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Autore: MerasaviaAnderson    21/06/2020    1 recensioni
• {Ambientata durante la Prima Guerra Magica ~ James/Lily ~ Sirius/Remus}
Il terrore provato da Lily e James ogni volta che qualcuno bussava alla loro porta, in piena Guerra.
Ma fortunatamente, spesso la realtà è differente dagli incubi.
Dal testo:
"Nessuno bussava mai a casa Potter-Evans, tanto meno nel cuore della notte: da quando vivevano sotto la protezione dell’Incanto Fidelius e tutti i loro amici erano impegnati con le missioni dell’Ordine della Fenice, James e Lily erano più soli che mai. Sirius e Remus passavano ogni volta che potevano, spesso e volentieri anche Peter si univa a loro.
Il gelo calò nella camera da letto di James e Lily, che si guardarono preoccupati quando il bussare continuava a persistere: potevano essere solo Peter, Sirius, Remus o il professor Silente, gli unici a conoscere la loro locazione e a potervi arrivare.
«Resta qui con Harry.» disse James a Lily, afferrando la sua bacchetta e dirigendosi per le scale, pronto a difendersi.
«Chi è?» domandò una volta avvicinatosi alla porta. Il cuore gli batteva forte nel petto, perché chiunque lo andasse a trovare lo avvisava sempre prima… e soprattutto non lo faceva alle undici e mezza di notte."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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KNOCKING AT THE DOOR



 

PARTE PRIMA.

Nessuno bussava mai a casa Potter-Evans, tanto meno nel cuore della notte: da quando vivevano sotto la protezione dell’Incanto Fidelius e tutti i loro amici erano impegnati con le missioni dell’Ordine della Fenice, James e Lily erano più soli che mai. Sirius e Remus passavano ogni volta che potevano, spesso e volentieri anche Peter si univa a loro.
Il gelo calò nella camera da letto di James e Lily, che si guardarono preoccupati quando il bussare continuava a persistere: potevano essere solo Peter, Sirius, Remus o il professor Silente, gli unici a conoscere la loro locazione e a potervi arrivare.
«Resta qui con Harry.» disse James a Lily, afferrando la sua bacchetta e dirigendosi per le scale, pronto a difendersi.
«Chi è?» domandò una volta avvicinatosi alla porta. Il cuore gli batteva forte nel petto, perché chiunque lo andasse a trovare lo avvisava sempre prima… e soprattutto non lo faceva alle undici e mezza di notte.
«Sono io, Ramoso!» una voce biascicante parlò dall’altro lato, cosa che fece spalancare gli occhi a James, che abbassò immediatamente la maniglia e spalancò la porta allarmato.
Sirius era lì e si reggeva a malapena in piedi, era appoggiato allo stipite e le sue mani erano sporche di sangue. Era partito la settimana prima per una in missione sotto l’Ordine della Fenice e adesso se lo ritrovava lì, agonizzante e ferito. C’era qualcosa che non andava.
James dovette resistere all’istinto di prenderlo e accompagnarlo dentro e, con il cuore stretto, gli porse una domanda: «Cosa ha detto Remus quando delirava per la febbre al terzo anno?» doveva tenere la bacchetta puntata su Sirius, la prudenza non era mai troppa… ma quasi sperò che quell’uomo ridotto in quelle condizioni non fosse davvero il suo migliore amico.
«”Non picchiare la puzzola!”» disse a fatica, e immediatamente James si apprestò ad andargli in contro e sorreggerlo, tenendolo per le spalle e cercando di condurlo dentro casa.
«Per Merlino, Sirius, che cazzo hai fatto?!» urlò, subito dopo aver chiuso la porta. Ma già Sirius era letteralmente crollato sul pavimento, troppo debilitato per reggersi in piedi.
«Cazzo...» biascicò James, mentre si inginocchiava per tenere il corpo di Sirius, sporcandosi le mani di sangue, proveniente da quella ferita che ancora non aveva localizzato «LILY!» urlò, per farsi sentire dalla moglie al piano di sopra «LILY TI PREGO, VIENI VELOCE! È SIRIUS! È FERITO!»
Di fatti passarono solo pochi secondi prima che Lily corresse giù per le scale, precipitandosi accanto a James preoccupata. Aveva spalancato gli occhi verdi non appena aveva visto l’amico in quelle condizioni, ma tornò subito lucida per poterlo aiutare.
«Aiutami a portarlo sul divano.» gli intimò, pronta e scattante. Sia lei che James avevano tenuto un corso di primo soccorso con i Guaritori del San Mungo, per qualsiasi emergenza.
Dopo che il giovane Black fu adagiato sul divano, Lily iniziò a controllargli le pupille, a chiamarlo ripetutamente per farlo reagire… Ma non sembrava funzionare, ormai aveva completamente perso conoscenza. A quanto pare aveva resistito a lungo, forse anche troppo.
«Va’ a chiamare Remus, veloce!» intimò Lily a James «Digli di venire qui urgentemente e portare la sua scorta di Essenza di Dittamo! Portami anche il kit di pozioni, fa’ presto!»
James non disse una parola, troppo spaventato mentre Lily cercava di fare il possibile per Sirius. Correva su e giù per la casa per portare tutto il necessario a sua moglie, aveva evocato un Patronus da mandare a Remus e adesso attendevano solo il suo arrivo.
«Cos’ha?» chiese James, mentre Lily aveva tolto la maglia e strappato un pezzo di pantalone a Sirius, per pulire con un Aguamenti tutte le ferite sul suo corpo. Nella mente del giovane Potter si proiettò il ricordo di quando anni prima Black si era presentato alla sua porta, con una valigia in mano ed evidenti segni di torture da parte della sua famiglia. Non vi era stato un giorno, da quella sera, che non avessero passato insieme.
«Non lo so… Non so cosa è accaduto, non riesco a capirlo… Forse ha perso sangue.» rispose, cercando di non farsi sopraffare dalle emozioni, mentre Sirius emetteva un gemito di dolore non appena l’acqua toccava la sua pelle scorticata. «È Remus l’esperto di queste cose, speriamo solo che arrivi presto.»
«Posso fare qualcosa?» domandò ancora, ma ricevette da Lily una risposta negativa.
«No, sta’ semplicemente tranquillo.» gli rispose la giovane, comprendendo che l’agitazione del marito non avrebbe aiutato né lei, né Sirius «Io preparo una pozione contro il dolore, Remus provvederà a medicarlo con il Dittamo.» continuò, destreggiandosi tra varie provette.
Così James andò a sedere sul bracciolo del divano, accanto all’amico, in modo da tenerlo costantemente sott’occhio mentre Lily preparava qualche pozione. Fortunatamente Harry continuava a dormire beato nella sua culletta, perché non se la sentiva minimamente di lasciare il fianco di Sirius; con movimenti leggermente impacciati gli scostava i capelli dal volto, mordendosi un labbro per non piangere.
Era tutto… troppo.
Tutti i suoi amici rischiavano la vita ogni giorno per proteggere la sua famiglia e mentre lui era letteralmente rinchiuso ventiquattr'ore su ventiquattro dentro quella casa ad autocommiserarsi, il suo migliore amico veniva mandato chissà dove a farsi ridurre in quel modo da qualche seguace di Lord Voldemort.
James poggiò una mano sulla spalla di Sirius, per sentirne il calore, per accertarsi che fosse vivo e tornare ad una realtà in cui ancora non era accaduta alcuna tragedia.
«Resisti, Sir...»
Fortunatamente i pensieri di James vennero interrotti da qualcuno che bussava alla porta, in maniera quasi allarmata… doveva essere Remus.
Lily immediatamente si voltò con una provetta piena fino all’orlo di un liquido rosastro e la mise in mano a James, insieme ad una siringa.
«Cerca di somministrargliela a piccole dosi, lentamente.» gli disse, afferrando prontamente la sua bacchetta e dirigendosi all’ingresso «Io apro a Remus.»
James annuì silenziosamente, forse troppo sfinito per replicare, consapevole di essere troppo spaventato per poter affrontare qualsiasi evenienza. Semplicemente, con mani tremanti, iniziò a preparare la siringa.
Lily aprì di poco la porta, tenendo la sua bacchetta pronta a colpire, ma si ritrovò davanti un Remus esageratamente preoccupato, quasi peggio di suo marito. Il volto era rosso e gli occhi visibilmente spaventati.
«Lily! Ho ricevuto il patronus di James! Cosa è successo?»
«Cosa abbiamo infilato nelle Burrobirre di James e Sirius l’ultima volta che siamo andati a I Tre Manici di Scopa?» domandò la giovane, seria, guardando l’amico andare leggermente nel pallone mentre cercava le parole nella sua mente impanicata.
«Aglio tritato e senape...» disse, ricordando dello scherzo che aveva fatto quasi vomitare James davanti a tutto il pub.
«Vieni dentro!»
Lily tirò un sospiro di sollievo, per poi scostare la porta e far entrare il suo migliore amico, che si precipitò immediatamente alla ricerca di Sirius.
«Cosa gli è successo?» domandò serio, una volta arrivato accanto al divano e inginocchiatosi davanti al giovane Black. Posò una mano sul braccio di James, per un veloce saluto, poi tornò a concentrarsi completamente sulle ferite dell’amico.
«Non lo sappiamo, è arrivato qui così.» gli rispose Lily «Gli ho pulito le ferite e James gli ha dato una pozione anti dolore, dovresti medicarlo con il Dittamo… Sai farlo meglio di me e non voglio rischiare di fare danni.»
La giovane rossa rilassò un poco i suoi nervi tesi, concedendosi qualche attimo di debolezza mentre si passava le mani sul viso, avrebbe voluto solo urlare: dovevano essere una famiglia felice, godersi i primi mesi con Harry, cenare ogni venerdì sera con gli amici… Non ritrovarsi a medicare le ferite di Sirius in piena notte.
Sedette in un angolo accanto a James, e massaggiava dolcemente la sua schiena mentre guardava Remus versare delle gocce di estratto di Dittamo sulle ferite aperte.
«Era sfinito quando è arrivato qui, è svenuto dopo qualche secondo.» gli comunicò James «Non ha fatto in tempo a dirmi nulla.»
«Forse è stato torturato con la Cruciatus...» disse Remus, amaramente, dando voce ai pensieri che Lily non aveva voluto rivelare a James fino a quel momento «Se è svenuto è probabile che abbia tentato di resistervi.» il giovane accarezzò piano la fronte di Sirius, per poi iniziare a spalmare sulle sue ferite una pomata. «Queste non sono niente di grave, forse se le è fatte cadendo da qualche parte.»
«Per fortuna.» James tirò un sospiro di sollievo, non riuscendo a staccare gli occhi dal volto corrucciato di Sirius, mentre Remus aveva iniziato a bendargli le varie parti del corpo.
Il silenzio che era calato per qualche minuto nel salotto, mentre Lupin terminava le medicazioni, fu interrotto da Lily: «Vado a controllare Harry.» disse, per poi lasciare una carezza tra i capelli di James e alzarsi, per raggiungere il piano superiore con passo fiacco.
I due Malandrini rimasero da soli, a vegliare sul terzo. Non avevano molto da dirsi: lo sguardo distrutto di James si alternava tra il cercare una reazione in Sirius e conforto in Remus. Solo quest’ultimo, però, riuscì a dargli un briciolo di ciò che cercava.
«Starà bene.» lo informò «È solo stanco e provato, avvertiremo il professor Silente e, se entro qualche ora non si sarà svegliato o mostrerà segni di squilibrio, lo faremo trasferire al San Mungo.» allungò la mano destra e vi strinse al suo interno quella dell’amico, comprendendo la sua depressione. Nessuno dei due voleva neanche lontanamente pensarci a delle possibili conseguenze sulla salute mentale di Sirius dopo la Maledizione Cruciatus. «Coraggio, James.»
Ed egli annuì silenziosamente, trattenendo nuovamente le lacrime davanti al corpo di Sirius.
Remus aveva preso una coperta che aveva trovato sul divano e l’aveva posata dolcemente sul corpo del giovane dai capelli lunghi. Gli accarezzò piano la guancia e gli lasciò un bacio sulla fronte.
James, ancora una volta, tra quelle mura strette e i suoi amici troppo invecchiati per proteggere la sua famiglia da quella Guerra, si sentì soffocare.



 

Remus aveva letteralmente costretto James ad andare a riposare in camera propria, ma né lui né Lily erano riusciti a chiudere occhio per più di un paio di minuti, troppo sconvolti da quella serata al limite dell’assurdo. Remus stava ancora in salotto a vegliare su Sirius e, forse, a concedersi qualche attimo di debolezza anche lui.
«Perché non rubiamo una Giratempo e torniamo ad Hogwarts?» domandò James, neanche poi tanto ironicamente «Quando tu mi odiavi e la nostra unica vera preoccupazione era quella di accompagnare Lunastorta alla Stamberga Strillante prima che facesse buio.»
«Vuoi che torni ad odiarti di nuovo, Potter?» Lily si concesse una risata leggera, mentre cullava Harry tra le braccia e cercava di tirar su il morale di suo marito.
«No, cazzo, tu ed Harry siete l’unica cosa decente di questa situazione...»
James era seduto sul bordo del letto, dava le spalle a sua moglie e si teneva la testa tra le mani: aveva perso la sua aurea scherzosa, i suoi occhi si erano spenti dietro alle lenti dei suoi occhiali e i suoi capelli erano fin troppo pettinati. Sembrava invecchiato di anni in solo un paio di mesi, aveva delle occhiaie profonde e poteva giurare che tra la sua chioma ribelle stesse spuntando qualche ciocca bianca. E aveva solo 21 anni.
«James… Lo so che stai male per Sirius, puoi parlarmene, non tenerti tutto dentro.»
«Lui è mio fratello.» si morse l’interno della guancia, mentre una lacrima finalmente scendeva dei suoi occhi «E viene mandato in giro a fare missioni suicide per me, perché io sono bloccato qui.»
«Non potrò mai comprendere il legame che c’è tra te e Sirius, ma anche Petunia è sotto protezione e - nonostante tutto - ammetto di essere in ansia per lei.» confessò Lily, accarezzando una guanciotta di Harry, che fortunatamente si era riaddormentato «Sai, è difficile accettare che ci sia qualcuno disposto a sacrificarsi per noi… O anche solo per il bene comune. Ma noi cosa abbiamo fatto prima che quella profezia mettesse in pericolo Harry? Per quante persone abbiamo rischiato la vita?»
«È diverso.» James scosse la testa, lasciando che ormai le lacrime scendessero libere sulle guance… dopo mesi. «Non erano persone che amavamo, non erano nostri fratelli, sorelle, amanti, figli...» Lily ripose Harry tra i cuscini del loro letto, in modo da potersi avvicinare a James e fargli sentire il suo conforto «Remus viene mandato dai Lupi Mannari! Viene mandato da quelle bestie feroci che potrebbero sbranarlo da un momento all’altro solo perché non è come loro!» Lily gli levò dolcemente gli occhiali e lo abbracciò forte, concedendogli di piangere sulla sua spalla e accarezzargli i capelli, mentre gli sussurrava parole di conforto e gli lasciava piccoli baci sul collo «E adesso Sirius ritorna qui… in quel modo! Hanno utilizzato la Cruciatus su di lui!»
Anche Lily dovette trattenere le lacrime a quel pensiero: in tutti quegli anni Sirius si era rivelato una delle persone più coraggiose che lei avesse mai conosciuto nella sua vita, oltre che un abilissimo mago e - soprattutto - un fedele e meraviglioso amico.
«Sai perché Sirius sa resistere bene alla Cruciatus?» le domandò James, staccandosi dal suo abbraccio per poterla guardare negli occhi, anche se leggermente sfocato.
«No...»
«Quando viveva a Grimmauld Place, fin da piccolo, era la Maledizione preferita dei Black.» James lo confessò con una sorta di vergogna «Sua madre… e suo padre… e tutti i membri della sua famiglia la utilizzavano per punirlo ogni volta che faceva qualcosa che non era di loro gradimento. Ed è stato così fin da quando era bambino. Gli dicevano che così avrebbe imparato a resistevi.» la mano che Lily aveva poggiata sulla guancia del marito crollò sulla sua spalla, incredula, spaventata da così tanta oscurità «Non voleva che si sapesse...»
«Che schifo...» fu l’unica maniera in cui riuscì a commentare, perché anche lei aveva un figlio e il solo pensiero di fargli una cosa simile, bambino o adulto che fosse, la fece rabbrividire.
«Non è giusto che debba tornare a subire tutto ciò a causa mia...»
Lily ingoiò quel macigno che le si era fermato in gola e portò nuovamente una mano trai i capelli di James, li accarezzò con amore, proprio come fece con il suo viso: passò a rassegna ogni parte del suo volto con le sue piccole dita, tentando di infondergli una vita ormai perduta.
«Jamie, tu lo avresti fatto per Sirius?» gli domandò, guardandolo negli occhi. Da quando erano bloccati in quella casa la salute mentale di James si era deteriorata pezzo per pezzo, per Lily era straziante vederlo mentre cercava di nasconderlo a tutti.
«Sì, sì… certo. Sempre. Non è neanche da chiedere… Io farei di tutto per lui, di tutto.»
«E allora non puoi biasimarlo se lui sta facendo la stessa cosa per te… e per Harry. E per tutti noi.» la rossa sorrise, mentre due lacrime le solcavano le guance lentigginose «Non è semplice lasciarsi aiutare, James. Ma se non ci fossimo aiutati a vicenda in tutti questi anni probabilmente saremmo già tutti morti.»
Ramoso annuì, cercando di convincersi di quelle parole, i Malandrini si erano sempre stati vicino nei momenti difficili e non: lui, Sirius e Peter avevano fatto di tutto anche solo per poter restare accanto a Remus durante le notti di luna piena ad Hogwarts e tutt’ora tentavano di aiutarlo in qualsiasi modo gli fosse possibile; lui, Remus e Peter erano stati molto vicini a Sirius, per rendergli più sopportabile il rapporto con la sua famiglia, lui stesso lo aveva ospitato dopo esser andato via da casa.
Certo, magari non era tutto così serio da rischiare la vita in una Guerra, ma si poteva considerare un patto non scritto, forgiato in quella Mappa che avevano lasciato ad Hogwarts, che consentiva loro di potersi trovare e aiutare in ogni istante.
«Non me lo perdonerei mai se dovesse accadergli qualcosa… a lui o a Remus o a Peter.» farfugliò, ma Lily scosse la testa e si sporse per lasciargli un tenero bacio sulle labbra.
«Non possiamo vivere sotto questa prospettiva… Ma loro sono svegli, sono forti, sono stati addestrati dai migliori maghi dei nostri tempi.» la cosa non sembrò consolare James più di troppo, semplicemente si rintanò nell’incavo del collo di Lily a piangere tutte le lacrime che aveva trattenuto in tutti quei mesi.
Fu un mero confortarsi a vicenda, cercando di abbattere tutti quei mostri che si erano creati nelle loro teste, troppo preoccupate dalle minacce alle quali il loro Harry era stato esposto. Solo un pazzo feroce poteva desiderare di uccidere un neonato con tale brutalità e tutti sapevano che Lord Voldemort ne sarebbe stato capace senza battere ciglio neanche una volta.
Così si ritrovarono tutti e tre stretti in un abbraccio, ancora vestiti, tra le coperte del loro letto, grati che Harry non potesse comprendere ciò che stava accadendo nel loro mondo.
 



Per la terza volta, quella sera, James e Lily sentirono bussare alla porta, questa volta era un piccolo colpo discreto a quella della loro camera da letto, probabilmente proveniente da Remus. James non si era mosso di un millimetro, perciò alzò il volto e si strofinò gli occhi, cacciando via gli ultimi resti delle sue lacrime.
«Lily, puoi venire un secondo?» Remus le chiese, sussurrando appena, giusto per farsi sentire.
«Sì, arrivo!» gli rispose in fretta, per poi rivolgersi a James «Tu rimani qui con Harry, prova a riposare un poco.»
Egli annuì, davvero troppo esausto per farsi vedere in quelle condizioni o anche solo per sopportare la vista di Sirius ancora ferito.
Così Lily raggiunse Remus ed insieme tornarono nel salotto, dove Sirius era stato rivestito e adesso era rannicchiato in un angolo del divano, stretto in quella coperta.
«Si è svegliato per qualche minuto prima, mi è sembrato abbastanza lucido, qualche giorno e dovrebbe riprendersi… Ho inviato un patronus a Silente, mi ha detto che ci invierà un Guaritore del San Mungo domani mattina.»
«Oh Merlino, grazie al cielo...» la ragazza tirò un sospiro di sollievo.
«Tra qualche ora dovrò medicarlo di nuovo con il Dittamo, volevo chiederti se potresti aiutarmi con la Pozione Antidolorifica...» disse Remus «L’effetto di quella che gli abbiamo già dato è quasi finito.»
«Sì, era d’emergenza, non ho avuto il tempo di farla fermentare...» sussurrò lei, sentendosi quasi in colpa, poi riportò lo sguardo sul volto del suo migliore amico «Tu come stai?»
«Spaventato a morte...» ammise lui, con una risata nervosa, mentre preparava tutti gli ingredienti necessari alla pozione «So che starà bene, però, era solo il terrore iniziale. Quando il patronus di James mi ha comunicato tutto ero in preda al panico, ho preso tutto e mi sono smaterializzato in fretta e furia, poi dovevo essere lucido per aiutarvi e adesso sto scaricando tutta la carica emotiva...»
Lily gli sorrise, visibilmente molto stanca, ma nonostante tutto gli posò una mano sulla spalla e iniziò ad aiutarlo con le provette.
«Come va a casa Black-Lupin?» gli domandò, approfittando di quelle ore che avevano per stare insieme e parlare, che erano ormai una rarità. Tutti i loro incontri erano molto frettolosi e non avevano mai modo di parlare un po’ più profondamente, come ai vecchi tempi ad Hogwarts.
«Come se non fossimo mai andati a vivere insieme.» affermò tristemente Remus «Ci vediamo molto poco, appena finisce una missione lui, la inizio io. È un po’ come quando tornavamo a casa da Hogwarts per le vacanze estive, se riusciamo a vederci quattro o cinque volte al mese è già tanto.»
«Mi dispiace tanto, Rem...» gli rispose Lily, trovando paradossale il fatto che lei e James non potessero ritagliarsi neanche un attimo da soli, mentre i loro amici a stento riuscivano a stare assieme due giorni di fila.
«Sirius mi dice sempre che quando finirà tutto questo saremo una vera famiglia.» le raccontò, non riuscendo a reprimere un sorriso a quel pensiero «Io ci spero davvero, penso che tutti noi un po’ di felicità ce la meritiamo, no?»
«Hai ragione, sì. Ve lo meritate… e ce lo meritiamo.» rimarcò Lily, mentre tagliava accuratamente delle radici da versare nel calderone per la pozione «Anche James è molto provato, sembra che stia per impazzire costantemente chiuso qui dentro e allo stesso tempo si sente in colpa nel vedervi rischiare la vita nell’Ordine, mentre noi siamo qui.»
«Voi dovete solo pensare ad Harry, il resto non conta.» Remus lo ammise amaramente, perché, ogni singola volta che gli tornava in mente il pensiero che Lord Voldemort avrebbe fatto di tutto per porre fine alla vita di quel bambino, il sangue gli ribolliva nelle vene.
Lo aveva visto nascere, era così innocente, così puro, così piccolo… E Lily e James non meritavano l’inferno che stavano passando solo perché un pazzo aveva deciso di uccidere loro figlio. «A proposito, come sta?»
«Cresce.» un sorriso naturale illuminò il volto di Lily «E ogni giorno diventa sempre più simile a James. È la luce della nostra vita in questa prigionia…»
«Ci credo! Sirius sarà molto felice di vederlo quando si riprenderà. E anche io, naturalmente.» Remus si fermò un istante, giusto per concentrarsi sulla preparazione di alcuni ingredienti per la pozione, poi si rivolse nuovamente a Lily, stavolta leggermente più serio, forse un po’ inquieto: «Tra tre giorni sarei dovuto andare in missione per l’Ordine, ma visto quello che è successo a Sirius… Insomma, volevo chiedere a Silente se fosse possibile rimandare. Secondo te accetterebbe?»
«Spero di sì.»
«In caso non dovesse accettare e Sirius non dovesse riprendersi del tutto, potrebbe rimanere qui? Giusto qualche giorno, per tenerlo d’occhio finché non si riprende del tutto.»
«Non c’è bisogno neanche di chiederlo, Rem.» affermò la giovane, posando la bacchetta che aveva usato per concludere gli ultimi passaggi della Pozione Antidolore, poi tornò a sorridere «Certo, avere lui, James ed Harry dentro casa sarà come dover badare a tre bambini, ma si può fare.»
«Grazie, Lily.» immediatamente Remus la tirò in un abbraccio, inglobandola tra le sue braccia lunghe in un gesto di puro sollievo e gratitudine. Ancora, dopo anni, non era abituato al fatto di avere degli amici su cui contare…
«James ne sarà felicissimo.» sussurrò piano Lily, ancora stretta all’amico. In quell’istante si sentì pizzicare gli occhi: forse quei giorni avrebbero riportato nella loro vita un briciolo di normalità, sarebbero nuovamente stati assieme ai loro amici, avrebbero provato un sentimento differente dalla paura. Proprio per questo, Lily iniziò a singhiozzare sulla spalla di Remus, che prontamente la strinse di più e le lasciò una carezza sui capelli.
«Hey, Lils...»
«Scusami!» sussurrò, con ancora la voce rotta «Non vi vediamo da tanto e, anche se in queste condizioni, il fatto che siate qui per più di qualche minuto ci sembra una manna dal cielo...»
Lily piangeva raramente, ma quella volta le veniva difficile smettere: era la roccia di tutti, cercava di resistere al meglio a quella situazione senza perdere la positività, ma anche lei ne sentiva il peso sulle spalle.
Veniva consolata dalle tenere carezze dell’amico, che bene poteva comprendere il suo sentimento: il sentirsi soffocare nello stare chiusi, isolati, distanti da tutto, sbagliati, presi di mira, con le persone che ami che rischiano la vita per te. Erano tutte cose che lui aveva vissuto sulla sua pelle piena di cicatrici.
Lentamente, l’abbraccio tra Lily e Remus divenne un lento dondolio, in cui il ragazzo iniziò a canticchiare una classica canzone babbana… e fu come una lenta terapia a passi di danza, che regalò loro un briciolo di quotidianità. Si ritrovarono nel cuore della notte a volteggiare goffamente nel salotto, dove Sirius ancora riposava, i loro volti stanchi e privi di sonno presto si distesero e le lacrime di Lily si asciugarono sulle sue guance.
Inaspettatamente, in mezzo alla guerra, alle minacce di morte e a Sirius mezzo ferito sul divano, sul testo di “Hey Jude, don’t make it bad…”, due veri sorrisi spuntarono sui volti di Lily e Remus.
Una speranzosa sensazione riscaldò le loro anime, a discapito di tutto il male: sentivano che presto, quando tutto quello sarebbe finito, sarebbero stati davvero una vera famiglia.
 


FINE PARTE PRIMA

 

 

Note d'Autrice:
Non pubblicavo una long da anni, e - di fatti - questa doveva essere una semplice One Shot che si è prolungata un po' troppo!
Vi anticipo che sarà una minilong di soli tre capitoli, quindi nulla di esageratamente lungo.
So che l'inizio è molto simile a "The courage of the stars", ma in realtà questa storia è stata scritta diverse settimane prima. Per una coincidenza, sul gruppo di Hurt/Comfort Italia mi è stato dato un prompt molto simile in una challenge!
Ma ciancio alle bande... Ammetto di essere un po' terrorizzata da questa storia, è un po' più introspettiva del mio solito, ma volevo concentrarmi molto sulle relazioni tra i personaggi, mettendo in evidenza l'amicizia tra i Malandrini e Lily. In questo capitolo in particolare ho voluto trattare del rapporto tra Lily e James e tra Lily e Remus.
Per forza di cose non sono riuscita ad inserire Peter (un po' un sollievo per me, lo ammetto, scrivere di lui sapendo che è un traditore mi spezza il cuore), già il fatto che Remus non sia in missione è una fortuna hahahahah (ma come ben avete letto forse ben presto dovrà partire anche lui).
Nonostante ciò sono fermamente convinta che la presenza di Peter e dell'affetto che i Malandrini provano per lui sia fortemente necessaria, altrimenti il suo tradimento perderebbe di significato.
Ho tentato di ricreare il più possibile una situazione realistica, spero di esserci riuscita.
Non voglio dilungarmi troppo in queste note a sproloquiare come al mio solito, quindi concludo il tutto ringraziando infinitamente quella santa donna che è la mia beta (AnneMary, lo so che mi vedi), che ha avuto la pazienza di correggere tutta la storia ed estirpare i miei mille dubbi riguardo ad essa.
Detto ciò, vi aspetto domenica prossima con il secondo capitolo (che, lo ammetto, è il mio preferito!), nel mentre regalo Burrobirre e Cioccorane a tutti coloro che hanno avuto l'audacia di leggere questa storia.
Vi ringrazio e vi abbraccio con affetto.
A domenica prossima!
Merasavia Anderson.
   
 
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