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Autore: merryghostround    19/06/2020    0 recensioni
La passeggiata di Luce, una forza della natura che cerca di rincongiungersi con l'amato. Ma una forza della natura non può che rassegnarsi alle leggi della natura, giusto?
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luce avanzava scalza per la strada, muovendosi a metà tra il fluttuando e il danzando, rendendo facile a chiunque la vedesse nutrire la convinzione che fosse pazza, ma il più delle volte si salvava da questa accusa, perché la sua bellezza era tale da farla apparire più come una fata che come una semplice matta. Almeno così sentiva dire ai bambini che la fissavano sognanti, quelli che non piangevano spaventati alla sua vista. Era tipico di lei creare scene da film ad ogni passeggiata, andare in giro significava anche generare un trepidio di manine che strattonano maniche di adulti con annessi gridolini ed esclamazioni come "Mamma! Mamma! Guarda, una magia!". Ma lei non sembrava mai farci caso, era troppo impegnata per confermare o negare la loro ipotesi, perché era sempre di fretta e aveva sempre qualcuno da incontrare, quel qualcuno che  era poi l'unico in grado di farla uscire allo scoperto e passeggiare insieme agli altri, perché altro non era che l'amore della sua vita. Oh, quanto le mancava! Non ricordava nemmemo quando fosse stata l'ultima volta che si erano visti, che si erano stretti, che lui le aveva detto "sei bellissima, sei una fata, sei una forza della natura".

Quindi affrettava il passo, quel pensiero le dava la forza di correre anche quando l'asfalto diventava più freddo e iniziava a bagnarsi a causa della pioggia. E nemmeno quando i bambini non popolavano più le vie che sceglieva, quando la gente iniziava a correre via armandosi di ombrello, non prestandole più attenzione - anzi, dando talvolta l'impressione di correre via da lei -, nemmeno allora lei si fermava.

Il silenzio che lei, come in una bolla, aveva sentito per tutta la vita, in realtà fuori era infranto dal fruscio del vento tra le foglie e le cartacce abbandonate sui marciapiedi, dal picchettare della pioggia, dall'abbaiare dei cani che, dopo aver rizzato le orecchie e averla fissata ipnotizzati, le urlavano sempre contro.

Ma lei arrivava sempre a destinazione, e questa volta nel particolare aveva deciso di appoggiare la schiena contro un albero. Però, come ogni volta, lui non c'era, e questa cosa distruggeva ogni sua illusione e non la faceva sentire amata, perché se lui l'avesse amata davvero sarebbe stato lì ad aspettare il suo arrivo, in trepidante attesa. Ma per lei anche un solo istante era troppo, e ormai si era abituata, sapeva cosa fare: più per dolore che per vendetta, prendeva un accendino e, con un gesto automatico che le provocava sempre una sensazione di déjà vu, lo accendeva e lasciava che il fuoco le accarezzasse un braccio. Sulla sua pelle il fuoco attecchiva velocissimo, come fosse lei ad alimentarlo, ed era un incanto osservare quella scena, quel bagliore improvviso, un incanto di nemmeno un secondo, con il quale lei spariva, arsa viva, lasciandosi alle spalle l'albero in fiamme. Nel silenzio più totale.

Lui arrivava sempre poco dopo e, realizzato l'errore, si lasciava andare in un urlo agghiacciante e disperato che, rimbombando in ogni dove, svegliava, spaventava, tuonava. E tutti portavano lo sguardo al cielo. 

   
 
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