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Autore: coopercroft    17/06/2020    0 recensioni
Un anno dopo la morte dello zio Rudy, Mycroft sente il bisogno di raccontare a Sherlock una dolorosa verità.
Revisionato marzo 2022
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mycroft aprì la porta e attraversò l'ingresso della sua casa a Pall Mall. Una sensazione di nausea gli attanagliò lo stomaco, c'era qualcuno. Raggiunse il soggiorno, la debole luce della lampada illuminava una figura tozza che gli dava di spalle, ai suoi passi si girò.

L'uomo della Governance trattenne il fiato, aggrottò la fronte, calcolò l'altezza e il peso, strinse con forza l'impugnatura del suo fidato ombrello e rifiatò lentamente.

"Non sono un pericolo, signor Holmes."

Il tizio davanti a lui si raddrizzò guadagnando un paio di centimetri, gli occhi scuri sgranati.

Tra le dita una sigaretta di cattiva qualità.

Il fastidioso odore del fumo gli raggiunse le narici.

Mycroft inclinò la testa, socchiudendo gli occhi e appoggiò il peso del corpo sul fedele ombrello. Abbozzò un sorriso tirato mentre lo esaminava. Regolò la respirazione e, prudentemente si mantenne a una distanza di circa due metri.

Eleganza raffinata, anche se acquisita col tempo, ricco certamente, attento alla linea: la giacca era leggermente morbida sulle spalle. Segno che era dimagrito da poco, tuttavia aveva un aspetto curato, capelli corti e ordinati.

Il vestito era stazzonato, ma non troppo, doveva aver viaggiato per qualche ora. Era miope e portava le lenti a contatto, lo si capiva da come strizzava gli occhi.

"Credo mi conosca, infondo lei conosce tutti quelli che girano attorno a suo fratello."

La sua voce era piatta, una leggera inflessione serba, le mani curate lisciarono le tasche della giacca di ottima fattura.

"Mister Graham, immagino."

Esordì prudentemente Holmes, allentando la presa sulla sua unica arma. Appoggiò con calma esasperante l'ombrello alla poltrona.

"Prego si accomodi, non vorrei sembrarle scortese." Indicò le due poltrone di fronte al camino. Si sedette per primo, accavallando le gambe. L'altro fece altrettanto, il gomito appoggiato al bracciolo, la sigaretta quasi spenta.

Mycroft odiava le cicche sul pavimento di legno e gli indicò con la mano il posacenere.

Volutamente, Graham la lasciò cadere a terra.

Holmes, accarezzò il bordo di pelle scura della poltrona. Non sudava quasi mai, sapeva come controllare il suo corpo, ma quando aveva sentito il nome di Sherlock un calore lo aveva percorso. Avvertì il collo della camicia farsi più stretto, si passò due dita per allargarlo.

"A cosa devo la sua visita, signor Ernest?"

"Vedo che mi conosce." Le labbra gli si incresparono, la vena del collo pulsava velocemente.

Holmes era in vantaggio, Graham sapeva esattamente che lui lo aveva riconosciuto.

Lo attaccò subito, tra poco la sua scorta sarebbe arrivata allarmata dall'intrusione.

"Mio fratello l'ha infastidita?"

Tamburellò con le dita sul bracciolo, Sherlock si era immischiato e come sempre facendo danni.

"Temo di sì, signor Holmes, dovrebbe avvertirlo di essere più cauto nel fare certe domande."

Graham sorrise, si aggiustò i polsini della camicia. Gli occhi puntati sul suo interlocutore, aspettava.

"Non sono a conoscenza di tutte le attività di Sherlock, ma vedrò cosa posso fare."

Stese la mano sul bracciolo e allargò le dita avvertendo il freddo della pelle della poltrona.

Graham distese le gambe, continuò serafico. "Non vorrei che gli capitasse qualcosa, a volte essere troppo curiosi... costa."

Mycroft, socchiuse gli occhi. Ennesimo mal di testa in arrivo a causa del suo fratellino sconsiderato.

Si appoggiò allo schienale, rilassò le spalle, sospirò. Altro nemico da aggiungere alla lista che lo avrebbe tediato per un po' di tempo.

"Se dovesse succedere qualcosa a mio fratello, penso che la cosa potrebbe irritarmi molto, signor Graham. Sa, con la mezza età, sono diventato estremamente protettivo verso la mia famiglia e decisamente intollerante."

Fissò il bastardo elegante seduto di fronte a lui. Si tirò in avanti, le mani strette sulle ginocchia. Inclinò appena la testa.

"Non mi costringa a essere scortese, Ernest, mio fratello fa le sue scelte, io le mie."

Ritornò ad appoggiarsi alla poltrona, le sue dita sottili sfiorarono i bottoni del gilè, e continuò serafico.

"Ma si sa, Sherlock è un cane da punta, quando fiuta l'osso non lo molla più"

La mascella di Graham si strinse tanto che Mycroft pensò gli saltassero i denti. Una patina di sudore gli solcava la fronte, viscida come la persona che gli stava davanti. Decise che era ora di mettere fine a quell'imbarazzante rappresentazione teatrale mal riuscita.

"Credo non abbiamo altro da dirci, signor Graham, ha circa tre minuti prima che la mia sicurezza sia qui." Mycroft si alzò, svettando sopra l'uomo che aveva commesso un errore madornale, non aveva capito che minacciare un Holmes lo infastidiva profondamente, specie se si trattava di Sherlock.

Rimase immobile, infilò le mani nelle tasche dei calzoni con dispiacere, non amava sformarli, ma era necessario.

"A mai più, signor Graham."

Sibilò seccamente mentre l'altro si alzava grugnendo e spariva veloce nel buio della stanza.

Accese le luci, si versò due dita di scotch e si lasciò andare sulla poltrona. Doveva rafforzare la sicurezza della sua casa. Sherlock aveva ragione su di una cosa, era troppo vulnerabile.

Sollevò lo sguardo e inquadrò la foto della famiglia Holmes che faceva bella mostra di sé sulla mensola del camino. Sherlock ed Eurus avevano un'aria felice, e anche lui prima che la vita li dividesse. Tutto quel passato doloroso sembrò percorrerlo, li aveva protetti per anni, ma ora sentiva un peso di cui doveva liberarsi.

Sherlock....

Era sempre lui il suo punto debole, la pressione costante. Mandò giù in un solo fiato la bevanda ambrata.

Prese il cellulare e allertò la scorta. Anche stavolta era andata bene, ma doveva procedere per alzare il livello di sicurezza, soprattutto sul suo fratellino sconsiderato. Chiamò Anthea e le ordinò di portarla al massimo.

O Sherlock avrebbe gioito nel non vederlo mai più.

Non era incline all'auto commiserazione. Ma la mezza età, che regolarmente Sherlock sottolineava, cominciava a pesargli. Così come tutte le cose che aveva nascosto per anni.

Si accorse, con una smorfia di disappunto, di essere stanco...

Era esausto di mentire e di litigare.

Forse era il momento che la verità venisse alla luce. 

 

   
 
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