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Autore: saitou catcher    18/06/2020    0 recensioni
“Quindi, in pratica” Erwin aggrotta le sopracciglia mentre rielabora le informazioni appena ricevute “ci stiamo dirigendo dritti nel cuore di un uragano?”
“Proprio così!” Hanji comincia a saltellare sul sedile, battendo le mani come una bambina felice. “Oh, non vedo l'ora di essere lì! Sembra che ci sarà anche una tempesta di fulmini! Pensa a tutti i rilievi che potremmo fare, Moblit! Erwin, questa probabilmente è stata l'idea migliore che tu abbia mai avuto!”
[...]
“Bravo, Erwin” sibila Levi, ogni sillaba che gronda sarcasmo. “Proprio un'idea geniale. L'idea dell'anno, direi. Avevi incluso anche questo nel tuo programma?”
(Ovvero, la Modern!Au di cui nessuno sentiva il bisogno)
[Storia di Saitou]
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non per la prima volta dall'inizio di questa giornata, Levi giura a sé stesso che mai più si lascerà fregare in maniera così plateale.

È iniziato tutto per colpa di Erwin ed Hanji, e la cosa non dovrebbe sorprenderlo: si può sempre contare su quei due esaltati perché partoriscano una qualche balorda iniziativa a danno della sua sanità mentale, ma quello che davvero non si sarebbe aspettato è che tutti gli altri membri del gruppo, senza nessuna eccezione (nemmeno Mike, su cui in genere Levi conta per non apparire come l'unico asociale della brigata) li abbiano appoggiati non solo immediatamente, ma addirittura con entusiasmo. Persino Petra- e la tua ragazza dovrebbe essere la prima a comprendere le tue esigenze e a combattere perché vengano rispettate, giusto?

Invece quella nanerottola traditrice ha accantonato le sue proteste con una scrollata di spalle e si è gettata anima e corpo nell'organizzare la vacanza che Erwin ha proposto ufficialmente per festeggiare la fine delle sessioni d'esame. La verità è che il padre di Erwin si è finalmente deciso a ristrutturare la casa al mare che la sua famiglia possiede da più o meno una decina d'anni, e a quel folle del suo coinquilino non è parso vero poter trascinare tutti in una gita fuori porta, a pochi chilometri da un paesino misconosciuto piantato sulla costa e distante almeno un'ora di macchina da qualsiasi altro segno di civiltà. Levi non ha nulla contro il concetto di vacanza in quanto tale, è l'idea di rinchiudersi in una baracca sperduta nei pressi di una scogliera che lo inquieta davvero, ma come sempre succede in questa manica di schizzati che si è scelto come amici, le sue obiezioni sono penosamente cadute nel vuoto.

“Sei soltanto il solito guastafeste” l'ha rimbeccato Petra il giorno prima della partenza, mentre gli toglieva dalla valigia almeno la metà dei ricambi che aveva previsto. “Mi spieghi cosa mai dovrebbe andare storto? Sono cinque giorni in una casa sul mare in compagnia dei nostri amici. Neppure tu riusciresti a non divertirti.”

“Potrei sorprenderti, microbo.”

“Ah, sì?” lei ha inarcato un sopracciglio, per nulla impressionata. “Va bene, allora, facciamo una scommessa: quando saremo tornati a casa dovrai dirmi- sinceramente- se ti sei divertito. Se sì, per il prossimo mese ogni volta che andremo al cinema il film lo sceglierò io.”

Il cielo ne scampi: Petra ha un gusto orribile in fatto di cinema. Levi non vuole mai più ripetere l'esperienza subita con Io prima di te. “E se invece sarò io a vincere?”

“Potrai portarmi al negozio di casalinghi tutte le volte che vuoi, e io non avrò il diritto di fiatare.”

Con una posta del genere, Levi si è approcciato alla vacanza con spirito più che battagliero, deciso a non darla vinta né a quella doppiogiochista della sua fidanzata né tantomeno allo schizzato manipolatore con cui ancora si ritrova a dividere l'appartamento. C'è da dire però che fin dall'inizio il destino sembra manovrare a suo favore, in quanto sono piantati al centro della stazione da almeno trenta minuti e di Hanji e Moblit non si vede ancora neppure l'ombra.

La Quattrocchi non delude mai, gongola Levi interiormente. È tipico di Hanji presentarsi in ritardo a un appuntamento che Erwin ha comunicato loro con una precisione e assiduità degni dell'organizzazione di un attentato alla Casa Bianca. E infatti il biondo sta lanciando l'ennesima occhiata assassina al tabellone delle partenze, portando poi gli occhi azzurri sull'orologio che tiene al polso.

“Se fra dieci minuti non è ancora arrivata, partiamo senza di lei” decreta quindi con tono definitivo.

“Rilassati, Erwin” ribatte Marie, versandosi una generosa dose di amuchina sulle mani. “È di Hanji che stiamo parlando. Come minimo sarà stata trattenuta dalla polizia. E abbiamo deciso quest'orario proprio perché sapevamo che non sarebbe mai arrivata in tempo, quindi mettiti a sedere una buona volta.”

“Contavo sul fatto che Moblit la portasse in orario.”

“Contare sul fatto che chiunque convinca Hanji a fare qualcosa è come sperare di poter contenere un'inondazione. Arriverà, non ti preoccupare” su queste parole, Marie si alza e scambia una tacita occhiata di esasperazione con Levi, prima di passargli il disinfettante, per quella che deve essere la decima volta nel corso della mattinata.

Se Levi dovesse stilare una lista dei pregi di Erwin Smith, la sua ragazza risulterebbe sicuramente al primo posto. Marie è pragmatica, intelligente, socievole senza essere una spina nel fianco, e sopratutto è l'unica persona al mondo i cui standard di pulizia combacino con i suoi- nonché la sola in grado di ridurre puntualmente al silenzio l'irritante Mister Perfezione che Levi è costretto a riconoscere come il suo migliore amico.

“Magari lei e Moblit si sono fermati da qualche parte” stravaccato su una panchina decisamente troppo piccola per contenerlo, Mike stappa una lattina di Coca-Cola e ne manda giù un sorso generoso, ignorando la smorfia disgustata di Nanaba seduta vicino a lui. “Magari, Moblit si è finalmente deciso a comportarsi da uomo e se l'è trascinata in qualche vicolo buio per spassarsela come si deve.”

“Per l'ultima volta, Mike” Nanaba gli strappa di mano la lattina e la getta nel secchio dei rifiuti alle sue spalle “lascia in pace quel poveraccio. Non sono affari tuoi se si dichiara ad Hanji oppure no.”

“Oh, ma lo farà. Deve farlo. Perché credete che abbiamo organizzato questo viaggio, altrimenti?”

“Stai seriamente dicendo che tu ed Erwin avete proposto la vacanza per farli mettere insieme?” Nanaba guarda scioccata prima l'uno poi l'altro. “State scherzando, vero?”

“Mi appello alla facoltà di non rispondere” ribatte Erwin con espressione imperscrutabile.

“Fidati, Nanaba” gli occhi di Mike hanno assunto un inquietante scintillio “questa sarà la vacanza. Devo solo far due chiacchiere con quel ragazzo.”

Levi avrebbe qualche commento da esporre al riguardo, ma saggiamente decide di lasciar perdere. Ancora non ha ben chiaro quale torto abbia commesso Moblit nei confronti di Mike per indurre quest'ultimo a tentare di incollarlo a vita ai calzoni di quella piaga ambulante di Hanji. Non che Levi non tenga ad Hanji, sia chiaro- ha diviso l'appartamento con lui ed Erwin per i primi due anni dell'università, e dopo un simile lasso di tempo ci si affeziona anche al pesce rosso- ma la sola idea di trascorrere con lei ventiquattr'ore su ventiquattro è sufficiente a fargli bramare il rifugio di un bunker antiatomico. Ufficialmente, Moblit è uno studente che segue il tirocinio in coppia con Hanji; nella pratica, è ormai a tutti i livelli la balia e lo schiavetto di quella pazza incontrollabile, che si è ritrovato trascinato in questa vacanza solo perché Nile ha-fortunatamente-negato la sua partecipazione all'ultimo minuto, e quanto pare Mike ed Erwin hanno colto la palla al balzo per includerlo, ignorando i suoi patetici tentativi di protesta.

“Parla del diavolo” la voce di Petra, seduta su un trolley rosa di dimensione gigantesche lo riscuote improvvisamente dalle sue riflessioni. “Ragazzi, credo proprio che quella sia Hanji.”

Prima che chiunque possa chiedere delucidazioni, uno stridio acutissimo sovrasta le chiacchiere degli altoparlanti e subito dopo una forma vagamente umanoide schizza a velocità folle nella loro direzione, fermandosi in scivolata appena in tempo per non inciampare nei bagagli e rovinare sul pavimento.

Eccomi!” Hanji si raddrizza e si sistema gli occhiali, le iridi animate dal solito bagliore folle e le labbra storte in un ghigno inquietante. “Scusate il ritardo! È da molto che siete qui?”

“Soltanto mezz'ora, Quattrocchi” sbuffa Levi. “E cosa diavolo è quella macchia che hai sulla maglietta?”

“Oh, non farci caso” Hanji lo accantona con un gesto svagato della mano, troppo impegnata a saltellare sul posto per manifestare la sua eccitazione. “Allora, vogliamo andare o no? Aspetta un attimo, dov'è finito Moblit? Proprio un attimo fa era dietro di me con i bagagli...”

“Sono qui, Hanji” un gemito risuona alle loro spalle, seguito dalla figura curva di Moblit che arranca sotto il peso di quelli che sembrano alla prima occhiata una mezza dozzina di borsoni. Sono soltanto le nove e mezza del mattino e la vacanza non è nemmeno ufficialmente iniziata, ma il giovane appare già desideroso almeno quanto Levi di terminarla.

“Oh, eccoti qui! Cominciavo a credere di averti perso! Bene, visto che ci siamo tutti, che stiamo aspettando per prendere il treno?”

“Soltanto te, Hanji” risponde Erwin con assoluta noncuranza, prima di imbracciare la sua valigia e, molto galantemente, anche quella di Marie. “Ma visto che anche tu sei qui, direi di avviarci verso il binario.”

Cominciano ad avviarsi in direzione dei tornelli, Moblit che si trascina esausto sulle orme di una balzellante Hanji, ma Petra invece si solleva dalla sua valigia e lancia a Levi un'occhiata carica di sottintesi, evidentemente aspettandosi che si offra a sua volta di trasportarle il trolley.

“Non pensarci nemmeno, tappetta” Levi le dà una spintarella per poi superarla. “Quel mostro è grosso quanto me. E per la cronaca, sono sempre più convinto che non sarai tu a scegliere il nostro prossimo film.”

“Dai tempo al tempo, Levi” lo stuzzica lei, mentre solleva con una certa difficoltà il suo bagaglio. “Abbiamo ancora cinque giorni davanti a noi, e sai come si dice... ride bene chi ride ultimo.”

Levi sogghigna. “Non vedo l'ora.”

 

“Avete saputo dell'uragano?” esclama Hanji dal nulla, facendo balzare tutti i suoi compagni sui loro sedili.

Sono in viaggio da circa due ore e contrariamente da quanto i presupposti lasciavano sperare tutto è filato relativamente tranquillo: Levi si è alzato almeno una dozzina di volte per andare a lavarsi le mani al bagno (salvo poi strofinarle con le salviette non appena rimessosi a sedere, lamentando la pessima condizione dei servizi igienici), Mike e Nanaba stanno guardando un qualche capitolo della saga di Fast&Furious sul loro iPod, e Marie dorme sulla spalla di Erwin, immerso nella lettura di un tomo enorme di cui Levi ha compreso solo che tratta di un tizio che va in fissa con una balena. Persino Moblit è riuscito a rilassarsi... almeno fino a quando Hanji non rompe il silenzio con uno dei suoi soliti acuti, attirandosi le occhiatacce di tutti gli altri passeggeri.

“Allora?” la ragazza si sporge oltre il bracciolo, le pupille animate da una luce frenetica. “Avete saputo sì o no?”

“Uragano?” ripete Erwin, che quando legge impiega sempre un po' di tempo per fare ritorno al mondo dei vivi. “Quale uragano? Di che stai parlando?”

Per tutta risposta, Hanji sbuffa e ruota verso di loro il suo portatile, attirando la loro attenzione sulla pagina di un quotidiano che riporta a caratteri cubitali un titolo che Levi nemmeno si degna di guardare, concentrato com'è sulla foto sottostante, che ritrae un tratto di costa che gli risulta stranamente familiare.

“Aspetta” dice, sporgendosi oltre Petra per guardare meglio “ma quello non è il posto dove stiamo andando noi?”

Esatto!” trilla Hanji, facendogli rimpiangere di aver posto la domanda “ Mi sono imbattuta nell'articolo stamattina e allora ho fatto qualche ricerca-sembra proprio che su quella zona, tra oggi e domani, si verificherà una tempesta di dimensioni considerevoli, una vera e propria anomalia meteorologica, considerato il clima locale! Non è fantastico?”

A risponderle è solo un attonito silenzio. Hanji passa con aria confusa gli occhi dall'uno all'altro, chiaramente confusa dalla loro mancanza di reazioni.

“Ragazzi, avete capito quello che vi sto dicendo?” li interroga con aria quasi stizzita. “Avremo modo di assistere ad un fenomeno eccezionale! Non siete eccitati?”

“Quindi, in pratica” Erwin aggrotta le sopracciglia mentre rielabora le informazioni appena ricevute “ci stiamo dirigendo dritti nel cuore di un uragano?”

Proprio così!” Hanji comincia a saltellare sul sedile, battendo le mani come una bambina felice. “Oh, non vedo l'ora di essere lì! Sembra che ci sarà anche una tempesta di fulmini! Pensa a tutti i rilievi che potremmo fare, Moblit! Erwin, questa probabilmente è stata l'idea migliore che tu abbia mai avuto!”

Gli altri membri del gruppo non devono pensarla allo stesso modo, perché quasi in risposta ad un segnale convenuto spostano lo sguardo da Hanj e lo posano su Erwin, squadrandolo con estrema freddezza.

“Bravo, Erwin” sibila Levi, ogni sillaba che gronda sarcasmo. “Proprio un'idea geniale. L'idea dell'anno, direi. Avevi incluso anche questo nel tuo programma?”

“Non prendetevela con me” si difende Erwin, reimpostando subito la faccia di bronzo. “Fino a ieri sera le previsioni dicevano che sarebbe stato sereno. E ad ogni modo, non è il caso di preoccuparsi prima del tempo. Può darsi che abbiamo fortuna e che si tratti di un'acquazzone passeggero.”

“E se così non fosse?” interviene Marie, scettica.

“Troveremo il modo di divertirci lo stesso” Levi non prova mai tanto violentemente l'impulso di prendere a pugni il suo migliore amico come quando sfoggia quella voce da Mister Io-ho-sempre-un-piano-B Smith. “E poi Hanji ha ragione, potrebbe essere interessante.”

“Non vedo l'ora” sputa Levi, accasciandosi contro lo schienale. Con la coda dell'occhio si accorge che Petra ha un'espressione preoccupata e non riesce a trattenersi dal provocarla, sicuro come non mai di avere la vittoria in pugno.

“Ride bene chi ride ultimo, eh?” le sussurra all'orecchio.

Lei mantiene un'espressione di dignitosa indifferenza. “Non siamo ancora arrivati al posto.”

“Appunto.”

 

Quando finalmente giungono in vista della casa del signor Smith, dopo essersi fermati a pranzare in un autogrill all'interno del quale Levi ha sfiorato l'attacco di panico- nessuno riuscirà a convincerlo che quella forma grigia che ha visto sfrecciare fuori dalla porta della cucina non fosse un topo, nessuno- e aver preso a noleggio un furgoncino che si è arenato per ben due volte in mezzo alla strada, costringendo Mike ed Erwin a scendere per spingerlo, nessuno di loro condivide più lo spirito fiducioso di inizio giornata. Moblit si trascina ormai per pura inerzia sotto il suo carico di bagagli, Levi è ancora intento a riprendersi dai postumi dello shock e persino Petra sfoggia un'aria sfinita. Soltanto Hanji mantiene inalterata la sua esaltazione, mentre sfreccia una decina di metri più avanti per poi fermarsi con un grido di gioia, le braccia sollevate verso il cielo: “Erwin! Questo posto è fantastico!”

E una volta tanto, la Quattrocchi non ha tutti i torti.

La villa costituisce l'ultima di una lunga serie di casette estive che si dipanano lungo tutto il corso della costa, ma è stata edificata in una zona ancora più isolata, al centro di una protuberanza della scogliera che si allunga come una lama a fendere le onde, appena sopraelevata rispetto alla lunga striscia dorata della spiaggia, resa come luccicante dalla luce fiammata del tramonto. Sullo sfondo vermiglio del cielo la casa si staglia come un'immagine da cartolina, elegante nella sua semplicità, e per la prima volta da che si sono messi in viaggio Levi avverte una punta di speranza muoversi in fondo al suo petto, il guizzare di un pensiero quasi involontario- forse stare qui per un po' non sarà così male, dopotutto.

“Ma è meraviglioso” esala Petra, gli occhi sfavillanti che si perdono nel rifrangersi delle onde. “Potrei passarci tutta la vita qui.”

“E guarda che cielo” Nanaba percorre con lo sguardo la linea incendiata dell'orizzonte “mi sembra strano che debba venire a piovere.”

“Non a piovere, Nanaba, a diluviare se mai! Oh, ci troviamo proprio vicini all'acqua, dovesse succedere qualcosa ce ne accorgeremmo su...”

“Che ne dite di entrare?” Erwin si impone sulla voce di Hanji prima che la situazione possa nuovamente degenerare. “Se sistemiamo subito le stanze, siamo ancora in tempo per scendere in paese a cenare.”

Potrebbe trattarsi di una semplice impressione, ma con la coda dell'occhio Levi crede di scorgere Mike sogghignare alla parola stanze, mentre scocca allo stesso tempo un'occhiata predatoria in direzione di Moblit, quindi scambia uno sguardo di intesa con Erwin. Levi sente quasi compassione per quel poveraccio.

Ma non ha il tempo di riflettere sull'argomento, perché nell'istante stesso in cui Erwin finalmente apre la porta e il gruppo fa il suo ingresso, la ventata di ottimismo che li aveva colpiti svanisce come neve al sole e tutti realizzano, con agghiacciante rapidità, che l'ipotesi di alloggiarsi velocemente per poi andare a mangiare resterà una consolante utopia.

Perché tutti loro vedono le condizioni in cui è ridotta la casa- e quel che è peggio, lo vede Levi.

“Avevi detto che I tuoi l'avevano sistemata” geme Petra a mezza voce, in direzione di Erwin.

“Aveva giurato di averlo fatto” più che da Levi, Erwin sembra inquietato da Marie, che si è fermata sulla soglia insieme al ragazzo e sta scandagliando il soggiorno con identico sguardo assassino. “Lo sapevo che non mi sarei dovuto fidare.”

Per alcuni secondi, Levi non pronuncia parola. Si limita a passare gli occhi su ogni centimetro del soggiorno, prendendo nota dello strato di polvere che ricopre i mobili, delle ragnatele che si tendono tra gli angoli delle pareti, delle macchie di qualcosa di cui non vuole davvero conoscere la provenienza in vari punti del pavimento e sopratutto della condizione indecente in cui versa il lavello... e la cucina tutta, anche se sta tentando con tutte le sue forze di non portare gli occhi da quella parte.

Erwin” si sente ringhiare, un suono basso e ferale, carico di minaccia.

“No” in preda al panico, Mike si volta prima verso Levi poi verso Erwin. “Non pensarci nemmeno, nanerottolo, mi hai sentito? Sono le sette di sera, siamo tutti stanchi e abbiamo fame, quindi adesso poggiamo i bagagli e scendiamo in paese a mangia...”

“Quindi adesso poggiamo i bagagli e mettiamo in ordine questo disastro” lo interrompe Marie con voce definitiva. Sotto gli occhi inorriditi dei presenti, la ragazza supera l'ingresso e si dirige a passo spedito verso la cucina. “Levi, andiamo a cercare scope, stracci e detersivi; voi altri, date un'occhiata di sopra e vedete in che condizioni sono le camere.”

Nessuno di loro trova la forza di opporsi quando li vedono sparire insieme a passo di marcia e li sentono borbottare sulla quantità di lucido per pavimenti che dovranno impiegare per riportare la casa in condizioni normali. Rimangono tutti immobili con ancora le valigie in mano, a osservare riflessa sul volto degli altri la loro stessa espressione disperata.

“Marie posso pure capire perché Erwin la sopporti” dichiara infine Mike con tono lugubre. “Insomma, Nanaba, non prendertela a male, ma per quanto ossessionata dai germi, almeno è una gnocca da concorso... ma tu, Petra... quale torto stai cercando di espiare, esattamente?”

“Credimi, Mike” risponde la ragazza con voce flebile “vorrei tanto capirlo anch'io.”

 

Ci vuole almeno un'ora per ripulire la casa da cima a fondo, e quando finalmente ogni superficie risplende fino a riflettere le loro immagini si è fatto talmente tardi che nessuno desidera più avventurarsi fino a un qualunque ristorante e considerato l'isolamento in cui si trovano anche ordinare del take-away non appare un'opzione praticabile. Per fortuna, i signori Smith hanno lasciato il congelatore pieno di avanzi del loro ultimo soggiorno, così Marie appronta in poco tempo una “cenetta leggera” che, come tutti i pasti da lei preparati, alla fine li lascia abbandonati sul divano in attesa che l'oblio li colga in maniera indolore.

“Ragazzi, che mangiata” Hanji si stiracchia come un gatto, quindi si mette a sedere, scrutando con le palpebre socchiuse il paesaggio al di fuori, ormai quasi indistinguibile nel buio della sera. “Sono arrivate le nubi mentre cenavamo, avete notato?”

“Taci, Quattrocchi” bofonchia Levi, disteso accanto a Petra con gli occhi socchiusi. “Almeno per cinque minuti, riesci a tenere i tuoi deliri per te?”

“Stavo solo dicendo che...” un lampo bianco guizza al di là delle finestre, seguito dopo pochi secondi da un brontolio sordo che sembra vibrare lungo le pareti. “Fermi un attimo, l'avete sentito anche voi?”

“Che cosa?” Erwin si mette a sedere, allungando a sua volta lo sguardo sul panorama che si stende oltre le finestre.

“Un tuono” Hanji alza un dito, gli occhi fissi e concentrati, la testa reclinata per ascoltare. “Eccone un altro! Però sono lontani, a giudicare dal suono. Peccato. Non credo che vedremo nulla per stasera.”

Neanche ha finito di parlare che su di loro si scatena l'inferno.

Un fulmine esplode a poca distanza dal mare, illuminando a giorno la stanza in cui si trovano, e subito dopo arriva l'acqua- una quantità inimmaginabile di acqua, più di quanto dovrebbe essere possibile in una volta sola, un flusso continuo che si abbatte sul tetto con un rumore secco di vetro o ghiaccio che si spezza, un rombo assordante che in pochi secondi si trasforma nell'unico suono presente al mondo. Il cambiamento è così repentino che per i primi istanti rimangono tutti immobili, congelati al loro posto, ascoltando con espressione scioccata il fragore della pioggia più violenta che abbiano mai udito in vita loro, ma prima che possano reagire la finestra alle loro spalle si spalanca di botto, come se fosse stata scardinata, e il vento irrompe nel soggiorno con strida acutissime, spazzando via tutto quello che incontra sul suo camino.

“Dannazione!” Erwin scatta in piedi e si sposta di lato, appena in tempo per evitare una ciotola sfrecciante nella sua direzione. “Dividiamoci e chiudiamo tutte le finestre, presto!”

Ci vuole la forza combinata di Levi, Erwin e Mike per chiudere la porta-finestra del soggiorno, e quando il primo sale al piano di sopra per aiutare Moblit e le ragazze il disastro si è già consumato: buona parte dei bagagli è stata sparsa in giro per le camere e nemmeno Levi ha la forza di opporsi quando Petra raduna la loro roba in un unico mucchio che schiaffa in fondo all'armadio, dichiarando che la metteranno a posto il giorno dopo. Bagno e corridoio sono ormai quasi completamente allagati e mentre insieme a Marie accumula fazzoletti e strofinacci nel tentativo di contenere quello che sembra un intero oceano lo sguardo gli cade su delle poco rassicuranti macchie di umidità che si allargano sul soffitto, macchie di cui potrebbero giurare che fossero più piccole quando ha messo piede in queste stanze per la prima volta. In tutto questo, Hanji è troppo impegnata a seguire la tempesta dal balcone, infradiciandosi fino al midollo, per aiutarli, ma forse è meglio così, riflette Levi, mentre ascolta l'ennesimo dei suoi gridi belluini: la Quattrocchi è meglio tenerla lontana dalle faccende pratiche, a meno che non si posseggano velleità suicide. Moblit invece per una volta non corre al suo guinzaglio, per cui Levi gli affida il controllo delle operazioni al piano di sopra per raggiungere Erwin e Mike, casomai i due avessero bisogno di aiuto. Quando mette piede nel soggiorno, quello che si trova davanti è un campo di battaglia: cassapanche e comodini sono stati accumulati a bloccare gli ingressi e i suoi amici sono intenti a passare su ciascuna finestra abbondanti giri di scotch, sebbene la potenza con cui il vento e l'acqua picchiano contro i vetri non lasci sperare molto nell'efficacia di questa iniziativa. Magari moriranno tutti annegati nel Diluvio Universale, riflette Levi, ma se mai dovessero subire un assedio, non c'è dubbio che resisterebbero meravigliosamente.

“Com'è la situazione?” gli domanda Erwin quando lo vede arrivare.

“Piove che Dio la manda” Levi si passa una mano sui capelli ormai umidi “siamo sicuri che questa baracca regga?”

“Ci conviene sperarlo, perché ho appena letto le previsioni e sembra che pioverà ininterrottamente almeno fino a dopodomani.”

Dopodomani?” Levi sente la mascella cascargli sui piedi. “Stai scherzando?”

“Ho la faccia di uno che scherza?”

“E che cazzo dovremmo fare sotto le cascate del Niagara fino a dopodomani?!”

“Di cibo ne abbiamo per quasi tutta la settimana, quindi da quel punto di vista non c'è da preoccuparsi. Aspetteremo che passi e se la situazione dovesse farsi troppo drastica chiameremo qualcuno.” Erwin lascia andare un sospiro. “Certo, avremo meno tempo per fare tutte le cose che avevamo programmato, ma tutto sommato avrebbe potuto andarci peggio.”

Come?” ringhia Levi. “Come avrebbe potuto andarci peggio di così?”

“Per esempio...”

E poi, Erwin non c'è più.

O meglio, non è lui a non essere più presente: è Levi a non vederlo. E non lo vede perché attorno a loro è calato il buio... un buio pesto e totale a malapena rotto dal bagliore dei lampi.

“Che cos...” Levi batte le palpebre, una, due, tre volte- ma sempre non scorge più niente al di là del suo naso. “Che cazzo...? Erwin? Mike? Siete ancora lì?”

“Sì, ci sono” la voce di Erwin riecheggia da qualche parte davanti a lui, seguita da un suono di passi e da un'imprecazione soffocata di Mike poco più avanti. “Avete una torcia?”

“Il cellulare” nell'oscurità, Mike traffica per qualche secondo e finalmente una minuscola luce prende vita e lo illumina dal basso, trasformando il suo volto in una maschera sepolcrale. “Dov'è l'interruttore?”

“Erwin?” stavolta è Marie a parlare, probabilmente dalla cima della scalinata. “Qua sopra è mancata la luce. Tutto bene lì da voi?”

Invece di risponderle, Erwin allunga una mano verso la parete e con estrema cautela preme il pulsante- senza tuttavia che succeda niente.

Oh, no. Lo stomaco di Levi si contorce. “Erwin?”

Di nuovo, Erwin aziona l'interruttore e di nuovo tutto quello che ottiene è un misero clic a cui fa seguito uno sfinito ronzio.

“Non fatevi prendere dal panico” dice Erwin improvvisamente, la voce impassibile “ma temo che sia appena saltata la corrente.”

 

L'idea di Erwin di scendere in cantina per attivare il quadro elettrico di emergenza sarebbe un'ottima pensata... se lo sciabordio dell'acqua che ha invaso il locale non fosse udibile fin dall'inizio delle scale che conducono al piano inferiore.

“Te lo scordi”è stata la lapidaria replica di Levi quando Erwin gli ha chiesto di scendere. “Io non ci metto piede lì dentro. Chissà che schifezze stanno galleggiando in quell'acqua.”

“Posso farti notare che se non ci vai resteremo al buio per chissà quanto tempo?”

“Vacci tu, allora. Perché devo farlo io?”

“Perché il soffitto è troppo basso. Soltanto tu e Petra potreste starci in piedi. Se tu non vuoi scendere, dovrò chiederlo a lei.”

Questo mai: Levi non sarà tipo da fiori, baciamano e altre stronzate romantiche,ma da qui a lasciare che la propria ragazza si infili in una tana per topi ripiena di acqua di fogna ce ne corre, così fa l'unica cosa che si addice a un vero uomo e corre al salvataggio della sua bella- salvo poi scoprire che i suoi eroici sforzi sono stati del tutto inutili, dal momento che anche il quadro d'emergenza si rivela fuori uso. Quando riemerge, con i capelli carichi di ragnatele e i pantaloni bagnati e marroni fino alle ginocchia alcune delle imprecazioni a cui ricorre sono così originali che persino Mike resta sbigottito e Moblit deve correre via, le lacrime agli occhi e le orecchie in fiamme.

“La situazione è questa” annuncia Erwin pochi minuti dopo, quando si riuniscono in soggiorno dopo aver recuperato Hanji, bagnata fino alle ossa ma felice come una pasqua. Per tutto il soggiorno sono disposte decine di candele accese che nell'oscurità pastosa generata dalla tempesta conferiscono alla loro adunata un inquietante sentore di seduta spiritica. “Stando alle previsioni, l'uragano dovrebbe durare fino a dopodomani. I miei hanno lasciato cibo per almeno una settimana nel congelatore- perché mai abbiano accumulato tutta quella roba non mi è chiaro, devo ammettere- quindi su quel fronte siamo coperti. Viceversa, siamo senza corrente, ed è probabile che lo rimarremo anche dopo che la pioggia sarà cessata. Inoltre la linea telefonica va e viene, il che, alla lunga, potrebbe rivelarsi il problema più serio.”

“Uno schifo su tutta la linea, insomma” bofonchia Levi.

“Non ti ci mettere pure tu” sibila Petra, sferrandogli una gomitata nel fianco.

“Quindi che facciamo?” domanda Nanaba.

“Andiamo a dormire, direi, visto che ormai si sono fatte le due del mattino” Erwin si leva in piedi e porge una mano a Marie per aiutarla ad alzarsi a sua volta. “Buonanotte a tutti.”

“Ehm... scusate?” Moblit sporge timidamente una mano. “Credo ci sia stata confusione con la disposizione delle camere... insomma... io non posso stare in una matrimoniale con Hanji.”

“Oh, nessuna confusione, Moblit” Mike si allunga a battergli sulla spalla con un ghigno da squalo. “Le camere sono esattamente come devono essere.”

Il povero ragazzo ha l'espressione di chi si è appena visto mandare al patibolo, ma nessuno ha la forza di intervenire in suo soccorso, e così non gli resta altra scelta che trascinarsi con aria mesta dietro ad Hanji, la quale, dal canto suo, dichiara di non avere la minima intenzione di chiudere occhio e di voler invece sfruttare il resto della serata per portarsi avanti con le rilevazioni.

“Dio, che giornata” una volta che hanno raggiunto la loro stanza Petra si lascia cadere sul letto con un sospiro esausto, passandosi le mani tra i capelli. “Non riesco a credere che tutto questo sia successo solo nella prima sera.”

E non voglio immaginare le altre, si dice Levi- ma questo si guarda bene dal dirlo ad alta voce.

 

Petra si trova ancora immersa nella fase di dormiveglia quando un suono sconosciuto oltrepassa il fragore della pioggia battente e la riscuote senza preavviso dal sonno, facendola sobbalzare sul letto con gli occhi spalancati.

Ci vuole qualche minuto perché ricordi chi è e dove si trova. L'orologio digitale sul comodino segna le quattro e venti, a malapena due ore, quindi, da che sono finalmente andati a dormire. Sopra di loro, il cielo continua a vomitare acqua a ritmo regolare, ma al di sotto dello scroscio assordante Petra ode con chiarezza qualcos'altro... un suono che sul momento non riesce a definire, ma che le sembra rievocare una voce. Ma non è possibile, naturalmente. In casa ci sono solo lei, Levi, e tutti i loro amici, e nessuno di loro ha una ragione per scendere nuovamente al piano di sotto.

Prima che possa proseguire su questo corso di pensieri, il suono che l'ha svegliata raggiunge per la seconda volta le sue orecchie e con un tuffo al cuore Petra realizza che sì, si tratta di una voce, di più di una, anzi. Con estrema lentezza, senza quasi osare respirare, allunga un braccio e cerca a tentoni la sagoma di Levi, addormentato a pochi centimetri da lei.

“Levi” sussurra e gli tocca una spalla.

Una volta tanto Petra è lieta del fatto che il suo ragazzo abbia un sonno leggerissimo: non appena la punta delle sue dita gli sfiora le spalle Levi è scattato a sedere, gli occhi vigili e tutti i muscoli in tensione.

“Che c'è?” sibila, scandagliando con lo sguardo la stanza.

“C'è qualcuno al piano di sotto.”

Levi le lancia un rapido sguardo, quindi si mette in ascolto: dopo pochi secondi, dal fondo delle scale risuona un'altra voce- sembra diversa dalle prime due, ma quante diavolo di persone ci sono nel soggiorno?- seguite dal tonfo netto e metallico di una pentola che rovina sul pavimento.

“Resta qui” Levi salta giù dal letto, fruga rapidamente nel comodino lì accanto e ne tira fuori un oggetto lungo e sottile. In altre circostanze, Petra gli chiederebbe perché mai si è portato un coltello a serramanico in vacanza, ma questo non le sembra davvero il momento per sindacare. Con il fiato sospeso lo osserva avvicinarsi alla porta e aprirla un centimetro alla volta per impedirle di cigolare. Una sagoma scura gli si para davanti senza preavviso, e la ragazza è già sul punto di lanciare uno strillo, ma subito dopo riconosce la figura di Erwin e quella di Mike, in piedi alle sue spalle, entrambi con le mani occupate da qualche oggetto contundente che da quella distanza Petra non riconosce.

Levi scivola in corridoio e gli si mette accanto, gli occhi che guizzano in ogni direzione. Il battito cardiaco di Petra è ormai evoluto in un tambureggiare impazzito e sebbene sappia che non si tratta della migliore delle idee non riesce a trattenersi: infila i piedi nelle pantofole e si porta sulla soglia, da dove può continuare a scorgere il suo ragazzo che scende a passo felpato le scale, scivolando lungo la parete con fluidità felina. Petra si aggrappa allo stipite della porta e cerca di regolare il respiro che le si è strozzato in gola, con l'impressione che tutto il suo corpo si sia tramutato in un blocco di ghiaccio e che le voci che seguitano a risuonare dal piano sottostante si siano fatte più nette e sibilanti, come se fossero impegnate a cercare di sovrastarsi. Un passo alla volta, abbandona l'ingresso della camera e si ferma sulla sommità della scalinata, piegandosi sulla balaustra per scorgere Levi, Erwin e Mike fermi in una zona d'ombra all'angolo della cucina, da cui chiaramente provengono i rumori. Petra li vede scambiarsi un'occhiata d'intesa, un cenno d'assenso, quindi Levi si butta in avanti... e in quel momento un coro di strida acutissime esplode tra le pareti, persino più forte del ruggito del vento.

Ma che diavolo...?

“Cristo!” al di sotto della cacofonia Petra sente Levi imprecare mentre punta i piedi e si arresta di botto, barcollando per mantenere l'equilibrio. Dietro di lui, la torcia di Mike squarcia senza preavviso l'oscurità e lo spettacolo che illumina è così inatteso che Petra deve portarsi una mano alla bocca per impedirsi di gridare e persino Erwin ha perso la solita faccia da poker.

“Questa poi...” esala a mezza voce.

“Ma che diavolo...?” Mike ruota la testa da una parte all'altra, le sopracciglia schizzate fino all'attaccatura dei capelli. “Come hanno fatto ad entrare?”

Davanti a loro, tremanti come foglie e completamente zuppi stanno tre ragazzini- o meglio, due ragazzini e una bambina ritta con le braccia allargate di fronte a loro, il volto atteggiato nell'espressione più truce che Petra abbia mai visto addosso a un'infante.

Per i primi istanti, nessuno si muove. Nessuno spezza il silenzio. Poi, lentamente, molto lentamente, Levi ripone il coltello nella tasca posteriore e si accovaccia fino a che i suoi occhi sono allo stesso livello di quelli altrettanti torvi della ragazzina.

“Ehi, mocciosi” li apostrofa con tono minaccioso “che cazzo ci fate qui?”

Buonsalve a tutti, uomini, donne, animali ed ortaggi!
Era da troppo tempo ormai che non transitavo su questi lidi, e frugando nella memoria del mio computer ho ritrovato questa one-shot divisa in tre parti, di cui le prime due già complete, e ho pensato sarebbe stato carino pubblicare, una volta tanto, una storiella (si fa per dire!) senza pretese, che non ha altro scopo se non quello di strapparvi qualche risata in questi tempi ingrati. Dal momento che anche il secondo capitolo è pronto, a breve potrei pubblicare anche quello- ma intanto, fatemi sapere se sono riuscita ad allegerirvi la giornata o se invece dovrei dedicarmi all'ippica!
Un bacio  a tutti,
Saitou

 

 

  
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