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Autore: Fiore di Giada    19/06/2020    0 recensioni
[Uchuu no Kishi Tekkaman Blade]
Cosa sarebbe successo se Noal avesse trovato una lettera scritta da suo padre, poco prima di morire?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Con passo rapido, Noal entrò nella casa.
Il pavimento era ricoperto di vetri, che scricchiolavano ad ogni suo passo, le tende, di preziosa seta celeste, pendevano inerti, come corpi di impiccati, mentre gli armadi, i tavoli e le sedie giacevano capovolti.
Sui muri, neri e rossi di vernice, campeggiavano diverse scritte ingiuriose.
Il giovane, sopraffatto dall'emozione, si fermò e si appoggiò al muro. Nulla era rimasto della splendida villa dei Varlause.
Il giardino di rose e gigli, tanto amato da sua madre, era un intrico confuso di piante infestanti.
Colto da un accesso di rabbia, sferrò un pugno al muro.
Spesso, gli esseri umani sapevano essere ben più pericolosi di Darkon e dei Radam...
Avevano distrutto una città meravigliosa, pur di compiacere la loro ottusa brama di distruzione.
– Possibile che dobbiamo combattere per delle creature simili? – si chiese. Un tempo, aveva veduto in Blade un pericolo per la Terra.
Quanto era stato sciocco...
Blade, malgrado l'oscurità del suo passato e il suo carattere instabile, era dotato d'un cuore puro, lontano da qualsiasi ipocrisia.
Era meglio di tanti sepolcri imbiancati, eppure si servivano di lui come di un'arma, incuranti delle sue emozioni umane.
Inebriati dallo stato di tensione, gli sciacalli distruggevano, violentavano, uccidevano, certi della loro impunità.
Un'amara risata risuonò sulle sue labbra.
Con uno scatto d'orgoglio, si drizzò e proseguì il suo cammino. Ne era certo, avrebbe sofferto ancora.
Eppure, aveva bisogno di rivedere la sua casa, prima di dirle addio per sempre.

Cauto, aprì una porta ed entrò in una stanza ampia, di forma rettangolare.
L’ambiente era dominato da un’ampia scrivania di ciliegio, su cui erano sparpagliati libri, privi di pagine, penne e ninnoli di vetro rotti.
Un ampio armadio era stato abbattuto e altri volumi era sparso sul pavimento, ingombro di frammenti di vetro.
Sfiduciato, il giovane si sedette sulla sedia e, per alcuni istanti, rimase immobile, la testa tra le mani.
La sua sicurezza, in quel momento, si disfaceva.
Certo, da tempo aveva abbandonato suo padre, ma quel senso di violazione persisteva.
Gli pareva di avere perduto qualcosa.
Di scatto, aprì un cassetto della scrivania e, con stupore, vi scorse una busta.
Per alcuni istanti, esitò, poi la prese e la aprì.
– A mio figlio… – lesse il giovane, sgomento. Suo padre aveva lasciato una lettera?
Eppure, il legame tra loro si era distrutto, da quando aveva abbandonato l’esercito.
Lui, Charles Varlause, l’aveva rinnegato.
Non aveva compreso la sua scelta di seguire gli ideali dei Cavalieri dello Spazio.
E questo suo biasimo aveva aperto nel suo cuore una ferita mai veramente rimarginata.
Strinse il foglio e, per alcuni istanti, esitò, le mani scosse da un forte tremito.
Poi, lento, cominciò a leggere.

Noal,
Non sono ancora morto, ma non mi illudo. Presto, la Morte raggiungerà anche me.
Sono un soldato e non ho paura di morire, ma un’angoscia crudele mi opprime. E, purtroppo, conosco la ragione di questo mio malessere, troppo a lungo celato.
Temo di lasciare troppe cose irrisolte, soprattutto con te, figlio mio.
Non merito di chiamarti figlio, mi dico. Tu sei un eroe, nobile e coraggioso, ma non è certo mio il merito di questo miracolo.
Come potrebbe essere, data la mia stupidità?
Non ho saputo vedere la mia vera missione di padre.
Dovevo permettere alla tua personalità di svilupparsi rigogliosa e darti gli strumenti per compiere scelte consapevoli.
Questo era il mio dovere e si è aggravato con la morte della mamma.
Invece, intontito dalla sofferenza, ho scambiato il mio bene con il tuo.
Ho preteso da te un contegno assurdo, bambino mio, e non ho pensato al dolore del tuo piccolo cuore.
Lei ti è stata sottratta troppo presto, ma io non mi sono curato della tua pena.
Nella mia mente, tu eri già un soldato, pronto a prendere il mio posto e a guidare i suoi sottoposti verso la vittoria.
E, quando hai voluto abbandonare l’esercito, ti ho rinnegato.
Ti ho trattato come un delinquente, perché avevi osato dubitare dei miei insegnamenti e della santità dell’esercito.
Io, nel mio sconfinato egoismo, ho visto in te un’estensione di me stesso, non un individuo, col suo unico carico di sentimenti, ideali e pensieri.
Quando hai voluto scegliere da solo, mi sono sentito tradito.
In quelle tue parole di ribellione, colme d’amarezza, ho avvertito il biasimo verso di me e non l’ho accettato
Solo ora, mentre la neve cade, mi rendo conto dell’errore enorme che ho fatto con te, figlio mio.
Tu sei un eroe, anche se hai scelto una via differente dalla mia.
Preferisci la morte ad una vita di servitù e, per questo, sono molto fiero di te.
Mi dispiace di essermi accorto solo ora delle tue luminose qualità.
Credimi, me ne rammarico profondamente, ma non ho il coraggio di parlarti personalmente.
Ho paura dei tuoi occhi cerulei, così simili a quelli di tua madre, colmi di biasimo e odio.
Io, il generale Varlause, ho paura dello sguardo di mio figlio!
Ma devo accettarlo. E’ la conseguenza delle mie scelte scriteriate.
Ciascuno è artefice del suo destino, dicevano gli antichi romani, e io accetterò le conseguenze delle mie decisioni, anche se sono dolorose.
L’uomo, se sbaglia, deve essere coerente e io non mi sottrarrò a questo imperativo morale.
Figlio mio… Mi manchi tanto, ma non posso importi una riconciliazione non voluta.
Posso solo lasciarti andare e osservarti mentre ti allontani sulla strada della vita, finalmente libero dal dolore.
Sii felice in questo tuo nuovo cammino e non piangere per la mia morte.
Non si piange per chi muore nell’adempimento del proprio dovere.

Ti voglio bene
Tuo papà

Con un gemito, Noal si piegò sulle ginocchia, la lettera stretta contro il petto.
Le lacrime rigarono le sue guance e deboli singhiozzi morirono sulle sue labbra.
– Perché? Perché ora? – balbettò il giovane. La separazione tra lui e suo padre era stata dolorosa e si era portata il peso di parole non dette.
Nessuno di loro aveva avuto il coraggio di andare oltre la barriera dei ricordi e delle accuse silenziose.
E cosa restava del loro legame?
La morte aveva annientato qualsiasi possibilità di ricostruzione.
– Tu… Tu mi hai voluto bene… – singhiozzò. Tutto, in quel momento, gli pareva privo di logica.
Suo padre era orgoglioso di lui, ma, frenato dal suo senso di colpa, non era riuscito a parlargli.
E, con la sua morte, era svanita qualsiasi possibilità di ricomposizione del loro legame.
Suo padre, pur non volendolo, con la sua morte, aveva lasciato tante cose in sospeso.
E questa situazione irrisolta dilaniava il suo cuore.
Il tempo non avrebbe dato soluzione a quei nodi troppo stretti, che, da tanto, troppo tempo, lo soffocavano.
Una mano, ad un tratto, si posò sulla sua spalla e il giovane, colto di sorpresa, si girò.
I suoi occhi cerulei si rifletterono nelle iridi smeraldine di Blade, rilucenti di preoccupazione.
– Che cosa hai? – domandò il giovane Teknoman, il tono gentile. Quando erano giunti in quella città, lo spirito di Noal si era spento e il suo sguardo, di solito così vivo, si era incupito.
E questa sua malinconia turbava anche lui.
Quando era entrato nella tenuta dei Varlause, lo aveva seguito, desideroso di comprendere la ragione di un umore così lugubre.
Con un movimento deciso, Noal si alzò e, con apparente noncuranza, lasciò cadere la lettera.
Il foglio volteggiò nell’aria, disegnando brevi spirali, poi cadde sul pavimento, senza alcun rumore.
– Niente. E’ stato un attimo di debolezza. – dichiarò, la voce incrinata.
Si girò e, a passo rapido, si avviò verso la porta.
La mano di Nick, ad un tratto, si posò di nuovo sulla sua spalla e il pilota, sorpreso, si fermò.
– Cosa c’è? – chiese.
– Noal, io desidero aiutarti. Non dimenticarlo mai. – lo rassicurò Blade. Comprendeva la ritrosia di Noal.
Lui, così forte, provava vergogna per quel suo momento di tristezza.
Ma non era così.
E’ normale l’emozione, quando si ritorna nella casa natia. Non avrebbe mai osato biasimare Noal per il suo cedimento.
Anzi, ammirava ancora di più la sua forza, che lo aveva condotto a ripercorrere gli ambienti della sua infanzia.
Noal accennò ad un sorriso e i suoi occhi cerulei brillarono di lacrime di commozione.
– Grazie, Blade. –



   
 
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