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Autore: Gaia Bessie    15/06/2020    1 recensioni
«Finché avrai voglia di provarci, io ti manderò indietro a quel preciso istante» asserì Aion. «Ma fai attenzione, Annabeth Chase: il passato, il più delle volte, è solamente una grossa delusione cui non possiamo porre rimedio».
Un viaggio a ritroso nel tempo, con un unico scopo: salvare Luke Castellan.
[Epilogo]: Luke scosse il capo, anche se gli costò un’enorme fatica. «No» mormorò. «Avremo altre occasioni, io… ti cercherò per tutte le mie altre vite».
«Ti prometto che ci troveremo, in qualche modo» rispose lei, asciugandosi le lacrime. «E ci andremo davvero, in Alaska, e in Europa e…».
«Va bene così, un giorno… ci rincontreremo, in qualche modo» sussurrò il ragazzo, piano.
[Seconda classificata al contest "Il citazionista 3" indetto da SherylHolmes e giudicato da fantaysytrash sul forum di Efp]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Luke/Annabeth, Percy Jackson
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Potrebbe farmi tornare indietro ancora una volta?»
 
 
Dove non possono ferirci
0. Il regno del fanciullo
 

 
«Luke è venuto a trovarmi a San Francisco (…). Era venuto a parlare. Disse che gli servivano solo cinque minuti. Sembrava terrorizzato, Percy. Mi confessò che Crono aveva intenzione di usarlo per impadronirsi del mondo. E che voleva scappare, come ai vecchi tempi. Voleva che andassi con lui».
(Annabeth a Percy, Lo scontro finale)
 
αι̉ὼν ε̉στι παίζων πεσσεύων˙ παιδὸς η̉ βασιληίη.
Il tempo (Aion) è un fanciullo che gioca spostando i dadi: il regno di un fanciullo.
(Eraclito)
 
 
È un giorno di un anno, e nulla di più. Quando ti guardi allo specchio e scopri che, nonostante sia il tuo compleanno, non sei cambiata: hai ancora un’ombra che ti scava il volto, e non hai dimenticato. Che, nel bagliore aranciato delle candeline, sei sempre tu, nel tramonto morente che segna la fine di una giornata vedi sempre le medesime cose.
È un giorno di una vita in cui, all’alba del tuo diciottesimo compleanno, puoi chiedere a tua madre tutto quello che desideri. Ed è anche il momento, forse l’unico da quando sei nata, in cui puoi finalmente concederti di essere egoista.
In cui puoi concederti di ignorare lo sguardo sgomentato di Percy, quello tristemente sommesso di Chirone, e quello consapevole di tua madre. Degli Dei, solamente Ermes sembrava essere illuminato da una tiepida scintilla di felicità, Atena era seria e concentrata mentre valutava la richiesta della sua giovane figlia.
«Dobbiamo metterla ai voti, Annabeth» osservò, infine, con cautela. «La tua richiesta… è rischiosa, potrebbe distruggere l’equilibrio che conosciamo attualmente».
«Mi ridarebbe mio figlio, Atena» il tono di voce di Ermes ne tradiva l’impazienza. «Penso sia sufficiente per convincervi: date alla ragazza la possibilità di riportarlo indietro».
«Mio figlio ha combattuto proprio per evitare tutto questo» intervenne Poseidone, gli occhi che lampeggiavano ira. «Non permetterò che sia tutto gettato via, per i desideri di una ragazzina».
«Pace, Poseidone» lo interruppe Zeus, con voce tonante. «Come ha suggerito Atena, mettiamola ai voti. Chi è a favore?».
Il re degli Dei si guardò attorno, osservando le mani alzate di Afrodite, Ares, Dioniso, Ermes ed Efesto. Stava per dichiarare che la proposta era stata bocciata dal consiglio quando, inaspettatamente, anche la Divina Atena alzò la mano.
 
***
 
Il tempo altro non era che un bambino che giocava a tirare i dadi, su una scacchiera usurata e crepata: sembrava quasi che mormorassero, le caselle, come se le bianche e le nere si dovessero raccontare un segreto antico quanto il mondo. Aion sedeva paziente, l’espressione che tradiva una saggezza che calzava come inadatta al suo viso ancora giovane, aveva l’aria di un filosofo intrappolato nel corpo paffuto di un bambino di sette anni.
A differenza delle altre divinità, non incuteva timore, o reverenza: i suoi occhi non apparivano come fiammeggianti, ma erano semplicemente bruni e attenti, pronti a cogliere qualsiasi aspetto del proprio interlocutore.
«Sapevo che prima o poi saresti arrivata» commentò il bambino, scuotendo i riccioli corvini. «Vieni, siediti pure» disse, indicando un cuscino di fronte a sé. «Sai giocare a backgammon?».
«Veramente no» ammise Annabeth, a disagio. «Non… non amo i giochi da tavolo».
«Perché voi Semidei siete troppo irrequieti per poter apprezzare la tranquillità di un simile gioco» osservò Aion, placidamente. «Grande invenzione, il backgammon. Abbiamo perso qualcosa, da quando è crollata la civiltà sumera…».
Il Dio bambino la guardò, quasi come si fosse appena ricordato che aveva un’interlocutrice cui doveva prestare attenzione. «Ma non è per questo che sei qui, lo so» concluse.
«Io…» borbottò Annabeth, cercando di trovare le parole. «Ho bisogno di tornare indietro, in un momento specifico».
«Oh, lo so benissimo» disse Aion, annuendo. «Tornare indietro, salvare Luke Castellan: suo padre si è premurato di informarmi».
«Devo tornare a una notte di due anni e mezzo fa» spiegò la ragazza. «Quando Luke mi chiese se... se volessi fuggire con lui».
Il Dio sorrise leggermente, facendosi spuntare sulle guance rubiconde due fossette gemelle. «Per impedire che Crono prenda il suo corpo, decretandone la morte».
«Sì» mormorò lei, chinando il capo. «Sono certa che potrei salvarlo».
«Certo che potresti» confermò Aion, meditabondo. «Ma, Annabeth, il tempo è più complicato di un “potrei”. Ci sono infiniti mondi possibili, come disse un tuo fratello qualche secolo fa, e ogni azione compiuta ti proietta in uno di questi».
«Deve essercene uno dove posso riuscire a impedire che Luke muoia» osservò Annabeth, con forza. «Uno in cui potremmo essere di nuovo…».
Una famiglia. Le parole le si bloccarono in gola, come sabbia o cocci di vetro, facendola tossire.
«Potrebbe» convenne il Dio. «Chi lo sa? Se solo potessimo vedere l’infinita catena di conseguenze derivanti da ogni singolo gesto, allora, te lo saprei dire con certezza».
«Non mi serve, una certezza» borbottò lei. «Mi serve tentare, e lo farò finché non riuscirò a salvarlo. Mi aiuterà?».
«Certo che lo farò, non ci tengo ad oppormi a una decisione dell’Olimpo» disse Aion, scrollando le spalle. «Ma devo avvisarti: quando tornerai indietro avrai ben chiaro chi sei e perché hai viaggiato nel tempo ma, andando avanti, questa certezza… si affievolirà».
«Tornerò a vivere nel passato, quindi?» domandò Annabeth, incuriosita. «Come se questo presente non fosse mai esistito?».
Il Dio bambino annuì. «Precisamente» commentò. «E, se per qualche motivo tu dovessi fallire, c’è la possibilità di ritornare a questo preciso istante».
«Un loop temporale» mormorò la ragazza, affascinata. «Se dovessi ritornare qui, potrei continuare a tentare?».
«Finché avrai voglia di provarci, io ti manderò indietro a quel preciso istante» asserì Aion. «Ma fai attenzione, Annabeth Chase: il passato, il più delle volte, è solamente una grossa delusione cui non possiamo porre rimedio».
Lei non ebbe il tempo di replicare: il Dio prese i dadi, li rigirò tra le mani paffute e, con un abile lancio, li fece atterrare sulla scacchiera con un tonfo sordo.
Distrattamente, Annabeth pensò che certamente non erano i dadi adatti per giocare a backgammon: tutte e sei le facce erano bianche.

 
Ammetto che sono sull'orlo della commozione: sono passati sette anni (non ho sbagliato a scrivere, sono proprio sette) da quando, nel 2013, pubblicai la mia prima mini-long nonché ultima Fanfiction su Percy Jackson che io abbia mai scritto. E, ammetto, se non fossi stata intrigata da una frase del contest indetto da SherylHomes sul forum di Efp, che ovviamente ringrazio per avermi permesso di fare questo tuffo nel passato, non sarei mai tornata a scrivere qualcosa su questo fandom. Ciò dipende principalmente dal fatto che i miei gusti in merito a questa saga sono molto poco convenzionali: odio Percy con tutte le mie forze e avrei preferito un epilogo diverso per Luke, che secondo me per quanto riguarda la prima saga è l'unico personaggio che ne valga davvero la pena.
Così, eccomi qui. Questa fanfiction è stata la prima, da anni a questa parte (penso proprio da quella famosa mini-long del 2013, Farfalle di carta), storia a capitoli che riesco a pubblicare e, spero anche se sono agli sgoccioli, a terminare. Vi dico subito che sarà un mini-long, composta da quattro capitoli e l'epilogo: ogni capitolo sarà strettamente collegato al precedente tramite una ripresa di alcune parti peculiari del suddetto capitolo precedente, una ripetizione che, a mio avviso, è terribilmente necessaria (alcune volte vi saranno delle modifiche, quindi fate attenzione).
L'OOC, per quanto io ultimamente abbia riscoperto i piaceri dell'IC sempre e comunque, si è rivelato a mio parere necessario e inevitabile, soprattutto nello snodo del capitolo terzo (non farò spoiler).
Segnalo inoltre la citazione che ho scelto dal contest, che sarà presente in vari punti della storia e ne costituisce anche la tematica più generale: "Se solo potessimo vedere l'infinita catena di conseguenze derivanti da ogni singolo gesto".
Per quanto riguarda Aion, invece, quel che so è una vaga reminescenza dei miei studi di filosofia: Eraclito parla di quest'entità, chiamata appunto Aion, che governa il tempo come un bambino che gioca con i dadi (il backgammon è una mia idea molto stupida). E ho pensato che fosse la divinità adatta per i miei scopi, così ho scelto di assegnarlo al tempo inteso come "in divenire" (ovvero come lo intendevano Eraclito e Aristotele) e che quindi poteva vederne tutti gli snodi possibili, i famosi mondi possibili citati nella storia e che provengono invece da un filosofo moderno, Leibniz.
Detto questo ringrazio chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin qui, spero che la storia si riveli una lettura piacevole.
Ci vediamo con il primo capitolo venerdì 19 giugno, prometto di essere iper puntuale.

Gaia
   
 
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