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Autore: Jason Gaming    18/06/2020    1 recensioni
Prima AU, e prima Fanfiction seria che scrivo.
Il mondo è un inferno. Se non hai fortuna devi combattere con le unghie e con i denti per sopravvivere, devi impegnarti. Ma che ci crediate o no, anche detto così sembra facile, impegnandosi, per fare qualcosa che va contro noi stessi. Tradire la nostra anima, sottometterla, terrorizzarla. E chi non ci riesce muore. Perché se sei più debole di te stesso non sei più forte di nessuno.
Tashigi questo lo ha imparato, e ha costretto se stessa a fare un lavoro patetico e vergognoso, tradendo la propria anima.
Tutto ciò che può fare è sperare in un miracolo, e forse qualcuno glielo darà.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba nera, Mugiwara, Roronoa Zoro, Tashiji
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Tashigi aveva dovuto saltare la sua lezione di scherma a causa della punizione, era piuttosto umiliante il fatto che lei, una studentessa modello, già al primo giorno si fosse dovuta prendere la colpa di quei delinquenti, rabbia, tristezza, frustrazione, e se non fosse stata la prima volta che aveva a che fare con loro ci sarebbe stato di mezzo anche dell’odio. Ma era certa che non sarebbero durati a lungo, perché si sarebbe presa una bella soddisfazione a farla pagare a quella rossa per aver scassinato la porta, ed a quel Marimo per averle impedito di inseguire quei due, ora le farà vedere che con i pugni non si può battere una spada di legno. Tashigi lì cerco in lungo e in largo, per i vari club, chiedendo se qualcuno li conoscesse, anche a qualche professore, sperando che non avessero saputo del suo scherzo. Ma nulla, nella scuola non c’erano, e non avevano trovato nessuno neppure nel bagno docenti, quindi non potevano essersi nascosti lì, continuò a cercare, setacciò completamente tutto l’istituto, non riuscì a trovare nessuno che stesse cercando, quanto era frustrante. Tashigi si disse che c’era un solo posto dove cercare a quel punto, anche se era praticamente impossibile che fossero lì, e se lo fossero stati la corvina avrebbe avuto un serissimo problema.
Tashigi si incamminò verso quel luogo, ogni singolo passo era ansia in più, procedeva accompagnata dalla brezza autunnale, sperando che non sarebbe stata sostitua da del vento forte, vento causato dalla sua fuga in fretta e furia, anche se non sarebbe mai scappata. Si avvicinò alla palestra del club di scherma, e sentì delle voci, sperando che appartenessero solo ad una chiacchierata fra amici, indecisi sul cosa mangiare quella serata, o se fosse meglio il seno o il sedere. Ma Tashigi sapeva fin troppo bene che la fortuna non fosse mai stata una sua grande amica. Si avvicinò, passo dopo passo la voce si faceva sempre più evidente, sempre più familiare, sempre più riconoscibile. Ed insieme alla voce, una cosa che diventava sempre più evidente era l’ansia di Tashigi. Cazzo, se avesse potuto seppellirsi in quel momento probabilmente lo avrebbe fatto, a quel tempo non aveva ancora la forza d’animo che aveva a oggi, anche se in effetti non era corretto dire così, altrimenti sarebbe sembrato che la sua anima fosse più forte di lei.
Un passo, “Ce la siamo vista brutta oggi, eh Sanji?”, un altro passo, “Si ma sinceramente speravo che quella meravigliosa dea mi raggiungesse... e mi prendesse!”, era fin troppo ovvio che fossero lì, “Idiota.” Un ultimo passo, li aveva trovati, ma non erano quattro, bensì cinque. Spada alla mano, gambe in spalla per ogni evenienza, orgoglio e coraggio nudi come neonati trapelavano dagli occhi della corvina, era ora di vendicarsi di quei delinquenti.
“Hey voi!”, urlò minacciosa la ragazza, mostrando la spada di legno. In quel preciso istante Sanji sobbalzò, cominciando a piroettare con occhi a cuoricino, mentre Marimo diceva , con un tono stranamente preoccupato, a quell’altro ragazzo di scappare, Tashigi non fece neppure in tempo a vederlo bene in faccia, tutto quello che era evidente erano i suoi capelli neri, ed il suo cappello di paglia. Ma contro di lui non aveva nulla, almeno per ora, quindi era meglio concentrarsi su quei quattro. Tashigi inquadrò subito la rossa ,che stava prendendo tutta la sua roba, pronta ad andarsene via. La corvina si allungò verso la ragazza, se non andava errata si doveva chiamare Nami, provando a prenderla, ma senza successo. Strinse la presa sulla spada di legno e provò a colpire, “Questo e per avermi fatto fare una figura di merda con i professori!”, tentar non nuoce, ma non è detto che vada sempre bene. Tashigi sperava di non trovarli lì per il semplice motivo che ,se fossero stati alla palestra del club di scherma, uno di loro probabilmente ne faceva parte, “E questo è per averci seguito ancora...”, la spada di legno della corvina non colpì nulla se non il duro legno dell’arma del verde, Marimo la aveva bloccata utilizzando un altra spada di legno, e meno male che voleva dimostrargli che con i pugni non si può battere una spada, proprio lui doveva essere il membro del club di scherma, vaffanculo. In quel caso non poteva contare sul “vantaggio arma”, ma poteva mettere alla prova le sue capacità dopo due mesi senza allenamento, non poteva essere così malandata no? Be la risposta gliela avrebbe data Marimo, per vedere se fosse lui troppo debole o lei abbastanza forte. Si certo credici Tashigi cara. Cinque... Tashigi fece un passo verso il verde stringendo l’impugnatura sulla spada. Quattro... Marimo non si mise neppure in guardia e ghignò. Tre... La corvina scattò rapida verso l’avversario, provando un affondo. Due... il verde schivò con una facilità incredibile, e la ragazza le passo accanto. Poi alzo il braccio con la spada. Uno. Allargò il ghigno e la fissò con uno sguardo di superiorità. “Sei lenta...” disse per poi colpirla in testa.
Tashigi non ci vide per un attimo, sentiva un forte dolore avvolgerla per tutto il cranio, quella forza fisica non apparteneva ad uno qualunque che faceva scherma solo per fare un po’ di sport. Quella era la forza di uno che sì allenava tutti i giorni, da tempo immemore. Quella era la forza di qualcuno che ci andava pesante anche con il più debole degli avversari, come il leone che usava tutta la sua forza anche per uccidere un coniglio, ed il paragone di forza fra loro era più o meno quello. Tashigi era furiosa, spaventata, scioccata... e invidiosa di quella forza, di quei muscoli di bronzo, di quel sorriso beffardo, di quell’aria da impunito.
Il momento di terrore e di serietà finirono dopo qualche istante, poiché Sanji aveva appena scalciato le natiche di Marimo con la delicatezza di un elefante, facendolo cadere di faccia vicino a lei. Da li in poi il livello della discussione diventò quello di una comune litigata tra liceali, la corvina avrebbe fatto meglio a godersi quei piccoli momenti prima di affrontare l’inferno. Marimo si inferocì con il biondo iniziando ad urlargli contro “MA SI PUÒ SAPERE CHE CAZZO TI È PRESO?!”, ed il biondo replicò a tono, come se non avesse fatto nulla di male “Cosa cazzo prende a te! Come osi trattare in questo modo una così splendida fanciulla Marimo?!”, al verde spunto una vena pulsante sulla sporgente fronte “Non chiamarmi Marimo...” la frase che poi uscì dalla bocca di Tashigi fece esplodere in una grossa risata gli amici del verde, “Ma non ti chiami Marimo?”, il ragazzo si alzò subito di scatto, “Non chiamarmi Marimo!”, disse il verde con una furia inaspettata “E dimmi allora come dovrei chiamarti?!” rispose Tashigi, eppure pensava che fosse quello il suo nome. Ma il ragazzo non intendeva certo darle il suo nome completo, perciò le diede il cognome, “Chiamami Roronoa.” ,disse “Zoro.”, una voce profonda e scorbutica finì il nome di quel ragazzo. Ma Tashigi non si sarebbe ami aspettata di rincontrare quel tipo proprio lì. “MERDA QUELLO È SMOKER! RAGAZZI VIA DI QUA!” urlò il nasone appena vide il professore, per poi iniziare a correre insieme alla rossa, “Mi pareva di averle detto di non impicciarsi nei fatti nostri... mi dica, lei è un po’ duro di orecchi o è solo stupido?” Disse il biondo avvicinandosi al verde, che ,almeno per adesso, sembrava chiamarsi Roronoa Zoro. “Lasciate in pace questa ragazza, non poteva sapere chi siete ed io sinceramente non ho voglia di riferire al preside Sengoku le vostre piccole “pause” ed il nome del vostro “capo”... perciò facciamo finta di nulla che è meglio.”, Sanji sbuffò, conscio che quello che aveva detto il suo professore di diritto fosse vero. Mentre Zoro mise da parte la spada di legno guardando male la corvina,”Impara a a farti i fatti tuoi... addio.” E poi se ne andarono entrambi.
Tashigi ringraziò il professore per l’aiuto e gli chiese cosa intendesse dire con “non poteva sapere chi siete”, a quelle parole Smoker abbozzò un ghigno “Mhmh... sei una acuta ascoltatrice vedo. Ebbene se ti dicessi con chi, e con che cosa hanno a che fare quei ragazzi non mi crederesti...”, “Me lo dica.” ferrea e repentina l’occhialuta rispose alla vaghezza del professore, che trasformò l’abbozzo in un vero e proprio ghigno, “Mafia.” disse scioccando la corvina. Tashigi si sarebbe potuta aspettare una banda di motociclisti, una piccola gang di delinquenti, o semplicemente un branco di ribelli. Ma mai avrebbe detto che quei ragazzi fossero mafiosi. “Mi dica di più la prego!”, lo implorò la corvina, “No, il resto è riservato.”, “La prego professore!”, non se ne parla, ecco cosa diceva lo sguardo di Smoker. “Allora facciamo così-“ Tashigi non poté neppure finire la frase che subito l’uomo la bloccò con un “No”. “Glielo chiedo per favore... io devo sapere perché questi ragazzi sono così intoccabili! Almeno senta la mia proposta!”. Anche se la scelta che si vuole fare è sempre la stessa, dopo un po’ il cervello cede ai nervi, e cambia idea. “E va bene ragazzina...” disse Smoker con un tono fra lo stressato e il nervoso, e come biasimarlo. “Io le farò una domanda, e lei se vuole potrà rispondermi. Poi lei sarà libero di farne una a me ed io risponderò, qualunque essa sia. Poi lei sarà libero di rispondere o no a ogni altra mia domanda.” Tutto qui? Niente di più che un paio di domande?
Tashigi prese fiato e chiese “Come ha fatto a trovarmi? Anzi, perché mi stava cercando?”, Tashigi aveva ipotizzato che se un professore fosse stato il quel posto, proprio in quel momento, già qualche ora dopo la fine delle lezioni e delle attività del club, ci fosse sicuramente un motivo. La risposta la lascio di stucco, “Non pensavo fosse uno scherzo... sai quello di stamattina, o almeno non fosse da parte tua. Così ho controllato nei registri chi tu fossi e poi ti ho cercato per saperne di più.”, Tashigi per poco non si mise ad urlare di gioia. Non tanto per il fatto di aver avuto l’opportunità di redimersi grazie a quell’uomo, ma perché lei pensava di avere già un pessimo rapporto con gli insegnati, ma il professor Smoker le stava dicendo il contrario. “Ora dimmi tu.” la corvina perse i pensieri, ora doveva rispondere lei alla domanda di Smoker. “Dimmi...” disse l’uomo sistemandosi la camicia “Perché vuoi sapere di loro? E soprattutto... perché vuoi sapere cosa hanno a che fare con me?”, quel professore era fin troppo intuitivo, Tashigi aveva in mente di chiedergli per quale motivo quei due fifoni fossero scappati di fronte a lui, sicuramente quell’aria scorbutica non nascondeva un uomo innocente e comune, anzi, probabilmente nascondeva un uomo che ne aveva viste di tutti colori.”Allora?”, era successo ancora, Smoker la distraeva di continuo, che fosse lei ad ammirarlo troppo? In ogni caso era il momento i dargli una risposta “Ecco vede... io odio i ribelli, gli ingrati e gli irrispettosi. Già stamattina per quella cosa del bagno docenti... non era tanto per l’accesso ad un luogo riservato, ma per la mancanza di rispetto per il regolamento e per i professori...
E poi... e poi... io odio a morte gli impuniti. Quelli che credono di poter fare quello che vogliono solo perché hanno potere li odio a morte. Spesso la gente nasce impossibilitata a certe azioni o a certi privilegi, e questo i potenti non potranno mai saperlo, perché la maggior parte di loro ci è nato con questi pregi.
I Mafiosi... non riesco a d immaginare persone più disgustose di quei bastardi che si circondano di strozzini e killer come cani da guardia.” Parole grosse per una ragazzina, pensava Smoker, non è difficile che alla sua età dei ragazzi dicessero queste cose, ma nessuno di loro aveva vernante il coraggio per prendersela con loro o con anche solo uno dei loro affiliati, “E cosa intenderesti fare dimmi?”, ecco la domanda da trenta milioni, quella in cui con il semplice utilizzo delle parole si può dimostrare il proprio valore, a seconda di come avrebbe risposto, in quale modo avrebbe risposto e con quali parole avrebbe risposto, Smoker avrebbe capito se poterle parlare delle bande mafiose della zona... e della banda mafiosa dei “Cappello di Paglia”.
La corvina prese tutto il fiato che aveva, tutto il suo coraggio, poiché era convinta di ciò che stava per dire, e lo voleva dire, lo voleva fare, lo voleva seriamente realizzare “Entrare in polizia e ripulire questa fottuta città da ogni singolo mafioso.”, da giovane Tashigi non utilizzava quasi mai un linguaggio scurrile, poi crescendo e maturando la cosa cambio in modo drastico, ma c’erano delle eccezioni in cui la corvina parlava in un modo poco educato, quando si entrava nell’argomento criminalità. “Marina militare...” sussurrò il professore,”Eh?” lo guardò confusa la ragazza, “Il problema è che questi bastardi trafficano via mare, la maggior parte dei loro affari non si svolgono a terra, ed inoltre si spostano spesso e non lasciano un luogo finché non vengono scoperti. Se vuoi prendertela con loro devi arruolarti in marina.”, quelle parole non erano solo un suggerimento per lei, non erano solo una dritta. Smoker prima le aveva detto che non le avrebbe dato più informazioni sulla mafia, poiché erano cose riservate, ma questa era un informazione, “Quindi mi sta dicendo che mi dirà quello di più?!” Disse la corvina con un certo entusiasmo, e li Smoker sbuffò leggermente dicendole che in quel momento sembrava proprio una bambina, ma poi le disse che le avrebbe detto tutto ciò che sapeva.


In quel preciso momento Tashigi ritornò nel vuoto della sua mente, mentre vedeva la sua anima agitarsi furiosa, con uno sguardo da bestia dipinto in volto. “Oh giusto... me ne ero dimenticata.” quando era giovane Tashigi era davvero molto diversa da come era adesso, sarebbe stato bello se avesse potuto continuare a ricordare quante ne avessero passate lei e Smoker ma “Sto subendo uno stupro...” non era il momento di pensare alle gioie della vita, lei voleva capire come era finita lì, lei doveva capire come si era ridotta a prostituirsi. Lei doveva capire... come quei due le avessero rovinato la vita.

Tashigi si ricordò che Smoker li stava spiegando della gang di “Cappello di Paglia”, il soprannome del boss di quella piccola ma incredibilmente attiva banda. “LEI SA CHI È CAPPELLO DI PAGLIA?!” urlò Tashigi come se fosse un informazione di poco conto “Shhh! Non urlare certe cose stupida!” la sgridò sottovoce il suo professore, “Be si comunque lo conosco...”. Ok. Ma allora come era possibile che scendesse a patti con lui? E se conosceva la sua identità perché... il suo professore non era ancora stato seccato? Tashigi in quel momento sentì una forte preoccupazione per il suo professore, una sensazione mai provata prima, e che pensava mai avrebbe provato ancora “Non fare quella faccia Tashigi.”, la corvina di accorse solo in quel momento di stare facendo una faccia a dir poco esasperata, che imbarazzo pensava, “Sta tranquilla... Cappello di Paglia è un uomo d’onore.” cosa? Seriamente? Un boss della mafia? Smoker interruppe i pensieri della corvina, quell’uomo aveva priorità assoluta nella mente della ragazza a quanto pare, “Tanto per curiosità... c’era qualcun altro insieme a quei ragazzi?”, be si c’era un ragazzo con i capelli neri... e con un cappello, gli avevano detto di scappare, chissà chi era, pensava Tashigi. Smoker si sbatté una mano sul volto appena la ragazza le disse cosa aveva visto, “È lui...”, disse sottovoce, e la corvina non capì a chi si riferisse, “Il loro boss... Cappello di Paglia è un ragazzo del primo anno”... impossibile, no, di più, quello che era appena successo superava i limiti dell’improbabile e incarnava il concetto di “assurdo”, “MA LEI ALLORA MI PRENDE IN GIRO!?”, sbottò la ragazza, dopo un po’ stava smettendo di credere a ciò che il suo professore le stava dicendo. “INNANZITUTTO RILASSATI E PORTA RISPETTO! E secondo poi, non sto scherzando. Quel moccioso è figlio del capo di un gruppo rivoluzionario, che si trova attualmente in guerra in un altro stato. Quando era piccolo venne adottato dal Don Rosso, il capo dell’omonimo gruppo mafioso.”, Don Rosso era il soprannome di un uomo di nome Shanks, uno degli uomini più potenti del mondo, nonostante non possedesse molti uomini nella sua banda a paragone con gli altri quattro “imperatori”, titolo consegnato ai più potenti economicamente e per importanza sociale, era uno dei più irraggiungibili obbiettivi della Marina militare.
“Scusi prof.”, chiese la corvina dopo la spiegazione di Smoker,”Mh?” “Come conosce Cappello di Paglia?”, aldilà del fatto che fosse uno studente di quella scuola, Smoker non avrebbe dovuto conoscere di persona un boss della mafia, se così giovane poi, avrebbe dovuto mantenere un basso profilo. “Beh il fatto è che...” sospiro l’uomo, incuriosendo sempre di più la ragazza, “Lui mi salvò il culo con il boss di un altro gruppo.”, in quel momento Tashigi si sentì svenire. Smoker aveva avuto a che fare con dei mafiosi? Ebbene sì. Poco dopo il professore le spiegò che si era arruolato nella Marina militare 3 anni prima, e quindi oltre che un professore era anche un membro delle nuove reclute. Tashigi rimaneva un istante dopo l’altro sempre più affascinata da quell’uomo.

Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Basta. Queste erano le uniche parole che riecheggiavano nella mente della ragazza, durante la violenza che stava subendo. Tashigi vedeva la sua anima sempre più in fermento, sempre più furiosa, sempre più ribelle. Lei non riusciva più a riguardare i ricordi con il suo primo amore, non voleva vedere tutte le fatiche che aveva fatto per conquistarlo, non voleva vedere come aveva abbandonato la via della spada seguendo quella della Marina militare, non voleva vedere come avessero inseguito insiem la banda dei Cappello di Paglia, affiatati come colleghi. Non riusciva a vedere il giorno in cui il suo professore le disse quelle parole... “Professor Smoker-“ e lei non ebbe neppure il tempo di finire la frase che lui la interruppe subito “Tashigi... solo Smoker per te.”. Gli disse così, sorridendo, lui, l’impassibile Smoker, che nei 3 anni passati insieme sotto la sua ala non aveva neppure mai riso di fronte a lei, in quel momento, in quel giorno, stava sorridendo nel modo più genuino e dolce immaginabile. Ed era in quel giorno che Tashigi sperò di avere in occasione per conquistarlo.
“Smoker...”, le disse la ragazza con un rossore cremisi sul volto, che contrastava con gli ormai lunghi capelli corvini. E l’uomo dai capelli prematuramente grigi la guardò con stupore, quando lei cominciò a parlare, “Non mi importa se ho appena compiuto 18 anni... non mi importa se la tua è una vita difficile. E non mi importa se la giustizia per te sarà sempre al primo posto! Io... io ti... amo!” Strillò alla fine la ragazza, pregando che la voce troppo alta magari confondesse l’uomo, ma così non fu. Perché Smoker la prese fra le braccia, e le diede un casto bacio su quel volto arrossato, per poi passare alle sottili labbra che trapelavano gioia e stupore.

Ed in quel momento a Tashigi cadde una lacrima. Sia la sua anima, sia la sua mente, sia il suo corpo, scatenando le risate dei suoi aggressori.
Lei dopo appena un anno, dopo essersi arruolata in Marina militare, dopo aver ottenuto la protezione di Smoker ed i suoi allenamenti... lei voleva regalare qualcosa a Smoker. La sua castità.



Tuttavia...
Tashigi cercò il fidanzato in lungo e in largo: a scuola, in ufficio, al centro reclute... fino a trovarlo in casa sua, a petto nudo, mentre fumava un sigaro. “Ehi tesoro...” le disse subito lei, “Ciao Tashigi...” disse con sufficienza l’uomo, grattandosi il braccio bronzeo. “Ti volevo vedere... e parlare” “Anch’io”, rispose di scatto l’uomo. E, senza lasciarle il tempo di dire anche solo una parola, senza considerare minimamente i dolci momenti passati insieme, senza anche solo pensare a ciò che la fidanzata pensava, o provava, le disse “Fra di noi non può funzionare.”, e la corvina abbassò lo sguardo come se sapesse che era cosi, ma non voleva crederci, “Quindi è vero...” sussurrò poi, e l’uomo la guardò confuso “È per Hina giusto? Tu... te la sei scopata vero?”, e a quelle parole l’uomo passo dal confuso allo sconvolto. Si. Era vero. Hina era un ufficiale di grado medio-alto appena trasferitasi nella centrale di Smoker. E si, fu amore a prima vista, ed anche sesso a prima vista, poiché erano già tre mesi che sembravano conigli in calore, ed una giovane recluta di nome Coby li aveva colto sul fatto, raccontando tutto ad una incredula Tashigi, che sperava che il suo uomo le confermasse il contrario. “Perché? Non sono abbastanza bella o femminile? Magari non ti piace il mio carattere? Dovrei impegnarmi di più a raggiungere un grado più alto?!” sbottò la corvina, “Semplicemente non ti amo..”, le disse secco, e lei lo guardò con occhi lacrimanti “Ma tu... accettasti i miei sentimenti quando te li confessai... io ti amo Smoker! Non puoi lasciarmi così! Vuoi la mia verginità?! Avevo già intenzione di dartela! FARÒ DI TUTTO PER TE, CAMBIERÒ COME VORRAI, TI SARÒ FEDELE IN ETERNO! MA TI IMPLORO NON LASCIARMI!” Urlò a pieni polmoni una lacrimante corvina, che era dinnanzi ad un uomo totalmente indifferente in quel momento, “Dall’ultima volta hai lasciato un po’ di roba... prenditi tutto il tempo che ti serve e poi va via. Ho il turno di guardia stanotte...” l’ormai ex di Tashigi si vestì e se ne andò, lasciando sola la ragazza.
“Tesoro. Tesoro? Tesoro... Smoker... Smoker. Smoker? SMOKER!” urlò nuovamente piangendo come mai prima, con un cuore infranto e solo, tradito e gettato via, disperato ormai, e nessuno lo avrebbe mai riparato. “Solo Smoker per te...- si sentì all’improvviso una familiare voce, che fece inquietare la povera ragazza- ...e solo tu per Smoker...”, chi era? Che cosa era? Da dove veniva? Tashigi cercò dappertutto, in ogni stanza, sotto ogni mobile, anche fuori dalla casa, fino ad arrivare nel bagno... di fronte allo specchio. E li vide per la prima volta, in tutta la sua vita... un giudice dell’inferno. Vedeva se stessa come in ogni altro specchio, ma con in volto uno sguardo folle e furioso, senza nessuna lacrima, a differenza del suo. “Chi sei tu?” Le disse di scatto, “Smoker è nostro.”, repentinamente la sua sosia le rispose, “Chi sei tu?” Continuò, “Smoker è nostro e di nessun’altra.” Rimase ferrea quella figura, “Chi diavolo sei tu?” Alzo la voce la corvina, “Smoker è-“ non fece in tempo a finire che Tashigi aveva sfasciato il vetro con un pugno, lacerandosi parte della sua fragile mano “NON ME NE FREGA UN CAZZO! SMOKER NON È PIÙ MIO O NOSTRO! DIMMI CHI SEI!”, ed a quel punto Tashigi vide quella immagine che rideva in modo psicopatico dicendo “Te...”.
A distanza di non molto tempo dopo Tashigi andò in ospedale a farsi mettere i punti per la mano. Ma dopo aver cucito la ferita entrò in sala un uomo dall’aria fra il bizzarro e l’inquietante vestito con un camice, “Il mio nome è Hogback. Sono un dottore del reparto di chirurgia.”, Tashigi guardò quell’uomo con aria confusa, che cosa voleva? Magari sapere come si era fatta male? Oppure sapere il perché? “Mi dica cosa ha visto... o chi.”, “COSA?!” Disse un incredula Tashigi con tutto il fiato che aveva in corpo, come era possibile che sapesse di quell’altra lei? “Abbassi la voce per piacere!” Disse Hogabck come fosse un tabù, “Lo so perché me lo hanno detto i soccorsi, inoltre è un evento comune che qualcuno abbia certe allucinazioni in momenti di rabbia. Apparentemente non sembra ma una allucinazione di questo tipo trova le sue radici proprio nello stato fisico, oltre che psicofisico, anche se per la maggior parte nei nervi. Inoltre io possiedo anche ottime competenze in ambito psicologico.”, Tashigi sperò che quell’uomo stesse dicendo la verità e gli spiego cos’era successo. A fine racconto Hogback la guardò con i suoi occhi coperti dagli occhiali neri, “Lei era la tua anima...” Tashigi rimase basita, che voleva dire che lei era la sua anima? “Permettimi di spiegare... vedi hai appena subito un trauma, e sei appena stata lasciata-“ non fece in tempo a finire che gli occhi di Tashigi divennero quelli di una iena “STRONZATE! LUI È MIO!” Urlò di scatto Tashigi, per poi rendersi conto di ciò che aveva detto, e chiedere scusa per il suo comportamento “Be ecco una chiara dimostrazione... essendo stata lasciata, e non volendo accettare la cosa, hai provato una solitudine psicologica ,ed in aggiunta hai contraddetto i tuoi stessi pensieri.” Tashigi lo guardò confusa “Vorrebbe dire che quello che stava dicendo l’altra... lo pensavo davvero? MA MI FACCIA IL PIACERE!” sbraitò nuovamente la corvina, il dottore era terrorizzato da lei, ma le diede una risposta inerente al suo ragionamento “Beh in questo caso credo che tu abbia sviluppato un alter-ego in soluzione alla solitudine utilizzando la forma di pensiero basilare che possiedi senza farla maturare e sviluppare mantenendola in uno stadio primitivo e istintivo...” Tashigi non capì bene, ma intese una cosa, e pregava gli dei, che a quel tempo credeva ancora esistessero, che si stesse sbagliando “In parole povere, dottore...”, “Beh...-disse Hogback sistemandosi gli occhialetti- Doppia personalità”


Ed è lì che l’inferno cominciò, è lì che Tashigi conobbe la sua anima, ed è lì che Tashigi cominciò la guerra. Una guerra che sarebbe continuata, e che continua tutt’ora durante il suo stupro...

“Un passo indietro dopo l’inferno... ed ora?” Pensò la povera vittima, l’unica cosa che riusciva a fare era comunicare con il proprio subconscio, e non sarebbe potuta scappare da uno stupro... questa era la fine
















Finché non vide i tre uomini venire sbattuti a terra con violenza; e dietro di loro una banda dall’aria quasi familiare.










Angolo dell’Autore deficiente

Bene signori (parla mentre si nasconde dentro una scatola di titanio), potrei dire una balla ma credo che questo sia il capitolo che mi è riuscito meglio, (In realtà dovrei stare bello che zitto che mi ripresento dopo più di un mese, e poi il giudizio dovreste darlo voi piuttosto che io), l’unica scusa che ho per il ritardo è che aveva un altro paio di impegni personali, oltre che quando avevo raggiunto una certa parte del racconto ho iniziato ad annoiarmi. Anche se il vero motivo è che ho notato che la storia non sta piacendo come speravo, ed io onestamente son molto più motivato quando vedo delle recensioni critiche ed incentivanti (ma quello dipende da voi quindi meglio che sto zitto).
Parlando del capitolo: ora sappiamo il perché Tashigi sia così sensibile all’argomento Smoker, e perché ci sia una guerra interna con la sua anima, il disturbo di personalità è qualcosa di terribile. E poi alla fine (poco prima dell’angolo), si vedono queste figure misteriose che vengono in soccorso della nostra protagonista... chi saranno mai? Be spero di avervi convito a tirare avanti con sta storia (ma che poi quanto cristo è lungo sto capitolo? Vi dovrei fare una statua solo per essere arrivati all’angolo).
Un saluto da parte di me stesso Jason
   
 
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