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Autore: Mondschein    23/06/2020    1 recensioni
•L'attacco dei giganti
•Jeankasa
•Canonverse
•What if?
!SPOILER!
Dal testo:
"La sua vita da quando era bambina fu protagonista di numerose tragedie e più andava avanti, più si accorgeva che quel mondo era solo, e soltanto, una grande gabbia imbottita di angoscia, sofferenza e miseria."
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jean Kirshtein, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il suo amore si era spezzato come una rosa solitaria, calpestata da miriadi di piedi incuranti del suo abbandono al suolo, frutto di un affetto probabilmente mai esistito tra due persone. 

Quella stessa rosa, dalle sfumature rosso porpora, poteva rappresentare la sua vecchia sciarpa del medesimo colore, anche se aveva perso la sua originaria lucentezza, a causa dell'usura e per averla portata al collo fin troppo spesso. 

Ormai non aveva più un significato; quella sciarpa poteva benissimo bruciare fino a farsi consumare totalmente dalle fiamme ardenti che una volta accendevano il suo giovane cuore.

Aveva perso ogni obiettivo e... no, che sciocca, non aveva mai avuto diversi obiettivi, ma soltanto uno: proteggere Eren a qualunque costo, stargli accanto sempre e per sempre. 

Quanto poteva essere malato quel sogno, quella decisione che aveva portato avanti per anni, dopo quell'orribile notte? Eppure doveva aver capito che Eren era tutt'altro che una persona da proteggere, perché alla fine, in un modo o nell'altro se l'era sempre cavata. Era scritto nel suo destino ed Eren non aveva mai sopportato la presenza di Mikasa al suo fianco. 

A causa del loro legame costrittivo, aveva unito i due in una spirale infetta, piena di bugie. 

Sì, in fondo Eren non le aveva mai voluto bene, non aveva mai fatto parte della sua famiglia e mai avrebbe fatto breccia nel cuore nero del ragazzo che da quando era andato a Marley, Mikasa non aveva fatto altro che soffrire. 

E dopo aver aspettato il momento in cui finalmente si sarebbero riuniti, a discapito di tutto, non aveva salvato lo stesso ragazzo che mesi prima aveva lasciato la sua squadra. 

Forse i cambiamenti nel suo animo c'erano già stati, ma sicuramente lei non se n'era mai accorta, troppo stupida per capire i suoi sentimenti. Allora rifletté su questo: era mai riuscita a capire i veri sentimenti di Eren? Aveva mai recepito da cosa derivavano le sue azioni? La risposta era sempre e solo una: no, non lo aveva mai capito. E non aveva mai capito che il suo Ackerbond l'aveva resa schiava, così Eren le aveva aperto gli occhi. In un modo egoisticamente cattivo, ma glieli aveva pur sempre aperti. 

Armin aveva provato a proteggerla, finendo rovinosamente sconfitto da quello che una volta era loro amico, compagno di giochi e di squadra. Tutto ciò che loro tre avevano costruito insieme, si era lentamente sgretolato, formando un cumulo di macerie. Eren aveva distrutto tutto, e forse avrebbe potuto lasciarlo finalmente perdere, se non fosse stato per le parole che aveva rivelato Jean: «Per proteggere tutti noi, ha sacrificato l'umanità oltre le mura. Gli unici a trarre beneficio a questo genocidio siamo noi.» 

Sì, perché loro erano importanti. 

Nessuno aveva potuto fermare il folle piano di Eren, e men che meno potevano aiutare gli uomini al di là del mare. Dovevano sistemare il caos che si era creato, e sopprimere tutti i giganti che si erano trasformati grazie all'urlo di Zeke. 

Jean aveva dato ordini precisi, comandando impeccabilmente tutti i commilitoni ad agire in fretta e senza provocare vittime. 

C'era subbuglio ovunque, sia fuori che dentro di sé e Mikasa avrebbe desiderato che tutto tornasse come prima, però, era praticamente impossibile. La sua vita da quando era bambina fu protagonista di numerose tragedie e più andava avanti, più si accorgeva che quel mondo era solo, e soltanto, una grande gabbia imbottita di angoscia, sofferenza e miseria. 

Non appena ne aveva avuto l'occasione, aveva lasciato la sua sciarpa, che era sempre attorcigliata al suo collo. 

Ma ormai non era altro che un macigno che la rallentava. Vi era un legame evanescente e non l'avrebbe più soffocata. 

 

Era sparita. Dopo la discussione con Armin - che anche lui sembrava parecchio instabile al momento -, il mobile sul quale aveva posato il suo indumento era vuoto. 

Scoprì di non curarsene, aveva altro a cui pensare; prima di tutto Armin se n'era andato per accompagnare Gabi da Connie, che aveva catturato Falco. 

In cuor suo sperò che Connie avesse un po' di buon senso, ritenendo inutile la salvezza di sua madre trasformandola in una Shifter. A conti fatti, sarebbe morta nel giro di tredici anni e allora che cosa sarebbe servito riportarla indietro per vivere con lei quei pochi e miseri anni? 

Decise che per il momento non sarebbe stato un suo problema e raggiunse Jean, il quale si trovava inaspettatamente inginocchiato a terra, sconvolto. Poco distante da lui c'era quel dannato Floch, e ai suoi piedi un tizio morto, con la faccia sfigurata a causa del colpo di pistola ricevuto dall'arma di Floch. Quel bastardo l'aveva fatta grossa anche questa volta. 

«Jean, cosa è successo?» 

Egli le rivolse uno sguardo sorpreso, non aspettandosi la sua venuta, ma Floch parlò al posto suo, ignorando completamente Mikasa e parlando esclusivamente col suo compagno, riprendendo un discorso che lei purtroppo non aveva avuto modo di sentire. 

«Io sono il portavoce di Eren, e vedrò di sopprimere qualsiasi astio interno.» Gli disse come se fosse lui adesso il capo dell'esercito, il capo dell'intera isola. 

«Siamo sopravvissuti all'inferno di quattro anni fa, siamo arrivati fino a questo punto, sai di cosa sto parlando? Di libertà! Potete finalmente vivere come volete!» 

«E' finita?» chiese Jean, titubante delle sue stesse parole. 

«Sì, perciò torna a essere il Jean di prima: il ragazzo arrogante che riusciva ad essere irritante al punto giusto.» 

«Che hai detto...?» 

Mikasa sbatté gli occhi un paio di volte: già, che aveva detto? Quando mai Jean era stato arrogante? Forse con Eren, quando erano ancora solamente reclute, quando nessuno di loro era abbastanza maturo da capire come era fatto il mondo là fuori, dietro le alte mura. Era normale per ragazzini come loro mostrarsi migliori di altri, oltretutto quando si è in contrasto con qualcuno è normale apparire malaccetti e scortesi. 

Eren era sempre stato visto come un ragazzo dalla buona perseveranza, ma che agli altri sembrava uno che volesse andare a farsi mangiare dai giganti. E Jean si era accorto che la presunzione di Eren non lo avrebbe portato da nessuna parte. 

Fu quando entrarono tutti quanti nella Legione Esplorativa che tra loro, e in loro, era cambiato qualcosa. Gli unici superstiti della 104esima erano rimasti uniti, dall'attacco del colossale fino alla loro ultima battaglia per richiudere la breccia e riprendersi il Muro Maria. Per questo il loro affetto era incrementato, ed erano cresciuti tutti insieme sia di esperienza sia di maturità. Per questo Floch non aveva il diritto di giudicare. 

Jean, come Mikasa, si era preoccupato per Eren come nessun'altro stava cercando di fare. Purtroppo, il suo comportamento e il suo piano avevano ingannato tutti, persino Hanji e il Capitano Levi che ora... chissà dov'erano. 

«Floch» parlò Mikasa, «il Capitano Levi e il comandante Hanji, che fine hanno fatto?» 

«Ah, purtroppo per loro, sono stati uccisi da Zeke» rispose Floch con una calma disarmante. 

Jean e Mikasa sgranarono gli occhi increduli, potevano essere stati così imprudenti? Era stata sicuramente una trappola, ma Eren era al corrente di questo? Era nel suo piano eliminare chi lo avrebbe ostacolato? Perché distruggere la loro squadra e assassinare il Capitano? 

«Non avete altra scelta, o finirete come loro» disse Floch, riuscendo a rabbrividire Mikasa con quelle parole. Non potevano essere morti, non loro, o sarebbe stata veramente la fine. 

«NO!» Improvvisamente, la voce di Jean la fece sobbalzare. Egli si alzò, colpendo Floch con un pezzo di maceria che aveva raccolto di nascosto poco prima. Gli uomini di Yelena si rivoltarono contro quelli di Floch, in fondo erano in vantaggio numerico, mentre Jean prese Mikasa per il polso e la trascinò via con lui in mezzo alla confusione. Non aveva senso rimanere lì perché erano disarmati, per cui scesero le scale e corsero il più in fretta possibile. 

«Jean!»

«Corri e basta!»

Raggiunsero i piani inferiori, avevano il fiatone e dovevano sbrigarsi a indossare il movimento tridimensionale. 

«Che cosa pensi di fare adesso che abbiamo quelli contro?» Mikasa era confusa e frastornata, non aveva idea di cosa sarebbe potuto succedere da lì a poco. Si sentì per la prima volta in vita sua una persona completamente inerme, inutile a tutti, che non era capace di prendere una posizione concreta perché doveva sempre seguire gli altri, o meglio, in tutti quegli anni aveva solamente seguito Eren. 

«Eren non avrebbe voluto.» Disse Jean, riprendendo fiato, il cuore che gli martellava nel petto, come se da un momento all'altro dovesse uscire. 

«Che ne sai di cosa vorrebbe Eren» alzò di poco la voce. «E' un egoista, ha voluto ingaggiare Floch nel suo assurdo piano, e adesso è all'interno di quel gigante con l'obiettivo di provocare un'eutanasia di massa!»

Jean la fissò, consapevole anche lui di questa cosa. Frustrata dalle sue stesse parole, Mikasa abbassò il viso, stringendosi nelle braccia. Era stanca, stanca di non capire le persone che le stavano intorno. 

Ciò che Eren le aveva detto fu una mera e semplice verità: era schiava degli altri, e avrebbe sempre agito con lo scopo di dover proteggere chi le era di più caro, rischiando di perdere la vita. Ma era un'Ackerman, non sarebbe mai caduta sconfitta così facilmente, però, dopo che Eren le aveva detto chiaro e tondo che non aveva bisogno di lei, che non le aveva mai voluto bene e l'aveva sempre odiata, Mikasa non aveva motivo di andare avanti, non aveva motivo di combattere quella battaglia. 

C'era una sola persona che avrebbe potuto sconfiggerla: lei stessa sarebbe stata l'artefice della sua condanna a morte. 

«Mikasa» la chiamò Jean con una dolcezza che non le era mai capitato di sentire, soprattutto da lui. Le prese le mani e gliele strinse, un gesto che Mikasa avrebbe tanto voluto evitare, ma che in quel momento, scoprì, non avrebbe potuto farne a meno. «So come ti senti, e confesso che forse ho fatto una stronzata, ma va bene così, non mi interessa.»

Si guardarono negli occhi, il loro riflesso nelle iridi dell'altro. «Quello che ha detto Floch, è una menzogna. Se Eren compirà la sua missione, credi davvero che ci sarà la pace o la libertà?»

Mikasa scosse la testa in segno di diniego, ma in realtà non lo sapeva. Nessuno sarebbe stato in grado di rispondere a una domanda simile. «Io vorrei fermare Eren» affermò il ragazzo, «ma so che sarebbe un suicidio raggiungerlo in quelle condizioni, forse non è nemmeno in sé.»

«Io vorrei solo chiudere gli occhi di fronte a tutto questo. Se potessi mi addormenterei per risvegliarmi in un altro luogo lontano.»

«Anche io lo desidero. Sono stufo di dover pensare all'Umanità, a tutta la merda che i nostri antenati ci hanno buttato senza pensare un po' a me stesso. Forse Floch ha ragione, forse dovrei veramente tornare a essere il ragazzo arrogante di anni fa.»

«Sarebbe controproducente, Jean. Non lo sei mai stato davvero, tu volevi solo una vita agiata e tranquilla. Chi non la vorrebbe?» Abbozzò un piccolo sorriso triste, nostalgico. «Rimpiango di non aver mai avuto un sogno come il tuo, adesso, se penso al futuro, vedo solo buio e desolazione.»

Jean annuì, omettendo il fatto che neanche lui aveva mai avuto sogni ambiziosi. Forse, se fosse entrato nella gendarmeria, avrebbe fatto la fine di quegli uomini morti durante l'attacco di Zeke quattro anni fa.

«Una cosa è certa, sono felice di essere stato al vostro fianco» rivelò Jean. «E di aver combattuto insieme a te, e spero di farlo fino all'ultimo istante.» Il suo sguardo fermo e deciso fece perdere a Mikasa qualche battito; era la prima volta che sentiva parole così sincere, ma in fondo Jean era sempre stato un ragazzo dalla naturale sincerità, per questo era visto dagli altri come un 'arrogante'. Nascondeva dietro quel suo lato un carattere dolce e sensibile, perché teneva ai suoi amici e teneva in primis a Mikasa. Ciò che li univa, era anche l'affetto che provavano per Eren e questo sarebbe bastato a tenerli uniti. 

Ormai Mikasa doveva aggrapparsi a lui, non più ad Armin, perché Armin aveva smesso di voler bene a Eren. 

«Mi spieghi perché Eren è il fulcro di tutto?»

Jean sorrise. «Perché è una testa di cazzo e ci vuole proteggere in strani modi, umiliandoci anche. E gli abbiamo pure salvato la vita tante volte ed è così che ci ringrazia...» Guardò la ragazza, che le parve più bella del solito e più fragile, come una rosa. 

«La tua sciarpa dov'è?» chiese accorgendosi solo in quel momento che non l'aveva al collo. 

«Non lo so.» Si avvicinò a Jean, e inaspettatamente, lo strinse avvolgendo le braccia intorno ai suoi fianchi, poggiando il viso sul suo petto. 

Il cuore di Jean riprese a pompare più veloce e ricambiò quell'abbraccio timido ma pieno di emozioni e di sentimento. 

«Per favore, Jean, almeno tu non odiarmi.»

Jean serrò le labbra e la strinse ancora di più, con la paura che sparisse da un momento all'altro. «No, Mikasa.»

Non era da loro mostrare tanto affetto, non ne erano mai stati in grado, ma in quel momento gli sembrava più semplice che impugnare una qualsiasi arma. 

Come Marco aveva portato Jean a unirsi nel Corpo di ricerca, Eren lo stava aiutando ad avvicinarsi a Mikasa. 

Jean, insieme a tutti i suoi compagni, non aveva mai potuto innamorarsi di qualcuno, non in un vita del genere, ma se avesse saputo che cosa fosse l'Amore, allora il sentimento che provava per Mikasa era sicuramente qualcosa di simile. 

Se non indossava più la sciarpa voleva dire che qualcosa dentro di lei si era spezzato. Jean avrebbe fatto di tutto per risanare quel cuore rotto in mille pezzi, proteggendola a tutti i costi da ogni perfida insidia. 

 

 

 

 

 

NdA: 
Spero che questa piccola one shot vi sia piaciuta! Da quando è iniziato l'arco finale dell'Attacco dei giganti mi sono accorta che la Jeankasa appare spesso, anche se non in modo completamente 'esplicito'. Noto sguardi tra loro e vedo che combattono spesso insieme aiutandosi reciprocamente. 
Si avvicina la fine del manga e questa coppia la sto amando sempre di più.

   
 
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