Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    22/06/2020    1 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Il ritorno dell’Uccellino


 
Sansa oltrepassò le mura senza incontrare alcuno che le vietasse di farlo. Si guardò intorno e sentendo un gran vociare, si recò in quella direzione. Avanzò prudentemente fra gli arbusti, quando raggiunse il gruppetto, osservò se fra di loro c’era Sandor, ma non era lì.
Si voltò e vide comparire altri tre uomini, erano giovani, arretrò appena mentre sentiva qualcuno ridacchiare “Sei venuta a tenerci compagnia, tesoro?”
“Io stavo… stavo cercando un cavaliere.” disse Sansa spaventata e guardandosi intorno.
“L’hai appena trovato.” affermò un altro facendo ridere gli altri.
A Sansa girava la testa per la paura.
“N – no, nessuno di voi lo è.”
“Così ci offendi però, credi che siamo contadini non degni del tuo gioiello?”
Altri risero, la ragazza deglutì spaventata.
“Lei è con me.” tuonò una voce.
Quando Sansa voltò il capo lo riconobbe, i capelli neri sporchi erano appiccicati alla testa, l’armatura che portava era graffiata e sporca di sangue. Nel momento in cui parlò, il gruppetto che aveva tentato di avvicinarsi a lei si diradò rapidamente e prese a fare quello che stava facendo poco prima.
L’espressione spaventata di Sansa lasciò il posto a una leggermente più felice di vederlo e nel saperlo vivo “Sono contenta di averti trovato.”
Il Mastino la prese per un braccio e la tirò via senza dirle una parola, la giovane fu portata in quel modo per diversi metri in silenzio, poi lui sciolse la presa e prese a osservarla bene in viso.
“Sei matta! Perché diavolo sei venuta qui?” abbaiò.
“Sei scomparso da giorni, credevo fossi morto!” replicò lei risentita.
“Morto io?! Ma mi hai visto? Ti sembro uno che può morire in uno scontro con quattro polletti che osano anche definirsi soldati?” ribatté lui sarcastico.
“Ero preoccupata. Mi avevi detto che andavi a farti medicare…” disse lei lasciando la frase in sospeso.
Lui la guardò bene in volto “Che hai fatto alla faccia?”
“Niente… sono caduta.”
“Sembra un calcio.” constatò lui.
Lei scosse forte la testa “No, tranquillo. Non sono andata in nessuna locanda ad azzuffarmi.” disse lei sorridendogli, ma lui non rise né divenne più sereno anzi “Di questi tempi c’è poco da scherzare!”
“Che hai si può sapere? Sei vivo, io sono viva. Stiamo bene. Dobbiamo stare solo qui qualche altro giorno. Perché sei tanto irato?” gli chiese perplessa.
“Stai ritornando ad essere lo stupido uccellino che ho conosciuto.”
Sansa si offese, corrugò la fronte e assunse un’espressione disgustata per poi dire “Quand’è così, sappi che non ho più intenzione di stare con te o di seguirti! Vai dove ti pare, vattene, combatti, fai quello che ti pare! Se mi credi tanto stupida, lasciami qui a morire.”
Gli voltò le spalle e non si fece più vedere. Lei non cercò lui. Lui non cercò lei.
Era difficile sapere che cosa pensasse davvero Sandor Clegane, con lui era sempre tutto un mistero, un delicato quanto complicato equilibrio tra detto e non detto, tra ciò che era deducibile da una vicenda e ciò che si sapeva.
 
Sansa ci era rimasta tanto male nel sentire quelle parole, non era più abituata. Era convinta che Sandor avesse cambiato opinione su di lei, che la credesse una giovane pronta a vivere la vita, anche se questa non era come l’aveva immaginata. Quando si stese accanto al fuoco, osservò a lungo le fiamme bruciare i ceppi di legno e si chiese dove avesse sbagliato con lui.
Si chiese perché il Mastino avesse di nuovo quell’opinione così piccola di lei?
Cosa aveva fatto per meritarla?
Cosa aveva detto da indurlo a pensare che fosse ritornata ad essere l’uccellino di cui parlava?
“Brutti pensieri?” le chiese una voce alle spalle.
Era notte fonda, ed era la prima senza urla e senza alcun rumore. Tutto taceva, forse gli altri avevano rinunciato. Sansa pensava di essere la sola sveglia così sobbalzò per lo spavento.
Quando si rese conto che era quel ragazzo si rilassò “Scusami non volevo spaventarti.”
“Ero sovrappensiero.” gli disse semplicemente “Come stai?”
“Bene. La ferita pizzica solo un po’, ma sono qui e in piedi soprattutto.” lei sorrise “Posso farti un po’ di compagnia?”
Sansa annuì semplicemente. Il giovane si sedette accanto a lei seppur con qualche difficoltà per via della ferita, osservò il fuoco in silenzio e insieme lo contemplarono. Né l’uno né l’altro sapevano cosa dire esattamente, come dare voce a qualcosa che ardeva nel petto di entrambi.
Lui sospirò a più riprese, poi scosse un paio di volte la testa “Qualcosa ti turba?” gli chiese Sansa.
Samel, tu ti sei mai innamorata?” le chiese di rimando.
“Sì.” le rispose lei di getto.
“Io intendo davvero, non l’amore per il protagonista di una ballata. Hai mai amato qualcuno più di te stessa? Qualcuno che ti ha fatto stare bene, che ti ha scaldato il cuore? Qualcuno per cui faresti follie? Con cui vorresti dividere tutto? Con cui lasciarti andare?”
Quelle parole la fecero sentire molto a disagio, si morse piano il labbro inferiore “Sì.” deglutì “Credevo di sì e per diverso tempo mi sono anche illusa che lui ricambiasse, ma ieri ho avuto la dimostrazione che ho confuso ancora questo sentimento.”
“Parli del tuo compagno di viaggio?” le chiese sperando che dal canto suo la giovane non si sentisse offesa da una simile domanda.
“Non so nemmeno se lo è ancora, non so se è rimasto, o se è andato via. Mi ha offesa e non voglio più vederlo.” si confessò Sansa senza guardarlo in volto. Un brivido l’attraversò nonostante il calore del fuoco, provò una sorta di dolore acuto. Un dolore non fisico, ma un dolore che le fece ugualmente male, quel male era l’amore che provava per lui, per Sandor. Si chiese se l’amore facesse così male davvero o se anche quel modo di viverlo per lei fosse particolare così come lo era tutta la sua storia.
Vicino a quel giovane e a quel fuoco così intenso ne ebbe la certezza, e quella consapevolezza ne provocò non piacere, ma un grande immenso dolore. Non avrebbe mai creduto che amare significasse questo. Per lei l’amore era sempre stato altro. Complice la vita di corte e le ballate con cui era cresciuta.
“Io ti amo.” le disse di colpo, quelle parole la fecero voltare bruscamente verso di lui, la sua espressione prima scettica divenne incredula. Fu totalmente incapace di proferir parola, non perché non corrispondesse, ma perché non sapeva dar voce – non ancora almeno, ciò che provava per lui le sarebbe stato chiaro solo in seguito – a quel che si agitava dentro di sé.
Quando lui la baciò, lei non si ritrasse, non scappò. Semplicemente restò lì. Immobile.
 
Quel bacio era ben diverso dai baci che Sandor le aveva dato, era un bacio lento questo, un bacio cauto, un bacio come per verificare fino a dove lui potesse spingersi con lei, un venerarla quasi. Un bacio molto casto. Il suo esplorarla le riportò alla mente i baci rubati con il suo compagno di viaggio, quelli di Sandor invece erano stati baci pieni di foga, di desiderio, di una voglia sempre meno muta di avere di più. Un desiderio sempre meno silenzioso. Un desiderio che si stava affacciando anche in Sansa lentamente. La ragazza aveva ingenuamente creduto che il fatto che la baciasse rappresentasse una forma di amore e di rispetto verso di lei, un credere in lei, credeva che lui la ritenesse in un certo senso matura. Le parole che però le aveva rivolto avevano semplicemente messo in chiaro che, anche se si erano scambiati dei baci, le cose tra loro non erano mutate, anzi. Lei era solo un cucciolo smarrito da riportare dalla mamma. Nient’altro.
 
“Perdonami.” disse lui allontanandosi da lei “Non avrei dovuto.”
Lei tacque per qualche istante, ma poi riprese il controllo di sé e ribatté dicendogli “Sì, non avresti dovuto.”
“Non lo farò più.” si alzò e senza degnarla di uno sguardo uscì.
Sansa si sentì vuota, si sentì in una bolla priva d’aria: anche lui l’aveva baciata e anche lui le aveva detto che non l’avrebbe fatto più. Cos’era una specie di oggetto del desiderio di due uomini che volevano entrambi possederla, ma di cui avevano entrambi paura?
Era davvero così spiacevole come persona da non meritare le attenzioni di nessuno?
Possibile che né a Sandor né al giovane era mai passato per la testa che anche lei aveva un’opinione?
Possibile che nessuno dei due aveva capito che anche lei stava cominciando ad avere dei desideri?


___

Buonasera!
Io sono quella che doveva postare quanto prima xD
Mi dispiace, ma lavorando i ritmi sono leggermente cambiati.
Ci tengo però a dirvi che la storia sarà completata, non vi abbandono ;)
Ora veniamo ai nostri: non mi ammazzate per come sto facendo svolgere gli eventi,
mi sembrava interessante dare una piega un pò "strana" alla vicenda giovane/Sansa/Sandor.
Volevo che Sandor reagisse in modo duro alla vista di Sansa; d'altro canto si erano lasciati, se vi ricordate,

in modo non proprio romantico (?) i due perciò si sono ritrovati in modo decisamente strano.
Sansa... non sa nemmeno lei, secondo me, cosa prova per Sandor. O meglio, è molto confusa in merito.
  
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