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Autore: Angel TR    19/06/2020    1 recensioni
Un folto gruppo di ragazzini annuì, i visi dai lineamenti morbidi improvvisamente seri. Non appartenevano a famiglie nobili ma nel giro di qualche anno sarebbero diventati dei temibili guerrieri rispettati da ogni anima vivente.
Durante l'epoca Heian, due ragazzi decidono di stringere un patto.
{Partecipa alla Challenge Un, due, tre.. Stella! Indetta da Molang su efp}
{Partecipa alla Challenge Drabbles, Drabbles e ancora Drabbles indetta da Harriet Strimell su EFP}
Genere: Drammatico, Generale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Some Boys Wander by Mistake'
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Seconda stella:
- 1° prompt: “L’amore! Ma l’amore è tutto, è un diamante, è il tesoro di una fanciulla! Per meritare questo amore c’è chi è pronto a buttar via l’anima, ad affrontare la morte.” — Fëdor Dostoevskij
- 2° prompt: AU
- 3° prompt: almeno 1’000 parole

Giappone medievale! AU


Prima cosa, qualcuno mi tolga internet. Ma da dove mi escono certe idee ridicole!? La seconda è: datemi la seconda stagione di Scarlet Heart Ryeo! :'( terza cosa: avrò un distacco terribile da The Untamed.
Breve premessa a questa minilong sconclusionata scritta per la Challenge di molanguccia <3
La storia si ispira a Sa Da Ham e Moo Kwan Rang, la cui "amicizia" è stata materia di epica cavalleresca coreana. Essendo un AU, ho cercato di prestare attenzione all'ooc. Sarà una minilong composta da flashfic e drabble.
Per quanto riguarda il collegamento Hwarang-samurai, nel 935 D.C., a causa del disordine in cui cadde Silla, molte famiglie nobili coreane si spostarono in Giappone. Si narra che il fondatore del dayto-ryu Jujitsu giapponese fosse strettamente connesso ai guerrieri Hwarang e discendente di una famiglia nobile coreana. Il sistema Hwarang influenzò probabilmente lo sviluppo del metodo di combattimento dei Samurai e quindi del Bushido.
In Giappone, a quel tempo, Tadahira prese il titolo di kanpaku fino alla sua morte nel 949; ma il suo potere ebbe difficoltà ad affermarsi, infatti scoppiarono numerose rivolte nelle province.
Dopo questo bla bla bla, potete leggere ahahah



*


A Man To Die For


홀로 서기엔 아직 너무 어려
이 세상은 jungle full of warriors
조준경이 너의 목을 노려
~
Still too young to stand alone
This world is a jungle full of warriors
The sight is aiming at your throat
TXT - Puma




2) 사친이효 – "Fedeltà ai genitori ed agli insegnanti"


936 D. C.

{28 Marzo: Soldato}

Dall'altro lato della distesa grigio ferro, sorgeva una lingua di terra. Il ragazzino socchiuse gli occhi per schermarli dal vento che spirava sulla spiaggia.
Per lui, qui o lì non faceva molta differenza. Che fosse un regno o un altro, l'importante era avere un tetto sopra la testa e un pasto caldo, due elementi che poteva ottenere soltanto se fosse rimasto con il maestro.
Baek Doo San, la schiena dritta come un fuso, disse: «Vedete quella lingua di terra? Ci aspetta»
Un folto gruppo di ragazzini annuì, i visi dai lineamenti morbidi improvvisamente seri. Non appartenevano a famiglie nobili ma nel giro di qualche anno sarebbero diventati dei temibili guerrieri rispettati da ogni anima vivente. Il ragazzino dal bizzarro ciuffo rosso spinse il petto ossuto in fuori.
Degli hwarang.


과건 뒤주에 가두고
내걸 챙겨 다 잡수쥬
~ I trap the past in a rice chest
and I’ll take mine and eat them all
Agust D - 대취타


{#28. Castello}

Quel nuovo regno – o meglio, han – non era poi molto diverso dal luogo dove il ragazzino era cresciuto.
Il castello che li ospitava era costituito da più edifici collegati in un anello con un cortile e una torre; era realizzato quasi completamente in legno. A una prima occhiata, aveva addirittura creduto che fossero tornati alla fortezza dove si era trasferito quando era stato arruolato nel corpo degli hwarang. Tuttavia, era bastata una visita più approfondita per capire che quella era una struttura completamente diversa.
Innanzitutto, i suoni che vi riecheggiavano sembravano appartenere a un mondo estraneo e i piatti serviti non facevano vibrare le sue papille gustative come quelli del castello dall'altro lato del mare.
Al suo interno, poi, la fortezza ospitava altri corpi militari che, a volte, si allenavano con loro.
Anche quei gruppi erano rangdo, ovvero giovani ragazzi prelevati da famiglie non nobili.
I loro occhi, però, fuggivano dai suoi.


{#09. Corsa}

Tutti tranne uno.
C'erano un paio di occhi che non evitavano mai il suo sguardo, ma lo ricambiavano, agganciandosi come il ragazzino si agganciava alle funi che utilizzava per gli esercizi di forza.
Erano due occhi nocciola chiaro, di una sfumatura ambrata – un colore che il ragazzo non aveva mai visto. Non avrebbe saputo spiegare il motivo ma, quando quegli occhi lo fissavano, il cuore gli schizzava in gola come dopo una corsa.
Anche quel giorno, settimane dopo il suo arrivo al castello, l'allenamento gli risultò più faticoso a causa di quegli occhi. Il maestro lo notò e le sue labbra si strinsero in una linea severa, provocando una fitta allo stomaco del ragazzino.
Deludere il maestro era fuori discussione.
Così, per dimostrare la sua buona volontà, il suo allenamento proseguì oltre il tempo previsto.
Baek Doo San approvò.


{#02 Gatto}

Non fu l'unico a trattenersi.
Silenzioso come un gatto, il ragazzino dagli occhi ambrati gli si avvicinò, posizionandosi alle sue spalle.
L'imbarazzo gli serrò la gola.
«Da dove vieni?» chiese la voce. Una voce già adulta che mascherava dietro i toni formali la curiosità tipica dell'età giovanile e che rivelava la nobile provenienza.
«Da un posto, esattamente come te» ribatté finalmente.
Il ragazzo parve rifletterci su. Non sembrava offeso: era semplicemente curioso.
«Immagino di sì eppure non avevo mai visto qualcuno come te» concluse, serio. «Come ti chiami?» chiese.
Il ragazzino tentennò.
Non aveva un nome. Quando sarebbe stato considerato degno della casta, allora le sue qualità migliori sarebbero state trasformate in due parole da pronunciare con orgoglio e ammirazione.
«Mi chiamo Hwarang.»
«Hwoarang?» ripeté l'altro, sbagliando la pronuncia.
Hwoarang non ebbe cuore di correggerlo.


{#13. «Che ci fai qui?»}

Il ragazzino si chiamava Jin Kazama e, come Hwoarang aveva immaginato, proveniva da una famiglia nobile. Siccome era rimasto orfano, il nonno, un potente signore di un han, l'aveva spedito tra i ranghi dei guerrieri che si sarebbero formati con gli hwarang, i samurai.
A dispetto dell'idea che Hwoarang si era creato su di lui, Jin era incredibilmente schivo. Pareva non andare molto d'accordo con i suoi coetanei, i quali avevano frainteso la sua riservatezza per arroganza.
Eppure ogni giorno, silenzioso come un'ombra, lo aspettava sull'uscio della porta, nonostante Hwoarang lo salutasse con uno scorbutico «Che ci fai qui?»
Si recavano insieme al grande spiazzale per allenarsi, scambiarsi pensieri e silenzi fino a quando il giapponese, quella lingua che fino a qualche mese fa suonava tanto estranea, iniziò a trasformarsi in colori, emozioni, significati e sapori.


  
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