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Autore: Cida    20/06/2020    5 recensioni
Fēidàn, sera tarda. Tutti i dipendenti sono ormai andati a casa. Tutti? Non tutti.
*Avvertenza* L'atmosfera di questa one-shot è quanto di più lontano possibile dal solito mood della serie da cui è tratta.
Martina x Dott.ssa Corte
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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IT Confidential
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E’ davvero tardi quando tu, Martina, riesci, finalmente, a spegnere il PC. Un virus apparso dal nulla ti ha costretta a trattenerti al lavoro ben più del dovuto, può una multinazionale con centinaia di dipendenti avere un solo responsabile informatico? Certo che può.

Spilorci.

Senza contare che sei praticamente sicura che la colpa sia di quel deficiente di Bitta e dei siti porno di dubbio gusto che è solito frequentare. Il perché la direzione non abbia ancora accolto la tua proposta di utilizzare un proxy apposito per bloccare certi tipi di accessi decisamente ti sfugge.

Ma sì, chi se ne frega!

Ti dici mentre stiracchi le braccia e inarchi la schiena. Alla fine non è un tuo problema, gli straordinari saranno pagati, ma di sicuro non vedi l’ora che sia l’indomani per goderti la scena di quando Paolo accenderà il suo di PC e troverà il regalo che gli hai lasciato. Sorridi, sadica, e ti alzi, preparandoti ad uscire.
Infili la giacca di jeans e ti avvii per i corridoi, le luci sono praticamente tutte spente, tutte tranne una: la Corte è ancora nel suo ufficio.

Ma quanto può essere Stakanov quella donna?

Te lo chiedi mentre stai per chiamare l’ascensore ma, invece di premere il pulsante, ti volti e riprendi a camminare verso quella luce. Non sai nemmeno cosa le dirai quando te la troverai di fronte ma, intanto, vai avanti lo stesso. Ti dici che lo stai facendo perché un’occhiata ad un bell’ottantacinque, prima di andare a casa, non si disdegna mai ma non ci credi nemmeno tu, in fin dei conti non ha importanza, ormai sei lì.
Sfiori appena lo stipite della porta, lasciata aperta, per palesare la tua presenza ma il “Dottoressa” che stai per pronunciare ti muore in gola, quando la vedi scompostamente accasciata sulla scrivania. Allarmata, pensi ad un malore e le sei subito al fianco per soccorrerla, quando ti accorgi che sta semplicemente dormendo.

Quindi anche la dea, ogni tanto, crolla come fanno i comuni mortali.

Lo pensi mentre un sorriso divertito nasce spontaneo sulle tue labbra. Sempre la prima ad arrivare, sempre l’ultima ad andare via, prima o poi il corpo molla, è fisiologico.
La guardi: i capelli biondi hanno perso la piega del mattino e ora le cadono scomposti sul capo adagiato sul braccio disteso lungo la scrivania, l’immancabile tablet stretto nella mano, se non fosse una cosa da fantascienza potresti credere che, ormai, sia direttamente innestato nella sua carne.
Ti focalizzi più del dovuto sulle sue gambe lunge, accostate, leggermente piegate che spariscono sotto ad un’elegante gonna scura e aderente. Rialzi lo sguardo, la posizione in cui riposa lascia che la scollatura della camicietta che indossa sia un po’ più profonda del solito. 

E’ pizzo nero, quello che spunta là sotto?

Chissà perché l’immagini sempre in intimo bianco quando, fra le mura di casa tua, il suo ricordo sa accendere in te quel desiderio bruciante che non puoi fare a meno di appagare.

Hai capito la Corte? Che dietro a quei capelli biondi e occhi da serafino si nasconda, in realtà, un demone passionale fra le lenzuola?

Sbuffi, per quanto ti piacerebbe scoprirlo sei convinta che nella sua vita non ci sia spazio nemmeno per il sesso: solo lavoro, lavoro, lavoro…
Ti avvicini, così noti che sta dormendo con le labbra leggermente aperte e un sottile filo di bava le cola dall’angolo sinistro della bocca. Sai benissimo che se ci fosse stata Beatrice al tuo posto, l’avrebbe già immortalata con il suo cellulare e, il giorno dopo, quella foto sarebbe stata su tutti i computer dell’ufficio. Ma tu non sei lei, se decidessi di rubare quel momento lo terresti per te, costudiresti quello scatto come un segreto solo tuo. Come può quella donna perfetta – bella, intelligente, lavorativamente iper realizzata – invidiare quel cesso a pedali che è venuta a trovarla nel pomeriggio, ancora non te ne capaciti.
«Martina, non vorrebbe un domani essere come me?» ti aveva chiesto e tu avevi risposto un frettoloso «Beh, sì» ma quello che avresti voluto dire, in realtà, era «Vorrei essere con te»
Torni a concentrarti sul suo viso, non scherzavi, davvero saresti in grado di tappezzare di sue foto la tua officina, se mai decidessi di intraprendere la carriera di meccanico.

Quanto cavolo sono sexy quelle lentiggini che le colorano il volto? Chissà se ne ha anche in altre parti del corpo…

Pensi, mordendoti istintivamente le labbra.
Ormai vicinissima, ti chini per guardarla meglio ma sei incauta, la treccia ti scivola lungo la spalla e cade a solleticarle il viso. E’ un attimo, quello che ti basta per riprendere una distanza più consona, i suoi occhi – di quel colore così unico che non sai se sia verde od azzurro - si aprono.
Non ti mette a fuoco subito ma pronuncia il tuo nome quando lo fa «Martina…» quasi balbetta, schizzando in piedi: in un attimo sistema la gonna e i capelli, quando riparla è di nuovo la dea «Che cosa ci fa qui?»
«Niente…» le dici con fare disinteressato «Ho finito di sistemare i problemi sui PC. Stavo per andare a casa ma ho visto che era ancora qui, così guardavo se avesse avuto bisogno di qualcosa»
Sei praticamente sicura dell’assoluta impassibilità della tua faccia da poker e che lei non possa leggerti nella mente, per cui non può sapere che – in quel momento – stai pensando a cosa potresti farle, proprio lì, su quella scrivania.
Lei, però, è una donna intelligente e, forse, hai indugiato un po’ troppo sul reggiseno che ancora spunta dalla sua camicietta, tant’è che rapida porta una mano a risistemare quel bottone fuori posto e, se possibile, il suo imbarazzo aumenta «Non ho bisogno di nulla, grazie»
Un po’ perché vuoi distrarla dalla conclusione a cui è arrivata, un po’ perché vederla a disagio ti fa impazzire, ti porti un dito all’angolo della bocca e mimi l’atto di grattare via qualcosa «Dottoressa, ha un po’ di…»
Questa volta letteralmente avvampa, hai centrato il tuo obiettivo. Si pulisce direttamente con la mano, non ha il tempo di cercare un fazzoletto: fortunatamente il rossetto è già sparito, mangiato dalla tensione della giornata, e non fa macelli.
Decidi che l’hai torturata anche troppo, perciò rilassi l’espressione del viso «Non si preoccupi…» le dici «Non dirò a nessuno di quello che ho visto stasera»
Il sorriso le parte prima dagli occhi, solo dopo le arriva alle labbra «Grazie» ti risponde sincera.
E’ in quell’attimo, in cui torna umana per un momento, che ti accorgi che, forse, non la desideri e basta, forse, un po’ la ami.
Butti definitivamente la tua maschera da dura e da cinica e le sorridi anche tu «Buona notte, Dottoressa Corte»
«Buona notte, Martina. In orario domattina, mi raccomando» ti ammonisce.
«Certo» le rispondi, dopo aver tirato un leggero sospiro, che ti aspettavi? Che ti dicesse di fare con calma visto l’assurdo orario in cui stai uscendo? Non sarebbe da lei, lo sai benissimo anche tu. Perciò rinsaldi la presa sul tuo casco e, questa volta, esci per davvero.
In sella alla tua moto, sulla strada verso casa, non puoi fare a meno di pensare che, molto probabilmente, quella notte la sognerai. Istintivamente stringi maggiormente le cosce sulla sella, la vibrazione dei rombi del motore ti regala una sensazione che accogli con piacere, sorridi sotto alla visiera e sfrecci via fra le luci della città.




Ciao a tutti e grazie per aver letto.
Da dove mi è uscita questa storia? Boh! Perché su Camera Café, poi? Non lo so proprio!
Questa quarantena mi ha regalato momenti di ispirazione decisamente inaspettati e, così, guardando l'episodio "Rimpatriata" dell'ultima serie di Camera Café di qualche anno fa, questa shot mi è uscita di getto. Non ho mai scritto una femslash in vita mia ma, a quanto pare, c'è sempre una prima volta. Non ero sicura di pubblicarla ma il fatto di essere nel Pride Month mi è sembrato quasi un segnale. Quindi, perché no? Oggi è, inoltre, il giorno del mio compleanno per cui ho deciso di farmi un regalo pubblicando qualcosa di inusuale.
Ho preferito mettere OOC nelle note perché, davvero, credo che il mood di questa storia sia tutto ciò che è di più lontano dalla sitcom da cui è tratta, quindi mi pareva giusto specificarlo. Anche perché Martina mi è uscita un po' troppo sentimentale.
I discorsi che la ragazza fa sul concetto di 85 (su una scala di gnoccaggine da 1 a 10, la Corte è un bel 85) e le foto da officina sono prese proprio dall'episodio, così come il riferimento alla presenza, in ufficio quel pomeriggio, dell'ex compagna di scuola (bellissima a liceo e ora decisamente decaduta ma di cui la Corte continua ad avere un netto complesso di inferiorità).
Non ho resistito e ho voluto dare al testo un'impronta di "programmazione", essendo Martina un tecnico informatico, da qui anche il titolo.
Concludo dicendo che, ovviamente, mi farebbe davvero piacere avere una vostra opinione al riguardo, soprattutto considerando che è il mio primo esperimento di questo tipo, in assoluto.
Vi auguro una buona giornata
Cida
  
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