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Autore: kamy    21/06/2020    0 recensioni
Xanxus è da sempre un piccolo adulto ed è disposto a pagare un prezzo carissimo per la sua fedeltà al Nono, colui che crede suo padre.
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Xanxus
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Atto di fede

 

Xanxus camminava lungo il corridoio del Nono, le braccia incrociate sul petto. Il colletto della camicia candida gli stringeva il collo, insieme al nodo della cravatta nera, arrossandogli la pelle abbronzata.

Ombre nell’oscurità lo indicavano e sentiva diverse voci bisbigliare, i figli di Timoteo lo deridevano, additandolo. Uno degli scagnozzi del Nono gli passò vicino, con la mano appoggiata sul calcio della pistola.

Il ragazzino lo raggiunse con un calcio al ventre, facendolo volare all’indietro e digrignò i denti, corrugando le doppie sopracciglia.

“Vedi di salutare la prossima volta, feccia” abbaiò. Proseguì lungo i tappeti di broccato rosso e risalì la scalinata, dalle finestre non entrava la luce, nascoste da pesante tende rosse di broccato.

Da fuori, però, provenivano dei fragorosi rombi di tuono.

Una ciocca di capelli di mori di Xanxus scivolò davanti al suo occhio sinistro, dall’intensa iride bronzea.

Xanxus si fermò davanti alla porta del Nono, la giacca che indossava era di una mano più larga del suo corpo e nascose il brivido che gli percorse la schiena. Strofinò la suola dello stivaletto nero di pelle lucida, serrò le labbra e appoggiò la mano sulla maniglia. L’abbassò cautamente e si guardò intorno.

Notò un’ombra più piccola e ghignò, mentre l’Arcobaleno si avviava verso di lui.

Chaossu” salutò, togliendosi il cappello e appoggiandoselo sul petto in segno di rispetto. I suoi riccioli mori ondeggiarono intorno al suo viso tondeggiante.

Xanxus gli porse una mano.

“Salve, hitman. Come va con Cavallone?” domandò.

Reborn si rimise il cappello a falde larghe, facendo muovere le grandi basette a ricciolo, e gli fece il baciamano, senza sfiorargli la pelle con le labbra.

“BakaDino è un disastro, però io sono il miglior tutor nel mondo. Riuscirò a renderlo un ottimo boss per la famiglia Cavallone, sarà un decimo che ricorderanno.

Tu stai andando dal Nono?” domandò.

Xanxus annuì con un movimento accennato del capo.

“Gli porto i miei omaggi. Tu sei qui per portargli le ultime notizie?” domandò.

Reborn negò con la testa.

“Già fatto. Il resto delle informazioni puoi dargliele solo tu” disse.

Xanxus sfiorò il colletto con l’indice, ma abbassò istantaneamente la mano.

“Hai ragione. Devo fargli sapere che con il pizzo è andato tutto a buon fine” disse con tono diplomatico.

“In bocca al lupo, principe” lo incoraggiò Reborn. Chiuse gli occhi e fece un mezzo sorriso.

Xanxus si voltò, abbassò la maniglia e spalancò di botto la colpa.

Una luce lo abbagliò, ma lui continuò ad avanzare diritto, schivando a memoria gli oggetti nella stanza.

Al contrario delle altre camere, illuminate dalla luce delle candele, la sala del Nono era rischiarata dalla luce solare. Nonostante fosse una giornata invernale, invadeva l’ambiente dalle grandi vetrate.

Timoteo era seduto su una sedia, la schiena curva e lo sguardo assente, un sorriso bonario sul viso e le mani nodose strette intorno alla sfera che decorava il suo bastone.

Alle sue spalle c’erano due dei suoi guardiani, immobili, con espressioni arcigne.

Xanxus lo raggiunse e s’inchinò al suo cospetto, il braccio stretto spasmodicamente al petto.

“Nono…”. Iniziò.

“Figlio mio, dimmi che hai portato la mia pace” disse l’uomo con voce strascicata.

Xanxus si rialzò in piedi, non sollevando lo sguardo.

“Sì, padre, la vostra pace è stata rispettata. Le altre famiglie l’hanno omaggiata con i soldi per la protezione, in modo che questo clima di serenità e prosperità possa proseguire” disse.

Timoteo gli fece cenno di allontanarsi con la mano, sospirando con aria stanca. Il suo viso era una ragnatela di rughe e i suoi capelli erano grigi.

Xanxus camminò lateralmente, raggiungendo un divanetto posizionato davanti al caminetto, con alle spalle la grande finestra. Vi si accomodò accavallando le gambe, guardando il ciocco di legno spento.

“Figliolo, tu devi sapere…”. Iniziò a dire Timoteo con voce grave, raddrizzando le spalle.

Xanxus strinse le braccia al petto, ingoiò uno sbadiglio e la testa gli ricadde di lato, mentre si addormentava pesantemente.

Si ridestò sentendo la mano di Timoteo passare dalla sua spalla alla sua guancia.

“Mi comprendi?” gli chiese Timoteo all’orecchio.

“Perfettamente” mentì Xanxus.

Nono Vongola tornò alla sua sedia, fingendo un passo strascicato, ma con incredibile celerità e si sedette nella posizione in cui era inizialmente.

Xanxus accese la propria fiamma del cielo nella mano e si mise a fissarla, notando una figura nell’oscurità. Sorrise, riconoscendo Squalo, appoggiato alla parete accanto al caminetto.

“Ora, come ti stavo dicendo molti si lamentano della tua crudeltà. Mettono in dubbio la tua fedeltà a me” spiegò Timoteo.

Xanxus guardò intensamente la propria fiamma, il chiarore che emanava si rifletté nei suoi occhi. Il ticchettio della pioggia delle finestre si fece incessante.

“Desiderate che venga fatto un atto di fede per dimostrare la mia fedeltà a voi?” domandò.

“Sì, provvedi pure tu. Riesci sempre a fare idonei spettacoli pubblici. Ora lasciami con il mio Capitano dei Varia” ordinò Timoteo.

Xanxus si rialzò, facendo una smorfia.

Squalo iniziò lentamente a camminare verso il Nono, Xanxus lo squadrò da capo a piedi, rischiò di allungare la mano verso i suoi glutei e strinse il pugno, accelerando il passo.

< Il desiderio che sia solo mio si fa ogni giorno sempre più incalzante. Leggo nei suoi occhi che questo vale anche per lui, che la sua fedeltà va a me. Non lo voglio soltanto fisicamente, da quando a quella festa mi ha fatto quel giuramento, lo bramo al mio fianco. Lui mi appartiene in un senso profondo > pensò, dilatando le narici in una smorfia d’ira.

Rifece rovinosamente il corridoio e scese le scale. Arrivato in fondo, dall’angolo a sinistra della scala, provenne un colpo di tosse. Alzò il capo e riconobbe Levi, gli ombrelli sulla schiena.

Un fulmine si abbatté così vicino e fragorosamente alla casa che le finestre tremarono, rischiando di andare in frantumi.

Levi scese lentamente le scale e lo raggiunse, gli occhi nell’oscurità si dileguarono, sibilando mezze-frasi.

< Se osassero sputare il loro veleno di fronte a Levi a Than finirebbero carbonizzati. Potrò anche scherzare sulla sua debolezza, ma se io non desidero che perda, e deve difendermi, diventa una furia invincibile.

I suoi ombrelli sono solo un gioco, per proteggermi, ma è la sua frusta di fulmini il suo Armageddon > pensò Xanxus.

“Hai iniziato i preparativi per una punizione nella palestra, vero?” domandò gelido.

Xanxus annuì, distogliendo lo sguardo.

“Se sei adesso uscito dalla stanza del Nono, come poteva averti dato prima l’ordine?” chiese Levi, ritto in piedi davanti a lui.

“Avevo previsto la sua decisione. Sapevo che gli sarebbero arrivate quelle voci che stanno girando. Prevedere i suoi ordini è mio compito” borbottò Xanxus.

Levi s’inginocchiò ai suoi piedi.

“Se desiderate compiacerlo facendogli da galoppino, braccio destro, schiavo, figlio, uomo di fiducia e sa solo Dio che altro, fatelo; ma non dite che è compito vostro. Seguirò la vostra scelta, vi resterò accanto nella vostra follia, ma il vostro ruolo è ben altro.

Servus tuus” giurò. Gli prese la mano nella propria e gli baciò la punta delle dita, gli voltò la mano e gli posò un coltello di sopra.

Xanxus lo strinse in un gesto involontario e Levi vi poggiò contro il collo.

Xanxus deglutì pesantemente e impallidì, indietreggiò e gli mise in mano il coltello.

“Lo so, ma ora devo finire i preparativi. Per quanto io abbia agito d’anticipo, c’è molto da fare per rispettare gli standard del Nono” disse.

Si allontanò, tremando appena, scuotendo il capo, i suoi occhi erano arrossati.

 

*******

 

Una pioggia di spade precipito dal soffitto della palestra, alle finestre e alla porta si erano accalcati diversi uomini del Nono, alcuni esponenti delle altre famiglie, i guardiani del Nono impedivano che si riversassero all’interno.

Le spade ai lati della stanza presero fuoco, conficcandosi nel pavimento. Tutte le altre trafissero Xanxus, steso a terra, non in organi vitali.

Il ragazzino aveva la pelle scuoiata sulle spalle, la schiena scorticata, serrò gli occhi e le labbra per non urlare nel momento. Un rivolo di sangue gli scivolò dalle labbra, gocciolando sul pavimento di legno.

Xanxus s’irrigidì, perdendo i sensi.

“Nooo!”. L’urlo di Levi risuonò per la stanza, il fulmine fece esplodere in una pioggia di fulmini tutte le spade che gl’impedivano il passaggio. Spense le fiamme con delle scariche verde smeraldo e lo raggiunse.

< Non posso estrasse quelle che ha nel corpo, o morirebbe istantaneamente. Posso tenerle ferme, in modo che impediscano un flusso di sangue esagerato nell’immediato e portarlo da un dottore > pensò.

Squalo si fece largo tra la folla a spallate, scalciò la porta e balzò dentro.

“Vooooi! Lo spettacolo è finito, il Nono chiude le porte.

Chi vuole fargli omaggi si affretta e chi non li farà verrà passato a fil di spada per tradimento!” gridò. Le persone iniziarono a camminarsi di sopra, a spingersi, alcuni precipitarono schiacciati e i loro cadaveri rimasero a terra.

Squalo finse un sorriso, congelato sul suo volto, finché non se ne furono andati tutti. Fece un giro di perlustrazione, controllò, mentre Levi avvolgeva Xanxus nel suo giaccone.

Sputò per terra e fece una smorfia.

“Merde, li squarterei per quello che hanno fatto al boss. Però serviranno al loro scopo di distrarre il Nono. Io mi occupo dei suoi guardiani, tu cerca un medico…

Anche se…” biascicò.

Levi lo guardò con le labbra tremanti, il viso esangue.

“Se?” esalò, raggiungendo la porta.

“Voooi…

Shamal mi ha detto che il Nono ha dato ordine che nessun medico lo curi. Queste sono dimostrazioni di fedeltà, perderebbero il loro effetto in quel senso.

Non si può, inoltre, portare ad un ospedale normale. Ti ricordo che la polizia lo arresterebbe e verrebbe subito ucciso come pentito, o probabilmente si ucciderebbe per non passare per traditore” rispose Superbi.

Levi assottigliò gli occhi.

“L’elicottero del fulmine del Nono è ancora nascosto sul tetto di casa Cavallone?” chiese.

Squalo deglutì pesantemente.

< Perché devo agire? Perché devo pensare alla messinscena con il Nono quando vorrei soltanto tradirlo e staccargli la testa? Non riesco a pensare sapendo quello a cui si è sottoposto il ‘mio’ boss e che gli hanno permesso di fare senza che ne sapessi niente.

Quando mai so qualcosa?! >.

“Sì. Ti accompagno, in fondo sto andando da BakaDino, però non potrò fare niente di più. Mammon ha già chiesto ai diversi dottori, ma non si può fare niente.

Però sai, Verde non è un dottore e al momento è nel laboratorio di ricerca con il suo allievo” disse Reborn, apparendo alla finestra. Era travestito da spada.

< Il principe è davvero poco più di un bambino. Anche se sembra più grande avrà nove anni al massimo.

Iemitsu dice di farci forza, i tradimenti stupidi finiscono con la morte, quelli ben gestiti diventano tirannicidi con la morte solo ritardata, quelli divini divengono nuove incoronazioni e una vita di potere > pensò.

“Portamici” disse Levi, seguendo l’Arcobaleno fuori dalla palestra.

  
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