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Autore: CatherineC94    21/06/2020    3 recensioni
Poi lo vide, spaesato che si guardava intorno; gli andò incontro e rimase senza parole. Forse aveva recepito le verità che l’esistenza umana gli aveva precluso; lo vide sorridere orgoglioso e il cuore, in senso figurato, gli parve scoppiare di gioia. Aveva già visto cosa aveva fatto? Anche lui aveva sacrificato la sua vita per il bene, proprio come aveva fatto lui; chissà se l’avrebbe perdonato, chissà se l’avrebbe accettato.
« Reg» disse limpido ed incredulo.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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Scheggia
 
1969
 
L’interno della stanza era scuro e a tratti cavernoso; era tutto un po’ angusto, ci stava a malapena seduto. Fissava con occhi sbiechi i diversi detergenti e  solventi magici posti di lato; da “Ultich, e la macchia svanisce come per magia” a “ Magico Mago- il detergente che risolve ogni problema”. Sirius sbruffando strinse le gambe con le braccia, poggiando silenzioso il capo, in attesa; poco dopo un ticchettio dell’orologio gli fece capire che forse nessuno sarebbe venuto. Chiuso in quello stanzino rimpianse solo la cena, che dall’aspetto sembrava gustosa e non la compagnia; quella sera era venuta a Grimmauld Place una vecchia prozia di suo padre, la zia Beatrix. Quando la vide per la prima volta l’associò ad una vecchia mummia ricoperta di strati di bende che in realtà si dimostrarono essere pelle raggrinzita; era una donna odiosa, superba  che faceva di tutto per trattarlo male. A cena poi aveva resistito solo fino alla fine del lauto antipasto; la donna aveva iniziato a sputare veleno su di lui e sul suo presunto comportamento deplorevole. Così, conscio delle sue recenti abilità magiche la tramutò davvero in una mummia, provocando le risate di suo fratello Reg; si sentì una specie di eroe a quel punto, soprattutto quando lo rinchiusero lì. Però era notte quasi, e nessuno si era presentato con qualcosa da mangiare; lo stomaco sussultava mentre Sirius perdeva le speranze.
«Fratello» bisbigliò Regulus timoroso; Sirius si rizzò in piedi, o per lo meno ci provò mentre il cuore batteva all’impazzata e volava più veloce di una scheggia.
Suo fratello silenzioso aprì la porta facendo scorrere un delizioso piatto ricco di leccornie; Sirius lo afferrò verace, guardando con ostilità il simbolo dei Black dipinto sopra. Regulus sorridente e felice poggiò la testa e base delle spalle sua porta; finché suo fratello fosse stato lì, lui  non avrebbe dovuto temere alcun male.
«La vecchia che fine ha fatto?» chiese avido Sirius mentre divorava parte del pasticcio di Rognone; Regulus sorrise, invisibile agli occhi del fratello maggiore e rispose: «Tornata a casa sua».
Sirius fece un verso appagato sia dal cibo e sia dalla notizia, mentre Reg sospirò triste.
«Dovresti finirla di provocarli, hanno detto che non ci faranno andare più da Cissy e le altre» balbettò il fratello minore quasi piagnucolando; Sirius ingollò un boccone e rispose: « Ci tieni così tanto ad andare Reg? ». Il maggiore rifletté un poco, e in tutta sincerità non aveva mai trovato piacevoli quelle visite, tranne quando si univa a loro Andromeda; le altre cugine erano molto simili a sua madre e gli sarebbe bastato avere a che fare con lei a casa loro. Ma  Reg era felice di quelle gite che li strappavano dalla noia  e malinconia di Grimmauld Place, e allora lui decise in quell’istante che avrebbe fatto di tutto per portacelo; finì di mangiare in silenzio, pensieroso.
«Sir?» chiese Reg,« Che cosa significa Toujours pur? Oggi il precettore me l’ha fatto ricopiare così tante volte..» concluse.
Sirius rimase pietrificato sul posto, e dopo aver preso un respiro decise di dirgli cosa aveva capito: «Non è una bella faccenda Reg, lascia stare anzi non impararla mai».
«Papà mi punirà se non lo farò, come ha fatto con te» sussurrò tremante; solo qualche giorno prima Orion aveva usato la violenza sul figlio maggiore, e la schiena di Sirius era l’esempio tangibile.
Il fratello maggiore respirò piano, doveva calmare Reg, era suo dovere farlo.
«Ascolta Reg, le cose che ti dicono sono fandonie. Ieri ho visto di nascosto la figlia dei vicini, la babbana. Non è né sudicia e né malvagia come dicono mamma e papà, anzi è dolce e simpatica» affermò duro, Regulus sbiancò e disse: «Hai disobbedito a nostro padre?».
Sirius sbuffò.
Regulus ci pensò su per un attimo; i loro genitori avevano dato loro delle regole ben precise e non capiva perché Sirius dovesse rifiutare di rispettarle. Se avesse continuato così, Reg ne era sicuro, gli avrebbero fatto qualcosa di orribile; aveva visto lo sguardò strano di sua madre. Ebbe paura.
«Ti prego Sir, ti faranno scomparire come quel tizio che abitava al numero dieci» disse tremante; Sirius chiuse gli occhi, mentre l’odore di muffa nello stanzino riempì ancora una volta le sue narici.
Un rumore improvviso li fece scattare, probabilmente l’elfo cercava Regulus e sarebbe stata una questione di minuti prima di scoprirlo, e allora si che sarebbero stati guai.
«Vai Reg, veloce come una scheggia» gli disse Sirius, mentre Regulus non si spostò di un millimetro; il cuore di Sirius si strinse mentre lo esortava ancora.
Lo sentì alzarsi in dubbio; e se fosse stata l’ultima volta che avrebbe visto suo fratello?
«Vai fratello, sono il figlio maggiore non mi faranno scomparire. Ma se dovesse succedere, ricordati che  ti ritroverò sempre, in questa o nell’altra vita» mormorò Sirius, mentre Regulus trattenendo le lacrime scappò via.
 
 
 
1980
 
Quella mattina faceva davvero freddo, le nuvole erano color del ghiaccio, mentre un gruppo di corvi si spostava di tetto in tetto; era buffo in effetti che fra tutti gli uccelli erano i corvi gli ultimi che avrebbe visto prima di morire. Morire gli era parso semplice in un primo istante, come bere un bicchiere della staffa; e poi sarebbe stato tutto per una buona causa. Eppure, in un secondo momento si insinuò in lui una sensazione di malsana tristezza; avrebbe potuto fare davvero di tutto della sua vita, invece aveva deciso di accorciarla in modo drastico. Quella scelta si era rivelata, dopo un primo momento di orgoglio distorto e fittizio, una scelta suicida; aveva compiuto atti ignobili nella sua breve esistenza seguendo un uomo degenere con idee folli  e malvagie.
Un tempo, avrebbe fatto di tutto per accogliere e servire Lord Voldemort; ma adesso, seduto a torso  nudo sul tetto, con i capelli aggrovigliati e un cumulo di  cicche di sigarette babbane, avrebbe barattato se stesso per porre fine a tutto.
Rise, un po’ folle, un po’ divertito. In effetti lo stava facendo, ma, altra questione assai buffa, nessuno avrebbe mai saputo niente a  meno che qualcun altro avrebbe scoperto ciò che doveva essere compreso; vale  a dire l’unico modo per  distruggere quel mostro. Il primo rimpianto, era sempre lo stesso, cioè non aver ascoltato suo fratello maggiore; lui, che si era attirato su di sé le ire della famiglia, lui che l’aveva rinnegata era stato l’unico che aveva capito davvero le cose come stavano. Era sempre stato il suo eroe sin da bambino, quando però si rifugiò assieme a James Potter e gli altri due, Regulus sentì che un pezzo del suo cuore si spezzò e si perse per sempre; era una coltellata vederlo così felice, così appagato nei corridoi di Hogwarts. E lui, Regulus da solo assieme ai Serpeverde che l’avevano condotto a quella situazione; rise ancora beffardo aspirando un altro tiro. Perché associava la sua distruzione agli altri? Era stato lui stesso che aveva scelto e nessun altro; Sirius aveva scelto, e in quel momento era Godric’s Hollow con i Potter, felice, amato, immortale. Immortale? Si, perché l’amore rende immortali ed imperituri.
Trattenne un singhiozzo, e barcollante indossò un mantello logoro; ah! Dov’era finita l’eleganza dei Black?
Si smaterializzò silenzioso ed aspettò.
Era un sobborgo babbano ricolmo di persone che ignare di tutto si muovevano velocemente; l’edificio era costituito da tanti mattoni in rilievo rossi e neri. Regulus alzò gli occhi, vide ancora una volta due corvi appollaiati sulle grondaie che lo guardavano; anche se sarebbe scappato, lei l’avrebbe seguito senza via di scampo.
All’improvviso lo vide. Camminava rapido, avvolto in un completo gessato color porpora ed una camicia di velluto verde; aveva nel panciotto un orologio da taschino. I cappelli erano lunghi fino alle spalle e la barba era ben curata; gli occhi grigi invece erano vigili e sull’attenti.
Regulus fu felice di averlo visto in quel modo almeno per quest’ultima volta, forse lui non lo sarebbe stato altrettanto; si sentiva un po’ spiritato, ma forse era una costante tipica di chi sente la morte dietro le spalle. Non c’era modo di scapparle, lei sarebbe arrivata lo stesso.
Avrebbe voluto abbracciarlo forse, ma si vergognava così tanto; però davvero, fu felice di vederlo così amato anche se da estranei. Lo guardò un’ultima volta, l’odore di muffa dello stanzino delle scope lo sentiva ancora nelle narici però era lontano anni luce; trattenne a stento un singhiozzo.

 
Ci ritroveremo sempre, in questa o nell’altra vita, fratello.
 
Decise che il momento era giunto, così si smaterializzò per l’ultima volta  a Grimmauld Place; entrò e chiamò l’elfo, mentre il sangue scorreva assieme all’adrenalina; come una scheggia, senza freni. Uscirono nella notte, ancora una volta sentì i corvi gracchiare; ci siamo pensò, sono già morto.
 
 
1995/Indefinito
 
La luce era dirompente, non ne aveva vista mai così tanta; si guardò le mani, così belle, così pulite e così giovani. Non era stato mai così felice in realtà, a parte quando da piccolo, assieme suo fratello progettava avvenimenti straordinari; i suoi occhi, così simili a quelli di Sirius cercavano avidi in quella luce chi per anni aveva bramato. Gli dispiaceva in un certo senso che fosse già il momento, avrebbe dovuto aspettare e stare vicino a chi aveva bisogno di lui; però le leggi dell’universo non sottostavano ai suoi desii, così sospirò rassegnato. C’era invece chi come lui era dispiaciuto, ma anche selvaggiamente felice; sorrise  pensando a chi altro lo aspettava più in là e già pregustava la festa che si sarebbe andata a creare. Dopo tante sofferenze, forse era quello il modo migliore per godere di un po’ di felicità; non ne sapeva molto, ma forse era così che sarebbe dovuta andare.
Poi lo vide, spaesato che si guardava intorno; gli andò incontro e rimase senza parole. Forse aveva recepito le verità che l’esistenza  umana gli aveva precluso; lo vide sorridere orgoglioso e il cuore, in senso figurato, gli parve scoppiare di gioia. Aveva già visto cosa aveva fatto? Anche lui aveva sacrificato la sua vita per il bene, proprio come aveva fatto lui; chissà se l’avrebbe perdonato, chissà se l’avrebbe accettato.
« Reg» disse limpido ed incredulo.
Lui rise, finalmente felice e affermò: « Non ricordi? Me l’avevi promesso, ci saremmo ritrovati sempre, in questa o nell’altra vita».
Sirius parve sul punto di piangere, ma non lo lasciò fare abbracciandolo di slancio; Regulus si beò di quel momento e dell’odore di suo fratello che significava casa.
«Andiamo, c’è parecchia gente che ti aspetta» gli disse indicando con il braccio avanti; suo fratello si girò dispiaciuto indietro.
Regulus sorrise e mormorò: « Starà bene, il sacrificio di tutti noi sarà la sua salvezza»; Sirius annuì, conscio che Harry Potter, il suo amato figlioccio alla fine avrebbe trionfato.
«E poi, non so come potresti mai privarti del tuo amico James, ormai da tempo immemore saltella impaziente sapendo del tuo arrivo» aggiunse Regulus felice.
Sirius lo guardò stupefatto, mentre comprendeva che tutto sarebbe andato bene; James, Reg, Lily e gli altri erano lì pronti per accoglierlo; rise di cuore, e la sua risata simile ad un latrato di un cane avvolse e riempì quello spazio luminoso.
«Andiamo scheggia» affermò Sirius, avvolgendo con un braccio le spalle del fratello e dirigendolo a sua volta avanti
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