Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: betelgevse    19/06/2020    0 recensioni
[Hiromido/TatsuMido | lievi accenni ad altre coppie]
"Una credenza medievale vuole che alla figura femminile siano associati il male, il peccato, la seduzione lussuriosa, l’incarnazione del demonio tentatore. E gli uomini di allora si sbagliavano, si sbagliavano eccome: il diavolo non era una ragazza leggiadra, una di quelle fanciulle che ispiravano i poeti stilnovistici, e nemmeno una donna voluttuosa, dedita alla frequentazione dei postriboli.
Il demonio era un uomo sui vent’anni con la pelle ambrata, i capelli raccolti, una miriade di lentiggini e gli occhi che riflettevano l’infinito cosmico e tutta la volta celeste. Se gli antichi avessero conosciuto Midorikawa Ryuuji, probabilmente avrebbero descritto Lucifero come una creatura che suonava l’organo di notte seguendo gli spartiti di Mozart, che leggeva solamente opere di autori classici e che alzava il mignolo quando beveva: un’immagine ben distante dall’essere immondo e bruto, simbolo di pura stoltezza e perdita della ragione, a cui veniva associato."
[pubblicata anche su Wattpad sotto il medesimo username]
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Isabelle/Reina, Jordan/Ryuuji, Kariya Masaki, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dopo la nostra breve chiacchierata, Midorikawa ed io prendiamo l'ascensore e ci avviamo verso la sala da pranzo per unirci agli altri impiegati. Una volta raggiunto il piano interessato, noto Masaki che, seduto vicino a Nagumo, si sbraccia per chiamarmi.

"Se desidera, posso restare in fila io", propone il mio segretario dopo aver notato il bambino a sua volta, sorridendo all'enfasi che dimostra.
"Mh? No, non si preoccupi. E poi l'attesa non dura così tanto: Masaki può aspettare", gli faccio cenno di non pensarci per poi girarmi verso mio figlio, indicandogli di restare tranquillo.

"È davvero vivace", sento Midorikawa commentare mentre prende un vassoio, appoggiandovi sopra le varie stoviglie. Non è la prima volta volta che lo noto, ma i suoi movimenti, caratterizzati da gesti sinuosi dei polsi, sono contraddistinti da una certa eleganza e trasmettono un senso di leggerezza.

Non capisco il perché -è davvero fuori dalla mia portata-, eppure, ogni qualvolta in cui Midorikawa sia nei paraggi, non posso fare altro se non ritrovarmi costretto a guardarlo.
Ho come l'impressione che ci sia qualcosa di magnetico legato a lui e alla sua figura, ma non riesco a spiegarmi cosa possa essere.

Par quasi che i miei occhi vengano trascinati su di lui indipendentemente dal mio volere, e questa mia mancanza, oltre a mettere me a disagio, credo potrebbe percepirla anche lui nel momento in cui dovesse accorgersene in primo luogo. Contando che lavoriamo a stretto contatto, sarebbe problematico per entrambi.

L'attrazione non è fittizia, bensì una forza fisica, quasi come il riflesso naturale di chiudere gli occhi o farsi scudo con le mani quando vi è un eccesso di luce.

Ma tutto questo non è naturale.

"Si sente poco bene?", la voce del soggetto dei miei pensieri mi desta da questi ultimi, facendomi sbattere le palpebre un paio di volte per poi annuire, tentando di riprendermi dall'intorpidimento conseguente alla mia distrazione.

"No, non è niente, stavo solo riflettendo su una cosa. Scusi se l'ho fatta preoccupare", gli sorrido con impaccio mentre mi affianco a lui per prelevare i piatti, al che ricambia il sorriso e mi intima di non dare troppo peso alla questione.

Finito di prendere i piatti, ci dirigiamo entrambi verso il tavolo con gli altri impiegati e prendiamo posto vicino a Masaki, in piedi sulla sua sedia con noncuranza, che cerca di scompigliare i capelli di Nagumo mentre lui parla.

"Ben arrivato, signor Kira", mi saluta cortesemente Suzuno, abbozzando un sorriso e chinando di poco il capo in segno di rispetto. Faccio per ricambiare il saluto, ma l'atteggiamento dell'impiegato non passa inosservato a Nagumo.

"Cos'è quel sorrisetto? È ancora per la storia di ieri, vero?", gli chiede prontamente il rosso mentre aggrotta le sopracciglia, facendo cenno a Masaki di fermarsi per un attimo.
"Può darsi, chi lo sa", si limita a rispondergli Suzuno, bevendo senza curarsi troppo di lui.
"Credo di aver perso qualche pezzo... Potreste chiarire di cosa state parlando?", mi sembra più che logico domandarlo a questo punto, soprattutto perché non mi pare di essere l'unico a non comprendere appieno la situazione.

Suzuno esorta Nagumo a parlare con un altro sorrisetto, e quest'ultimo inizia a spiegare dopo aver alzato platealmente gli occhi al cielo, "Ieri sera ho discusso con Haisuke e ci siamo lasciati: come se non bastasse, Suzuno sta continuando a rinfacciarmi questa storia non solo come se fosse colpa mia, ma sostenendo che potrà dormire più tranquillo e senza rumori molesti in sottofondo, come se facessimo chissà cosa".
"Tu lo dici scherzando, ma io ho dormito bene ieri sera", gli fa notare con noncuranza il diretto interessato, sistemandosi una ciocca della frangia per non farla cadere sugli occhi.

"Ma perché dovrebbero infastidirlo? Non ricordavo vivesse con te", stando alle mie memorie, Nagumo vive da diversi anni con due dei suoi amici universitari -Netsuha e Atsuishi se non mi ricordo male, ambedue suoi compagni di corso- e Suzuno abita a diversi isolati dal suo condominio.

"Mh? Si è trasferito a casa nostra da qualche mese per provare a convivere con qualcuno, anche se avrebbe potuto rivolgersi ai suoi amici, ammesso che ne abbia, anziché a noi", commenta il rosso per poi riprendere a fulminare Suzuno con lo sguardo e viceversa, "Pensavo di avertelo detto".

"È probabile che mi sia uscito di mente. In ogni caso, non vi manca un po' di spazio? Dopotutto siete in quattro", prima che possa finire la frase, Nagumo mi precede e risponde.

"Infatti lo spazio manca, ecco perché, a mio avviso, potrebbe tornarsene nel suo appartamento", Suzuno alza gli occhi al cielo, sospirando alle sue parole con finto sconforto, "Netsuha si lamentava già da prima, per cui ora che siamo aumentati è anche peggio - ed io condivido appieno. Ad Atsuishi va bene che resti, ma lo dice solo perché non deve condividere la camera con lui e, quando litiga con Netsuha, Suzuno gli dà sempre ragione".

"O Atsuishi ha sempre ragione a tutti gli effetti, o Netsuha è semplicemente stupido. Guarda caso, sei tu a difenderlo", come viene implicato che Nagumo non sia tanto differente dal suo amico, inizio a temere quale sarà lo svolgimento di questa conversazione.

E, come da copione, iniziano a discutere. Se c'è una cosa che ho imparato a mie spese, è senza dubbio che nessuno si deve intromettere nei loro battibecchi siccome c'è il rischio che si protraggano anche per giorni. Per ora, il record è di una settimana di frecciatine e silenzi testardi.

Saginuma, seduto di fronte ai due litiganti, alza puntualmente gli occhi al cielo per poi riprendere a mangiare, cercando di ignorare la loro presenza anche quando provano a chiamarlo in causa per difendere una parte o appoggiare l'altra. Seguendo il suo esempio, gli altri impiegati agiscono di conseguenza.

"Papà, chi è Haisuke?", mi domanda sottovoce Masaki mentre si sposta sulle mie gambe, probabilmente riluttante a seguire il loro scambio di insulti.
"La fidanzata di Nagumo, ma adesso non stanno più insieme", gli spiego tranquillamente con tono morbido, lasciandolo libero di mangiare il mio riso nel frattempo, "È quella ragazza con i capelli arancioni che ogni tanto veniva a casa nostra insieme a lui e ti preparava sempre dei dolci, non te la ricordi?".

Probabilmente a Masaki non importa così tanto di ciò che gli sto dicendo siccome sembra più interessato al mio riso, che ha pian piano finito.
Si limita ad annuire per poi appoggiarsi con la schiena contro al mio petto, chiudendo gli occhi per potersi riposare. Mangiare, ora come ora, pare quasi un'impresa.

"Masaki", sento la voce morbida di Midorikawa chiamarlo, al che schiude un occhio come per fargli intuire che lo sta ascoltando, diversamente da ciò che la sua posizione attuale possa suggerire, "Vuoi mangiare anche il mio riso?".

Le pupille di mio figlio sembrano illuminarsi a quell'offerta tanto invitante, ma piega all'indietro la testa per osservare la mia espressione, cercando di leggere una risposta nel mio viso.
Scuoto la testa per dirgli di no e lui, siccome ripone una grande considerazione nella mia opinione, si volta verso Midorikawa e annuisce, confermando con un "Sì" brioso.

Scuoto la testa con rammarico mentre Masaki scende dalle mie gambe per potersi spostare verso il suo piatto, ma percepisco il mio assistente picchiettarmi nel fianco e farmi un cenno con il mento verso il mio vassoio, mantenendo comunque lo sguardo sul bambino che mangia.

Intuisco che l'abbia fatto per permettermi di finire quel che resta del mio pranzo e distrarre mio figlio allo stesso tempo, al che non posso far altro se non ringraziarlo mentalmente.

**•̩̩͙✩•̩̩͙*˚  ˚*•̩̩͙✩•̩̩͙*˚*

È passato un quarto d'ora solido da quando abbiamo finito di mangiare e Masaki ha iniziato ad assillarmi dal momento in cui ha messo piede in ufficio. Capisco che l'ambiente, dopo un po' di tempo, possa diventare pesante e l'attesa insostenibile, però lui sta facendo quello che vuole da stamattina e non vedo perché debba lamentarsi così tanto.

"Voglio andare al parco".
L'avrò sentito una dozzina di volte in pochi secondi, ma già so che non riuscirò a concentrarmi di questo passo.

"Ci andremo dopo", tento di invogliare Masaki a sperare nell'ipotetica realizzazione della sua umile richiesta nell'arco di qualche ora, ma non sembra del tutto convinto, motivo per il quale sta continuando a camminare per l'ufficio in cerca di qualcosa che possa intrattenerlo.

"Signor Kira", Midorikawa mi chiama dalla sua scrivania ed io alzo lo sguardo dallo schermo del computer, "Ho finito di compilare tutte le copie dei bilanci. Ha bisogno che le prenda qualche documento dall'archivio?".
"No, per il momento non mi serve nulla, grazie", lo ringrazio con un cenno di cortesia del capo, ritornando poi a focalizzarmi sulla posta a cui rispondere.

Il mio assistente si alza dalla sua postazione per poi avviarsi verso la porta dell'ufficio con le carte sottobraccio: per un momento, mi pare di vederlo lanciare un'occhiata a Masaki e dedicargli uno dei suoi soliti sorrisi indecifrabili, ma credo sia solo un'impressione dovuta all'inefficienza della coda del mio occhio.

Dopo pochi minuti dalla sua assenza, noto mio figlio perdere gradualmente l'energia che sprizzava fino a qualche istante fa e avvicinarsi al divanetto, sdraiandosi poi sopra di questo ad occhi chiusi.

"Sei stanco, Masaki?", gli chiedo mentre mi sistemo gli occhiali sul ponte del naso, interrompendomi nuovamente dal mio impiego per potermi voltare verso di lui.
"Sì", annuisce quieto per poi rannicchiarsi su se stesso, volgendomi le spalle e assopendosi poco dopo.

Come riporto lo sguardo sulla casella di posta, aggrotto le sopracciglia e mi fermo con le dita sulla tastiera: non ha mai voluto dormire di sua spontanea volontà dopo i pasti, senza contare che, a pranzo, non ha mangiato chissà quanto. Com'è possibile che lo stesso bambino che si lamentava poco fa di voler uscire a giocare sia così spossato tutto d'un tratto?

Conoscendo Masaki, non è da lui avere cali del genere, specialmente nel periodo dell'anno che più lo rende contento. È piuttosto singolare come probabilità, ma non voglio sbatterci contro la testa per troppo tempo perché non sarebbe assolutamente producente.

Mentre mio figlio dorme beatamente sul divanetto, Midorikawa fa il suo ingresso nell'ufficio con un sorriso delicato e qualche plico tra le braccia.
Masaki, rigirandosi per l'ennesima volta nel sonno, aggrotta le sopracciglia e si stringe ulteriormente su di sé.

**•̩̩͙✩•̩̩͙*˚  ˚*•̩̩͙✩•̩̩͙*˚*

Sospiro mentre mi lascio andare sulla sedia da ufficio, tenendo gli occhiali per il nasello dopo essermeli tolti. Un'altra giornata di lavoro è terminata.
Fortunatamente, dopo averne lette più di un centinaio, non dovrò più sentir parlare di email per almeno una settimana.

"Vuole che le porti un caffè?", mi domanda Midorikawa mentre piega della carta per Masaki, che ha ripreso a fare i suoi scarabocchi subito dopo essersi svegliato, "Dopotutto non ha fatto una pausa né prima, né dopo pranzo".

"No, non si preoccupi: la giornata oramai è finita", faccio un cenno di negazione con la testa mentre mi siedo compostamente, rimettendomi le lenti e approfittandone per sistemare le carte rimaste sulla mia scrivania da stamattina, smistandole nei vari cassetti.

Midorikawa annuisce alle mie parole con un piccolo sorriso, riprendendo a piegare i fogli per Masaki. Dopo una decina di minuti, mentre ci apprestiamo ad uscire, il mio assistente rompe il silenzio di nuovo, "Avete intenzione di partecipare alle giornate in famiglia della scuola? Ho sentito che ci saranno diverse attività, ad esempio una gara di torte".

"No, tanto papà non sa cucinare", risponde prontamente Masaki, camminando di fronte a noi verso l'ascensore e premendo il tasto di richiamo, "potrebbe bruciare persino l'acqua".

Aggrotto leggermente le sopracciglia al suo affronto diretto e noto Midorikawa soffocare una risata divertita. Si riprende con rapidità, forse per non offendermi, e scuote leggermente la testa per non pensarci, mantenendo però un sorriso cordiale.

"Fino alla bara sempre s'impara. Hai mai sentito questo proverbio, Masaki?", gli chiede tranquillamente mentre entriamo nell'ascensore, indicando poi a mio figlio il tasto da premere per raggiungere il piano terra.

Il diretto interessato scuote la testa, alzando poi il viso per guardarlo mentre, con un sorriso più vivido, Midorikawa gli spiega il significato del detto a lui ignoto.
"Vuol dire che non si smette mai di imparare e, chi lo sa, magari potreste vincere proprio voi la competizione".

Masaki sembra riflettervi sopra per un attimo e considerare la sua, o meglio, la nostra partecipazione. Si volta quindi verso di me, aggrappandosi al profilo della mia gamba con ambedue le mani e appoggiando il mento contro al mio fianco.

"Partecipiamo anche noi? Per favore!", per fortuna che, fino a pochi secondi fa, ero completamente impedito in ambito culinario, a detta sua. Non so a quale riconoscimento ambisca, soprattutto perché è improbabile che ce ne siano, ma spero vivamente che non si faccia false speranze siccome non sono nemmeno sicuro di potermi classificare.

"Va bene", annuisco con riluttanza alla supplica di Masaki, il cui viso si illumina immediatamente e, staccatosi da me, inizia a palpitare contento.
Raggiunto il piano terra, passiamo a timbrare vicino alla reception e salutiamo diversi impiegati - tra cui Nagumo e Suzuno, che stanno ancora discutendo.

"Mi fa piacere sapere che parteciperete anche voi", commenta Midorikawa con un sorriso una volta fuori, soffermandoci di fronte all'ingresso dell'edificio.
"Non sperate troppo nella vittoria, però. Io e mio nipote abbiamo sempre vinto quando andava ancora all'asilo, e se è vero che piove sempre sul bagnato, allora io e Hikaru collezioneremo l'ennesimo trionfo", afferma con un sorriso sicuro, porgendo a Masaki i fogli che aveva dimenticato in ufficio per poi congedarsi.

**•̩̩͙✩•̩̩͙*˚  ˚*•̩̩͙✩•̩̩͙*˚*

Angolino della stella cadente(?):
Heyla, a quanto pare non sono morta!
Mi scuso sinceramente per l'inattività, ma ho avuto probabilmente le peggiori settimane scolastiche in quanto a impegni e consegne. Però hey, adesso dovrei esserci! ◟(๑•͈ᴗ•͈)◞
Non ho fatto nessuna illustrazione siccome sono piombata in un bell'artblock, ma prometto che la aggiungerò appena l'avrò finita (o iniziata).
Sto considerando di fare un Q&A relativo alla trama e ai personaggi, ma se avete qualche domanda da pormi prima che io lo organizzi potete pure chiedere (tanto mangio solo i bambini). ( ᵘ ᵕ ᵘ ⁎)
Detto questo, ci vediamo nel prossimo capitolo ミ✩

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: betelgevse