Susan
Pov
Stavo
facendo colazione.
Erano le sette e mezza del mattino. Non mi ero mai svegliata
così tardi ma
l’agitazione per l’assenza di Harry si era
protratta fino a notte fonda e avevo
fatto fatica a svegliarmi al mio solito orario. Ormai erano mesi che
andavo
avanti così.
Gettai
uno sguardo alla
tavolata di Grifondoro, dove George Weasley si limitava a fissare la
sua tazza
di caffè come se non la vedesse davvero, invece di bere il
suo contenuto.
Il
suo gemello lo guardava
preoccupato insieme ad Hermione Granger e sua sorella Ginny, e anche
Ronald
Weasley era angosciato al punto di prestare pochissima attenzione al
piatto pieno
di cibo che aveva davanti, il che era tutto dire.
Riportai
l’attenzione al mio
caffè con un’espressione sconsolata, e avevo
appena fatto un sorso quando la
porta della Sala Grande si spalancò con un tonfo. Tutti ci
voltammo verso l’ingresso,
e potemmo così assistere all’entrata trionfale di
Harry ed Elizabeth mano nella
mano, come se nulla fosse.
Come
se non fossero spariti
per mesi senza lasciare traccia.
Loro
si sorridevano, mentre
io e gli altri non facevamo altro che fissarli come se non riuscissimo
ancora a
renderci conto che effettivamente fossero lì, fossero reali.
Mi
alzai come in trance, e
mentre i Grifondoro si alzarono di colpo per abbracciare i due io
raggiunsi
Harry, che mi sorrise, felice di vedermi, e gli diedi uno schiaffo
talmente
forte da farmi male la mano.
Improvvisamente
scese il
silenzio.
A
causa del colpo forte la
testa di Harry si era girata, il sorriso congelato sul suo volto, ma io
la afferrai
subito voltandola verso di me e baciandolo con passione, come quella
famosa
notte al Ballo del Ceppo. Lui ci mise poco a ricambiare il bacio, e
quando ci
staccammo per riprendere fiato lo guardai con tutta la
serietà del mondo.
«Prova
ancora a farmi
preoccupare in questo modo, Potter, e avrai da pentirtene per il resto
dei tuoi
giorni.» gli sibilai a un centimetro dalla faccia, prima di
vedere il
sorrisetto malizioso sul suo volto ed essere baciata come se non ci
fosse un
domani.
Poi
si staccò e mi guardò
con aria perplessa.
«Aspetta
un attimo, ma come
fai a sapere che il mio vero cognome è Potter?»
Sorrisi
divertita.
«Abbiamo
molto di cui
parlare.» mi limitai a dirgli, prima di rivolgermi ad
Elizabeth e abbracciarla
con affetto.
«Sei
arrivata appena in
tempo, Elizabeth, la terza prova inizierà tra due ore circa,
credo faresti
meglio a prepararti mentalmente a quello che dovrai
affrontare.»
Vidi
la rossa impallidire e
rivolgere uno sguardo impanicato al gemello, prima che io stessa
trascinassi
entrambi verso il tavolo dei Grifondore, sotto lo sguardo allibito dei
membri
della famiglia Weasley e della Granger.
Tendevano
sempre a
sottovalutare troppo i Tassorosso!
Harry
Pov
Ero
senza parole.
Nel
tempo in cui io e
Elizabeth eravamo scomparsi era successo davvero di tutto: in primis si
era
diffusa a macchia d’olio la notizia della mia appartenenza
alla famiglia
Potter, e solo quello era bastato a creare scompiglio; i miei genitori
biologici, James e Lily Potter, avevano avviato un procedimento legale
contro
colui che supponevano mi avesse rapito quando ero un infante, senza
però
riuscire a trovare effettivamente quello che, in ogni caso, io reputavo
mio
padre; inoltre era stata avviata anche una causa contro Albus Silente,
colpevole di aver nascosto informazioni finalizzate al mio ritrovamento
come
unica scusante del bene superiore, qualunque cosa volesse significare.
Insomma,
erano successi gran
casini da quando eravamo scomparsi mesi prima.
La
terza prova sarebbe
iniziata tra poco, e se Elizabeth non si fosse presentata sarebbe stata
immediatamente squalificata.
Per
fortuna in quei mesi
nell’altra dimensione avevo avuto tutto il tempo per
concludere il suo
allenamento, così che era perfettamente preparata a
qualsiasi cosa i professori
avessero preparato per i campioni tremaghi.
Le
spiegazioni di Susan ci
erano state date nella Stanza delle Necessità per non essere
disturbati da
nessuno, e avevamo presto perso il conto del tempo che passava, al
punto che
quando ci rendemmo conto che mancavano dieci minuti alla terza prova
iniziammo
a correre a perdifiato verso il campo da Quidditch sperando di riuscire
ad
arrivare in tempo.
Il
nostro arrivo fece
scalpore, ovviamente, ma giungemmo appena in tempo per evitare
l’esclusione di
Elizabeth dalla gara.
La
vedemmo praticamente
essere buttata nel labirinto dal professor Moody, dopo essere stata
informata a
malapena della coppa tremaghi da ritrovare tra le siepi, e mentre le
stesse
iniziarono a richiudersi dietro di lei io e gli altri decidemmo di
accomodarci
sugli spalti.
Ero
l’ultimo della fila e
stavo guardando distrattamente le schiene di quelli che ormai potevo
considerare miei amici, quando improvvisamente venni afferrato da
qualcuno e
prima che riuscissi a reagire in alcun modo sentii il familiare strappo
della
smaterializzazione.
Quando
aprii gli occhi ero
in un cimitero, circondato da lapidi, e davanti a me c’era
mio padre.
Pov
???
«Ciao
figliolo!» ebbi la
forza di sorridergli, nonostante tutto. Sarebbe stata
l’ultima volta in cui
saremmo stati insieme e volevo che serbasse un bel ricordo di me.
Mi
guardò stranito per un
attimo prima di sorridermi divertito.
«Avresti
potuto avvisare
invece di rapirmi, sai?»
Sorrisi
a mia volta, prima
di diventare serio di colpo.
«Harry,
abbiamo poco tempo
prima che la coppa tremaghi tramutata in passaporta porti qui tua
sorella, e
molte cose di cui parlare, quindi sarebbe meglio che tu non mi
interrompessi. In ogni caso, troverai le risposte a tutte le tue domande
nel mio
diario personale, nel cassetto in basso a destra della mia scrivania.
La
password la puoi immaginare. Adesso ho bisogno che tu mi ascolti molto
attentamente. Il mio nome… il mio nome è Harry,
Harry James Potter, e provengo
da un futuro alternativo a questo. Ho perso molte, troppe persone,
prima di
prendere la decisione di utilizzare un cerchio di rune per andare
indietro nel
tempo e cambiare lo stato delle cose. Fanny mi aveva avvisato che mi
sarei
ritrovato a vivere in una dimensione dove le cose potevano non essere
andate
nel modo in cui le conoscevo io, ma nonostante tutto ho deciso di
portare
avanti la mia decisione, che mi ha catapultato a Godric’s
Hollow dieci giorni
prima dell’attacco di Voldemort nella casa dei tuoi
genitori… ho scoperto che
il me di questa dimensione aveva una sorella gemella, ma ho dovuto
ugualmente
elaborare un piano per toglierti ai tuoi genitori, dopo averti permesso
di
sconfiggere temporaneamente Voldemort, al fine di darti una
preparazione
adeguata che ti permettesse di essere preparato al fine della sua
sconfitta
totale. Il resto lo sai. Ho dovuto inventare delle scuse con te,
ovviamente, ma
voglio che tu sappia che era necessario per la tua sopravvivenza. Spero
che un
giorno tu riesca a perdonarmi.»
Vidi
Harry boccheggiare per
un attimo, ma riprese velocemente il controllo di se stesso e quindi mi
sentii
libero di continuare.
«Voldemort,
per sopperire
alla sua paura di morire, aveva creato 7 horcrux: il diadema di Cosetta
Corvonero, il medaglione di Salazar Serpeverde, la coppa Tosca
Tassorosso, il suo
diario di quando era adolescente, l’anello di Orvoloson
Gaunt, suo nonno, il
serpente Nagini… e tu. Tu sei stato l’horcrux che
non avrebbe mai voluto
creare, e che ha reso la sua anima ancora più instabile di
quanto già non
fosse. Quando ci siamo visti l’ultima volta, alla Testa di
Porco, ti ho
somministrato la pozione spezz’anima, e quanto agli altri
horcrux me n’ero già
occupato in precedenza. Adesso la tua anima è tua, e tua
soltanto. E Voldemort
è tornato di nuovo mortale.
Ci
troviamo in questo cimitero
perché quando avevo la tua età e fui invischiato
mio malgrado in questo torneo,
la coppa Tremaghi venne trasformata in passaporta da un mangiamorte che
si era
travestito da Alastor Moody tramite polisucco. Essa
trasportò me e Cedric
Diggory in questo cimitero, visto che decidemmo di prenderla insieme, e
in
questo luogo Cedric… venne assassinato, e Voldemort
risorse… non mi dilungherò
oltre, in ogni caso troverai tutta la mia storia nei miei diari, sappi
solo che
siamo qui per evitare che quello che è successo a me capiti
di nuovo. Sarà
Voldemort a morire questa notte, e io… io morirò
con lui.»
«Aspetta,
cosa? Io non
voglio che tu muoia. Dovrai aver pur elaborato una strategia alternativa in tutti
questi
anni!» escalmò Harry con il terrore negli occhi,
afferrandomi per le spalle. Mi
specchiai nei miei stessi occhi con affetto.
«È
giunto il momento che tu
ti ricongiunga ai tuoi genitori e a tua sorella, Harry. Vivi la vita
con loro
che io non ho mai avuto l’opportunità di vivere.
Quanto a me, ho vissuto fin
troppo senza la mia Ginny, Ron e Hermione. Il mio sacrificio tramite
rune farà
sì che il corpo e lo spirito di Voldemort non possano
più tornare in vita tramite
alcun rituale, e la mia scomparsa stabilizzerà questa
dimensione. Solo tu
continuerai a conservare i ricordi della tua vita finora. Per gli altri
sarà
come tu non fossi mai scomparso: tu e tua sorella quella notte del 31
ottobre
avete sconfitto Voldemort, siete cresciuti insieme ai vostri genitori,
a undici
anni siete andati a Hogwarts e siete stati smistati in Grifondoro. I
ricordi di
tutti gli abitanti del mondo magico verranno alterati. In questo torneo
siete
stati scelti tu e tua sorella, non Cedric Diggory, che
nell’istante in cui
morirò scomparirà e si ritroverà sugli
spalti a guardare il torneo con suo padre.
Aspetta la sua scomparsa prima di afferrare la coppa con Elizabeth. Mi
raccomando, è molto importante.»
Harry
ormai mi guardava
spaurito, primo di tutta la sicurezza che lo aveva sempre
contraddistinto.
Annuì piano, prima di buttarsi tra le mie braccia.
«Ti
voglio bene… papà.»
Abbracciai
con forza la
versione più giovane di me stesso con le lacrime agli occhi.
Era stato davvero
come un figlio per me in questi anni.
Improvvisamente
la
passaporta tremaghi fece apparire Elizabeth e Cedric nel cimitero ed io
e Harry
ci staccammo. Gli feci segno di nascondersi con quei due, e lui
entrò
immediatamente in modalità auror eseguendo
l’ordine, se pur con un’esitazione
iniziale dovuta alla nostra separazione.
Disilluse
tutti e tre e
avvertii il loro posizionarsi dietro una delle statue più
grosse.
Quando
vidi arrivare
Codaliscia con un fagotto in mano, lo sentii discutere sulla mancata
presenza
di Elizabeth.
«La
coppa è qui, trova la
ragazza, Codaliscia.» gli sibilò Voldemort.
Prima
che potesse dire o
fare altro, mi mostrai a loro, facendoli bloccare sul posto.
«Cosa
succede, Codaliscia?
Perché ti sei fermato? Cosa sta succedendo?» gli
sibilò contro il signore
oscuro. Peter Minus, infatti, si era bloccato alla vista della copia di
James
Potter, che non vedeva di persona dal giorno del suo tradimento, e
aveva
iniziato a tremare di fronte all’espressione feroce del suo
ex amico e ai suoi
sensi di colpa, che tornarono prepotenti a farsi sentire.
«James…
James…» iniziò a
piagnucolare il ratto.
«Pagherai
per quello che hai
fatto alla mia famiglia.» sentenziò
l’Harry proveniente dal futuro prima di
lanciargli un’Avada Kedavra dritto in petto.
E
fu così che morì Peter
Minus.
Il
corpo di Voldemort cadde
a terra con un leggero tonfo, e tra i lamenti il signore oscuro vide
piombare
su di sé un’ombra.
«Chi
sei?» sibilò il lord,
non riuscendo a distinguere bene la figura sopra di lui.
Improvvisamente, però,
la luce della luna illuminò il volto del giovane, e Tom
Orvoloson Riddle ebbe
un fremito di paura. Perché l’uomo che gli stava
davanti era l’incarnazione
stessa della morte, tramite le sembianze di un uomo che lui era
convinto di
avere ucciso ma con gli occhi di una donna che lo aveva affrontato a
testa alta
fino alla fine.
«Sono
Harry James Potter, il
prescelto della profezia, venuto qui da un’altra dimensione
per porre fine alla
tua esistenza, Tom Riddle.»
E
fu in quel momento che
Voldemort iniziò a sentire il gelo della morte scendere su
di lui. Vide l’uomo
tracciare delle rune in cerchio, al cui centro posizionò
entrambi. Lo vide iniziare
a cantare una formula antica in runico, e quando il cerchio
iniziò ad
illuminarsi iniziò a percepire sempre meno il suo corpo.
E
fu così che morì Tom
Orvoloson Riddle.
Harry
Pov
Vidi
mio padre scomparire
per sempre davanti ai miei occhi insieme a Voldemort, e
d’improvviso ci fu uno
scoppio di magia proveniente dal cerchio di rune così forte
da far cadere me,
Elizabeth e Cedric.
Cedric
scomparve appena
toccò terra, e vidi l’espressione di Elizabeth
farsi vacua per un momento.
Trattenendo
a stento le
lacrime, le afferrai una mano e appellai la coppa Tremaghi, che ci
riportò
immediatamente ad Hogwarts.
Tra
gli applausi di tutti,
fummo proclamati Campioni Tremaghi a pari merito. I miei genitori
biologici mi
vennero incontro e abbracciarono me e mia sorella come se niente fosse,
fieri
di noi, come se non mi fossi mai allontanato veramente dalle loro vite.
Harry
Evans non esisteva già
più. Ero Harry Potter. Harry James Potter. E piansi.
Dimensione
???
Mi
ritrovai in quella che
sembrava essere la stazione di Kings Cross, solo molto più
bianca e pulita. Dal
fondo del binario vidi venirmi incontro delle figure, e quando capii
chi
fossero i miei occhi si riempirono di lacrime.
Ron,
Hermione, Ginny, Remus, Sirius, James e Lily erano proprio davanti a me e mi
sorridevano.
‘In
fin dei conti, per una
mente ben organizzata la morte non è che una nuova, grande
avventura,’ non
potei fare a meno di pensare con un sorriso, correndo con le persone
che amavo
lungo il binario e scomparendo con loro in una luce bianca.
Sarebbe
andato tutto bene.
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E
finalmente è finita! Mi
spiace di averci messo così tanto tempo per scrivere il
finale, ma la voglia di
scrivere era davvero a zero. In ogni caso non mi sembrava corretto non
concludere la storia e quindi eccoci qui per l’ultimo
capitolo! Spero che non
abbia deluso nessuno, in ogni caso, specie dopo tutto il tempo
aspettato. Vi
mando un bacione forte, con affetto, Mary Evans