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Autore: HarryMacy2020    18/06/2020    0 recensioni
[Charmed 2018]Quando due anime sono destinate a stare insieme, nulla può mettersi sulla loro strada. Ma se una profezia cambiasse le loro vite? Cosa sceglierebbero: i loro cuori o il loro dovere?
FF Hacy con protagonisti Macy Vaughn e Harry Greenwood.
Io e la mia amica Marzia abbiamo deciso di collaborare ed esplorare sentieri diversi per la nostra ship, gli Hacy.
I personaggi sono del reboot di Charmed e spero davvero che il percorso che abbiamo scelto per loro sia di vostro gradimento.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IL TRIONFO DELL’AMORE

In sala di comando, l’atmosfera era rilassata.

Katrina, sempre posseduta dalla madre di Maeve, era seduta sulla poltrona di fronte a Maggie/Maeve e Jordan/Micheal che a loro volta si erano accomodati sul divano vicino alla libreria.

Una volta chiariti non era stato più necessario usare la barriera magica. Erano tutti sulla stessa barca. A vederli cosi, ridere e chiacchierare serenamente, liberi di raccontarsi senza barriere di sorta, nessuno avrebbe potuto credere che, prima di allora, vi fossero tante incomprensioni e ostacoli. Sembravano una famiglia unita.

Le loro intenzioni erano chiare. Gli spiriti erano pronti a lasciare i rispettivi corpi e lasciarsi condurre nella pace dell’eternità insieme; mentre lei, le sue sorelle e gli altri erano desiderosi di tornare alle loro vite.

Mel era agitata. Macy e Harry erano andati via già da un po’ e non vi era alcun segno di miglioramento.

Guardò l’orologio. Che fine avevano fatto?, si chiese un po’preoccupata.

Iniziò camminare avanti indietro nervosamente. Stare con le mani in mano non le piaceva.

La porta si aprì. Mel si fermò. Sospirò.

“Finalmente”, disse vedendo avvicinarsi Macy. “Avete trovato … “non riuscì a finire la frase che vide una donna bionda, con un lungo abito porpora camminare dietro di lei, al braccio di Harry.

Cadde il silenzio nella sala. I tre posseduti si alzarono all’unisono ma solo Micheal/Jordan osò avanzare.

Quando la donna lo vide, come era successo per la mamma di Maeve, lo riconobbe subito. Abbozzò un sorriso sincero e gli occhi le si inumidirono. Dritta, con grazia scese le scale e si diresse verso il figlio, il quale in uno slancio filiale l’abbracciò. Fu un abbraccio breve, ma intenso, di due anime familiari - quelli di una madre e figlio - che si erano ritrovate.

Lei si staccò e poggiò una mano sul viso del figlio, incredula di vederlo dinanzi a se – per cosi dire – vivo. Lo contemplò come solo una madre può fare. Poi si accorse delle due donne dietro di lui.

Il suo volto cambiò subito espressione. Fu un riflesso incondizionato.

“Madre”, le sussurrò Micheal ad un orecchio. “Ti prego non commettiamo gli stessi errori all’infinito”. 

Lo guardò e, forse per la prima volta in vita sua, si accorse che la persona davanti a lei non era più il suo bambino; quello che cercava ogni scusa per passare le sue giornate con lei, che amava ascoltare le sue storie e non dormiva se lei non le andava a rimboccare le coperte e non le dava il bacio della buona notte. Un sentimento agro dolce le pervase il petto.

Micheal era diventato un uomo. La sua postura dritta e sicura, i suoi modi educati e affettuosi, il suo sguardo dolce e fiero. Il suo cuore di madre non poteva traboccare di più orgoglio nel guardarlo.

Poi d’un tratto, il dolore. Intenso, profondo, insopportabile. Lui era il figlio che aveva perso. Per colpa di lei. Questa convinzione si fece spazio in un istante e in preda alla rabbia si scaraventò verso Maeve/Maggie. 

“Tu!”, gridò. Micheal, vicino a lei, la trattenne subito per un braccio e la fermò.

“Madre”, gridò.

La guardò con disappunto, allontanandosi leggermente da lei. 

“Come potete, dopo quanto successo, provare ad aggredirla?”, con uno sguardo di rimprovero la fissò. Lei gli tenne testa per un istante; posando gli occhi prima su di lui e poi su di lei un paio di volte. 

Immobile, Maeve la guardava con i suo grandi occhi neri, un po’ spaventati, ma privi di alcuna forma di risentimento. La madre, invece, che si era parata davanti alla figlia in segno di difesa la guardava con una punta di disprezzo. 

“Lei, una domestica, osava alzare lo sguardo verso una padrona con fare di sfida”, pensò. Un insofferenza si fece spazio alla vista di un tale comportamento. Cercò di calmarsi, ricordandosi perché era li e soprattutto concentrandosi su l’unica cosa davvero importante: il suo Micheal.

Micheal si staccò da lei, raggiungendo la sua amata. Sola, al centro degli sguardi di tutti, la sua sicurezza iniziò a vacillare.

“Siamo qui per aiutare”. Harry si avvicinò alla donna. “Ricordi. Non è più il tempo dell’odio; oggi è il tempo dell’amore. Non guardiamo più ciò che ci separa ma ciò che ci unisce. E’ tempo di parlare e trovare la pace”.

Sebbene riluttante, annuì e si rivolse alle due donne davanti a lei.

“Ha ragione. Sono qui in pace”, disse con fare solenne. Poi guardò il figlio che stringeva forte la mano della sua amata.

“E dovremmo crederle, signora?”, incalzò la madre di Maeve, sebbene un po’ in soggezione. Era sempre stata la sua padrone e una forma innata di reverenza le veniva naturale. 

Pensò alla figlia. L’immagine del suo corpo senza vita si palesò dinanzi ai suoi occhi, in modo indelebile. Come animata da una ritrovata forza aggiunse con tono d’accusa: “Lei ha ordinato la morte di mia figlia, nonostante mi avesse dato la sua parola che ci avrebbe lasciate libere. Pensa davvero bastino delle scuse come queste?”. 

Sebbene tale insolenza la infastidisse, cercò di mantenere la calma. Guardò suo figlio per ricordarsi il vero e unico motivo della sua presenza li.  

Ripensò a quanto dettole da quell’uomo dal fare cortese, l’abito scuro e il piglio deciso che al piano di sopra le aveva parlato con tanta veemenza, facendole capire però i suoi sbagli.

Sebbene le regole sociali fossero cosi ancorate in lei da infastidirla nel vedere una domestica rivolgerle la parola a quel modo, qualcosa si stava insinuando in lei, una nuova visione degli eventi. 

“Lo capisco”, continuò Michelle. “Ma anche voi mi avete mentito”, disse rivolgendosi a Marie; questa volta con un tono privo della sua ostentata superiorità.

“Avevate giurato di portarla lontano e invece, alle mie spalle, stavate organizzando la loro fuga. Sono stata una sciocca a fidarmi di una ...”, s’interruppe, consapevole dell’imminente errore di un’eventuale osservazione di classe. D’altronde certe idee sono intrinseche nel proprio modo di parlare.

“Mia madre non vi ha mentito, signora”, intervenne Maeve timidamente. Rassicurata dalla calda stretta di lui, Maeve sostenne lo sguardo della donna. 

“Io avevo deciso di partire con lei”, aggiunse d’un fiato, abbassando lo sguardo e vergognandosi del suo gesto. Lasciò la mano di Micheal ed evitò i suoi occhi, conscia di ciò che aveva detto e nel cuore un rimorso per aver pensato di poter voltare le spalle al loro amore.

Micheal la guardò, stupito. “Volevi andartene?”, le chiese.

“Mi dispiace. Volevo solo che tu fossi felice. Io sono solo una domestica. Tu un nobile. Io ..”, non riuscì a terminare la frase. Le lacrime sul volto sgorgarono senza remore, lasciando uscire un segreto mai confessato.

Lui le prese la mano, per niente arrabbiato. “Oh Maeve! Amore mio. Non mi sono mai importate le classi sociali e le convenzioni. Credi davvero che ti avrei lasciato andare?”, nel dirlo le sorrise. 

Lei si calmò e per un attimo si guardarono profondamente.

“Non capisco”, s’intromise Michelle, la madre di Micheal. “Se è vero che volevate andar via con vostra madre, perché alla fine avete deciso di scappare con mio figlio.”

“E’ stata una mia idea, madre”, dichiarò solennemente Micheal. “Ho preparato tutto, con l’aiuto di un domestico. Colui che ti ha avvertita, suppongo. Quella notte stessa volevo chiederla in sposa e andare via con lei. Solo che le cose non sono andate come speravo ...”.

“Quindi è stato tutto un grande equivoco. Se solo …”

“.. vi foste ascoltati e aveste parlato”, intervenne Macy con lo sguardo di qualcuno che ha appena realizzato che forse nella vita una soluzione ci può essere davvero se si prende qualche rischio in più e ci si lascia guidare più dal cuore che condizionare dalle regole o dalle istituzioni.

Tutti e 4 la guardarono, realizzando la profonda verità di quelle parole. C’erano state tante incomprensioni. Nella loro epoca non era usuale mettersi tutti a tavolino a discutere di come fare funzionare una situazione moralmente e socialmente controversa. Eppure, ora che tutti e 4 erano li, uno davanti all’altro, spogliati delle loro vite terrene, cosa avevano da perdere. Avevano già perso tutto.

Tutti e 4 iniziarono a capire come tutto ciò che li aveva portati lì in quel momento era stato frutto di pressioni esterne, convinzioni sbagliate e soprattutto una certa incapacità di saper vedere oltre il proprio naso. 

Michelle ripensò a come i suoi pregiudizi avessero potuto rovinare delle vite. Ora, in quel luogo, si rese conto di quando la sua cecità su quello che la circondava e la sua sordità al grido dell’amore dei giovani e soprattutto di suo figlio l’avesse condotta in errore. 

Sogghignò ricordando come anche lei, una volta da ragazza, aveva provato dei sentimenti contrastanti per un bel giovane inadatto a lei secondo la sua famiglia. Ricordò il suo matrimonio e capì che era tempo di andare oltre.

Marie, guardando la figlia e Micheal, cosi innamorati, si sentì sciocca ad aver potuto pensare di separarli a sua volta. D’altro canto lei era stata cresciuta in un certo modo, lottare contro le convenzioni sociali non era nella sua natura. Ripenso alI’uso improprio della magia che aveva fatto e a come ciò avesse portato delle serie conseguenze di cui si pentiva profondamente. Si pentì, si, perché era consapevole che tutto questo avrebbe potuto essere evitato. Nel guardare poi la sua ormai ex padrona, vide una madre che amava il proprio figlio, ma come lei era stata cresciuta con certe idee. Se solo avessero ascoltato di più i loro figli.

Maeve, immersa nello sguardo dolce di Micheal, si sentì capita e al sicuro; mentre Micheal realizzò di come avrebbe voluto capirla di più e soprattutto avrebbe voluto avere più coraggio e invece di scappare, avrebbe lottato a testa alta. Con Maeve avrebbe potuto fare tutto.

In quel momento tutto fu più chiaro. I 4 spiriti fecero i conti con il proprio passato e si raccontarono le proprie colpe e i propri torti per poi capire che solo il perdono li avrebbe liberati. Non fu facile per nessuno esprimere ciò che avevano da dire, ammettere i propri errori e ascoltare gli altri con apertura e senza pregiudizi.

Alla fine, però, ci riuscirono. Finalmente, ognuno di loro era in pace con sé stesso e con gli altri e come d’incanto, avvolti da una luce, i 4 corpi caddero a terra svenuti.

Gli spiriti avevano lasciato i loro corpi che piano piano si stavano riprendendo. Mel, Macy e Harry accorsero in loro aiuto.

Fu Katrina la prima a parlare, accortasi che gli spiriti erano ancora acconto a loro. Lei era l’unica a poterli vedere. Cosi ascoltò cosa avevano da dirle e lo ripeté. Prima di andarsene, ci tenevano a scusarli per il trambusto causato e ringraziarli dell’aiuto. Un ultimo saluto e sparirono nel nulla.

Maggie e Jordan erano ancora frastornati. Non avevano capito molto di ciò che era successo.

“Che diavolo sta succedendo”, disse Maggie tenendosi la testa. Si sentiva come dopo una sbronza epocale, eppure era ben sicura di non aver ancora bevuto un goccio d’alcol. 

Cercò di ricordare qualcosa, ma ricordava solamente di essere salita a cercare Jordan e di averlo trovato in palestra. D’un tratto si accorse che lui era proprio accanto a lei e le stava tenendo la mano. Imbarazzata, la ritrasse di stacco. Lui, ancora intontito, non fece opposizione.

All’improvviso, delle immagini le tornarono alla mente. Aveva avuto una premonizione prima di svenire. 

“Ragazze, forse abbiamo un problema. Ci sono degli spiriti in giro”, esclamò Maggie.

Tutti la guardarono e si misero a ridere, eccetto Jordan che come lei non ricordava nulla di quanto avvenuto dopo il possesso.

“Sì, certo. Ma sono già andati via”, rispose Mel. Notando lo sguardo perplesso di Maggie, aggiunse “Non preoccuparti. Vi spiegheremo tutto davanti a una bella birra ghiacciata”. 

Sebbene ciò non le fosse del tutto chiaro, decise di non fare ulteriori domande per il momento e si limitò a punzecchiare Mel. 

“Birra?”. “Anche se mi sento tutto lo stomaco in subbuglio, qui come minimo ci vuole un Margarita”. 

Scoppiarono a ridere.

“E Margarita sia”, rispose Mel.

“Mel”, Maggie la chiamò con tono preoccupato. Tutti si voltarono di scatto, pronti ad affrontare qualsivoglia nuovo pericolo.

“Il tuo abito. Non crederai di venire cosi alla mia festa!”, esclamò Maggie con uno sguardo seriamente scioccato. “Dov’è l’abito che avevamo scelto insieme?”, la rimproverò.

Mel pensò che sua sorella si era ripresa in fretta dall’esperienza della possessione. Tutto sommato, ne era felice.

Prima di risponderle, si voltò a guardare Harry.

“Che dici? Posso preparami una pozione per l’occasione, che soddisfi le richieste di look di mia sorella o, dopo l’esperienza traumatica subita, gliene devo dare un’altra?”, disse provocatoria Mel a Harry.

“Ehi, te la vuoi davvero giocare cosi? A colpi di senso di colpa? Hai imparato molto oggi”, la schernì lui. “Comunque, per Maggie … possiamo fare un eccezione”, Harry le rispose con un sorriso scherzoso.

Mentre Maggie era intenta a preparare la pozione per sé e Katrina; Macy aggiornò Jordan e Maggie su quanto successo.

Harry invece era salito al piano di sopra a controllare che tutto fosse in ordine. Eccezion fatta per alcune decorazioni rovinate, oggetti rotti e persone un po’ confuse; tutto era tornato alla normalità.

Dopo un po’, anche Maggie, Jordan, Katrina e Mel lo raggiunsero. Non poté fare a meno di notare però un’assenza; l’assenza più pesante di tutte.

***

Restata sola al centro di comando, Macy cercò di fare bilancio di quanto accaduto quel giorno. 

Era stata una giornata particolarmente intensa, piena di emozioni e di avvenimenti. Al risveglio era carica di energia e di buoni propositi; pronta ad affrontare un colloquio e decisa a prendere in mano la propria vita sia professionale che sentimentale. Ed ora …

In un attimo, tutto era cambiato. Aveva ottenuto un bel lavoro ma aveva anche scoperto l’esistenza di una profezia che la riguardava da vicino.

Nello stato di paura e sconforto in cui era caduta si era convinta di dover sacrificare il proprio cuore per un bene superiore; ma gli eventi della giornata le avevano permesso di guardare tutto da un'altra prospettiva.

Incontrare Maeve e Micheal, ascoltare la loro storia e quella delle loro famiglie, le aveva ridato speranza nel futuro e nelle proprie possibilità. L’amore poteva davvero vincere su tutto e tutti. Alla fine, nemmeno il tempo e le maledizioni avevano avuto la meglio. Certo, lei voleva evitare di dover morire per poi avere il suo lieto fine. La vita era fatta di scelte e lei poteva scegliere. Lei era viva ora e voleva vivere appieno la sua vita. Non era sola. 

Pensò ad Harry, a quanto le aveva detto e fatto. Il suo cuore era sicuro. Lui era il suo presente e il suo futuro. Insieme avrebbero affrontato ogni situazione.  

Sapeva di poter contare anche sul supporto delle sue sorelle, sul potere del trio. 

Respirò profondamente. Si sistemò il vestito e il trucco. Aveva già perso troppo tempo. Era ora di dare voce ai propri sentimenti e dare una possibilità al proprio amore. Con un ‘dea chiara in testa era tutto più facile. Mentalmente si preparò a quello che avrebbe detto e fatto. Programmare l’aiutava a restare calma. 

L’agitazione prese per un attimo il sopravvento. Non era poi cosi semplice farsi coraggio, scacciare i dubbi e i rimpianti, e buttarsi nell’incognito.

Conosceva i sentimenti di Harry. Lui era stato chiaro e anche oggi le aveva dimostrato in tanti piccoli modi quanto tenesse a lei. Certi gesti, certi sguardi. Il solo ricordo le diede un fremito. Una cosa era cristallina per lei, con lui, lei si sentiva a casa, al sicuro ed era soprattutto felice. 

“Forza Macy”, disse tra sé e sé. “E’ il momento”.

Prendendo un altro profondo respiro aspettò che il suo cuore riprendesse a battere regolarmente. Non fu un’impresa facile. Decisa, salì infine le scale diretta verso il suo futuro. 

Quando entrò nel salone, l’apparente calma iniziò a vacillare. Poi lo vide. Era li, appoggiato ad un pilone da parte alla pista gremita di persone allegre, intinte a ballare. Fu un attimo. Il cuore iniziò ad accelerare. Senti un calore crescere dentro di lei. Lui si stava guardando intorno finché il suo sguardo non fu calamitato su di lei come per magia.  

I dubbi erano svaniti. Senza altri indugi, lo raggiunse e si bloccò a pochi passi. 

Immobile, elettrizzata e fiduciosa. I loro occhi si trovarono e non persero il contatto neppure quando lei, titubante, prese parola. 

"Vuoi ballare?" le sussurrò ad un orecchio. Il suo fiato gli accarezzò l’orecchio, provocandogli un lieve brivido. Lui la guardò con intensità e desiderio. 

Le porse la mano e, senza esitare, la tirò a sé con uno gesto pieno di vigore. Lo spazio tra loro si assottigliò e, con fare garbato e deciso, la guidò nel lento danzare. 

Nel silenzio più totale, occhi negli occhi, un po’ di imbarazzo li colse all’improvviso. Macy abbassò brevemente lo sguardo e Harry la strinse di più a lui, lascando che poggiasse la sua testa sul suo pezzo e la sua folta chioma gli sfiorasse il mento. Poteva sentire il suo cuore. L’effetto di quel contatto fu potente dentro di lui.

Nessuno disse nulla. Assaporarono quel momento così intenso e profondo. La musica lenta li cullava e l’atmosfera magica e accogliente che si era venuta a creare rendeva tutto ancora più seducente. 

Lui le poggiò una mano sulla schiena e, nascondendo ancor di più il suo volto nell'incavo del suo collo, Macy percepì brividi di piacere lungo la schiena, gustandosi ogni singolo attimo. Chiuse gli occhi. Il suo respiro caldo contro l'orecchio, il profumo del suo dopobarba, ebbero su di lei un effetto magnetico. 

A fatica, in piacevole tensione per il momento vissuto, Harry tentò di contenere i propri pensieri e le proprie azioni; ricordandosi del luogo in cui erano. Esausto da tanto autocontrollo, dopo un tempo che parve infinito, fermò entrambi. La guardò e, con voce ferma, le chiese di tornare al centro di controllo. 

"Dobbiamo parlare. Abbiamo un discorso in sospeso noi due." Strinse impercettibilmente gli occhi, abbozzando un sorriso malizioso.

Lasciarono il party, ritrovandosi soli nella grande stanza di sotto. 

"Macy”, cominciò tossendo per darsi un contegno. Poi, i suoi occhi ora immersi nei suoi, continuò.

“So che hai paura." Lei gli sorrise, abbassando lo sguardo un po’ imbarazzata.

 "La profezia parla di me, Harry. Lo sappiamo entrambi.”, spiegò quasi a giustificarsi.”

“E’ una possibilità”, aggiunse d’istinto Harry; ma Macy lo redarguì con uno sguardo e lui si limitò a sorridere impacciatamente.

“La profezia parla di me e … “ s’interruppe brevemente “ … e di te”, disse d’un fiato guardandolo negli occhi in cerca di conferma, non tanto sulla verità di quanto detto ma sulla reciprocità dei loro sentimenti.

“Questo mi terrorizza.", continuò, presa ormai dalla foga di liberarsi di un peso e di dire tutto quanto.  

La guardò con dolcezza e le prese mani nelle proprie per infonderle sicurezza e confortarla. 

"Lo so, ora lo so”, le sussurrò ancora incredulo della possibilità reale di un noi. 

“Sai. Ho sperato tanto in un momento così. Avevo paura a pensarlo, ma non potevo esimermi dal farlo. Sarà che sono un inguaribile romantico”, disse sorridendo un po’ imbarazzato. 

“Non ho certezze sul futuro. Non posso dirti cosa ci succederà. Ma una cosa, sì, te la posso dire ed è per me un’assoluta e incrollabile certezza. Quello che provo per te è reale, è sincero, e ti prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per renderti felice. E’ l’unica cosa che voglio. La tua felicità".

A giudicare dall'intensità con cui la fissava, non sembrava affatto stupita dalle sue parole.

"Mi spiace così tanto di averci messo tutto questo tempo." 

Colpita dall’intensità del momento, non poté trattenere le lacrime. 

“Non piangere”, le sussurrò Harry, asciugandole il volto con un lento gesto della mano. Le sorrise come solo lui sapeva fare. "Il passato è passato. Non ha più importa. Io ora voglio pensare al presente”. Con una mano le accarezzò dolcemente il viso.

“So che la profezia ti spaventa come ti spaventa l’idea che noi potremmo essere la causa di un futuro ombroso. Una cosa che ho però capito nella vita è che non si può vivere perennemente nella paura. A volte bisogna fare un salto nel buio. E se tu volessi, io sono pronto a farlo con te”. Staccò la mano dal suo volto, lasciando Macy in uno stato di stupore e incertezza. Poi le prese ambo le mani portandole alla bocca e sfiorandole dolcemente con un bacio.

La guardò, intensamente, per un attimo che le sembrò un’eternità per poi riprendere il suo discorso. 

“Non avere paura dell'oscurità, ovunque essa sia. Lei ti aiuterà a trovare la luce, Macy. La notte rincorre sempre il giorno e viceversa. Ognuno di noi ha un sentiero da percorrere e in ogni momento può scegliere da che parte stare, quale strada intraprendere”.

“Ognuno di noi è capace di oscurità ma sono le nostre azioni a definirci. Le tue azioni descrivono un animo buono, capace d'amare e di essere amato. Tu non sei malvagia. Devi convincertene. Devi crederci o nulla avrà mai senso. Segui il tuo cuore, Macy, e non potrai mai sbagliare perché il tuo cuore è puro e io questo lo so.” 

Immobile, rapita da quelle parole, Macy si sentì invadere da una nuova consapevolezza. 

“Quindi... Non è troppo tardi?", gli sussurrò delicatamente senza mai staccare lo sguardo dal suo. 

" No, non lo è. Mai.", le rispose, seguendo i lineamenti del suo volto e soffermandosi brevemente all’altezza delle labbra per poi sfiorarle nuovamente il suo viso. 

Si lasciò cullare brevemente da quel tocco così gradevole e magico e con slanciò ritrovato annullò la distanza tra loro, indugiando quando la mano sfiorò il suo petto. 

Lasciò che le dita scorressero oltre il colletto aperto della camicia fino ad arrivare al collo, esposto. Delineò con un dito un immaginario sentiero lungo la sua pelle, formandosi alla mascella, contratta, tesa. 

Macy poteva percepire la risposta del corpo di lui al suo tocco e ciò le diede una scossa. I muscoli tesi, il fiato corto. Il cuore pulsante all'impazzata. 

"Macy", lo sentì supplicare con un filo di voce. Gli occhi di lui chiusi, bramosi di assaporare ogni istante di quella dolce e infinita tortura. 

Macy era estasiata dall'effetto che aveva su di lui il suo lieve tocco. Permise alle loro labbra di sfiorarsi appena, un leggero sussulto dell'uomo le confermò quanto la desiderasse. L’attesa, seppur dolorosa, aveva qualcosa di provocatoriamente piacevole per entrambi. 

Desiderava quel corpo come non mai. Lo amava e voleva stare con lui. Niente l'avrebbe più fermata dall'essere felice. Ne aveva il diritto. 

Accanto a lui, ogni dubbio si dissipò. La profezia non le faceva più paura. Insieme avrebbero affrontato ogni cosa. Insieme avrebbero scelto il loro destino. 

Incapace di sopportare oltre, l'uomo riaprì gli occhi e le cinse la schiena con le braccia, in una morsa possessiva. La guardò con trasporto in cerca di un suo assenso. Quando lei gli sorrise, mise fine a quel dolce tormento, coprendole la bocca con la propria e assaporando voracemente ogni parte di lei, privo di ogni controllo, mentre le sue mani si muovevano lentamente su e giù lungo la schiena.  

Il bacio s’intensificò, mentre i corpi premevano l'uno contro l'altro, quasi fossero desiderosi di fondersi in un solo essere. Le mani di Harry percorsero la schiena di Macy lasciandola gemente, salendo per cingerle la nuca per rendere il bacio ancora più profondo. Uniti, incapaci di pensare ad altro che non fosse quel momento , cosi atteso, cosi bramato, si ritrovarono trasportati nella camera di Harry. 

Non voleva altro che sentire la sua pelle sotto le dita, così le accarezzò la schiena arrivando alla cerniera dell'abito, lasciando che le sue dita la percorressero per tutta la lunghezza, poi tornò alle spalle facendo cadere le spalline del leggero abito che indossava, giù fino alla vita, indugiando per un tempo infinito sulle forme perfette del suo corpo, e poi oltre, a sfiorare le gambe tornite, fino al pavimento, dove Macy l'allontano' con un movimento del piede. Così, esposta, si sentì per un istante a disagio, sensazione che svanì quando lesse nei suoi occhi l'ammirazione, mista a reverenza. Era il turno di Harry di liberarsi dei vestiti e quello di lei di goderne. Cominciò sbottonandogli la camicia, con gesti lenti e calcolati. Sfilandola dai pantaloni con uno strattone, si ritrovò a ridere della sua audacia, mentre lui, in silenzio tentava di non muoversi. L'impulso era quello di liberarsi velocemente degli indumenti in modo frenetico ma non osava privarla di quel rituale, cosciente del piacere di lei nell'avere il controllo. Percepì le sue sottili dita trafficare con la cintura, impacciata, e decise di aiutarla. 

Finì di sbottonarsi e fece cadere a terra i pantaloni. I loro corpi, ora ancora più vicini, pulsavano di desiderio. Harry l'adagiò sul letto, facendola scivolare sotto di sé, puntando i gomiti per non pesarle addosso. Il desiderio era palpabile. Macy si aggrappò alle sue spalle continuando a baciarlo con cupidigia, lasciando segni sulla sua schiena. Harry sentì di essere arrivato al limite, non avrebbe potuto attendere oltre, aveva bisogno di sentirla totalmente. Prese a baciarla ancora, con più ardore e trasporto. 

Si staccò da lei riluttante, liberando entrambi dalla stoffa che ancora li separava, bisognoso di conferme, e quando percepi' che ormai era pronta, affondò in lei, prendendo un ritmo sempre più incalzante che lasciò entrambi esausti ma appagati.

 

  
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