Mycroft aprì la porta e
attraversò l'ingresso della sua casa a
Pall Mall. Una sensazione di nausea gli attanagliò lo
stomaco, c'era qualcuno.
Raggiunse il soggiorno, la debole luce della lampada illuminava una
figura
tozza che gli dava di spalle, ai suoi passi si girò.
L'uomo della Governance trattenne
il fiato, aggrottò la fronte, calcolò l'altezza e
il peso, strinse con forza
l'impugnatura del suo fidato ombrello e rifiatò lentamente.
"Non sono un pericolo, signor
Holmes."
Il tizio davanti a lui si
raddrizzò
guadagnando un paio di centimetri, gli occhi scuri sgranati.
Tra le dita una sigaretta di
cattiva qualità.
Il fastidioso odore del fumo gli
raggiunse le narici.
Mycroft inclinò la
testa,
socchiudendo gli occhi e appoggiò il peso del corpo sul
fedele ombrello.
Abbozzò un sorriso tirato mentre lo esaminava.
Regolò la respirazione e,
prudentemente si mantenne a una distanza di circa due metri.
Eleganza raffinata, anche se
acquisita col tempo, ricco certamente, attento alla linea: la giacca
era
leggermente morbida sulle spalle. Segno che era dimagrito da poco,
tuttavia
aveva un aspetto curato, capelli corti e ordinati.
Il vestito era stazzonato, ma non
troppo, doveva aver viaggiato per qualche ora. Era miope e portava le
lenti a
contatto, lo si capiva da come strizzava gli occhi.
"Credo mi conosca, infondo
lei conosce tutti quelli che girano attorno a suo fratello."
La sua voce era piatta, una
leggera inflessione serba, le mani curate lisciarono le tasche della
giacca di
ottima fattura.
"Mister Graham, immagino."
Esordì prudentemente
Holmes,
allentando la presa sulla sua unica arma. Appoggiò con calma
esasperante
l'ombrello alla poltrona.
"Prego si accomodi, non
vorrei sembrarle scortese." Indicò le due poltrone di fronte
al camino. Si
sedette per primo, accavallando le gambe. L'altro fece altrettanto, il
gomito
appoggiato al bracciolo, la sigaretta quasi spenta.
Mycroft odiava le cicche sul
pavimento di legno e gli indicò con la mano il posacenere.
Volutamente, Graham la
lasciò
cadere a terra.
Holmes, accarezzò il
bordo di
pelle scura della poltrona. Non sudava quasi mai, sapeva come
controllare il
suo corpo, ma quando aveva sentito il nome di Sherlock un calore lo
aveva
percorso. Avvertì il collo della camicia farsi
più stretto, si passò due dita
per allargarlo.
"A cosa devo la sua visita,
signor Ernest?"
"Vedo che mi conosce."
Le labbra gli si incresparono, la vena del collo pulsava velocemente.
Holmes era in vantaggio, Graham
sapeva esattamente che lui lo aveva riconosciuto.
Lo attaccò subito, tra
poco la sua
scorta sarebbe arrivata allarmata dall'intrusione.
"Mio fratello l'ha
infastidita?"
Tamburellò con le dita
sul
bracciolo, Sherlock si era immischiato e come sempre facendo danni.
"Temo di sì, signor
Holmes,
dovrebbe avvertirlo di essere più cauto nel fare certe
domande."
Graham sorrise, si
aggiustò i
polsini della camicia. Gli occhi puntati sul suo interlocutore,
aspettava.
"Non sono a conoscenza di
tutte le attività di Sherlock, ma vedrò cosa
posso fare."
Stese la mano sul bracciolo e
allargò le dita avvertendo il freddo della pelle della
poltrona.
Graham distese le gambe,
continuò
serafico. "Non vorrei che gli capitasse qualcosa, a volte essere troppo
curiosi... costa."
Mycroft, socchiuse gli occhi.
Ennesimo mal di testa in arrivo a causa del suo fratellino sconsiderato.
Si appoggiò allo
schienale,
rilassò le spalle, sospirò. Altro nemico da
aggiungere alla lista che lo
avrebbe tediato per un po' di tempo.
"Se dovesse succedere
qualcosa a mio fratello, penso che la cosa potrebbe irritarmi molto,
signor
Graham. Sa, con la mezza età, sono diventato estremamente
protettivo verso la
mia famiglia e decisamente intollerante."
Fissò il bastardo
elegante seduto
di fronte a lui. Si tirò in avanti, le mani strette sulle
ginocchia. Inclinò
appena la testa.
"Non mi costringa a essere
scortese, Ernest, mio fratello fa le sue scelte, io le mie."
Ritornò ad appoggiarsi
alla
poltrona, le sue dita sottili sfiorarono i bottoni del gilè,
e continuò
serafico.
"Ma si sa, Sherlock è un
cane
da punta, quando fiuta l'osso non lo molla più"
La mascella di Graham si strinse
tanto che Mycroft pensò gli saltassero i denti. Una patina
di sudore gli
solcava la fronte, viscida come la persona che gli stava davanti.
Decise che
era ora di mettere fine a quell'imbarazzante rappresentazione teatrale
mal
riuscita.
"Credo non abbiamo altro da
dirci, signor Graham, ha circa tre minuti prima che la mia sicurezza
sia
qui." Mycroft si alzò, svettando sopra l'uomo che aveva
commesso un errore
madornale, non aveva capito che minacciare un Holmes lo infastidiva
profondamente, specie se si trattava di Sherlock.
Rimase immobile, infilò
le mani
nelle tasche dei calzoni con dispiacere, non amava sformarli, ma era
necessario.
"A mai più, signor
Graham."
Sibilò seccamente mentre
l'altro
si alzava grugnendo e spariva veloce nel buio della stanza.
Accese le luci, si versò
due dita
di scotch e si lasciò andare sulla poltrona. Doveva
rafforzare la sicurezza
della sua casa. Sherlock aveva ragione su di una cosa, era troppo
vulnerabile.
Sollevò lo sguardo e
inquadrò la
foto della famiglia Holmes che faceva bella mostra di sé
sulla mensola del
camino. Sherlock ed Eurus avevano un'aria felice, e anche lui prima che
la vita
li dividesse. Tutto quel passato doloroso sembrò
percorrerlo, li aveva protetti
per anni, ma ora sentiva un peso di cui doveva liberarsi.
Sherlock....
Era sempre lui il suo punto
debole, la pressione costante. Mandò giù in un
solo fiato la bevanda ambrata.
Prese il cellulare e
allertò la
scorta. Anche stavolta era andata bene, ma doveva procedere per alzare
il
livello di sicurezza, soprattutto sul suo fratellino sconsiderato.
Chiamò
Anthea e le ordinò di portarla al massimo.
O Sherlock avrebbe gioito nel non
vederlo mai più.
Non era incline all'auto
commiserazione. Ma la mezza età, che regolarmente Sherlock
sottolineava,
cominciava a pesargli. Così come tutte le cose che aveva
nascosto per anni.
Si accorse, con una smorfia di
disappunto, di essere stanco...
Era esausto di mentire e di
litigare.
Forse era il momento che la
verità
venisse alla luce.