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Autore: sangueoro    20/06/2020    5 recensioni
Klaus e Caroline a spasso nel tempo?
Quali saranno i risultati delle loro avventure?
Dopo la morte di Klaus, Caroline deve fare i conti con i suoi sentimenti irrisolti e nel frattempo cercare di salvare le sue figlie dalla fusione.
Riuscirà a trovare la soluzione e a cambiare il destino del suo "ultimo amore"?
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rebekah stava leggendo ad alta voce il giornale che Klaus le aveva passato… nell’articolo però non c’era solo la scarna nota ufficiale che il Duca di Bewcastle aveva fatto recapitare al quotidiano la sera prima per annunciare il suo fidanzamento.

«“Il glaciale e solitario Barone St Clair, aristocratico dalla punta dei capelli a quella dei piedi, e Lady Rebekah Bedwyn, la stella indiscussa della stagione nonostante sia cresciuta in America senza un briciolo di buona creanza e compitezza, annunciano il loro fidanzamento.
Ci avreste mai creduto? Avreste mai potuto immaginarvi una coppia peggio assortita?
Perché il Duca di Bewcastle ha acconsentito al matrimonio della sua unica sorella con un semplice, seppur affascinante, Barone?
Forse per rispondere a questa domanda dobbiamo considerare che Sua Grazia bacia sua moglie durante i ricevimenti e non è in grado di mantenere la distanza corretta quando danza un valzer con la sua Duchessa.
Senza considerare cosa è accaduto ai Vauxhall Gardens, non ne voglio parlare, lo hanno già fatto tutti troppo profusamente. 
Lady e Gentlemen… non c’è altra spiegazione, siamo di fronte ad una cosa che si vede raramente nell’alta società londinese: un’unione d’amore!

Dove andremo mai a finire se anche i nobili cominciano a sposarsi spinti dai sentimenti?”»

«Dovrei essere arrabbiata ma mi fa troppo ridere» considerò divertita Rebekah.

«Le cronache mondane di Lady Whistledown» scosse la testa Elijah «Ovunque non si parla di altro, anche da White’s»

«Chissà chi è…» domandò Caroline perplessa.

«Qualcuno che è presente a tutti gli eventi più importanti» rispose Rebekah «E’ a conoscenza di troppi dettagli, ma io non credo che si tratti di un uomo… come tutti pensano»

«Sono d’accordo Becca, è chiaramente una donna, nota troppi particolari…»

«Vorresti sottintendere che un uomo sia troppo superficiale per farlo, Love?»

«E’ esattamente cosa volevo alludere, my dear»

«”..un semplice, seppur affascinante, Barone“» ripetè piccata Rebekah «Certo che è una donna!»

Klaus rise «In ogni caso concordo con voi, è una Lady… e se dovessi fare un’ ipotesi, direi una gentildonna che il Ton non considera particolarmente brillante e interessante, una persona che pur essendo perfettamente introdotta in società, rimane ad ascoltare ed osservare indisturbata nell’ombra.»

«Ha un senso» gli sorrise Caroline.

«Che vuoi farci, Love» le fece un occhiolino il vampiro «non tutte le menti degli uomini funzionano alla stessa maniera».

 

La famiglia originale aveva appena terminato di fare colazione quando arrivarono Morgan e Wulfric.

«Spero che non si tratti di un altro viaggio in solitaria» li accolse beffardo Klaus.

«No, questa volta si tratta di una pietra, dovete andare in Italia nel 1906»

 

Klaus e Caroline, camminando lentamente e in silenzio, stavano attraversando una pineta.

«Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.» cominciò a decantare all’improvviso Care.

«Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove su le tamerici

salmastre ed arse,

piove su i pini

scagliosi ed irti,

piove su i mirti

divini,

su le ginestre fulgenti

di fiori accolti,

su i ginepri folti

di coccole aulenti…»

Klaus la guardò perplesso «Cosa è?» chiese interrompendola.

«E’ la poesia che l’illustre ospite della Villa La Versiliana ha scritto qualche anno fa, ispirato da una passeggiata che ha fatto con la sua amata, proprio in questa pineta.

Lui nella poesia la chiama Ermione, ma in realtà era Eleonora Duse, l’attrice italiana più famosa e celebrata di questa epoca»

«Ermione è una figura mitologica greca piuttosto tragica» commentò il vampiro.

«Beh l’amore tra D’annunzio e la Duse è stato travolgente, di certo non una relazione tranquilla ed equilibrata» rispose Care «Vedrai… “il Vate“, come si fa chiamare Gabriele D’Annunzio, è una persona piuttosto particolare»

«Lo conosci?»

«Non personalmente!» rise Caroline «Sono molto giovane IO! Ma l’ho studiato con piacere, mi ha sempre intrigato… e a quanto pare piaceva anche a te, me lo ha detto Rebekah!»

«Hai una strana espressione, questa cosa ti risulta assurda?» chiese Klaus con un sorrisetto beffardo.

«A dire il vero in un primo momento sì! Poi devo dire che riflettendoci… D’annunzio era egocentrico, si considerava un essere superiore… a ben vedere, mi sembra che le affinità siano evidenti!» annuì la donna ricominciando a camminare e a decantare la poesia, lasciando l’uomo a fissarla divertito.

 

Villa La Versiliana era un’imponente costruzione a tre piani che sembrava un palazzo cittadino, nonostante non vi sorgesse niente intorno e fosse circondata dalla meravigliosa pineta che arrivava fino al mare.

Fu proprio nella bellissima spiaggia dorata, a pochi passi dalla villa, che i due vampiri incontrarono il Vate.

Caroline si era avvicinata e dopo qualche secondo Gabrielle D’Annunzio la stava abbracciando entusiasta.

«Avete fatto benissimo!» aveva esclamato «Non potevate tornare in Inghilterra senza aver visitato la Versilia! “Profumo della Versilia. Fatto di pini, d’acque incanalate, di ginepri, di cuora, di alghe, qual profondità tu davi al mio respiro!“» decantò.

Caroline gli sorrise affascinata.

«Nike! Voglio presentarti Niklaus e Caroline Mikaelson, una bellissima coppia inglese in viaggio di nozze in Italia. Li ho conosciuti a Roma qualche settimana fa al Teatro Costanzi e li ho invitati a passare qualche giorno qui da noi!»

Una donna si era alzata e gli stava venendo incontro «La Marchesa Alessandra di Rudinì» la introdusse il Vate.

«E’ un onore fare la vostra conoscenza, Milady» le fece un galante baciamano Klaus.

«Alessandra, vi prego» replicò la donna sorridendo «permettetemi di presentarvi i nostri ospiti, anche loro sono arrivati, inattesi… qualche giorno fa» continuò la nobildonna con una punta di ironia «il Conte Lorenzo Mancini e sua moglie Giuseppina»

«Gli amici mi chiamano Giusina» la corresse la giovane donna con un sorriso beffardo.

Caroline e Klaus si lanciarono uno sguardo complice.

Dopo qualche convenevole e commenti sulla meravigliosa spiaggia, i due vampiri ripresero la strada verso la villa preceduti da D’Annunzio e dalla Marchesa Rudinì, che volevano mostrargli la stanza dove avrebbero pernottato.

«Devo confessare che sono deluso» si lamentò sussurrando Klaus «la Contessa è già qui e la situazione potrebbe degenerare nel giro di qualche ora»

«Ma è perfetto invece!» replicò Caroline, continuando a parlare in modo che i loro ospiti non potessero ascoltare.

«Questo posto è incantevole, Love… non mi sarebbe dispiaciuto un soggiorno più lungo!»

La vampira scosse la testa sorridendo.

«E poi devi mettere in conto le nostre nuove identità di copertura…» le fece un occhiolino Klaus.

«Che vuoi dire?»

«Beh non siamo più semplicemente marito e moglie» spiegò l’uomo alzando un sopracciglio «ma addirittura dei novelli sposi in viaggio di nozze! E cosa ancora più importante, non sei più la moglie del Duca di Bewcastle, ma la mia… di Niklaus Mikaelson! E c’è una notevole differenza! Non trovi, Love?»

«Beh era quello che si era deciso nella Chambre de Chasse…»

«Non mi sembra, Love… Keelin ti ha solo consigliato il luogo dell’incontro, nel teatro di Roma, poi ti ha detto di inventanti una storia credibile…»

«Beh… un viaggio di nozze in Italia è credibile!» replicò la vampira «Visto che fingiamo già di essere sposati!»

«E per quanto riguarda il fatto che ora siamo i coniugi Mikaelson?» domandò sempre più strafottente il vampiro.

«Presentarsi come un Duca e una Duchessa inglesi, francamente, mi sembrava troppo!»

Klaus annuì «Se questa è la spiegazione che ti fa stare più a tuo agio, Love… d’accordo»

 

La stanza era ampia e spaziosa e dalla finestra si intravedeva il mare.

«Le vostre valigie?» domandò la Marchesa.

«Stanno arrivando da Firenze» rispose Klaus «c’è stato un problema con uno dei nostri bauli, ma eravamo già giunti in stazione e abbiamo preferito prendere ugualmente il treno, ci hanno garantito che arriveranno al più presto».

La loro ospite annuì trovando la spiegazione accettabile.

Il vampiro sorrise ripensando alla cura maniacale con la quale Caroline aveva assemblato il loro bagaglio, i bauli non potevano essere nuovi, dovevano sembrare “vissuti”, compatibili con il fatto di essere stati caricati e scaricati da un infinità di treni e carrozze nel loro viaggio tra Londra e l’Italia, e anche la loro biancheria e il vestiario non potevano sembrare appena usciti da quel negozio del centro di Firenze, sarebbe stato sospetto!

Klaus aveva cercato di spiegarle che erano dei vampiri e potevano soggiogare i loro ospiti per non fargli notare le incongruenze, ma Caroline non lo aveva neanche ascoltato, troppo presa ad organizzare e dare ordini.

L’aveva adorata!

Il Vate e la sua Marchesa si ritirarono, lui addicendo al fatto di dover sistemare i suoi amati cani e i cavalli, mentre la Rudinì doveva dare disposizioni per la cena. 

Caroline li osservò fino a che non si chiusero la porta alle spalle, poi con un respiro profondo spostò lo sguardo sull’enorme letto matrimoniale.

«Sono costretto a sottolineare un’ovvietà» le fece un sorriso sghembo Klaus «ci hanno riservato una sola stanza»

«Siamo degli sposini!» allargò le braccia Care «E poi solo i nobili inglesi hanno gli appartamenti separati! Perché marito e moglie non dovrebbero dormire insieme?»

«Concordo in pieno, Love!»

«Smettila! Tu dormi sul divano!»

«Ma neanche per idea!»

 

Cenarono in un bellissimo salone al piano terra, dalle finestre aperte arrivava l’odore di salsedine mischiato a quello dei pini, un orecchio più attento avrebbe sentito anche la risacca delle onde.

«Credo si stia alzando il libeccio» notò la Marchesa.

«Speriamo di no» commentò uno dei tre figli del Vate «Avremo dei giorni di vento e non potremo andare in spiaggia!»

«Il Libeccio soffia proprio dal mare, è da li che nasce» spiegò D’annunzio ai suoi ospiti «e non badate a quello che dice Veniero» continuò lanciando un’occhiata al figlio «bisogna fare un po’ di attenzione, ma è stimolante e rinfrancante fare un bagno tra i vortici e i flutti dei cavalloni, e poi il vento spingerà via tutte le nubi che si ammasseranno sulle Alpi Apuane! Donando a noi un bel cielo assolato e a loro la pioggia!»

I commensali risero divertiti e il Vate continuò a parlare e raccontare aneddoti.

Come era stato già evidente dalle foto d’epoca, Gabriele D’Annunzio era ben lontano dal poter essere definito un bell’uomo.

Liane de Pougy, una cortigiana della Belle Epoque, in un modo non proprio lusinghiero, lo descriveva come "uno gnomo spaventoso con gli occhi cerchiati di rosso, senza capelli, con denti verdastri, l'alito cattivo e le maniere di un ciarlatano”.

Caroline stava osservando il loro ospite, la signorina De Pougy aveva esagerato!

Non si poteva definire un adone, ma neanche un mostro di bruttezza!

Ma quello che si era allontanato di più di tutti dalla realtà era stato Ernest Hemingway, lo scrittore americano parlando di Gabriele D’Annunzio, lo aveva definito senza mezzi termini un”coglione”.

La vampira doveva dissentire nella maniera più assoluta, in quella stanza tutti pendevano letteralmente dalle sue labbra.

«Mia meravigliosa Caroline» le si rivolse il Vate, distogliendola dal flusso dei suoi pensieri «Mi permetto di consigliare a te e a tuo marito di andare a riposarvi, viaggiare è stimolante ma anche molto stancante!

Domani notte faremo un po’ tardi, in onore vostro e degli altri nostri ospiti, ho invitato degli amici, i proprietari di questa meravigliosa villa, i Digerini Nuti ed altri letterati, leggeremo, discuteremo… e vi prometto una conversazione corroborante e inebriante…»

«Ovviamente quando parla di letture… intende i suoi lavori!» intervenne la Marchesa.

« L’Arte! L’Arte! Ecco l’amante fedele, sempre giovine immortale» replicò D'Annunzio «ecco la fonte della gioia pura, vietata alle moltitudini, concessa agli eletti; ecco il prezioso Alimento che fa l’uomo simile a un dio.»

«Bisogna fare la propria vita, come si fa un’opera d’arte.» gli sorrise Caroline in risposta «Bisogna che la vita d’un uomo d’intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui»

Gabriele D’annunzio la fissò ammirato. «La parola è una cosa profonda, in cui per l’uomo d’intelletto son nascoste inesauribili ricchezze.»

«Credo che il nostro sublime ospite abbia ragione, Love… abbiamo bisogno di ritirarci nella nostra stanza» si alzò Klaus senza nascondere il suo disappunto.

«Rosam cape, spinam cave» sorrise il Vate.

«Cogli la rosa, attento alla spina» soppesò il vampiro con uno strano sogghigno «Vi posso assicurare che definirmi una spina è un eufemismo»

 

«Devi mantenere la calma!» lo rimbeccò per l’ennesima volta Caroline, quando si chiuse la porta della loro stanza alle spalle.

«Vorrebbe cogliere il tuo fiore, Love! Mi è parso molto chiaro a riguardo!»

«Ti assicuro che la serra dove ho rinchiuso il mio bocciolo è inespugnabile!» scosse la testa la donna.

Klaus scoppiò a ridere «Sono un gentiluomo e faccio finta di non aver sentito, Love».

La vampira lo guardò storto imbarazzata.

L’uomo alzò una tuta a righe con una fila di bottoni sul davanti «Dovrei indossare questa cosa?»

Care gli sorrise divertita «Il commesso a Firenze mi ha assicurato che è l’ultima moda in fatto di pigiami da uomo!»

«Pigiama?»

«E’ il capo di biancheria che si usa per dormire»

«Io non indosso niente per dormire»

«Visto che non vuoi fare il galantuomo e usare il divano… non puoi infilarti nel letto in costume adamitico, sorry…»

 

Klaus l’aveva fissata in silenzio dal momento che era uscita da dietro il paravento, fino a quando si era infilata sotto le coperte.

«Sei di una bellezza che lascia senza parole, Love»

«Grazie…»

«Mi pare un giusto compromesso!» le sorrise il vampiro indicandole la camicia di lino «Non penso che i nostri ospiti possano accorgersi che dormo indossando la mia biancheria del 1800, invece di quella che va per la maggiore in questa epoca!»

«Concordo» annuì Caroline appoggiandosi ai cuscini, senza girarsi a guardarlo.

«Sei in difficoltà?»

«Un po’…»

«Perché?»

La vampira sospirò senza rispondere alla domanda.

«Non trattarmi come se fossi un estraneo…»

Care si volto verso di lui e gli sorrise «Buona notte…» sussurrò soffiando sopra la candela che aveva appoggiato sul comodino.

Per qualche minuto rimasero in silenzio, distesi uno accanto all’altra fissando il soffitto.

«Lo hai baciato?»

«Chi?» chiese Caroline girandosi a guardarlo.

«L’uomo incatenato nei sotterranei…»

«Sei tu quell’uomo!»

«No… non lo sono, lui è me… ma io non sono lui»

«E’ assurdo quello che dici!»

«Mi mancano due secoli di vita per essere lui! Ma cosa ancora più importante mi mancano gli anni vissuti con te! Lui sa esattamente cosa siete l’uno per l’altra!»

«Klaus… »

«Rispondimi… lo hai baciato?»

«Sì»

«Mi hai mentito»

«Sì» mormorò Caroline.

«Non siamo solo amici»

«No…»

«Buonanotte… Caroline» sussurrò Klaus girandosi e dandole le spalle.

La vampira si rintanò nel suo lato del letto, non cercò neanche di dissimulare il gemito che precedette le lacrime.

 

Non si erano neanche sfiorati, erano stati svegli per ore, senza rivolgersi la parola.

La sera prima, quando si stava svestendo dietro il paravento, la cosa che Caroline temeva di più era stata quella di non riuscire a tenerlo lontano.

Ora, la mattina dopo, mentre faceva colazione, l’unica cosa che riusciva a pensare era a quanto sarebbe stato bello dormire tra le sue braccia dopo aver fatto l’amore.

Non ci aveva riflettuto.

Per lei il Klaus che aveva conosciuto a Mystic Falls e il vampiro che ora le sedeva accanto, erano la stessa persona, non si era messa nei panni del Klaus del 1800, se guardava la situazione dal suo punto di vista, le faceva male il petto…

Aveva ragione… aveva stramaledettamene ragione ad essere arrabbiato con lei.

«Il rimpianto è il vano pascolo di uno spirito disoccupato, mia cara Caroline» le si rivolse il padrone di casa scrutandola «Bisogna soprattutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove immaginazioni

«Perché mi state dicendo questo?»

«Perché mi pare evidente che non abbiate passato una notte tranquilla» le sorrise il Vate «Ma al contrario di tuo marito che è molto arrabbiato, tu mia adorata, sembri colpevole…»

Caroline sorrise.

«Ella si mise a ridere, d'un tenue riso che su quella bocca afflitta aveva una indicibile grazia e sorprendeva come un baleno inatteso.» decantò Gabriele D’annunzio con uno sguardo malizioso.

Klaus gli riservò un’ occhiataccia.

«Nulla vale a ravvivare e ad esasperare il desiderio d'un uomo, quanto l'udire da altri lodar la donna da lui troppo a lungo posseduta, o troppo a lungo vagheggiata invano.» chiosò divertito lo scrittore alzandosi.

«Ricorda Niklaus» si rivolse direttamente al vampiro «L'ideale avvelena ogni possesso imperfetto; e nell'amore ogni possesso è imperfetto e ingannevole, ogni piacere è misto di tristezza, ogni godimento è dimezzato, ogni gioia porta in sé un germe di sofferenza, ogni abbandono porta in sé un germe di dubbio; e i dubbi guastano, contaminano, corrompono tutti i diletti come le Arpie rendevano immangiabili tutti i cibi a Fineo»

Poi senza aggiungere altro il Vate uscì dal soggiorno lasciandoli soli.

«Ti chiedo scusa…» mormorò Caroline.

Per tutta risposta Klaus appoggiò sul tavolo il tovagliolo che teneva appoggiato sulle gambe ed alzandosi lasciò la stanza.

 

Care seduta su una sdraia stava fissando il mare.

«Tuo marito ha preso uno dei cavalli» le sorrise la Marchesa Rudinì «La Versilia è così bella, non mi sorprenderebbe se avesse perso la cognizione del tempo.»

La vampira annuì.

«Ci conosciamo da poco, ma ho avvertito da subito della simpatia per voi, mia cara» continuò a sorriderle cordiale la nobildonna «Quindi anche se sono consapevole che non sono affari che mi riguardano, mi voglio prendere la libertà di rassicurarti… la convivenza, specialmente nei primi mesi di matrimonio, è difficile… ma mi sembrate molto innamorati, non temere… tutto si sistemerà»

«Lo so» ricambiò il sorriso Caroline.

 

Klaus era stato fuori per tutto il giorno e quando era rientrato nella loro stanza, Caroline era già pronta per la cena.

«Soggiogherò tutti per fargli dimenticare questa giornata» le comunicò.

«Non serve, è normale che dei novelli sposi possano litigare… teoricamente non abbiamo ancora avuto il modo di conoscerci abbastanza a fondo» replicò Care con un’ alzata di spalle «tutti si sono prodigati a darmi dei consigli su come far funzionare un matrimonio!»

Il vampiro annuì e cominciò a spogliarsi.

«Puoi andare dietro il paravento?» lo riprese piccata Caroline.

«Abbiamo fatto sesso io e te?»

La donna abbassò lo sguardo.

«Come supponevo… a questo punto certi formalismi mi sembrano inutili, non trovi Love?»

 

Gli ospiti erano già arrivati quando Caroline e Klaus entrarono nella sala da pranzo.

Dopo le presentazioni, il Vate prese la vampira sottobraccio.

«Da questa parte, mia adorata… il tuo posto è al mio fianco» le sussurrò ad un orecchio.

Con la coda dell’occhio Care vide Klaus sorridere cordiale alla padrona di casa e sedersi alla sua destra, all’altro capo del lungo tavolo.

 

«Se quella non la smette di accarezzarti il braccio, la sbrano…» sibilò a denti stretti Care.

«Come se fino a qualche minuto fa, il nostro ospite non teneva una mano sulla tua gamba!» replicò Klaus senza neanche girarsi a guardarla.

Caroline lo guardò perplessa.

«Il rumore della stoffa del tuo vestito era assordante, Love»

«Gliel’ho fatta togliere!»

«Lo so…»

«Ti pregherei di fare altrettanto con gli artigli di quell’arpia!»

«Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo non scambierebbe con l'intero possesso del corpo di lei» sussurrò D’Annunzio all’orecchio della vampira «Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza, non sa la più alta delle felicità umane»

«Ridicolo!» sospirò Klaus.

«E’ passato così tanto tempo, da quando ho incontrato per la prima volta mio marito» replicò Caroline al Vate «ma nulla è cambiato da quel giorno, quindi spero che lui sia felice ogni volta che incrocia il mio sguardo»

«Non credo possa essere altrimenti» le sorrise il poeta accarezzandole il viso «siete di una bellezza senza pari, Caroline…»

«Gli uomini d’intelletto, educato al culto della Bellezza conservano sempre, anche nelle peggiori depravazioni, una specie di ordine» replicò la vampira sfuggendo al suo tocco, continuando però a sorridergli cordiale.

«Una parte di me è gratificata da quanto conoscete bene i mie lavori» rise D’Annunzio «ma mi sembra anche abbastanza evidente che preferirei non li citaste per rimettermi al mio posto»

Klaus aveva seguito tutto il dialogo fissando Caroline in silenzio, il profumo dell’ospite che gli sedeva al fianco lo infastidiva, lo stesso si poteva dire della voce stridula con la quale cercava di attirare la sua attenzione, strattonò il braccio al quale era ancorata e la fulminò con lo sguardo.

«Funziona sempre» sghignazzò Caroline dall’altra parte del tavolo «quando vuoi basta un’occhiata»

Anche se aveva fatto di tutto per evitarlo, l’ombra di un sorriso divertito si fece largo sul volto di Klaus.

 

Gabriele D’Annunzio, seduto su una lussuosa poltrona, sembrava un monarca circondato dai suoi sudditi, stava leggendo dei brani tratti da alcuni dei suoi libri, e di tanto in tanto accarezzava la schiena alla Contessa Giuseppina Mancini, che era seduta ai suoi piedi su un comodo cuscino.

«Sembra una cagnolina che brama le sue attenzioni» commentò Caroline.

«Finalmente!» rispose Klaus «Credevo che il Vate si fosse dimenticato di averla invitata per sedurla! Talmente era preso da te!»

La vampira lo guardò di traverso.

«Comunque… hanno copulato oggi pomeriggio» continuò il vampiro.

Care si girò a guardarlo.

«Ma lo sai che il grande poeta è solito cavalcare completamente nudo?» le domandò Klaus.

Caroline annuì divertita.

«Beh avresti anche potuto avvertirmi, non ero pronto per un tale spettacolo!»

Nessuno poteva udire la conversazione dei due vampiri, ma più di un ospite li guardò interrogativi, visto che sembravano divertirsi un mondo e il brano che D’Annunzio stava leggendo non avrebbe dovuto suscitare quel tipo di reazione.

«Qualcun’altro vuole leggere qualcosa?» chiese stizzito il Vate.

«Se me lo permettete, oggi pomeriggio avrei letto un passo che mi ha colpito moltissimo» rispose Klaus alzandosi e dirigendosi verso il tavolinetto dove erano appoggiati diversi tomi.

«Sì! Vi prego… avete un accento delizioso!» cinguettò la donna che gli era seduta accanto a cena.

Care sospirò infastidita.

Klaus si rimise seduto accanto a Caroline, non degnando neanche di uno sguardo la sua ammiratrice, poi aprì il libro e iniziò a leggere.

«Avere un pensiero unico, assiduo, di tutte l'ore, di tutti gli attimi; non concepire altra felicità che quella, sovrumana, irraggiata dalla sola tua presenza su l'esser mio;... vivere tutto il giorno nell'aspettazione inquieta, furiosa, terribile, del momento in cui ti rivedrò; ... nutrire l'immagine delle tue carezze, quando sei partita, e di nuovo possederti in un'ombra quasi creata; ... sentirti, quando io dormo, sentirti, sul mio cuore, viva, reale, palpabile, mescolata al mio sangue, mescolata alla mia vita; ... e credere in te soltanto, giurare in te soltanto, riporre in te soltanto la mia fede, la mia forza, il mio orgoglio, tutto il mio mondo, tutto quel che sogno, e tutto quel che spero…»

Il vampiro alzò lo sguardo per guardarla.

Care gli prese il libro dalle mani, lo sfogliò per qualche attimo e poi cominciò a leggere a sua volta.

«Non ricordo più nulla. Vi amo. Amo voi solo. Penso per voi solo. Vivo per voi solo. Non so più nulla; non ricordo più nulla; non desidero più nulla, oltre il vostro amore. Sono ora fuor del mondo, interamente perduta nel vostro essere. Io sono nel vostro sangue e nella vostra anima; io mi sento in ogni palpito delle vostre arterie; io non vi tocco eppure mi mescolo con voi come se vi tenessi di continuo tra le mie braccia, su la mia bocca, sul mio cuore. Io vi amo e voi mi amate; e questo dura da secoli, durerà nei secoli, per sempre. Accanto a voi, pensando a voi, vivendo di voi, ho il sentimento dell'infinito, il sentimento dell'eterno. Io vi amo e voi mi amate. Non so altro; non ricordo altro…»

Care alzò lo sguardo e come se fossero da soli gli prese il viso tra le mani.

«Noi ci amiamo, ma non ce lo eravamo mai detti, mi sembrava giusto farlo dire per primi ai noi del futuro, te lo dovevo… per tutti gli anni che mi hai rincorso, per tutte le volte che mi hai spronato a desiderare una vita piena e libera, per tutte le volte che mi hai incoraggiato ad accettare i sentimenti che provavo per te… ci sono riuscita pienamente solo dopo averti perso… ed è stato il rimpianto più grande della mia vita»

«Mi sono innamorato di te nell’attimo esatto che sei entrata nella mia casa di New Orleans…»

«Ti servirà qualche giorno in più nel futuro… non tantissimi… giusto il tempo per provare ad uccidermi due volte!»

Klaus scoppiò a ridere.

Nessuno aveva udito quello che si erano detti, ma nella stanza c’era il più assoluto silenzio e i presenti li fissavano incuriositi.

«Uno dei più alti piaceri nella conversazione non volgare, è sentire che uno stesso grado di calore anima tutte le intelligenze presenti.» chiosò il Vate con un sospiro «Allora soltanto, le parole danno a chi le profferisce e a chi le ode il supremo diletto»

 

Mentre si ascoltavano i brani e i versi, si era fumato e si era bevuto… il clima si era fatto più intimo e lussurioso, alcuni degli ospiti si erano appartati sul divano e privi di ogni inibizione si toccavano e si baciavano.

«Dobbiamo cercare di rimanere concentrati» sussurrò Klaus nel mentre faceva scorrere le sue labbra sul collo di Caroline «E’ molto difficile, ma dobbiamo» aggiunse roco.

«Hai ragione» ansimò la vampira «ci siamo distratti troppo…»

«Io almeno ho seguito i due amanti clandestini» le ricordò l’uomo «Anche se non mi capacito sul perché quella ragazza così giovane ed avvenente tradisca suo marito con un uomo del genere!»

«Il Conte Mancini è più piacente, ha denari e un titolo nobiliare» convenne Care «Ma ha la personalità di un pesce bollito! Gabriele D’Annunzio è una delle menti più brillanti della letteratura, dell’arte e della poesia, non c’è proprio paragone!»

«Smettila di decantare le sue lodi!» le ringhiò Klaus.

«Un uomo deve avere carattere, carisma, intelligenza» elencò la vampira afferrandolo per il colletto «ma anche senso estetico e un indole artistica» spiegò baciandolo « l’uomo che amo, oltre a tutte queste qualità è anche bellissimo e affascinate come nessun altro…» gli mormorò mordicchiargli un orecchio.

«Così mi fai impazzire!» cedette il vampiro facendola stendere su dei cuscini appoggiati a terra.

«Dove sono?» chiese Caroline divincolandosi dal suo abbraccio.

«Dove sono chi?» domandò infastidito Klaus.

«La Contessina e il Vate!» rispose la donna.

«Proprio ora dovevano sparire quei due!» sbuffò il vampiro aiutandola a ricomporsi.

«Dobbiamo cercarli» sghignazzò Care «Siamo qui per la missione e la pietra!»

«Come desidera, Milady!»

 

Non fu difficile individuarli, i due amanti stavano litigando furiosamente.

Erano sul Ponte del Principe, un piccolo gioiello architettonico del 1700, che attraversa un piccolo fiume a pochi passi dalla villa.

«Bisogna conservare ad ogni costo intatta la libertà, fin nell’ebrezza» stava dicendo D’Annunzio «La regola dell’uomo d’intelletto, eccola: “habere, non haberi”»

«Possedere ma non essere posseduti!» scosse la testa Klaus che insieme a Caroline era nascosto nella vegetazione della pineta «Che cretinata! L’amore è anche possesso!… E’ possesso perenne del bene»

Caroline lo guardò ironica.

«E’ Platone, Love!»

La vampira annuì compiaciuta.

«Infatti tu sei mia! E lo sarai per sempre…»

 

Successe tutto all’improvviso, la contessa aveva urlato che non poteva vivere senza l’amore del Vate e si era gettata dal ponte, D’Annunzio era stato a guardala inebetito, qualche attimo ed era stato ridestato dalle urla del Conte Mancini che stava sopraggiungendo con la Marchesa di Rudinì, il nobile si era gettato in acqua e nelle fasi concitate del salvataggio della moglie, non si era accorto che il medaglione si era impigliato, la catena si era rotta e il monile si era perso per sempre.

«Ed anche questa volta ce l’abbiamo fatta» sorrise Klaus qualche centinaio di metri più a valle, mentre raggiungeva la riva con in mano la pietra.

Caroline annuì compiaciuta ricambiando il sorriso.

«Ora torniamo indietro, diciamo a tutti che dobbiamo partire all’alba e che andiamo a fare i bagagli, invece ce ne torniamo subito a Londra, Love» si incamminò il vampiro «a meno che tu non voglia far sapere a tutti gli ospiti di Villa La Versiliana che abbiamo fatto pace…» aggiunse con un occhiolino malizioso.

«Certo, meglio farlo sapere a tutta Lindsey House! Dove alcuni dei residenti non li possiamo neanche soggiogare!» soppesò Care «Avrei un’idea migliore…»

«Quale, Love?»

«Io e te abbiamo fatto l’amore solo una volta…»

«Cosa?»

«Abbiamo vissuto separati per quasi venti anni!»

«Meno male! Per un attimo ho temuto per la mia libido!»

«Lo abbiamo fatto in un posto molto simile a questo, nel bosco che circonda Mystic Falls» esternò Caroline guardandosi intorno.

«Davvero?» stette al gioco Klaus avvicinandosi «Come è successo?»

«Mi hai chiesto di confessarti cosa provavo per te»

«E lo hai fatto?»

«No… ma ho ammesso che ti volevo»

«Me lo hai proprio detto?»

«No… ti ho baciato»

«Ed io?»

Caroline lo afferrò e lo sbatté contro un tronco, poi gli strappò la camicia.

«Hai fatto così» bisbigliò.

«Rude…» commentò roco l’uomo.

«Era esattamente quello che volevo, essere sbranata da te… erano mesi che volevo che mi saltassi addosso, grossomodo come ora… dall’attimo esatto che sono arrivata a New Orleans»

«E allora fammi rimediare» ringhiò invertendo le posizioni e avventandosi su di lei.

La luna si intravedeva dai rami dei pini sopra le loro teste, l’odore della resina si mischiava con quello salmastro del mare, si era alzato un leggero venticello e la musica ritmica delle onde che si infrangevano sulla battigia faceva da accompagnamento ai gemiti di Caroline e agli affondi impetuosi di Klaus, all’urlo liberatorio di lei e il ringhio feroce di lui.

«Ti amo» gli rivelò la vampira mentre lui aveva ripreso a spingersi dentro di lei, con un movimento più lento, assaporando ogni centimetro, sprofondava e la sentiva incunearsi verso di lui, arretrava ed avvertiva le sue carni che lo accarezzavano, per poi accoglierlo di nuovo.

«Lasciare quel bar senza voltarmi è stata la cosa più difficile che ho fatto in vita mia, avrei voluto supplicarti di non lasciarmi, avrei voluto dirti che avremmo trovato una soluzione, ma tu eri deciso, sembrava volessi dimostrare a tutti che per amore sei disposto a tutto… sembrava quasi che lo volessi chiarire in modo particolare a me… a me che sono sempre fuggita da te»

Klaus la fissò intensamente.

«Ho sbagliato… ho sempre sbagliato con te» gli confessò la vampira con le lacrime agli occhi «Tu invece sei sempre stato sincero e autentico, tu ti mostravi feroce… violento… perverso, con chiunque ti ostacolasse, mentre con me eri gentile, galante, affettuoso… divertente, mi amavi e non ne hai mai fatto mistero, tu sei stato l’unico che mi ha vista e capita dal primo sguardo, la maggior parte delle persone ci mette tantissimo tempo ad andare oltre il mio aspetto, alla mia indole pacata, al mio essere accomodante, pensano che io sia docile e gli viene naturale approfittarne… »

«Tu non sei così!» la interruppe Klaus «Tu sei forte! Decisa… coraggiosa, sei una luce accecante e potente che avvolge tutto, sei vitale… magnifica…»

«Esattamente come te, me lo hai detto tu una volta… io e te siamo uguali, siamo determinati, consapevoli delle nostre abilità, ben felici di essere dei vampiri… forti, immortali, senza paura…
Io sono più compassionevole e comprensiva, tu sei più intransigente e preferisci ricorrere alla forza fisica, ma questi sono modi di agire… non sono modi di essere, l’ho compreso tardi… ma ci sono riuscita e ti amo esattamente per come sei».

   
 
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