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Autore: Anna Wanderer Love    15/06/2020    1 recensioni
- Hai un amico quindi? – chiese timidamente Jin Ling, gettandogli un’occhiata vergognosa.
Lui sorrise, annuendo con enfasi. – Sì! Si chiama Lan Jingyi. Io sono Lan Yuan.
- Io sono Jin Ling. Deve essere bello avere un amico – mormorò piano. Il viso paffuto di Lan Yuan si oscurò, mentre aggrottava le sopracciglia, percependo tutta la tristezza che trapelava da quelle parole.
o: quando un piccolo Jin Ling pensa di essere destinato alla solitudine, un miracolo di nome Lan Yuan mette al fato i bastoni tra le ruote.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan Yuan/Lan Sizhui, Meng Yao/Jin GuangYao
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Friends


 
- eri un bambino un po' strano,
io dalla luna, tu dalle stelle

- per sempre resta in questo posto
- più a lungo di sette estati e freddi inverni
a lungo
più a lungo delle infinite promesse e memorie
a lungo 
friends, BTS



Jin Ling non capiva perché fosse lì. Certo, lo zio giallo gli stava molto simpatico ed era sempre gentile con lui. Quella mattina quando erano arrivati gli aveva sorriso e gli aveva allungato di nascosto un dolcetto ai semi di loto, nascondendoli entrambi dietro alla manica, dopo che lo zio viola lo aveva posato a terra. Si era lamentato dicendo che era fin troppo grande e avrebbe dovuto smetterla di approfittare della sua pazienza, e anche che avrebbe dovuto cominciare a salire tutti quei gradini da solo prima o poi. Jin Ling lo sentiva sempre dire quel genere di cose, ma in effetti lo zio non si rifiutava di prenderlo in braccio quando gli tirava un lembo delle vesti, cercando silenziosamente il suo aiuto, né gli aveva mai chiesto di scendere.
Lui lo avrebbe anche fatto, salire le scale da solo, ma il pensiero di arrivare alla fine di tutti quei gradini gli faceva battere forte il cuore, mentre le facce di quei bambini antipatici che vivevano lì gli apparivano in mente, e solo stringersi stretto allo zio viola gli faceva passare quella brutta sensazione. Avvertendo le sue enormi braccia tenerlo saldamente premuto contro il suo petto, il suo profumo di casa avvolgerlo, la paura passava.
Quant’è alto, aveva pensato, guardandosi indietro e osservando la lunga scalinata che avevano percorso. Per un attimo aveva gettato un’occhiata al cielo blu, notando il modo in cui la luce faceva splendere tutto ferendo i suoi occhi. Aveva premuto la faccia contro la spalla dello zio, mentre i suoi lunghi capelli neri gli davano fastidio alle guance, e aveva pensato che, se lì ci fossero stati solo loro tre, sarebbe stato contento. Sarebbero andati a mangiare i dolci nelle cucine, poi li avrebbe portati a giocare nel grande giardino dove lo zio viola gli avrebbe indicato quei piccoli uccellini dal petto rosso che stavano sempre sugli alberi, e lo zio giallo lo avrebbe fatto sedere sulle ginocchia e gli avrebbe raccontato una storia sulla sua mamma.
Lo faceva sempre lo zio giallo, perché quando si parlava della sua mamma il volto dello zio viola diventava tanto triste e non riusciva più a parlare. Quando succedeva, Jin Ling andava a sedersi accanto a lui, appoggiando le mani sul suo polso e posando la testa contro al suo braccio. Cercava di accarezzare la sua mano come faceva sempre lui quando lo trovava a piangere in un angolo, rannicchiato su se stesso perché i suoi compagni lo prendevano in giro. Solo che gli sembrava molto difficile e non lo faceva molto bene. Infatti quando succedeva lo zio sembrava diventare ancora più triste e i suoi occhi brillavano ancora più di prima. Jin Ling si sentiva molto giù, perché lo zio viola riusciva sempre a consolarlo e ad asciugargli le lacrime, ma quando lui provava a fare lo stesso peggiorava solo le cose. Non voleva rattristarlo ancora di più, però lo faceva sempre e non capiva perché.
Comunque, quel posto non gli piaceva. Avrebbe preferito rimanere nelle grandi sale viola, a casa dove i grandi laghi gli ricordavano il colore del ciondolo a cui dormiva abbracciato. Non sapeva come, ma sapeva che quello era un regalo del suo papà, e dato che non poteva abbracciare lui la notte stringeva quello. Certo, avrebbe preferito il suo papà, ma gli avevano detto che era tanto lontano e non poteva tornare da lui, anche se gli voleva bene. Il che non aveva molto senso, perché tutti i papà che volevano bene ai loro bambini e che vedeva attorno a lui erano proprio accanto ai loro figli, non lontano. Li portavano a passeggiare nei boschi, insegnavano loro come tirare con l’arco, li sgridavano quando tornavano tardi, sorridevano quando li vedevano correre gridando felici che avevano vinto ai giochi. L’unica spiegazione che gli era venuta in mente, allora, era che al suo papà lui non piacesse. Così come alla mamma.
Ma ogni volta che aveva chiesto allo zio viola se fosse vero che papà gli volesse bene lo zio gli aveva sempre detto di sì. E si arrabbiava quando gli diceva che forse non era così, perciò Jin Ling aveva semplicemente smesso di farsi domande. Si era immaginato che il papà e la mamma fossero andati lontano per trovare un fratellino adatto a lui, o per combattere tantissimi mostri. Sapeva che papà era un grandissimo guerriero che ne aveva uccisi un sacco. Sapeva che aveva anche salvato la mamma da uno di quelli, e che per questo si erano innamorati. Finché era a casa con lo zio viola, bastava -anche perché lì i bambini erano gentili con lui.
Però ogni volta che tornava dallo zio giallo tutti lo guardavano in modo strano. Non riusciva a capire come -gli adulti erano proprio strani. Sapeva solo che non gli piaceva. E non gli piaceva nemmeno come quelli che i suoi zii chiamavano i suoi “amici” ridessero di lui e lo lasciassero sempre ultimo. Non lo sceglievano mai come compagno dei loro giochi, gli facevano i dispetti, gli dicevano che il suo papà e la sua mamma lo avevano abbandonato perché nessuno avrebbe voluto un figlio come lui. E allora Jin Ling si arrabbiava e cominciava a urlare, e cercava di picchiarli -ma subito i servi li separavano, e quando gli zii venivano a saperlo Jin Ling poteva vedere la delusione con cui lo guardavano. E anche la rabbia, negli occhi dello zio viola.
Però Jin Ling non si sarebbe arrabbiato, se solo il suo papà e la sua mamma non fossero andati via -se solo gli zii li avessero richiamati indietro, avrebbe smesso di litigare con i suoi amici. Jin Ling si sarebbe comportato bene -si sarebbe impegnato per diventare il figlio migliore del mondo e farli rimanere con lui.
Una volta aveva chiesto allo zio viola cosa volesse dire la parola “amici”. Lui aveva detto che un amico è una persona che sta al tuo fianco e che sai che non ti tradirà mai.
Jin Ling gli aveva chiesto se lui avesse degli amici, e lo zio gli aveva detto di no. Aveva sussurrato che ne aveva avuto uno, ma che le loro strade si erano divise. Dopo aver detto quelle parole era diventato di nuovo triste, perciò non gli aveva mai più chiesto niente a riguardo.
Nemmeno Jin Ling ne aveva, di amici, però questo non l’aveva detto. Non voleva farlo preoccupare.
Adesso era seduto sul bordo del laghetto interno. Stava ripensando a tutte quelle cose, mentre guardava delle piccole paperelle che facevano il bagno, seduto sulle grosse pietre bianche che circondavano l’acqua. In una mano aveva dei sassolini ed era indeciso. Avrebbe voluto lanciarli alle papere, che erano piccole quasi quanto la sua mano -lo zio giallo gli aveva detto che erano dei cuccioli, ma non voleva far loro del male. Solo che non sapeva come giocarci, senza attirare la loro attenzione così.
Era solo. L’unico compagno di giochi che aveva avuto non c’era più -il figlio dello zio giallo era sparito anche lui. Quando l’aveva saputo, per un attimo Jin Ling si era chiesto se non fosse davvero colpa sua. Si era domandato se non fosse lui a far scomparire le persone, come dicevano i suoi amici. Avevano giocato sempre assieme, si erano divertiti a rubare i biscotti e a inseguire gli scoiattoli mentre gli altri bambini li indicavano e parlavano di loro con toni cattivi.
E poi il suo unico vero amico era scomparso. Così, all’improvviso. Come la mamma e il papà erano spariti quando era nato. Forse era davvero colpa sua. Forse era lui a far scappare le persone.
Avrebbe voluto che quelle paperelle diventassero sue amiche, anche se erano piccolissime. Jin Ling si sarebbe impegnato a proteggerle e non le avrebbe più fatte scappare. Ma non sapeva come avvicinarle. Non sapeva come si fa a diventare amici di qualcuno.
Sollevò la mano aperta, guardando i sassi nel suo palmo, e una voce delicata lo fece sussultare.
- Vuoi tirarli a quei cuccioli?
Jin Ling si voltò, sorpreso, e si trovò di fronte un altro bambino. Rimase senza parole per un attimo -la sua voce era stata così gentile, nessuno gli aveva mai parlato così dolcemente. Osservò la figurina davanti a lui, che lo guardava con i suoi grandi occhi scuri appena sgranati. Aveva un viso molto bello, le sopracciglia nere che si arcuavano appena sopra ai suoi occhi dandogli un’espressione mite. I suoi capelli erano legati in modo ordinato, e un nastro bianco gli cingeva la fronte, bianco come le sue vesti.
- Sei dei Lan? – chiese, e il bambino annuì appena. Si avvicinò, sorridendogli e indicando i sassi che teneva in mano. - Li vuoi lanciare?
Jin Ling si voltò a guardare le paperelle. Una di loro si stava grattando la testolina con una zampetta. Era molto carina.
- Io… voglio giocare con loro ma non so come farle venire qui.
Il bambino si arrampicò sulla pietra accanto a lui, sedendosi con la schiena dritta e le gambe incrociate. Gli sorrise e di nuovo Jin Ling rimase sorpreso. Perché era così gentile? C’era qualcosa che non andava?
Lo sconosciuto frugò per un attimo nella manica, e tirò fuori un pezzetto di panino al vapore. Glielo porse, le guance che si tingevano di rosa.
- Ho solo questo perché l’altra metà l’ho data al mio amico. Però puoi lanciare le briciole così verranno da te.
Jin Ling prese il panino, stupito. Il volto del bambino era pieno d’attesa, ma non capiva cosa dovesse dire. Solo dopo qualche secondo, quando un accenno di confusione apparve sul suo viso paffuto, si ricordò cosa lo zio con il ventaglio gli diceva sempre di dire quando riceveva qualcosa.
- G-grazie – balbettò, e il sorriso luminoso che ricevette in risposta lo imbarazzò ancora di più. Abbassò lo sguardo e fece alcune briciole, esitante. Non sapeva bene cosa fare, nessuno aveva mai giocato con le paperelle con lui.
- Lancia una briciola dove ci sono loro – suggerì il bambino. Allungò una mano e afferrò un pezzetto di pane, tirandolo per sbaglio in testa a uno dei cuccioli. Quello scrollò la testa, sbandando un po’ di lato, ma si chinò rapido per mangiare. Subito gli altri sei gli si strinsero attorno, alzando gli occhi verso di loro.
- Ecco, ora lancia le briciole un po’ più vicine a noi – Jin Ling seguì il consiglio e un sorriso timido apparve sulle sue labbra quando vide i cuccioli avvicinarsi rapidamente. Il bambino vestito di bianco osservò il suo viso rasserenato e si sentì molto felice.
L’aveva osservato per un po’, da lontano, e gli era sembrato molto triste mentre guardava le paperelle, come se non sapesse come avvicinarle. Perciò era andato a chiedere a Lan Er-Gege un po’ di pane fingendo di avere fame -non era mentire giusto? I cuccioli probabilmente avevano davvero fame. Si trattava solo di un altro tipo di bambino che era affamato- ed era tornato indietro, sperando di renderlo un po’ più felice.
E sembrava che ci fosse riuscito.
- Hai un amico quindi? – chiese timidamente Jin Ling, gettandogli un’occhiata vergognosa.
Lui sorrise annuendo con enfasi. – Sì! Si chiama Lan Jingyi. Io sono Lan Yuan.
- Io sono Jin Ling. Deve essere bello avere un amico – mormorò piano. Il viso paffuto di Lan Yuan si oscurò, mentre aggrottava le sopracciglia, percependo tutta la tristezza che trapelava da quelle parole.
- Ma come! Non hai amici?
Jin Ling scosse la testa, lanciando altre briciole in acqua. Lan Yuan rimase in silenzio per qualche secondo, finché i cuccioli finalmente arrivarono proprio vicino a loro. Si accalcarono attorno al piccolo Jin, che rise, tendendo la mano verso le paperelle e sentendo i loro piccoli becchi solleticargli il palmo della mano. Lan Yuan sorrise.
- Allora posso diventare tuo amico?
Jin Ling si voltò a guardarlo, gli occhi spalancati, così come la sua bocca.
- A-amico? Mio? Mio amico? Amico? – chiese, e quando Lan Yuan sorrise sentì un dolore fortissimo al petto -era talmente felice che il cuore gli faceva male.
- Sì!
Lan Yuan arrossì quando si ritrovò ad essere abbracciato di slancio. Per un secondo rimase immobile, poi avvolse piano le braccia attorno a lui, sentendolo tremare dall’emozione, dando piccoli e delicati colpetti sulla sua spalla, come Lan Er-Gege faceva sempre con lui quando lo abbracciava.
- Amici allora – sorrise, mentre il cuore di Jin Ling sembrava scoppiare dalla felicità.






 
   
 
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