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Autore: Dragon_Flame    18/06/2020    0 recensioni
[N! Centric][Gameverse]
Un incubo, o forse la paura di scoprire cosa si cela veramente dietro la propria immagine?
E la luce, riuscirà mai a raggiungerla, a toccarla, a farsi irradiare dal suo calore?
Frammenti di una visione notturna, di un sogno o del turbolento subconscio di N, nella penombra apparentemente quieta della sua camera.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: N
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Imaginary







Nel sonno. Un buio angosciante.
E la sensazione di un vuoto crescente che non l’abbandonava mai. Sotto le lenzuola appiccicose avvertiva un sudore freddo farsi strada piano piano lungo la colonna vertebrale, risalendo vertebra dopo vertebra fino al collo teso, tanti piccoli aghi gelati che si conficcavano nella pelle nivea del ragazzo. Il corpo nervoso, incatenato nelle movenze spasmodiche di una danza d’incubo, sospiri mozzati, perle liquide sulle tempie pulsanti.
 
I linger in the doorway
Of alarm clocks screaming
Monsters calling my name
 
Un corridoio in penombra si materializzò davanti a lui, e poi una luce accecante, un vociare confuso, il timbro basso e roco di una figura incappucciata dall’aura fortemente negativa.
 
In my field of paper flowers
And candy clouds of lullaby
I lie inside myself for hours
And watch my purple sky fly over me
 
La sognò di nuovo, come tutte le notti. Quella volta erano tra le luci scintillanti di Sciroccopoli, nella cabina della luccicante ruota panoramica. Ma lui non la vedeva realmente, almeno non nelle proprie spoglie. White lo guardava con odio, disprezzo; gelo sprezzante nei suoi occhi azzurri e limpidi come il cielo d’estate. Il vetro ricurvo della cabina rifletteva un’immagine che non gli apparteneva. Un cappuccio nero, uno spirito cinico e malvagio. Ghecis.
 
Don't say I'm out of touch
With this rampant chaos - your reality
I know well what lies beyond my sleeping refuge
The nightmare I built my own world to escape
 
Un rivolo di sudore freddo colò lungo il collo, piccoli aghi di terrore lungo la spina dorsale. No, non poteva avere il suo amore.
L’immagine di quell’angelo dagli occhi cristallini si frantumò in un milione di minuscoli frammenti, schegge taglienti sparse in un’aura nera e soffocante. Quell’inquietante silenzio che era stato l’unico compagno di vita per anni interi si ripresentò, inghiottendo tutto il resto. N non vide più nulla, preda del suo stesso sogno.
D’improvviso fu alla base. Ma come... e White? Ghecis si materializzò nel vetro della finestra. La sua immagine sinistra gli ghignò contro, gli occhi vitrei luccicanti di una luce cattiva.
E poi Zekrom e Reshiram si presero prepotentemente la scena, e fu tutto trambusto, violenza, lampi accecanti di energia pura. E le sirene della polizia, e il caos osceno, la fine di un progetto di vita. La fine di una bugia. Ogni filtro della sua realtà scomparve subitaneo, lande grigie e desolate si delinearono di fronte a lui. La vita aveva perso il suo colore, le sue tonalità. La sua luce. E il silenzio non accennava a diminuire il suo assordante trambusto di nulla, riverbero del vuoto che corrodeva la sua anima, della delusione che scivolava pericolosamente verso uno stato di profonda depressione, cupo accompagnamento di una tacita fine annunciata.
 
Let me stay
Where the wind will whisper to me
Where the raindrops
As they're falling tell a story
 
Il vento silente tacque definitivo. Non un sussurro, né uno spiro di niente. Neanche il vento l’avrebbe salvato da sé stesso, dall’insistente palpitare del suo cuore ingannato, di una vita senza senso. Non v’era più neanche un minuscolo spiraglio di luce, né di vento, quel refolo fresco di novità e di sentimento che aveva acceso la giovane fiamma della sua vita, spenta brutalmente da un uomo troppo crudele per lasciarlo andare. Non sarebbe sfuggito a Ghecis. L’eredità che gli aveva lasciato addosso era troppo pesante da sostenere, troppo. La scala di tonalità di grigio divenne nera. L’oscurità lo inghiottì completamente.
Nessuno l’avrebbe mai raccolto da quel limbo. Nessuno. Solo e abbandonato nell’inferno del vuoto nullificante di una vita di menzogne, in una spirale discentente a velocità folle verso la morte. Il nulla finale e assoluto, dove però il dolore del suo cuore avrebbe smesso di pulsare impavido e tumultuoso sotto le sue spalle appesantite da un macigno troppo grande per un ragazzo. Solo un ragazzo.
Addio, mia dea. 
 
N si svegliò di soprassalto. Un grido soffocato tra i denti, le lenzuola madide gettate ai piedi del letto, il giovane adolescente si guardò intorno, cercando di distinguere i deboli contorni degli oggetti nella stanza in penombra.
N si rannicchiò su se stesso, cercando di tranquillizzare il battito impazzito del proprio cuore.
 
Swallowed up in the sound of my screaming
Cannot cease for the fear of silent nights
Oh how I long for the deep sleep dreaming
The goddess of an imaginary light
 
Aveva di nuovo sognato la sua dea - supplizio dolceamaro, luce nell’oscurità dei suoi giorno. E di nuovo sentì nell’animo il senso di colpa: la colpa per amarla nonostante tutto, e l’impossibilità di poterla amare. Non gli sarebbe stata perdonata la complicità con il Team Plasma. E di nuovo N ebbe l’istinto di lasciarsi andare al pianto, perché in fondo era solo un ragazzo - innocente, o connivente? - coinvolto nei loschi piani di un individuo più furbo, più grande, infinitamente più cattivo e corrotto. Aveva colpe?
Un moto d’orgoglio maschile gli impedì di sfogare quel malessere, e così N si accoccolò nuovamente sotto le proprie coperte, incapace di addormentarsi, eppur fremente di abbandonarsi con cieca fiducia alle braccia di Morfeo per poter ricongiungersi alla sua dea lucente, fonte di candida luce, che forse l’avrebbe redento, o forse no, chi lo avrebbe mai saputo? In fondo forse era corrotto anche lui, troppo incattivito per poter essere salvato, ma non gli importava realmente. Attese pazientemente che il sonno si impadronisse delle sue membra mortali, sciogliendo i vincoli fisici per abbracciare con slancio mentale un mondo lontanissimo e quieto, di armonioso equilibrio, in cui N era... solo N. In cui non sarebbe stato giudicato. E dopo pochi istanti di tenebra ipnotizzante, di terrore paralizzante, quel sorriso lucente ebbe ragione dell’incubo.
 
In my field of paper flowers
And candy clouds of lullaby
I lie inside myself for hours
And watch my purple sky fly over me
 
Un sogno bellissimo, dove White gli avrebbe sorriso e lo avrebbe preso per mano, conducendolo con sé nella sua luce, e lo avrebbe purificato.


 
***



Song advice: "Imaginary", by Evanescence
  
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