato a tutti i costi di abbandonare, aumentava
sempre di più, ad ogni minima dimostrazione di sofferenza,
il
gigantesco senso di colpa che lo attanagliava da quando aveva visto
quella ferita. L'aveva sempre saputo, in fondo, che la vita del
cacciatore non faceva per lui, ma il desiderio di riunire di nuovo la
sua famiglia, l'unica cosa che aveva, era stato più forte di
qualsiasi altra considerazione.
Come
poteva però continuare a difendersi con questa scusa mentre
il suo
amato fratellino si contorceva dal dolore davanti ai suoi occhi
perché non era stato in grado di proteggerlo?
Preoccupato
e dispiaciuto per le conseguenze del suo gesto egoistico di andarlo a
riprendere a Stanford, lanciò l'ennesima occhiata
all'orologio sulla
parete, sfilandogli poi il termometro.
Come
sospettava, la febbre era molto alta e non c'era da stupirsi che Sam
fosse in un bagno di sudore e si agitasse di continuo, pronunciando
nel sonno parole il più delle volte incomprensibili.
Purtroppo
Dean era certo che avessero esaurito il potente antidolorifico e
antipiretico che usavano di solito nei casi più gravi, ma se
ricordava bene, nelle loro esigue scorte dovevano esserci ancora
degli altri analgesici in fiale,
uno dei quali avrebbe forse contribuito ad abbassargli anche la
temperatura.
«Coraggio,
Sammy, tra poco starai meglio» lo rassicurò
inutilmente facendogli
una lieve carezza sulla fronte aggrottata prima di cercare la
medicina più adatta nella cassetta del pronto soccorso
decisamente
sguarnita che aveva di fianco.
Secondo
i loro programmi, dopo la caccia sarebbero dovuti entrare di nascosto
in una clinica che avevano adocchiato lì vicino e rifornire
le
scorte prima di partire, ma dovendo fare tutto da solo nell'orario in
cui le strade erano maggiormente pattugliate dalla polizia, non era
sicuro che fosse una buona idea. Le forze dell'ordine delle varie
città, infatti, erano tutte in allerta negli ultimi tempi
per
l'aumento di crimini apparentemente inspiegabili per chiunque
ignorasse l'esistenza dei demoni, e questo voleva dire che per due
ricercati come loro era diventato un grosso problema procurarsi il
necessario per le situazioni di emergenza.
Per
loro fortuna però, ancora per quella volta, erano rimaste un
paio di
fiale di una medicina adatta e Dean si augurò che bastassero
a
permettergli di caricare in macchina Sam il giorno dopo e lasciare
rapidamente la città in cerca di un luogo più
favorevole, in cui
risolvere in qualche modo anche il problema della cassetta.
Girandosi di nuovo verso il
letto con l'occorrente per una flebo in mano, incrociò per
caso gli
occhi lucidi e stanchi del fratello appena svegliatosi e subito, con
un misto di pena e sollievo, si chinò su di lui
rassicurandolo e
chiedendogli stupidamente come si sentisse.
«Acqua»
sussurrò per tutta risposta il ragazzo con un filo di voce
senza
neanche dar segno di averlo sentito e il fratello maggiore, tornato
improvvisamente al suo ruolo di medico improvvisato, si
affrettò ad
avvicinargli un bicchiere alle labbra screpolate, raccomandandogli di
fare piano.
«Ti
do subito l'antidolorifico, va bene?» gli disse poi
dolcemente dopo
averlo riadagiato tra le coperte con la massima delicatezza, sperando
di alleviarne in fretta i tormenti. Tra il taglio al petto, le botte
prese durante lo scontro e i normali dolori causati dalla febbre,
infatti, anche il minimo movimento sembrava costargli fin troppo e
Dean maledisse tra sé, per l'ennesima volta, il demone
responsabile
di tutto questo. Se soltanto avesse potuto medicarlo sotto l'effetto
di un potente analgesico, che di certo avrebbe reso più
sopportabile
per entrambi la
dolorosa
operazione, a quell'ora si sarebbe già sentito
meglio, ma la
gravità della ferita non l'aveva permesso e il ragazzo non
voleva
neanche pensare a quanto il fratello dovesse aver sofferto prima di
perdere i sensi tra
le sue
braccia mentre finiva di bendarlo.
L'unica
risposta che ottenne però fu un lieve sospiro, in seguito al
quale
Sam, ormai del tutto privo di forze e a malapena consapevole di cosa
stesse succedendo, gli permise di sistemargli la flebo senza opporre
la minima resistenza. Era una fortuna che il padre, anni prima,
avesse insegnato a entrambi come fare e i due avevano perso il conto,
ormai, di tutte le volte che si erano salvati a vicenda in quel modo.
Terminata
anche quest'ultima incombenza, Dean gli prese delicatamente una mano
per dargli qualcosa a cui aggrapparsi in attesa che la medicina
facesse effetto, per poi rimanere immobile al suo fianco a vegliarlo,
dimenticandosi a lungo delle proprie ferite.
Era
troppo impegnato infatti ad assistere il fratello, soffrendo con lui
ad ogni smorfia o lamento e cambiandogli di tanto in tanto
l'asciugamano fresco sulla fronte finché questi, diverse ore
dopo,
non fu in grado di sopportare in qualche modo il breve tragitto fino
alla macchina, dove si abbandonò subito sul sedile del
passeggero
con gli occhi chiusi e tutti i segni di uno sforzo eccessivo
nonostante Dean l'avesse portato lì praticamente di peso,
addormentandosi di nuovo quasi all'istante.
Il
maggiore dei Winchester si preoccupò da morire in un primo
momento,
iniziando a chiamarlo e scuoterlo inutilmente per cercare di
strapparlo a quell'improvviso torpore, ma il respiro di Sam si fece
presto più calmo e regolare e il ragazzo, capendo in un
attimo di
lucidità che la situazione non doveva essere troppo grave se
riusciva a riposare tranquillo, decise di concentrarsi sulla
necessità di trovare un luogo più sicuro per
riprendersi entrambi
dalle ferite, senza però smettere di girarsi nella sua
direzione a
intervalli regolari per essere sicuro di intervenire tempestivamente
al minimo accenno di problemi di qualsiasi tipo. Per fortuna Sam
sembrava stare meglio rispetto a qualche ora prima, ma era chiaro che
soffrisse ancora e questo a Dean non andava proprio giù.
Come
tutte le altre volte in cui era stato costretto a occuparsi del
fratello ferito e febbricitante, non poté quindi impedirsi
di
domandarsi a più riprese, nella completa solitudine di un
viaggio
senza chiacchiere né musica, se e come avrebbe potuto
proteggerlo
dai pericoli quotidiani del loro lavoro, ma purtroppo, arrivato in
una piccola cittadina che giudicò essere abbastanza lontana
dalla
precedente, non aveva ancora trovato una soluzione. Poteva solo
continuare a comportarsi come aveva sempre fatto, augurandosi di
riuscire, d'ora in poi, a evitargli almeno i danni più
gravi, ma
intanto quella sera si sarebbe messo d'impegno per procurarsi di
nuovo un'abbondante scorta di medicinali di tutti i tipi. Vista la
fortuna che avevano ultimamente, era meglio non ridursi mai
più in
condizioni così disastrose o non poteva garantire di reggere
ancora
il colpo.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! In realtà la
storia
non mi convince del tutto ma non volevo rischiare di peggiorare le
cose continuando a riscrivere pezzi. Sono ancora alle prime armi con
l'hurt/confort, quindi non ho idea di cosa sia venuto fuori
(soprattutto in campo medico, visto che ho fatto tutt'altri studi),
ma spero che il risultato sia almeno decente. Fatemi sapere che ne
pensate, se vi va, e grazie a tutti per gli eventuali consigli che mi
aiuteranno a migliorare e per il tempo che mi avete dedicato anche
solo leggendo. <3
Come
ho scritto nell'introduzione, la storia avrebbe dovuto partecipare
all'iniziativa “First aid kit challenge” indetta
dal gruppo fb
Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart, quindi vi lascio sotto
anche il
prompt e gli oggetti che l'hanno ispirata (anche se in
realtà non ho
usato solo quelli ma dettagli XD). Mi raccomando, ringraziate anche
l'admin e i membri del gruppo se la fic vi è piaciuta,
perché senza
di loro non sarebbe probabilmente mai nata. ;)
Se a
qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook
principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e
manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime
opere, saremo ben felici di accogliervi qui.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto
augurandovi una buona serata e buona settimana.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina
Prompt:
Lo vedeva soffrire e non sopportava di vederlo così. Doveva
assolutamente riuscire a fargli passare tutto quel dolore.
Oggetti:
Garza sterile, termometro, antidolorifico.