Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: SaWi    13/08/2009    7 recensioni
Tutto iniziò così, con un incontro nel "Drugstore Sakurazuka", negozio dove lavora il povero Kurogane.
Un AU dove si incontrano un po' tutti i personaggi delle CLAMP, ma non solo!
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve salvino, torno da due settimane di mare con un capitolo nuovo e più brutto degli altri XD
Almeno per me, ma se vuoi apprezzerete, tanto meglio** almeno vi sarete divertite XD
Comunque, oltre a questi deliramenti, ripeto che apprezzo moltissimo i vostri commenti, mi rendono così felice **
Salto per tutta casa XDDD




Ora, ecco qui il capitolo, buona lettura =D
Tutto quanto avviene prima dell’inizio del viaggio dell’Anello. Ma Frodo lo ha già, poiché Bilbo è già partito per Gran burrone. Sam non sa nulla.






Capitolo 5
Manifattura Elfica





“Me lo diceva sempre il Gaffiere...” borbottò un giovane Hobbit fra sé, mentre svelto si avviava su per una bella via lastricata “...Ogni volta che usi la tua testa per pensare combini solamente guai! E aveva ragione, eccome se aveva ragione! Povero me, povero me! Il signor Frodo mi sgriderà sicuramente! È quasi mezzodì ormai. Sono in ritardo!” e con uno sbuffo si affettò per la via, i grandi piedi che sfioravano appena il sentiero di ciottoli.
Infine giunse all’abitazione del suo padrone, sulla sommità della collina.
Sì, il padrone abitava proprio lì, sopra una lieve collina, in via Saccoforino, la via più importante di tutta Hobbiville. La dimora era, come ogni casa Hobbit che si rispetti, costruita sotto la terra della collina, perfettamente in armonia con il paesaggio. La porta principale era circolare e di legno asciutto e resistente; le finestre erano simili a piccoli oblò e si affacciavano ai lati della porta. Poco sopra l’abitazione facevano capolino le radici di un possente albero, situato proprio in cima alla collina; le sue fronde frusciavano al vento, come una lieve ed incessante cascata.
Con il fiato corto e le guance arrossate, il paffuto Hobbit si apprestò a bussare alla porta, attendendo paziente che il padrone giungesse per sgridarlo e urlargli contro. Infondo, se lo meritava. Aveva fatto tardi.
Ma non accadde.
Nessun padrone arrabbiato e nessun suono di passi che si avvicinavano alla porta.
Il giovane bussò nuovamente, ma quando le sue nocche toccarono la superficie lignea, la porta si aprì silenziosa verso l’esterno. Evidentemente, non era stata chiusa bene. Poteva succedere. Lì, ad Hobbiville, nessuno chiudeva la propria porta a chiave. Ogni Hobbit era sempre pronto ad accogliere ospiti e a ricevere regali.
Eppure, l’inquietudine si fece spazio nella mente del giovanotto, che aprì ulteriormente la porta e tese le orecchie verso l’interno, immobile e silenzioso, pronto a captare anche il minimo rumore.
Silenzio.
Silenzio, ma poi, un rumore.
Una voce.
Più voci, voci sconosciute ed estranee.
Il giovane si spaventò, ma la sua paura durò poco, presto rimpiazzata da un grande coraggio e da una ferrea lealtà.
Il padrone poteva essere in pericolo!
Senza riflettere, si lanciò nell’abitazione, seguendo le voci, sempre più vicine, vicinissime, finché non giunse in salone... dove il suo padrone stava seduto su una sedia, tranquillo e rilassato, a parlare con due individui sconosciuti e loschi. Erano infatti due della Gente Alta, non vi erano dubbi.
Questi, e il suo padrone, interruppero la conversazione e si voltarono verso lo Hobbit appena entrato – molto bruscamente.
“Sam!” esclamò il padrone di casa. “Sam, giovanotto, cosa è successo?”
“Signor Frodo” balbettò il giovane tra gli affanni, lo sguardo che passava velocemente dal padrone agli Uomini, dagli Uomini al padrone. “Padron Frodo, signore... non è successo nulla, nulla che non riguardi la mia zucca da Troll, se mi intendete signore.”
Frodo sorrise, e i suoi occhi blu si illuminarono. “E dunque, cosa accadde nella tua mente di tanto preoccupante? Sei tutto affannato e rosso come un pomodoro maturo, Sam.”
“Ecco signore, io...” Il giovane si guardò attorno imbarazzato. “Padrone, pensavo che foste in pericolo. Bussai alla porta ma non rispose nessuno signore... e poi udii delle voci, signore, ma non vi era la vostra tra quelle e, signore, pensai vi fosse accaduto qualcosa di male. La porta della casa si aprì persino, signore.”
“Sam, oh Sam!” Esclamò Frodo ridendo. “Sei proprio una testa di Troll! Questi due Uomini sono miei ospiti, nulla di male mi accadde – e la porta, evidentemente, la scordai aperta. Giungono da un paese lontano, e sono in cerca di un oggetto, che tutt’ora non mi hanno rivelato. Li incontrai su una collina vicino Hobbiville, al lato sud, mi parvero spaesati e meravigliati, quindi li invitai nella mia dimora.” Detto ciò si volto verso i due uomini. “Il signore è Kurogane,” fece un cenno all’individuo moro e robusto, scomodamente seduto su uno sgabello. Era troppo grande per le sedie Hobbit, e pareva come un cane robusto e nero, appollaiato su un albero. “mentre il signore accanto è Fay.” Continuò Frodo, indicando l’Uomo biondo accanto a Kurogane. Era gracile e più basso, e a differenza del compagno stava perfettamente seduto sullo sgabello, comodo e aggraziato. Come un gatto su un albero.
Sam batté le palpebre, stupito dalla tanta fiducia del padrone ma allo stesso tempo incredulo davanti a così tanta ingenuità. E se si fossero dimostrati individui loschi? La Gente Alta era una strana razza, e a quei tempi era poco saggio fidarsi degli estranei. Giravano strane voci sulle terre ai confini della Contea...
Ma comunque non ribatté, la decisione era del padrone. Però si impose di tenere d’occhio quegli individui. Eccome se lo avrebbe fatto, fosse stata l’ultima azione di Samvise Gamgee!
“Ora Sam caro...” Frodo interruppe i suoi pensieri. “ti dispiacerebbe lasciarci soli? Abbiamo molto di cui parlare, e tra poco sarà l’ora del pranzo. Perché non prepari il pasto, per favore? Se lo desideri, puoi mangiare anche tu con noi.” “Certamente signor Frodo, accetto con piacere il vostro invito. Preparerò in vostro piatto preferito, se lo desiderate, signore”
Gli occhi di Frodo si illuminarono. “Oh Sam, certo che lo desidero.” Disse, e incatenò il suo sguardo a quello di Sam. “Adoro le salsicce.” Sussurrò malizioso. (1)
Sam arrossì profondamente, e si allontanò impacciato verso la cucina.

***



Kurogane e Fay erano stati mandati a riposare nella stanza degli ospiti, evidentemente per tradizione degli Hobbit. La stanza, come ogni altro ambiente di quella casa, era tondeggiante e piccola. I mobili non facevano eccezione: un armadio in legno scuro poggiato contro la parete, due sedie, sempre in legno, con cuscino in stoffa ricamata, un comodino e un letto, non troppo piccolo e sicuramente molto grande agli occhi di uno Hobbit.
Sembrava un’abitazione costruita in scala uno a tre.
Kurogane si sedette sul letto, affondando in un soffice materasso. Fay fece lo stesso, sistemandosi accanto, stranamente silenzioso.
Ma il moro non aveva la forza di preoccuparsene, aveva lo stomaco troppo pieno.
Ma non era tanto per dire, era veramente pieno, gonfio e teso, tanto che non vi sarebbe entrata nemmeno una nocciolina, neanche la più piccola.
Ma forse, non vi era spazio nemmeno per una punta di spillo.
Neanche per un...
Insomma, gli Hobbit lo avevano fatto rimpinzare!
E lui che si era imposto di non mangiare troppo.
Non si fidava di quei tipi, non così tanto.
Sotto quel velo di gentilezza, potevano essere maligni.
Avrebbero potuto avvelenare il cibo. Forse lo avevano fatto.
Ormai poco importava.
Era ancora deliziato dal pranzo appena fatto.
All’inizio era stato restio nel mangiare, nonostante i profumi che tentavano il suo palato. Però il padrone di casa, Frodo, aveva tanto insistito nel farlo mangiare, era stato gentile e garbato, e infine Kurogane aveva ceduto.
Quello Hobbit, Sam, cucinava davvero squisitamente. Non aveva mai mangiato così bene.
Il cibo aveva fatto tacere persino Fay, che non chiudeva mai bocca.
Forse era davvero avvelenato il cibo.
“Oi” biascicò, rivolto a Fay. “Stai bene?”
Il cibo era decisamente avvelenato. Si stava persino preoccupando dell’essere biondo.
“Certo Kuro-chu!” rispose raggiante il ragazzo. “Kuro-rin, e tu? Come mai ti preoccupi per me?” aggiunse malizioso, troppo malizioso.
Colto nel sacco. Kurogane distolse lo sguardo, trattenendo il rossore delle sue guance.
“Kuro-tan è arrossito!” cinguettò Fay.
“Non sono rosso.” Borbottò l’altro.
“Si che lo sei!”
Kurogane preferì tacere. Era fin troppo conscio delle sue guance rosse.
“Kuro-wanko è rosso!” esclamò Fay alzandosi dal letto e cominciando a saltellare attorno esso. “Kuro-tanko è rosso! Kuro-wanwan è rosso!”
“Non sono un CANE!” sbraitò il moro, voltandosi verso Fay.
Il biondo sorrise raggiante.
“Visto? Sei rosso ~!”
Kurogane si portò una mano al volto.
Aiuto!
Non era mai abbastanza. Veniva sballottato in mondi sconosciuti, oscuri e pericolosi – ok, non poi così tanto pericolosi – per l’unico scopo di trovare, raccogliere o farsi consegnare un qualche strano oggetto da riportare indietro per un cliente che lui nemmeno conosceva! Perlomeno, prima in questi viaggi vi andava solo, senza nessun peso. Aveva più tempo per riflettere sul da farsi ed era decisamente più cauto.
Ma con quell’esserino biondo era impossibile ragionare!
Per esempio, appena aveva visto lo Hobbit, quella mattina, aveva cominciato a saltellare come un idiota, e cinguettando lo aveva costretto a seguire lo Hobbit nella sua dimora.
Per fortuna che non sembrava pericoloso... altrimenti, cosa gli sarebbe successo?
Meglio non pensarci.
Ora l’unica cosa importante era riuscire a trovare l’oggetto richiesto...

“Il lavoro consiste, come sempre, nel ritiro di un oggetto. In questo caso si tratta di un “affarino” molto prezioso, richiesto da un cliente... fidato. Anche questa volta, dovrete andare in un’altra dimensione.” Seishiro li osservò. “E di cosa si tratta?” chiese scocciato Kurogane.
“È un anello.” Seishiro evitò di commentare la faccia di Kurogane e proseguì. “L’Unico anello.”
“Come lo troveremo questo... anello?”
“Quando giungerete nell’altro mondo vi basterà cercare una città chiamata Hobbiville, abitata da Hobbit – sono individui bassi con piedi pelosi. Sono come bambini. Una volta lì chiedete di un signore chiamato Bilbo Baggins, e quando lo avrete trovato domandategli dell’anello. Se non ve lo darà di spontanea volontà, potrete anche derubarlo. Basta che portiate qui quell’Anello.
Siate cauti, e non dite a nessuno la vostra missione. Potreste fingere di essere viaggiatori giunti da lontano. Ma non nominate l’Anello.
Mai.”


Così aveva concluso il demone, e non aveva voluto aggiungere altro.
Kurogane aveva tentato di chiedergli ulteriori informazioni, infondo, sarebbero finiti in un altro mondo pieni di bambini – ma non c’erano state altre parole oltre a “L’Anello” e “L’unico Anello”.
Ne una descrizione, ne un accenno a chi fosse Bilbo Baggins.
Non lo sapevano tutt’ora.
Infatti, appena giunti a Hobbiville erano stati ospitati da Frodo, che non aveva fatto domande e li aveva accolti come vecchi amici.
E loro non avevano ancora accennato alla loro missione.
Dovevano essere cauti.
Spero solo che Fay non se ne esca co—
“Kuro-chu a cosa stai pensando?” cinguettò Fay, seduto lì accanto. Era da un po’ che osservava il moro.
“A nulla.”
“Nyaah! Kuro-tan non vuole dirmi a cosa stava pensando. Kuro-chan è cattivo.” Borbottò triste, e mise il broncio. I suoi cambiamenti d’umore erano sbalorditivi.
Ma ovviamente, era tutta una recita. Che grande attore.
Però il moro era un po’... tardo in certe cose.
“E ora sarei anche CHAN!?” sbraitò infatti.
“Sì.” Fu la risposta capricciosa del biondo, e il broncio si fece più marcato. “Kuro-chan però è brutto e cattivo, mi tratta sembra male. Mi urla sempre contro. Crudele!”
Gli occhi azzurri si illuminarono.
La—lacrime?
“E—ehi, non piangere.”
Il biondo tirò su col naso, e si asciugò una goccia salata dalla guancia.
Però, altre due fecero capolino dai suoi occhi zaffiro.
Kurogane si paralizzò, sentendosi un vecchio, grosso e brutto burbero.
Però non sapeva come comportarsi, lui... lui...
Io sono un negato in queste cose!
Immobile, osservava il biondo, incapace di qualsiasi movimento.
Cosa fare?
“Scusa.” Borbottò piano, così piano che credette che il biondo non lo avesse udito.
Ma... oh sì che lo aveva udito!
“Kuro-tatto si è scusato! Che dolce ~”
E gli fu addosso.
Il cagnone si ritrovò steso sul letto, con il micio in preda ad un attacco di fusa sopra di lui. Le zampotte saldamente aggrappate attorno alle spalle del cane.
Un cane, che era nel panico più totale.
Un cane, che tentava in tutti i modi di non pensare.
Non doveva pensare al biondo sopra di lui, non al fatto che stava su un letto, non a quel dolce tepore che stava facendo capolino sul suo bassoventre.
Cosa?
Ba—bassoventre?
Oddio!
Kurogane serrò gli occhi.
Non pensare, non pensare... no...! non farlo!

Fu così che rimasero per molto tempo in quella posizione, con il moro che si struggeva nei suoi pensieri... poco ortodossi, e con Fay che faceva le fusa sul petto dell’altro.
Questo finché Fay...
“Paparino...”
Pa—paparino?
“Ti sei eccitato?”
Eh...?
...finché Fay non espresse i suoi “pensieri” ad alta voce.
Pensieri che lasciarono Kurogane semplicemente shockato.
Paralizzato persino.
E il biondo, non udendo risposta si avvinghiò maggiormente a lui.
“Kuro-pippin è un vero sporcaccione!” e gli soffio sulle labbra.
Il cibo era avvelenato.


Nel frattempo, in un’altra stanza di casa Baggins...

“Signor Frodo, potrebbero essere servitori del nemico!”
“Suvvia Sam, come puoi dirlo?”
“Ecco...” il giovane hobbit esitò. “Sì signore, insomma... infondo sono due individui sospetti di principio, padrone. Sono della Gente Alta. E la Gente Alta non viene qui nella Contea, signore.”
“E Gandalf(2)?” domandò Frodo, fissandolo.
“Ma padrone! Gandalf... Gandalf...” lo hobbit dai capelli rossi cominciò ad agitarsi.
“Gandalf?” insistette l’altro.
“Ecco... Gandalf è Gandalf, signore, se capisce cosa intendo.”
Frodo sorrise e i suoi occhi blu brillarono. “Oh Sam, sì, comprendo. Sono stato sciocco a paragonare della normale Gente Alta con Gandalf. Ma devi capire che la Contea non è un luogo fuori dalla Terra di Mezzo.” Guardò Sam, il quale stava per ribattere, quando proseguì. “La nostra terra potrebbe essere oggetto di studi stranieri e, inoltre, a qualche giorno di cammino, a est, vi è Brea(3). Questi miei ospiti, potrebbero venire da lì, non credi?”
No, Sam non credeva. Affatto.
Aveva uno strano presentimento, come se qualcosa di grande e importante sarebbe accaduto se quei due individui fossero rimasti.
Eppure non sapeva dire se quel presentimento fosse nefasto o meno.
“Padron Frodo...” cominciò esitante. “Sono d’accordo con lei. Potrebbero essere visitatori, signore. Però, se posso esprimere la mia umile opinione, signore, non credo che lei debba accoglierli a tal modo. Intendo dire...non sa da dove vengono ne cosa cercano. O mi sto sbagliando, signore?”
“No Sam, non stai sbagliando. Non so da dove vengono né cosa vanno cercando. Apprezzo la tua preoccupazione, Ma non vi è motivo che tu stia così in pena. Ho avuto dei contatti con una persona...” lo hobbit si guardò attorno furtivo, e per qualche istante non proseguì. “... e so che non corro alcun pericolo.”
“Però—...”
“Però.” Frodo interruppe nuovamente il giovane giardiniere, soppesando le seguenti parole. “Però ho un’idea...”

***



Quella sera, sul tardi...

“Non ci credo.”
Kurogane era incredulo.

“Yuui-chan è cattivo, mi vuole soffocare...! Kuro-tan aiutami—“
“Assolutamente. Non è possibile”
Kurogane era sull’orlo di un collasso.

“Nyah Kuro-po fai male—e. N—non lì, non mordere... mh”
“No.”
O forse era sull’orlo di una crisi nervosa?

“Aah Kuro-ta—“
Ma che diavolo sta sognando questo... questo... questo essere?!

Kurogane giaceva immobile sul materasso, supino, con Fay avvinghiato contro che gemeva e mugolava e sospirava parole incomprensibili.
Il biondo, contro il suo petto, si agitava continuamente, borbottando frasi e suoni sconci che facevano rabbrividire il povero Kurogane, nonostante il caldo corpo che aveva saldamente avvinghiato contro.
Avrebbe dovuto dormire anche lui, ma veramente, non vedeva come.
Erano LEGATI.
I polsi, sì legati, da una corda. Una corda Elfica, per la precisione. Una maledetta corda Elfica che non voleva rompersi.
Perché Kurogane ci aveva provato, a romperla.
Eccome, se ci aveva provato.
Ma era stato tutto inutile.
Anche lo Hobbit glielo aveva detto.
Già... lo Hobbit.
Se lo acchiappava, lo avrebbe ucciso.
Lo avrebbe strozzato.
Li aveva fatti legare, dal suo giardiniere.

“Poiché non conosco il luogo da cui provenite, e non comprendo ancora le vostre intenzioni, e il mio caro giardiniere è preoccupato, ho deciso di mettervi alla prova. Se per tre giorni farete quel che vi dirò, vi lascerò liberi e vi aiuterò nel vostro compito. Perché so di potervi aiutare.”

Quelle parole, gli sembravano così lontane, come un sogno.
Eppure erano vere, verissime.
Frodo gli aveva fatto quella proposta.
Fay aveva accettato.
E quindi anche Kurogane.
E ora erano legati.
Legati da quella cortissima corda, così corta che la sua mano si sfiorava con quella del biondo.
Ma poi, perché erano stati legati?
Cosa aveva fatto, lui, Si male?
Non voleva pensarci.
Avrebbe pensato a tutto la mattina seguente.
Adesso, doveva dormire.
...
Vi riuscì.


“Kuro-chu?” Fay parlò.
Una premessa assonnata, giunta ovattata nel buio della notte.
“Nh.” Kurogane rispose, scontroso.
Ignaro di quello che lo attendeva.
Ci fu silenzio.
Finalmente il biondo parlò.
Era malizioso.
Troppo.
“...Devo andare in bagno” (4)

O_O


***



Quella stessa notte, in casa Kimihiro...

Watanuki, nascosto sotto le coperte del suo futon, osservava il buio attorno a sé.
Stava cercando qualcosa.
Cercava quei due occhi marroni.
Quegli occhi penetranti e perennemente impassibili.
Sapeva che erano lì, accanto a lui, che lo osservavano, al buio.
Finalmente li scorse, un leggero luccichio.
Quell’idiota era ancora sveglio.
“Cretino di un’idiota! DORMI! E poi, cosa diavolo guardi?!” sbraitò improvvisamente.
“Te.”
Watanuki divenne rosso per la rabbia.
O forse era qualcos’altro?
“No—non riesco a dormire se mi fissi così, scemo! E poi cosa diavolo ci fai qui, EHH?? È casa mia,ed è notte, e ho SONNO!” agitò le braccia.
“Allora dormi.”
“GRRRRRR!”
Watanuki si seppellì sotto il futon, ringhiando.
Stupido arciere.
E tacque.
C’era silenzio.
“Sei un IDIOTA.” Borbottò scontroso.
Non ricevette risposta.
“Fa freddo.” Borbottò, ancora.
Non sopportava il silenzio.
“Umh.” Fu la risposta monosillabica dell’altro.
Era come se lo sguardo dell’arciere si rafforzasse e passasse tra le coperte.
“Non avrai mica intenzione di stare tutta la notte sveglio a fissarmi, VERO?”
Silenzio.
Era un sì.
Watanuki si sentì improvvisamente avvampare.
“Fa freddo.” Ripeté.
Non sapeva cosa dire.
“Ti porto una coperta?” chiese l’altro.
“NO!” Watanuki urlò improvvisamente, uscendo dalle coperte del futon.
Doumeki lo fissò.
Era sorpreso.
“Vo—volevo dire, no. Non... non sai dove si trovano.” Borbottò.
“Umh.”
“Senti, SENTI! Fa freddo ho sonno e VOGLIO dormire e con te che mi fissi come... come... come l’ebete che sei non ci riesco. VA BENE?”
“Sì?”
“AHHHH. Entra nel futon e basta!” urlò.
Doumeki batté le palpebre.
“Nel futon?”
Watanuki si sorprese della nota differente nella voce dell’arciere.
“Sì, nel... nel futon! Nel MIO futon, a casa MIA!” sbraitò, ma poi aggiunse sottovoce. “Ti ripeto che fa freddo.”
“Umh”
E con ciò, Doumeki fu sotto le coperte del futon, accanto a Watanuki.
“Bu—buona notte.” Mugugnò il più gracile dei due, voltando le spalle all’arciere.
Si risvegliarono abbracciati.
Doumeki si sarebbe tenuto strette le chiavi di casa Kimihiro.





To nexT --->

"Mh mh... ah! Cosa? È scivolato su una saponetta? Nella doccia!? è MORTO?!?!?"








Indice:
(1): Bene, ovviamente la frase va intesa malissimo. È tutta colpa di una fanfiction su Frodo e Sam che lessi secoli addietro, e beh, c’erano le salsicce per “dessert”.
(2): Gandalf è uno stregone che si interessa alla cultura degli gli Hobbit. È amico di Bilbo Baggins e Frodo Baggins.
(3): Brea è una città a Est della contea. È abitata da Umani, ma anche da Hobbit.
(4): Quella frase "Devo andare in bagno" è di un'altra fanfiction, una su Harry Potter intitolata "Tra me e te, solo una sottile catena.." di Naife.
Quando lessi quel pezzo risi per 20 minuti di fila, e quindi ho deciso di metterla, creditandola. Spero non dia fastidio e_è








____________________________________________________________________________
Ordunque, anche questa pazzia si è conclusa in un nuovo capitolo XD
Volevo solo precisare la differenza di linguaggio tra gli hobbit e gli umani: poichè sono due razze differenti ho deciso di differenziare un po' il loro modo di parlare.


E ora i commenti^^
grazie, grazie di cuore <3

@naco chan: LOL sono felice che ti abbia fatto ridere così tanto XDD e no non sei una rompiscatole, anzi **
a volte i consigli sono cento volte meglio degli elogi u_ù
quindi continua a "rompere", non preoccuparti XD
@LawlietPhoenix: eheh, ottima deduzione per i due Hobbit XDD Felicissima del tuo commento ** spero che il capitolo ti abbia soddisfatto XD
@yua: Allora, quando ho scritto il capitolo precedente stavo iniziando "Il Ritorno del Re", ormai lo ho quasi finito. purtroppo ci sto mettendo tanto a leggerlo perchè stando al mare ho avuto poco tempo, ormai sono giunta al capitolo "Molte separazioni" che non ho il coraggio di leggere. so già che sarò una fontana XD
Sono conteta sia piaciuta l'idea di ficcarci gli Hobbit in questa storia che ormai sta diventando un delirio, ma vabbè! XD
@eliala: LOL perchè Fuuma "diventqa quasi apprezzabile"? povero XDD Comunque, sono onorata che tu abbia aggiunto il capitolo all'mp3, che grande onore, davvero *si inchina*
Beh, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento **




Allora, per chi se lo stesse domandando, la frase dopo la scritta "To Next" è quella che potrebbe presentarsi nel prossimo capitolo.
Ma non vi dico nè chi parla, ne chi è morto.
vi do solo un indizio: è completamente assurdo. LOL

Si accettano deduzioni!




Beh, direi che è tutto u_ù
commentate e giudicate e_è

Bye Bye! al prossio aggiornamento, che credo sarà per settembre, spero T_T
Ja ne ~
   
 
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