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Autore: MusicDanceRomance    19/06/2020    28 recensioni
"Sono morte!” fu il debole lamento di Rosalie “Le mie sorelle sono morte! Jeanne è morta, Charlotte è morta, la vedo ancora mentre si getta nel vuoto!”
“Era solo un incubo, amore mio.”
“Un incubo fatto di ricordi!”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernard Chatelet, Rosalie Lamorlière
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un grido improvviso spezzò la serenità di quella notte di fine maggio.
Bernard aprì gli occhi insonnoliti e scattò istintivamente, pronto ad afferrare la spada che teneva appoggiata ad una parete vicina al letto. Gli ci volle qualche secondo per realizzare cosa fosse accaduto e per capire che non avrebbe dovuto sostenere alcun duello.
Riconobbe i singhiozzi di sua moglie e, nonostante il buio profondo, comprese che Rosalie, accanto a lui, si stava stringendo il lenzuolo tra le mani e teneva la testa affondata nel cuscino, come se cercasse di nascondersi perfino a se stessa.
“Rosalie, cosa è successo, stai male?”
“Sono morte!” fu il debole lamento di Rosalie “Le mie sorelle sono morte! Jeanne è morta, Charlotte è morta, la vedo ancora mentre si getta nel vuoto!”
Bernard non esitò ad abbracciarla e ad imprimerle un piccolo bacio sulla fronte.
“Era solo un incubo, amore mio.”
“Un incubo fatto di ricordi!”
Quelle parole furono sufficienti per richiamare alla mente tutte le ombre del passato.
Rosalie pianse ancora per qualche minuto, ma suo marito non smise di tenerla stretta a sé. Le labbra dolci di Bernard tra i suoi capelli biondi spettinati trasmettevano sempre a Rosalie un senso di abbandono e fiducia senza pari.
La ragazza sospirò e affrontò le memorie dei suoi orrori.
Faceva male ricordare. Non si poteva dimenticare.
La madre travolta da una carrozza di lusso, la rivelazione sulle sue origini, i colpi di frusta che un uomo odioso le aveva inferto. Il processo di Jeanne, la morte di Jeanne. L’addio a madamigella Oscar, per accontentare quella donna che si era ricordata di essere sua madre, la fuga da Versailles prima che venisse venduta ad un vecchio duca. Il suicidio della piccola Charlotte.
A volte pensava di essere nata per sopportare. Probabilmente era così, perché lei sapeva sopportare. Pregava Dio ogni sera che proteggesse lei e Bernard, e pregava per la felicità di madamigella Oscar, la donna che non avrebbe mai smesso di ammirare e ringraziare.
Ma quella notte non sembrava esserci stato spazio per le preghiere, perché gli incubi si erano fatti strada tra le pieghe dei suoi ricordi e avevano divorato in pochi battiti la sua forza d’animo.
Era come se talvolta si facesse rincorrere dagli echi delle sue stesse lacrime, come se picchiassero sul suo cuore gli strazi di tutti quelli che aveva amato o che avrebbe potuto amare.
Si decise a parlare, senza provare vergogna per il tremore nella propria voce:
“Sento i rumori della carrozza che travolge mia madre. Sento il corpo di Charlotte che si spezza. Sento la risata di quella donna che mi porta via da madamigella Oscar. Sento l’anima di Jeanne che brucia ed è perduta.”
Il sangue non definiva gli affetti, ma come Rosalie aveva pianto per la morte di Jeanne, con la quale aveva condiviso l’infanzia, allo stesso tempo non era riuscita a non disperarsi per la fine della piccola Charlotte, la sua vera sorella.
“Eravamo sorelle e non lo sapevamo. Sono sicura che ci saremmo volute bene. Lei non poteva scappare come me, poteva fuggire solo morendo! Perché l’unica soluzione per ribellarsi era la morte? Perché, perché?”
Bernard continuò ad abbracciarla e ad accarezzarle dolcemente i capelli, le diede qualche minuto per svuotarsi di ogni rabbia.
Parlare, affrontare, andare avanti era necessario, e Rosalie aveva fatto i conti da tempo con tale consapevolezza. Bernard non l’avrebbe mai amata se non fosse stata così forte e risoluta, anche se in alcuni momenti non riusciva ad evitare – non sarebbe stato umano – i fantasmi del suo passato.
“Perché, perché? Perché è dovuta arrivare ad uccidersi? Aveva undici anni e adesso non c’è più!”
Rosalie si morse le labbra e, lentamente, fece un respiro più profondo, come a voler dire quanto fosse stanca di parlare o ricordare ancora.
Allora Bernard le prese il viso tra le mani e le disse:
“Sai, amore mio, a volte penso che noi dobbiamo vivere anche per tutti quelli che se ne sono andati. O per tutti quelli che se ne andranno.”
“Non mi spaventa il domani. So che Parigi pagherà un prezzo di sangue per la libertà” aggiunse Rosalie con più determinazione “Ma se accadesse qualcosa a te, o a madamigella Oscar, o...”
“Non devi pensarci. Non stanotte. Non pensare al futuro ricordando il passato, è sbagliato.”
“Hai ragione. Neppure il popolo deve farlo, siamo stanchi delle lacrime.”
“E sai perché la notte è bella, Rosalie? Sai perché questa notte è bella?”
“Perché?”
“Perché in questa notte siamo tutti giusti, stiamo tutti dormendo e sognando. Gli incubi e il passato si possono lasciare da parte e arriveranno nuovi sogni, più belli. Sarà così anche per noi e per la Francia.”
Rosalie baciò teneramente suo marito, senza più alcuna sfumatura di timore.
Aveva ormai imparato a sopportare gli strazi, era nata vivendo di rinunce, e avrebbe combattuto a fianco del popolo per ritrovare la libertà, l’uguaglianza, la fraternità, al costo di sacrificarsi.
Ma di una cosa quella notte fu certa: stava vivendo l’amore, e l’amore era sempre più nobile e puro di ogni altro ideale.
Strinse le dita di Bernard alle sue, amava quelle sue mani che la toccavano con infinita tenerezza anche nei loro abbracci di passione.
Non lasciare questa stretta.
Dischiuse tra le labbra un piccolo sorriso e pensò che, tra la fame, la povertà e il degrado di un regno, si sentiva più ricca di ogni aristocratica, perché era moglie e donna dell’uomo che amava e che, soprattutto, lei stessa aveva scelto.
Bernard la baciò con immensa tenerezza, sentendola sua in ogni fibra del corpo.
Ti amerò sempre, come amo il mio sangue e la mia patria.
“Bernard, resta con me.”
“Resterò sempre con te.”
Si distesero insieme nel materasso e si giurarono che insieme avrebbero dato vita a sogni più belli.
Di notte il mondo doveva appartenere a chi si amava, a chi sperava, a chi sognava.
Di notte il mondo era fatto per loro.
 
 
 
NDA
È una storia piccolina che non avevo messo in programma, però da tanto non mi dedicavo ai missing moments o a storie che riguardassero la quotidianità o momenti brevi. Amo il personaggio di Rosalie e credo sia molto forte ma allo stesso tempo, come tutti noi, ha i suoi momenti di tristezza e debolezza, perché è umana. E ha sopportato davvero tanto nella vita, adoro lei e Bernard.
Questa storia è nata grazie ad Abby_da_Edoras, che mi ha chiesto da tanto tempo una fic su Rosalie e Bernard e che ringrazio per l’ispirazione!
Un grazie come sempre alla mia Graine che mi sopporta e sorregge e mi costringe a pubblicare anche quando non vorrei! ^_^
Spero vi sia piaciuta!
 
   
 
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