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Autore: Laviestar    22/06/2020    2 recensioni
«Hai forse mai pensato, per tutto questo tempo…che semplicemente ti stessi dicendo Guardami
«Si, non sarei qui ora, altrimenti».
Il cuore, che per tutto il tempo aveva battuto forte, improvvisamente aumentò il ritmo. Accelerò. Sbandò. E si scagliò nel petto.
[Storia partecipante al Contest #Miraculouslockdown su Wattpad]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chloè, Luka Couffaine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chloé si svegliò confusa. Ricordava però di essersi addormentata sul divano, accanto a Luka.
Non sapeva nemmeno che ore fossero in quel momento, ma guardando il cielo dalla finestra della sua luminosa stanza, avrebbe detto che era quasi l’alba.

Non riuscì a trattenere uno sbadiglio, e osservò il ragazzo seduto accanto a lei ancora sveglio intento a suonare una dolce melodia con la sua chitarra.

«Ma hai idea di che ore sono?» chiese ancora frastornata.

«Buongiorno piccola Regina» la salutò. 

Se non fosse stato per il calore che le scorse nello sguardo, avrebbe potuto sembrare che fra loro non ci fosse nulla e che lei fosse persino infastidita da quella situazione; 
Ma la verità era che Chloé non era affatto disturbata da quel momento, e amava con tutta se stessa quella nuova musica che era entrata nella sua vita.
Amava il fatto che quel ragazzo le avesse aperto un mondo fatto di mille sfumature diverse.

«Ti ho svegliata?» Domandò a sua volta «Scusami. Mi sentivo ispirato» continuò continuando a pizzicare le dita sulle corde della sua chitarra.

«Mi piace» disse avvicinandosi di più verso di lui.

«É per te» confidò senza distogliere lo sguardo da quello di lei, e nel sentire quelle parole, il cuore di Chloé fece un salto.

Non era mai stata abituata a ricevere attenzioni, o meglio, non era mai stata abituata a ricevere attenzioni così profonde e sincere.
Nessuno, prima di quel giorno, le aveva mai dedicato una canzone e nessuno era mai stato così naturale insieme a lei. 

A Luka quella ragazza piaceva per quel che era, non temeva di averla accanto, e nonostante la reputazione che la precedeva non l’aveva mai giudicata, ma sempre e solo compresa. Arrivando ad accettarne pregi e difetti, nonostante gli ultimi fossero sicuramente molti di più dei primi.

Chi lo avrebbe mai detto che una malattia esantematica con conseguente lockdown avrebbe potuto portarle la cosa migliore che avesse mai avuto in tutta la sua vita?


***

Erano passati ormai diversi giorni da quando le era stato imposto quell’isolamento forzato, e nonostante il momento peggiore fosse passato, non faceva altro che tormentarsi su come avesse potuto prendere quella stupida malattia.
La settimana prima, aveva preso la varicella e ancora non riusciva a darsene pace.
Come aveva fatto lei, Chloé Bourgeois, a prendere la varicella?
L’aveva sempre considerata una malattia da plebei, che aveva bellamente scampato per tutta l’infanzia per arrivare poi a prendersela in piena adolescenza.
Il medico le aveva persino detto che era stata fortunata a non averla presa in forma aggressiva, ma lei lo trovava ridicolo, assolutamente ridicolo!
Già in quel modo era stato un trauma vedere parte della sua bellezza rovinata da quegli insulsi puntini rossi.
Durante la sua assenza dal palcoscenico della vita sociale, aveva affidato all’essenziale Sabrina la delicata missione di scoprire chi fosse l’untore della scuola che l’aveva portata a vivere quella situazione di vero e proprio disagio.
Trovalo Sabrina, e licenzialo!” Aveva detto assolutamente convinta che la sua fidata amica avrebbe trovato il colpevole;
ma così non era stato, e quel piano si era rivelato essere un buco nell’acqua.
Nessuno a scuola aveva avuto la varicella, tranne lei.
Proprio lei che era sempre stata attenta a non avvicinarsi a nessuna persona potenzialmente infetta da qualsiasi cosa, e che proprio per questa ragione evitava spesso e volentieri di spostarsi in metropolitana o con qualsiasi altro mezzo pubblico.

Si sedette al centro del letto, portandosi un dito sotto al mento, concentrata nel trovare un’assurda teoria che avesse potuto portare ad una soluzione logica, e fu proprio in quel momento che la ragazza venne colta da un vero e proprio colpo di genio.
Non poteva che esserci un solo colpevole: Il ragazzo della pizza.
Era lui la persona sospetta.
Era lui l’unica persona esterna al di fuori della cerchia scolastica che aveva visto in quel periodo prima di finire isolata in quarantena ricoperta da quei tremendi puntini rossi.
Fosse cascato il mondo, avrebbe scoperto se quella sorta di musicista travestito da corriere del cibo d’asporto aveva, in qualche modo, a che fare con il suo isolamento forzato.

Non le dispiaceva portare i suoi sospetti su Luka, perché doveva ammettere, perlomeno a se stessa, che trovava quel ragazzo interessante, tremendamente interessante.

 

«Sei amica di Marinette?» Le aveva chiesto la prima volta che aveva consegnato la pizza per Sabrina salendo sino alla porta della sua suite.

Si erano incrociati indirettamente un paio di volte sulle scale del François Dupont, ma non avevano mai prestato molta attenzione l’uno all’altra, anche se poi per Luka era impossibile non conoscere per fama la figlia del sindaco di Parigi.

«Amica di Dupain-Cheng?Io?Ma come osi?» Le aveva risposto invece lei facendo un’espressione che Luka trovò buffa. «Mi chiamo Chloé, Chloé Bourgeois» continuò porgendo una banconota al ragazzo per pagare la consegna a domicilio. Lo fissò per qualche secondo mentre era impegnato a cercare il resto da darle e disse atteggiandosi, «Tieni pure il resto!»

«Questo è il tuo resto» disse mettendo un paio di monete fra le mani della ragazza, «Ci vediamo Chloé, Chloé Bourgeois» la prese in giro poi, imitando il tono di voce con cui la ragazza si era presentata.
Rimase impalata per qualche secondo vedendolo allontanarsi, sentendo le guance accendersi dall’imbarazzo per quel sipario a cui avevano appena dato atto.

 

Si maledì mentalmente per aver avuto quel pensiero su di lui, continuando a non avere la più pallida idea del perché lo avesse notato fra tanti.
Non era un raggio di sole come Adrikins e non aveva nemmeno il suo stile perfetto e impeccabile. Cosa la intrigava in quel ragazzo?
Eppure, pur di vederlo, permetteva a Sabrina di mangiare la pizza almeno due volte a settimana…quando era risaputo che lei adorava il sushi e odiava la pizza.
Da quel che sapeva, quel ragazzo era persino stato innamorato della pasticciera, quindi perché a lei doveva interessare qualcuno che in passato era stato preso per Marinette?
Era ben consapevole che fra lei e Marinette c’era un abisso e che apparentemente non avevano niente in comune. Davvero poteva credere che Luka potesse interessarsi nello stesso modo a lei?

Sulla scia di quei pensieri prese fra le mani il suo smartphone, guidata unicamente dal suo istinto, e selezionò il numero di Luka dalla rubrica per mandargli un messaggio;
Ragazzo della pizza, compariva così nella sua prestigiosa rubrica.

Pensò più e più volte alle parole che voleva scrivergli, ma non sapeva assolutamente da che parte iniziare, forse perché non sapeva nemmeno cosa credeva di fare in quel modo.

-So che sei stato tu- scrisse poi di getto, accusandolo, quando la verità era solo una: voleva semplicemente vederlo.
Quella settimana in isolamento forzato era stata difficile da sopportare, non che l’essere sola fosse una novità per Chloé, a parte Sabrina e Adrikins non aveva mai avuto amicizie stabili.

Si era più volte sentita sola nel corso degli anni, e spesso e volentieri aveva mascherato il suo sentirsi sola dietro comportamenti poco etici e ortodossi.
La solitudine, quella mentale più che quella fisica, era una costante a cui era sempre stata abituata sin da quando era una bambina.
Era stata rinchiusa in quella stanza per una settimana, e oltre ad aver sentito la mancanza di Sabrina e di Adrien, aveva sentito la mancanza del ragazzo della pizza.
Ecco perché aveva deciso di scrivergli.
Perchè non dirgli semplicemente, a cuore aperto, che aveva sentito la sua mancanza in quei giorni senza nessuna consegna a farle compagnia?
Era pur sempre Chloé Bourgeois e sarebbe stato fin troppo semplice spiattellare la verità in quel modo.
-Non riesco a capire- rispose Luka dopo qualche minuto, non aspettandosi di ricevere un messaggio da Chloé, ma quel messaggio, seppur accusatorio, lo fece sorridere.
-Sono stata in isolamento per colpa tua- continuò a scrivere lei.
-Vorresti compagnia, ora?-
-Sono la figlia del sindaco di Parigi, mi sembra il minimo- rispose nuovamente, non sapendo cosa aspettarsi dopo quel messaggio.

Cosa voleva ottenere Chloé con quel messaggio? Riuscire a vederlo senza la scusa di una consegna?

 

 


Sin dalla prima volta che aveva visto Chloé Bourgeois gli aveva ispirato un senso di empatia.
L’aveva sempre vista come un tipo decisamente tosto, ma in fondo era riuscito a vedere quanta fragilità nascondesse dentro. Pronta a pungere chiunque come un’ape quando dentro poteva essere più dolce del miele.
Era sempre stato bravo a comprendere le persone, più di quanto fosse bravo a comprendere se stesso.
Come quando si era innamorato di Marinette, e aveva passato mesi senza accettare la realtà che parlava chiaro: lei non l’avrebbe mai amato nello stesso intenso modo in cui amava Adrien.
Sarei molto contento se fra voi funzionasse, ma se così non fosse, io sono qui per te”, non avrebbe potuto dirle cosa peggiore quella volta, come se non avesse avuto un minimo di amor proprio.
Non era quello il tipo di persona che voleva essere, e non era quello il tipo di uomo che voleva rispecchiare crescendo.
Non voleva accontentarsi e vivere nella frustrazione di cosa avrebbe o non avrebbe potuto modificare nel suo modo di agire.
Voleva solo sentirsi appagato dalle sue stesse azioni.
Chloé Bourgeois lo faceva sentire a suo agio, nonostante fra loro ci fosse una disparità sociale non indifferente.
Provava una sorte di simpatia per la ragazza più viziata di Parigi? Forse, e fu per questo che accampando un’assurda scusa riuscì a defilarsi da un’uscita organizzata con i suoi amici. Qualunque fosse il motivo per cui ce l’avesse con lui, il messaggio che Chloé gli aveva inviato suonava come una richiesta di aiuto, o perlomeno lui l’aveva interpretato così.

Arrivò davanti alla porta della suite di Chloé, bussò e quando la ragazza aprì la porta lo aggredì subito dicendogli: «Sei tu che mi hai attaccato la varicella!!»

«Non ho mai avuto la varicella» rispose pacato cercando di trattenere una risata.

Non sapeva assolutamente di cosa stesse parlando la biondina, ma vederla inalberarsi in quel modo, per Luka, era divertente, tanto da lasciarla continuare senza dirle che lui, la varicella, l’aveva fatta da bambino.

«Stai mentendo» lo sfidò.

«Mi hai mandato davvero un messaggio per dirmi questo?» Domandò sorridendo.

«É ridicolo, assolutamente ridicolo!» Diventò rossa lei, «Sei l’unica persona estranea con cui io sia entrata in contatto!Tu mi hai contagiata!».

«Non ti sembra di esagerare?» Chiese lui ironico «I virus sono nell’aria, e tu alloggi in un hotel» mise in chiaro «Sai quante persone entrano qui dentro?»

Chloé per un attimo si ritrovò a boccheggiare, non sapendo assolutamente in che modo ribattere alla domanda di ciuffo blu.
Si era talmente tanto focalizzata su di lui e sul fatto che fosse solo ed esclusivamente colpa sua, da non aver minimamente preso in considerazione che l’hotel di suo padre pullulava di esseri piccoli e rumorosi, identificati da lei come progenia di Satana.
Un vero e proprio ricettacolo di germi e batteri.
Rabbrividì al pensiero di essersi presa la varicella da qualche malefico bambino che alloggiava nell’albergo della sua famiglia, ma effettivamente quel ragionamento…filava.

«Mistero risolto» sovvenne Luka «Ora che sono scagionato, posso congedarmi?» Le chiese, per poi aggiungere: «Ci vediamo Chloé»

Chloé prese un grosso respiro, come per auto-incoraggiarsi. «Prima di andare via vorresti…ti andrebbe di…» cercò di dire voltando il viso dalla parte opposta, non riuscendo a sostenere il suo sguardo.

Mostrare i sentimenti, genuinamente per ciò che erano, per Chloé era ancora complicato.
Sarebbe sbocciata per quello che era un giorno, ce l’avrebbe fatta a mostrare che non era così pessima come veniva dipinta.
Aveva vissuto una vita imprigionata nel suo essere il personaggio che per tanto tempo aveva costruito intorno a se stessa, senza mai effettivamente chiedersi cosa fosse giusto o sbagliato per vivere una vita felice. Senza sentirsi sola.

«Di..?» Cercò di spronarla.

«Di…cenare qui con me?» Domandò la ragazza con tono impercettibile facendo uno sforzo enorme.

«Non ho sentito»

«Ho il servizio in camera» aggiunse pavoneggiandosi.

«E tu, per tutto questo tempo, hai ordinato la pizza?» Domandò sorpreso.

«Perché a Sabrina piace quella del posto dove lavori tu» mentì, «a me piace il sushi» ammise.

Non si trattava di un capriccio questa volta, voleva stare bene. Incredibilmente bene.

«E tu?» Le domandò il ragazzo ancora sulla soglia della porta. «Tu cosa volevi?»

«Non lo so» abbassò la testa Chloé, poi prese coraggio e disse apertamente: «Hai forse mai pensato, per tutto questo tempo…che semplicemente ti stessi dicendo Guardami

«Si, non sarei qui ora, altrimenti».

Il cuore, che per tutto il tempo aveva battuto forte, improvvisamente aumentò il ritmo. Accelerò. Sbandò. E si scagliò nel petto.

***

 

«Grazie» sussurrò Chloé imbarazzata «Per la melodia, intendo».

«É una canzone dalle sfumature d’oro, come le tue».

Luka aveva sempre creduto che l’amore sarebbe stato rosso ma invece era oro.
Come la luce del giorno che li stava illuminando. 
Come Chloé.


***


Buonasera!
Questa storia è uscita così, e lasciatemi dire che questi due insieme hanno un potenziale così infinito che non potevo non immaginare un momento così.
Inizialmente, non avevo ben in mente che personaggi usare per il contest, ma praticamente questi due si sono scritti da soli.
So, spread Lukloè 
♡♡

Un abbraccio,
Lavie

   
 
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