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Autore: fool_dynosaur    17/06/2020    0 recensioni
Felix è un ragazzo affetto da una rara sindrome che lo obbliga ad auto-isolarsi dalla società dopo la tragedia della sua famiglia. Tutta la bella vita che il ragazzo si era creato la stava calpestato da solo.
Molly è una ragazza universitaria dalla stanza incasinata e il cuore puro. Ciò che aveva cambiato la sua vita era uno strambo tipo taciturno.
Un giorno per puro caso, la solita curiosità della ragazza la spinge ad avventurarsi nel mondo offuscato del ragazzo, cercando di tirarlo fuori dall'annegare nei suoi stessi rimpianti.
-
( Questa è un’opera di fantasia, qualsiasi referenza al mondo reale è puramente causale. )
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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C a p i t o l o
S e i

 

 

Forever Young

 

 

 

“Eh?” - chiese aprendo gli occhi di scatto, come se le avessero buttato un secchio d’acqua ghiacciata addosso.

“Ne sai qualcosa? L’ho aspettata tutto il pomeriggio, sono le due del mattino e non è casa. Non ha nemmeno avvisato. Pensi di sapere dove possa essere?”

Loreen si alzò dal letto iniziando a togliersi il pigiama con una mano per cambiarsi.

“No signora Davis. Oggi non aveva lezioni perché il signor Clark era in una riunione quindi non l’ho vista. Chieda a Felix, si saranno visti al porto perché oggi era mercoledì. Io arrivo subito.”

Crystal annuì chiudendo la telefonata e cercando anche il numero del ragazzo.

Felix quella sera non si era ancora addormentato, aspettando una telefonata di Molly. Sapeva che se volesse, gli bastava premere la cornetta per chiamarla, ma si sentiva nel torto e non avrebbe saputo che dire. Si sentì un po’ fifone. Ammetteva la colpa, era stato un cretino e non sapeva cosa gli fosse preso. Il “tradimento” aveva ferito Molly, e il suo sguardo triste aveva ferito Felix. Sentiva i sensi di colpa mordergli il cuore, e quella sensazione non gli piaceva per nulla. Continuò a fissare il telefono, posato poco lontano da lui sul letto, mentre stava disteso su un fianco con le mani lungo il materasso. Quando il telefono si illuminò, mostrando sullo schermo la foto di Molly che gli aveva scattato al bar tempo fa senza che lei lo sapesse, quasi smise di respirare. Afferrò il cellulare e si mise seduto.

“Pronto?” - chiese con il fiatone.

“Sono sua madre. - Si bloccò per un attimo e corrucciò la fronte, non capendo perché la madre avesse il suo telefono. - Ti volevo chiedere se avessi visto mia figlia.”

“P-perché?”

“E’ sparita, da stamattina.”

Il ragazzo spalancò la bocca, avendo la stessa reazione di Loreen poco prima. Sarebbe stato più strano non rimanerne sorpresi, perché Molly era il tipo di ragazza che avvisava sempre raccontando tutto per non far preoccupare nessuno di se stessa. Il suo senso di colpa aumentò, facendolo sentire quasi male. Era come se fosse tornato indietro nel tempo, in quel periodo in cui cercava disperatamente sua madre e sua sorella, finendo con un sapore di amaro in gola. Sarebbe finito così anche per Molly? Sarebbe stata colpa sua, così come per sua madre. Sapeva di essere un fallimento in tutto, e aveva sbagliato di nuovo. Si alzò dal letto in fretta, dicendo che sarebbe presto arrivato da lei.



Loreen si inginocchiò per terra, controllando sotto il letto.

“Bingo.”

Tirò fuori il salvadanaio, scuotendolo varie volte. Crystal sospirò sconsolata.

“Quindi è scappata? Mia figlia è scappata di casa?!”

La ragazza provò a dire qualcosa per rassicurare la donna, ma Felix la precedete.

“Non ne è il tipo, si sarà addormentata da qualche parte. La troveremo. Qualcuno l’avrà vista.”

La signora Davis annuì per darsi qualche speranza. Molly non aveva motivo di scappare di casa senza lasciar nessun indizio; tra di loro i litigi erano più rari dei dolci alla frutta in casa dato che la signora non sapeva cucinarli bene. Tra di loro c’era affetto, erano unite, perché avrebbe dovuto lasciare tutto così, con qualche soldo e vestito. Il ragazzo sbatté il piede con forza per terra, allontanandosi da quella camera. Uscì di casa quasi correndo e prese con foga il cellulare dalla tasca, facendolo quasi cadere a causa delle mani tremanti. Compose il numero di Bea mentre correva verso il porto.

“Bea! Vai da Ethan e sveglialo. Vi raggiungo subito.”

“Eh?” - chiese la ragazza alzandosi dal divano su cui si era addormentata.

“Sono al Road sixty-six ma qui non c’è. Fai presto.”

Bea si alzò un po’ stordita, tenendo il telefono sulla spalla mentre apriva la porta d’entrata per andare da quella di fronte alla sua. Batté il pugno così forte che Felix lo sentì nettamente. Ethan aveva il sonno molto profondo, ed odiava essere svegliato senza validi motivi; ecco per cui trovava orrendo abitare nello stesso condominio della collega. Lei lo svegliava quasi sempre in piena notte per cose banali.
 

Ethannie! Penso di aver visto un UFO!”
 


Hai del zucchero? Ho dimenticato di comprarlo.”

Ma ti serve proprio ora?”

No. Che domande fai?”



Ethan...”

Mh.”

La ragazza si morse il labbro, schiaffeggiandosi subito dopo la fronte.

Ai! Ho dimenticato quello che dovevo chiederti. Fa niente. Buona notte.”

La ragazza sorrise ma il moro gli chiuse la porta in faccia.

Mi trasferirò un giorno.” - sussurrò tornando in camera.



“Aspetta Felix, ma che succede?”

Il ragazzo aprì la porta pronto a cacciare la vicina una volta per tutte, ma appena sentì il nome del collega si bloccò. Bea mise il viva voce.

“Io… io…”

Felix si fermò un attimo per riprendere aria, poggiando il braccio ad una staccionata che lo divideva dal parco giochi dell’asilo.

“Non volevo, e non torna! Non pensavo si sarebbe sentita così e avrebbe fatto la stupida. La signora Davis è preoccupata ed è tutta colpa mia.”

“Chi? Felix non ti capisco. Di cosa parli?”

Sentirono dei rumori sulle scale e poco dopo Felix si fermò davanti a loro per riprendere aria di nuovo. Chiuse la telefonata, mentre i due amici lo guardavano quasi terrorizzati. Era la prima volta che sentivano e vedevano Felix così preoccupato. Quand’era stata l’ultima volta? Dopo l’affondo dell’Arcadia. Bea gli si avvicinò e gli accarezzò la schiena per confortarlo, qualsiasi cosa fosse successa. Ethan si avvicinò sbadigliando.

“Che è successo?”

Deglutì sedendosi subito dopo per terra.

“Molly è scomparsa.”

Dopo quella frase, Felix sentì come se la palla di neve che aveva nella tasca del giubbotto pesasse ancor di più. Fece una smorfia pettinandosi i capelli peggio di prima. I due colleghi rimasero senza parole, con lo sguardo fisso sul pavimento in piastrelle nere.

“Andiamo a cercarla, mh?”

E mentre da un lato il castano si stava commiserando per i sbagli fatti, dall’altra parte Molly sbatteva il polso contro l’ennesimo telefono pubblico.

“Ah, perché a me?”

Nessuna delle cabine di Ansan accettava la sua carta essendo della provincia di Georgia e non Pennsylvania, perciò con numeri di identificazione diversi per poter accedere. Alla fine ci rinunciò, anche perché si era fatto troppo tardi. L’indomani avrebbe chiesto come fare. Rientrò nella pensione e salutò la signora alla reception. Di certo, il posto che aveva scelto non era un hotel o qualcosa di comodo, ma per il tempo che doveva spenderci e i soldi che aveva, andava benissimo. In più i proprietari erano davvero gentili e le avevano offerto la cena per quella sera. Molly stava bene, e per un attimo si era anche dimenticata perché fosse triste, ma quelli a Savannah non potevano saperlo. Per quello la notte non riuscì a dormire quasi per niente, pensando a quanto sua madre potesse essere preoccupata. Non era da lei andarsene senza avvisare, ma aveva pensato di avere il cellulare con sé. La prima cosa che avrebbe fatto l’indomani sarebbe stata telefonare.


Ben finì il proprio the, posandolo sul tavolino del soggiorno, Crystal invece strinse la tazza in mano nonostante fosse vuota.

“Vedrà signora Davis, Molly sarà solo andata fino a Charleston ora che c’è la fiera della scienza.”

“Senza avvisi o cellulare?”

L’uomo abbassò lo sguardo, sospirando sconfortato.

“Tornerà, è una ragazza sveglia e tranquilla.”

"Io lo spero signor Allen. Molly è l'unica cosa che mi è rimasta.”

In quel momento Ben ebbe l'impressione di guardarsi allo specchio. Ogni volta che Felix scappava, il padre aveva quella paura di non rivederlo mai più, che quella cena la sera o il saluto quella mattina fosse l'ultimo senza saperlo. Ma se da un lato ci si stava abituando nonostante fosse già passato molto tempo, per Crystal era una cosa nuova. Sua figlia, anche se un po' pazza e strana, era sempre stata obbediente e serena. Le aveva sempre chiesto permessi su quasi tutto, ascoltava i suoi consigli, e dalla morte del padre era diventata più matura e comprensiva, di certo non avrebbe fatto pazzie del genere. Nel frattempo gli amici cercavano ovunque, spingendosi anche fuori dalla città. All’università nessuno aveva visto Molly dall’altro ieri dopo le lezioni, e rimasero un po’ sorpresi nel sentire la sua scomparsa, ma promisero di riferire aggiornamenti, così Loreen si era spostata verso il nuovo quartiere, ma non c’erano ancora risultati positivi. Bea aveva chiesto al padre di chiudere il bar per un giorno dati gli impegni e stava da poco mangiando per riposarsi. Accanto a lei il barista mangiava i spaghetti, facendo schizzare il sugo ovunque, dando anche qualche occhiata in giro in caso vedesse qualcosa di riconoscibile.

“Bah, il cibo del FlyEat fa schifo.” - si lamentò la ragazza, posando la forchetta nel piatto.

Felix muoveva il piede quasi in modo isterico, aspettando che gli amici finissero di mangiare per continuare a cercare.

“Sicuro non vuoi nulla? Non hai toccato cibo da ieri.”

Scosse la testa, restando a fissare fuori dalla vetrina del ristorante.

“Dai Fì, non può essere successa una cosa peggiore. Sicuramente Molly sta benissimo e si è dimenticata di avvisare. Non pensarci troppo, si va avanti se tutto va bene.” - confessò il moro, guardandolo come se si aspettasse una sua reazione negativa.

“Tu andresti avanti se “la cosa peggiore” è già capitata una volta?”

“Quanto è importante per te?” - chiese di colpo la cassiera.

Felix diventò più pallido, sentendo il cuore accelerare.

“Pf, che cosa c’entra questo ora?”

“Sei più preoccupato, o almeno a me sembra così, di sua madre.”

Ethan annuì con la bocca piena, facendo schizzare qualche goccia. Bea fece una smorfia di disgusto dandogli una schiaffo tra i capelli. Il castano mise una mano sul proprio collo, inclinando la testa da un lato.

“Non è vero! Non sono preoccupato più di sua madre.”

“Smettila di negare, sia io che Ethan abbia notato come ti comporti in sua presenza. - Felix alzò un sopracciglio un po’ irritato, ma non fermò la ragazza. - E posso affermare che come minimo ti piace. Si nota da un chilometro.”

“Ethan, per favore, dille che questa è la cretinata più grande che io abbia mai sentito.”

“Ma ha ragione. Nemmeno quando Bea si era rotta il braccio cadendo dal dirupo di Villeloyal ti eri preoccupato così tanto. Conosci Molly da soli tre mesi no? Eppure quando c’è stata la tempesta ed è caduta di fronte alla porta del bar ti sei precipitato da lei.”

Abbassò lo sguardo, assorbendo tutte quelle parole che l’amico gli stava dicendo. Non ci aveva mai pensato a quel genere di sentimenti. Era per quello che in sua presenza si sentiva in quella maniera? Sospirò, massaggiandosi le tempie con una mano.

“Va bene, diciamo che sia così come dite voi; cosa c’entrerebbe con la scomparsa?”

Bea alzò le spalle.

“Nulla, ma forse ti aprirà gli occhi. - si avvicinò all’amico portando una mano davanti alla bocca. - A me Hanna non sta simpatica, sembra che gli manchi qualche rotella.”

“E poi rispetto a lei tratti un po’ male Molly certe volte.”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e si alzò dal tavolo stanco di quelle bugie.

“Vi aspetto fuori.”

Non era vero che la trattasse male; lui si era sempre comportato in modo gentile con lei. Anche se gli aveva detto di odiarla qualche volta, o l’averla respinta quando aveva provato ad abbracciarlo la seconda volta, o l’averla insultata mentre giocavano a tennis, o basket, o per il suo modo di fare gli occhi dolci, o per la sua camminata a papera, o per aver riso di fronte alla sua faccia imbronciata...

Socchiuse leggermente gli occhi iniziando a notare che forse così bene non l’aveva tratta, ma Molly era rimasta comunque accanto a lui, ridendo di fronte a ogni suo insulto come se fosse una barzelletta, perciò nulla di tutto quello l’aveva mai colpita no? Cercò di convincere se stesso che fino in quel momento non era stato un amico orribile, e che Molly non le piacesse. Ma se non fosse così, come potrebbe spiegare tutte quelle sensazioni. Mugolò calpestando un paio di volte una foglia secca portata dal vento.

Trovava ingiusto che non riuscisse a capire cosa accadeva dentro di sé. Perché Bea e Ethan, a un occhio esterno l’avevano intuito mentre lui non ci avrebbe mai pensato se non fino a quel momento?

“Molly… dove sei finita?” - sussurrò poggiando la testa contro il muro.

 

La ragazza starnutì, scusandosi con i Junny.

“Qualcuno starà parlando di te.” - scherzò il signore, battendo una mano sul proprio ginocchio.

La ragazza sorrise dopo aver mandato giù un altro boccone di patate.

“Non ne sarei sorpresa, mia madre è sicuramente preoccupata.”

“Ci dispiace, ma finché non ripristinano le reti telefoniche, dovresti andare nel centro per poter telefonare.”

Molly annuì sconsolata, posando la ciotola vuota sul tavolo. Fece un piccolo inchino subito dopo, ringraziando per il pranzo.

“Penso di tornare tardi, devo sbrigare alcune cose.”

La signora della pensione annuì prendendo tutte le ciotole per lavarle.

“Stai attenta e non fare troppo tardi, ieri è stato un miracolo trovarmi sveglia.”

La castana sorrise, salendo in camera per prendere dei soldi appreso prima di incamminarsi sulle vie della periferie di Philadelphia. Seguì tutte le segnaletiche finché non arrivò al punto a cui fin dalla partenza si era programmata di andare. Il santuario dedicato all’affondo dell’Arcadia era molto più grande e bello di quanto pensasse. Nella sua breve vita ne aveva visti di santuari, ma nessuno era grande quanto quello. Deglutì salendo i due gradini prima di entrare dentro, stringendo le due rose bianche che aveva comprato per strada. Quasi subito riuscì a vedere la foto di Lisa dato che era all’inizio della terza fila sulla sinistra dell’entrata. Sembrava la stessa foto della laurea di Felix data l’espressione. Molly ci rimase un po’ male di non trovare Adele accanto a lei. Prese il girasole ormai secco e ci posò una delle rose, sorridendo a quella foto.

“Signora Allen, non ho mai avuto l’onore di conoscerla, e Felix quello di parlarmene… ma soltanto a guardarla mi sento tranquilla e protetta come se fosse mia madre. - fece un mezzo sorriso accarezzando il viso nella foto. - Qui manca molto, ma spero lassù stia meglio.”


“La quota dei deceduti nella tragedia di Arcadia sale a 295. Oggi nell’ultimo giorno di ricerche sono stati ritrovati altri due cadaveri in mattinata, una apparente signora e una ragazzina dentro la cabina numero trentanove. A quanto pare la porta rimase bloccata, ma non si sa ancora se fosse un malfunzionamento della porta o una chiusura bloccata accidentalmente dalle vittime. Linea sul posto, a te Lilly.”

Crystal chiuse la televisione con disappunto della figlia.

Meglio non guardare questo tipo di notizie Molly, ne ho abbastanza di morti e incidenti.”

La ragazzina non obbiettò, rivolgendo lo sguardo alla foto di matrimonio dei suoi genitori appesa sul muro poco distante dalla tv.



Se solo allora avessi dato più attenzione... Sarebbe cambiato qualcosa?

Sospirò, amareggiata pur sapendo che non avrebbe ricevuto risposta. Trovare Adele era stato più difficile, la sua foto era al secondo piano quasi infondo in un angolo. La foto ritraeva il viso a trequarti di una appena diciottenne con un cappellino da baseball e i capelli biondi dalle ciocche arancioni al vento. Si notava subito il sorriso largo e felice della ragazza, mentre gli occhi erano semi chiusi. Era strano quanto assomigliasse a Felix, avevano lo stesso sorriso. Tolse il girasole secco e posò anche lì l’altra rosa bianca, cercando di sorridere così come lei faceva nella foto.

“Grazie per la fiducia.” - sussurrò, alzandosi da quel posto per lasciarlo.

Quando uscì dal santuario si voltò per guardarlo di nuovo, posando poi gli indici agli angoli della bocca, tirandoli verso gli occhi per mimare un sorriso. Cercò in tutti i modi di non piangere, anche perché non sarebbe stato degno di lei. Tornò alla pensione facendola la strada pian piano. Osservò le strutture, fece finta di mettersi in posa per le foto, comprò da mangiare e qualche souvenir, incurante di quello che stava succedendo nella sua città, ove Crystal piangeva alla polizia, descrivendo quello che era successo.

Molly cercò di telefonare in centro, usando una cabina poco distante dalla stazione, ma si rese conto che il numero di sua madre non se lo ricordava bene come se l’aspettava.

“Questa avventura è piena di problemi.”

Si ricordò le parole della sera in cui dormì a casa di Felix, quando parlarono di un ipotetico viaggio assieme. Erano ricordi lontani, a cui lei non doveva pensare più. Felix non era suo, e tutti i piani fatti assieme erano semplicemente parole al vento. Smise di cercare di chiamare e tornò alla pensione, più triste di prima. Quella seconda notte di viaggio dormì poco e pianse tanto, ripensando al ragazzo e ai sentimenti non corrisposti che provava. La mattina dopo fece lo zaino, si sistemò la camera e salutò gli anziani proprietari, ringraziandoli per tutto. Comprò il biglietto con gli ultimi soldi rimasti e si sedette all’ombra su una della panchine in ferro. Fischiò aspettando che il treno arrivasse in stazione. Appena esso si fermò, aprendo le porte automatiche, Molly salì cercando un posto libero e per tutto il viaggio guardò fuori dalla grande finestra un po’ intimorita da ciò che la madre le avrebbe fatto. Non aveva paura di sua madre, ma in certe occasioni sapeva mostrarsi davvero come un demone. Sospirò quando il treno fermò alla sua fermata, quattro ore dopo.

L’aria di Savannah stranamente le sembrava diversa e pulita. Si massaggiò la spalla incamminandosi verso il Bubble Bar per bere qualcosa. Nel locale quel giorno c’era solo Chris. Molly strizzò gli occhi e perlustrò tutto il perimetro del locale; ebbe una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Il pasticciere appena la vide ebbe quasi ebbe un colpo al cuore, si avvicinò alla ragazza per accertarsi che fosse lei e le pizzicò la mano. Molly la ritrasse non capendo cosa stesse facendo. Il ragazzo prese il proprio cellulare dal taschino del grembiule e digitò il numero della collega.

“Bibi… Molly è al bar.”

 

 

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