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Autore: Harry Fine    23/06/2020    2 recensioni
Una guerra terrificante si svolgerà presto sulla Terra. Ma i nemici da combattere sono tutto fuorchè convenzionali. Non sono esseri umane, ma macchine provenienti dallo spazio capaci solo di distruggere tutto quello che trovano sulla propria strada. E per sconfiggerle sarà necessario un esercito altrettanto nuovo, letale e pronto a tutto. L'esercito degli androidi Yorha, composto da valorosi volontari. Ma davvero ne varrà la pena?
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Threesome
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Becky si stava dirigendo verso l’infermeria con aria pensierosa. Aveva davvero bisogno di parlare con Momoko o Ishley per calmarsi L'ultima missione era stata tecnicamente un successo, ma lei si sentiva sotto un treno.
Avevano ucciso degli Yorha come loro. Disertori, certo, ma comunque loro simili! E King non sembrava averla presa bene, specie dopo i commenti di Athal. Era andato nella sua stanza e non era uscito per un bel pezzo dopo il loro rientro. 
Sapeva che quei due non andavano molto d'accordo, vista la testardaggine e l'orgoglio che li caratterizzava, ma non si sarebbe mai aspettata un simile litigio. Era pronta a giurare che avrebbero combattuto sul serio se non li avessero fermati.
Tirò un sospiro esausto. Non sapeva che fare. La guerra stava avanzando e la situazione stava diventando sempre più tesa. Avevano ricevuto notizia i varie sconfitte per il mondo e oltre a questo, anche lei stava iniziando a pensare che ci fosse qualcosa sotto.
Il comportamento del generale nei loro confronti era incomprensibile di suo, ma oltre a quello, Ivar aveva fatto vedere a tutti loro i fascicoli dei disertori.
Non sembrava che ci fosse nulla di bizzarro. Erano un gruppo efficace, composto da ottimi elementi e guidati da una donna carismatica e molto sveglia. Non avevano mai mostrato segni di ribellione o altri fattori che potessero portare ad una fuga come la loro.
C'era qualcosa che nessuno di loro vedeva ne era certa, ma lei non sarebbe mai stata abbastanza sveglia per arrivarci da sola.
Si fermò davanti alla porta dell’infermeria, entrandoci e dirigendosi verso la camera di Ishley. Dopotutto, a chi altri avrebbe potuto chiedere? Lui era un genio nel vero senso della parola!
Bussò alla porta, aprendola. 《Dottor Ishley? È permesso?》
Il giovane era seduto sul letto, i capelli sciolti e soprattutto nessuna benda a coprire gli occhi chiari. Sorrise vagamente appena la vide entrare. 《Ciao Becky. È un piacere vederti.》
L'altra si imporporò un po'. 《Anche per me. Sono davvero contenta di vedere che sta meglio… solo… potrei farle una domanda?》
《Ma certo.》 Rispose lui tranquillamente.
《Cosa potrebbe spingere una persona molto in alto in una gerarchia a mentire?》
Il biondo parve colto alla sprovvista. 《Beh ci sono molti motivi. Magari per difendere un segreto sporco, per proteggere qualcun altro o se stesso, per non rischiare di fallire in situazioni importanti, per senso di colpa anche… ci possono essere decine di spiegazioni. Perché mi fai questa domanda?》
L'altra parve farsi tesa di colpo. Si fidava davvero di Ishley… ma sapeva che lui e Natasha avevano una relazione più stretta con il generale e il colonnello. Poteva essere un rischio. 《Perché voglio sapere di potermi fidare.》
L'altro alzò un sopracciglio. Gli sembrava troppo guardinga, c'era qualcosa di strano. 《È per caso successo qualcosa mentre non c'ero?》 Esordì.
Quella ragazza non era una cattiva persona e soprattutto era molto più acuta di quanto non sembrasse. Se qualcosa l'aveva turbata, non era da sottovalutare.
La rossa annuì. 《Diciamo che abbiamo affrontato una missione che… mi ha lasciato l'amaro in bocca anche se è stata un successo.》
L'altro non disse nulla, aspettando che andasse avanti.
《Siamo stati mandati ad uccidere un gruppo di disertori.》 Si decise lei. 《Non avevano mai fatto nulla di strano, poi di punto in bianco sono scappati. Noi gli abbiamo dato la caccia e… li ho visti morire davanti ai miei occhi! Ed è stato orribile!》. Non era tutta la verità, ma nemmeno una completa bugia.
Il dottore parve emettere un sospiro. 《Purtroppo non puoi costringere la gente a ragionare se non vuole.》
《Si, ma… mi sono sentita una assassina. E lo sono. Alcuni di loro erano ragazzini! E poi… Athal e King si sono messi a litigare in modo… pensavo che avrebbero lottato sul serio!》
L’altro le mise una mano sulla spalla. 《Mi dispiace tanto. Queste missioni sono senza dubbio le peggiori. Però… tutto questo cosa c'entra con la domanda di prima?》
Lei si morse il labbro. 《Il loro capitano era un'unità di alto livello, un modello E addirittura, che per qualche motivo ha mentito ed è fuggita con la sua squadra senza apparente motivo. Mi chiedevo se tu potessi spiegarmi.》
《Beh… gli Eliminatori spesso sono soggetti a crolli psicologici. Quando sei costretto a vivere sapendo che potresti ritrovarti a dover uccidere il tuo migliore amico succede. Oppure qualcuno ha scoperto la sua intenzione di disertare e lei è fuggita in fretta e furia con la sua squadra per non farsi uccidere. Ma Non posso esserne certo. La psicologia non era il mio campo.》
L'altra annuì. 《Grazie mille dottor Ishley.》
L'altro emise uno sbuffo. 《Ogni tanto potresti anche chiamarmi col mio nome sai? Non serve tutta questa formalità.》
L'altra divenne di colpo porpora. 《Da… davvero!?》
L'altro ridacchiò un po'. 《Ma certo. Chiamami pure Rafael. Dopotutto, non sono neanche tanto più grande di te.》
La rossa battè le palpebre. 《Rafael?》
《Si. È il mio nome. Io sono il dottor Rafael Ishley. Non lo sapevi?》
Becky desiderò intensamente sbattere la testa al muro. Ovviamente era noto solo per cognome! Anche lei era registrata come agente Kater nei registri! Non poteva crederci: erano compagni di squadra da mesi e non gli aveva manco chiesto il nome! Che razza di figura del cavolo!
L'altro ridacchiò un pochino nel vederla così interdetta. Quella ragazza era talmente buffa quando non combatteva con quel gigantesco fucile.
Lei gli lanciò uno sguardo imbarazzato e arrabbiato. 《Lo trovi divertente!?》
《Un po' si in effetti》 disse lui ridendo ancora.
L’altra rimase a bocca aperta. Quello era seriamente il geniale dottore che aveva aiutato a creare gli Yorha? Quello che adesso stava lì a ridere era la stessa persona che vedeva tutti i giorni?!
Lui dovette notare la sua faccia, perché la guardò interdetto. 《Che c'è?》
《No niente… è solo… normalmente sei sempre così…》
《Serio? Beh, so ridere se vedo qualcosa di divertente. E tu sei una donna divertente.》
L’altra arrossì un altro po'. Era sicura di somigliare ad un’aragosta! 《Beh… tu invece sei un uomo decisamente particolare.》
L'altro tirò fuori il suo famoso sorrisetto. 《Tu e mio fratello andreste d’accordissimo. Lui ripeteva sempre che sono la persona più strana che avesse mai conosciuto?》
《Hai un fratello?》 Chiese lei. In effetti non sapeva nulla della sua vita privata.
《Si. Si chiama Michael. Ha 19 anni, è al primo anno di università ed è il mio contrario in tutto. Innanzitutto non è uno Yorha è poi lui è quello che va alle feste, porta a casa ragazze e alcol e sa sempre Cosa è alla moda. Io sono il fratello noioso che ama leggere.》. Lo diceva con affetto e magari con un poco di malinconia.
《Perché scusa? Con una faccia e un cervello come i tuoi avrai avuto decine di ragazze.》 Disse lei, mordendosi poi la lingua. Ma che diavolo stava dicendo!? Gli aveva praticamente detto che era uno schianto!
Ishley ridacchiò. 《Ti ringrazio del complimento. Diciamo, però, che le ragazze non mi hanno mai trovato particolarmente interessante. Troppo nerd. Io poi reggo bene l'alcol, ma le feste non sono il mio forte.》
La rossa sinceramente non poteva crederci. Pensava che uno come lui avesse avuto vita facile anche in amore e amicizia, oltre che nella didattica. Bisognava dire che tutte quelle ragazze dovevano avere i paraocchi per lasciarsi scappare un tipo così.
《E tu invece? Hai qualche fratello o sorella o magari un fidanzato ad aspettarti sulla Luna?》
Lei scosse il capo. 《No, solo i miei. Mio padre e mia madre non hanno avuto altri figli oltre a me, ma dicevano sempre che potevo bastare per cinque quando ero piccola.》 Sbuffò una risata. 《Comunque sono due delle pochissime persone che davvero sono sempre state lì con me. Papà poi mi ha sostenuto tantissimo quando sono diventata una guardia carceraria. Lui è stato un membro dell'esercito da giovane, ma per fortuna non è uno Yorha.》
《Gli vuoi molto bene non è vero?》 Disse Ishley placido. Poteva già vedere la risposta dal suo sorriso dolce.
《Tantissimo. Ci sono sempre stati per me. Tutti e due. Mi dispiace solo non averli nemmeno potuti salutare di persona quando si sono imbarcati per la Luna.》
Lui le poggiò una mano sulla spalla. 《Secondo me hanno una figlia fantastica e ne vanno orgogliosi.》
Lei diventò ancora più rossa. 《Avanti, così mi fai arrossire. Comunque nemmeno io ero fortunata in amore da ragazzina, ma non è mai stato un così grosso problema.》
L'altro sorrise furbo. 《E adesso hai trovato qualcuno che ti interessi? Perché ho notato che spendi molto tempo parlando con King ultimamente…》 
L'altra sbarrò gli occhi. 《NO! Cioè… Lui è un bel tipo, giuro, ma… ma… ma… era uno dei miei incarichi! E… e… e non…io… io…》
Ishley non riuscì a trattenersi dal ridere davanti a quell'adorabile sproloquio. Una ragazza così spontanea, specialmente una che avesse intrapreso una carriera nelle forze dell'ordine, non l'aveva mai conosciuta.
Becky era diventata rossa come i suoi capelli e stava straparlando senza sosta. 《E… e… e comunque! Perché mi fai una domanda così!?》
《Curiosità? Sei una bella donna, sveglia e sei anche divertente. Non sarebbe strano se volessi intraprendere una relazione simile con qualcuno.》
La rossa sgranò gli occhi, senza parole. Aveva ancora dei sospetti sulla lealtà del dottore, ma in quel momento preciso avrebbe voluto prenderlo e baciarlo lì! Ma non poteva. L'avrebbe vista come una poco di buono che si stava approfittando della sua gentilezza ed educazione!
《Temo di no. Almeno per ora...》 Disse lei imbarazzata, sentendo chiaramente i suoi “battiti", se così li poteva chiamare, diventare più veloci. Ancora non sapeva se fidarsi del tutto di… Rafael, ma in quel momento non voleva pensarci. Voleva godersi quei momenti con lui… solo per un altro po'.
**
Athal continuava a far guizzare la sua frusta, tagliando manichini uno dopo l'altro. Normalmente non era una grande fan della palestra, preferiva altre attività, ma aveva davvero bisogno di sfogarsi. La litigata con King l'aveva fatta arrabbiare più del previsto.
Come si permetteva si parlarle così!? Come se lei fosse stata una principessina viziata e non un soldato Yorha. Lui non aveva idea di quello che aveva vissuto e avevano anche combattuto come compagni, eppure le aveva tenuto testa in maniera strenua per difendere un gruppo di ribelli di cui a malapena conosceva i nomi.
Quel ragazzo era un fusto, così come i suoi partner, e non era nemmeno un cattivo combattente, ma era talmente testardo da farle venire i nervi! E soprattutto non riusciva a capirlo! E lei odiava non capire la gente! 
Riuscire a comprendere il carattere altrui era uno dei suoi punti forti, un'arma che si era rivelata indispensabile nella sua vita, eppure con lui non riusciva. Sembrava che non gli importasse niente della guerra o degli Yorha, dopotutto era stato costretto ad unirsi a loro, ma combatteva come una furia nelle battaglie e se a volte sembrava distante da tutto, in altri momenti si inalberava per difendere delle persone che nemmeno conosceva.
Tagliò in tre l'ennesimo manichino con un verso frustrato. 《Perché diamine si comporta così?!》
《Chi si comporta come?》 Chiese una voce di donna alle sue spalle, facendola voltare di botto.
Natasha era davanti a lei, inespressiva come al solito, solo con un sopracciglio inarcato a tradire la confusione.
《King! Quel... quel… ah! Non so nemmeno come chiamarlo! Mi fa impazzire! Mi fanno impazzire tutti! Lui, i suoi scopamici e soprattutto il generale! Non ci ha nemmeno ringraziato come si deve per queste maledette missioni, poi costringe tutti a fare da spazzini e io mi devo pure prendere la sgridata di King! Cosa crede di saperne di me!? Non mi conosce! Per quanto ne sa, potrei averne passate tante quanto lui e anche di più! E soprattutto perché dovrebbe difendere dei ribelli quando non sembra interessargli nulla di tutto il resto!?》
《Athal, io credo che sia tu che lui vi somigliate più di quanto non pensi.》 Disse lei serissima, cercando di farla calmare. Quando quella ragazza si metteva in testa qualcosa diventava davvero tremenda.
《Come prego?》 Chiese la sua partner davanti a una tale osservazione.
《Siete entrambi orgogliosi, testardi e pronti a combattere se serve. Avete solo posizioni opposti, per il resto non sarebbe difficile dire che avete lo stesso carattere.》
La corvina sentendo quel ragionamento rimase senza parole, cosa di per sé incredibile, per poi mordersi il labbro. 《Anche se fosse, non lo capisco. Quei ribelli erano un gruppo che ci aveva traditi e che ha ucciso quella tipo E che abbiamo trovato nell'appartamento. Tutti loro hanno scelto la fuga e hanno lasciato noi altri a morire. Perché dovrebbe difenderli?!》
《Forse ha avuto delle esperienze che lo fanno simpatizzare con la loro scelta. Inoltre, è stato costretto a diventare uno Yorha contro la sua volontà. Non c’è da sorprendersi.》 Disse lei sedendosi vicino ad Athal.
La ragazza sembrava ancora più seccata. 《In ogni caso, erano patetici. Chi decide di farsi indietro è patetico. Chi vuole avvicinarsi a qualcuno solo per ricevere qualcosa in cambio e patetico. E di sicuro quelli lo erano.》
La russa sospirò. 《Athal, secondo me la prendi troppo sul personale.》
《Perché? Anche tu sei d'accordo con King? Dovrei fare la buonista con certa gente mentre ci sono Yorha leali che muoiono?》 Ribattè acida.
《Io sono l'ultima persona che potrebbe dire così, non trovi? Anche se ritenessi tutto ciò sbagliato, io sono programmata per essere una carnefice.》 Rispose l’altra, facendo mordere la lingua alla corvina.
Forse aveva esagerato stavolta. Natasha era una brava compagna, non si meritava certo questo trattamento solo perché lei era seccata!
Doveva ammettere in effetti di essersi affezionata a quella ragazza tanto silenziosa e misteriosa. I suoi modi di fare, il suo stare sempre sulle sue, il suo stile di combattimento simile a una danza, ma anche la sua indole sotto sotto compassionevole e la sua indole matura. 
Tutto questo gliela rendeva simpatica, anche se erano diametralmente opposte, quindi non voleva assolutamente offenderla! Tentò di cambiare argomento.
《Secondo te è vera quella storia che ci hanno imbrogliato?》
La rossa ci pensò un po'. 《Potrebbero essere solo frasi dette per sviarci…》
《Ma tu non ne sei convinta vero?》
《E tu?》 Ritorse lei, chiaramente convinta che non fossero tutte bugie.
Athal si distese. 《Ad essere sincera non ne ho idea. Il Generale si è comportato davvero da stronza con noi, visto che non ci ha nemmeno detto un grazie e poi ci ha mandato a a fare gli spazzini di punto in bianco. Questo mi fa pensare che ci sia qualcosa sotto, ma come investighi su una con una posizione di quel calibro? Non basta farle delle moine o essere gentili per carpirle qualcosa.》
Natasha non potè che annuire. Lei doveva al generale tantissimo, un debito che aveva deciso di ripagare con piena obbedienza e lealtà… ma quell’ultima missione le aveva fatto venire dei dubbi. C'era qualcosa che non andava in tutta quella faccenda, ma non aveva idea di cosa fosse. 
Di certo doveva essere un affare rischioso, però lei non voleva che i membri della sua squadra di finissero di mezzo.
Quasi le venne da ridere a quel pensiero. Lei era un modello E, fatta apposta per uccidere androidi problematici o che sapevano troppo, eppure non voleva assolutamente che Athal e gli altri si facessero del male. Era davvero una persona egoista.
《Posso farti una domanda?》 Chiese di colpo. 《Hai mai paura di me?》
L'altra alzò un sopracciglio. 《Dovrei?》
《Hai mai pensato che forse un giorno potresti essere tu quella dall'altra parte della mia lama?》
La corvina sbuffò una risata. 《Vuoi già andare così in là? Offrimi almeno una cena prima.》 Disse, facendo alzare un sopracciglio alla sua partner.
Alzò gli occhi al cielo. 《Va bene va bene, parliamo seriamente . Comunque… no. Non ho mai pensato che tu potresti arrivare ad uccidermi. Dopotutto, ci guardiamo le spalle a vicenda o no?》
《Io intendo se un giorno tu dovessi scoprire qualcosa di scomodo per il generale o il colonnello. Se decidessero che la scelta migliore sia liberarsi di te. Potrei essere io quella costretta a darti la caccia e ucciderti. Ci hai mai pensato?》
《Non capisco perché tu voglia saperlo a tal punto, ma no. Combattiamo insieme da mesi e tu sei sempre stata una compagna leale. È strano per me dirlo, ma mi fido di te.》
Per entrambe quel “Mi fido" risultò davvero strano. Athal non avrebbe mai pensato di dirlo a qualcuno così apertamente e Natasha non si sarebbe mai aspettata di sentirlo.
Inspiegabilmente sentì le guance riscaldarsi. 《Grazie Athal.》
L'altra le mise una mano sulla spalla, rossa anche lei in faccia. 《E comunque… se tutto questo discorso era un modo per dire “stai attenta e non fare casini", tranquilla. Non ho intenzione di correre rischi. Almeno per ora.》
**
Ivan era disteso nel suo letto in infermeria, le fasciature e i cerotti curativi ancora addosso. Aveva passato molto tempo in uno stato di animazione sospesa e aveva recuperato le forze, ma doveva ancora riprendersi del tutto.
Sperava solo di poter tornare operativo in fretta, anche se era contento di non aver partecipato all’ultima discesa. Aveva saputo da poco che Ivar e il resto della squadra avevano dovuto uccidere un gruppo di disertori…
Capiva che averli in giro era pericoloso, però non sapeva se sarebbe riuscito ad uccidere un suo simile, una persona, a meno che non fosse per difendersi.
Sbuffò. Doveva smettere di essere talmente morbido. Erano in guerra e lui era un volontario! Ma il pensiero di una possibile vittima futura non smetteva di tormentarlo. 
Solo che sentì la porta aprirsi e si girò. Ivar era sulla soglia, l'espressione nervosa. 《Ciao Ivan.》
《Oh. Ciao a te. Sei venuto a farmi visita?》 Chiese lui, facendogli posto.
Il biondo si sedette. 《Più o meno… più che altro per un consiglio.》
《Di che genere?》 Chiese curioso il francese.
《Se tu ti fossi prefissato un obiettivo importante con tutte le tue forze, ma poi iniziassi a non sentirti più sicuro che sia la cosa giusta o quello che vuoi… che cosa faresti?》
《Beh dipende da cosa potrebbe darmi cambiare idea e quale fosse l'obiettivo.》 Rispose lui, vedendolo reggersi la testa in modo seccato.
《Io mi Sono arruolato con una meta ben precisa nella testa. Volevo diventare qualcuno. Volevo essere uno dei sopravvissuti che avrebbero ammazzato le biomacchine e liberato il pianeta. Così finalmente nessuno mi avrebbe più trattato come l'eterno secondo. Volevo concentrarmi solo su quello. Ma adesso…》
Ivan gli poggiò una delle sue grandi mani sulla spalla. 《Se vuoi parlare, io sono qui e ti ascolterò. Non devi tenerti dentro tutto.》
Ivar davanti a quel sorriso dolce si sciolse. Non sapeva come diamine quel ragazzo ci fosse riuscito, ma ormai era chiaro che non era solo il suo corpo ad attrarlo. 
Rosso in faccia si mise a parlare. 《Per i miei genitori è sempre stato mio fratello il migliore in tutto. La scuola, lo sport, gli hobby: qualunque sciocchezza era perfetta se fatta da lui. Io invece ero sempre quello che sbagliava qualcosa! Potevo impegnarmi fino a crollare, ma non sarei mai stato degno delle loro aspettative. Ma quando è iniziata l'invasione… mio fratello si è dimostrato un codardo. Quando una dei colleghi di Ishley è venuta in città alla ricerca di volontari, lui non ha pensato nemmeno un attimo di diventare uno Yorha. È fuggito come un vigliacco sulla Luna con i nostri genitori. E io ho colto l'occasione al volo. Dopotutto… dargli un pianeta dovrà bastargli no?》. 
Il suo tono era amaro e ricolmo di rancore e rimpianto. Sicuramente le sue ragioni per essersi offerto volontario non erano delle più nobili, ma il francese in fondo lo poteva capire. L'amore dei genitori era prezioso per chiunque, lo sapeva fin troppo bene. 
Lo strinse istintivamente in un abbraccio. 《Mi dispiace. Capisco benissimo quanto sia importante per te renderli fieri.》
Il biondo lo guardò interdetto, cercando di nascondere il rossore.
Ivan si limitò a levare la benda, mostrando un paio di profondi occhi a mandorla. 《Vedi, io non sono nato da genitori francesi. La famiglia Delacroix mi ha adottato dopo che mi hanno letteralmente trovato sulla porta di casa loro. Non ho mai saputo chi fosse la mia famiglia biologica, ma ho amato quella in cui sono cresciuto con tutte le mie forze. Ed è anche per questo che volevo renderli tutti fieri di chiamarmi figlio, per fargli capire che accogliermi non era stato uno spreco… ma non so se ci sono riuscito. Quindi fidati, posso capire come ti senti e ciò che desideri a tal punto.》
《Cosa è successo? Alla tua famiglia intendo.》 Disse lui.
Il castano sospirò. 《Sono morti. Le biomacchine hanno attaccato la nostra casa e nessuno di loro è riuscito a salvarsi. Mio nonno, i miei genitori, mio fratello… sono tutti morti. Io mi sono messo in salvo per un pelo, ma ero ferito e non avrei potuto fuggire in eterno, così quando arrivò uno dei colleghi di Ishley, il dottor Parish, mi offrii volontario per diventare uno Yorha.》
Ivar rimase zitto davanti a quella dichiarazione. Ivan era un ragazzo così dolce… eppure aveva sofferto così tanto. La sua famiglia era svanita nel nulla e lui aveva deciso di aiutare comunque, anche se avrebbe potuto scegliere di fuggire da quell'incubo.
Rispetto a lui, che lo aveva fatto solo per una questione di orgoglio e anche per ripicca, risultava molto più nobile e decisamente meno arrogante.
《Mi dispiace tanto Ivan. Io…》
《Tranquillo. Ovviamente mi mancano tanto, ma quello che è successo deve essere una storia comune a molti Yorha.》 Lo interruppe lui, abbastanza vicino da fargli vedere per bene quelle labbra sottili su cui avrebbe volentieri poggiato le sue. 
Ivar era bello: altissimo, muscoloso, la pelle chiara e i lineamenti ben disegnati. Ed era gentile, come pochissime altre persone, e questo lo attraeva. Non era per quello che era diventato uno Yorha, aveva appena finito di dirlo, ma non poteva farne a meno.
Aveva un uomo meraviglioso di fronte, l'unico che sopportasse il suo caratteraccio e che lo aveva sempre sostenuto e protetto! Neanche si rese conto di aver annullato le distanze. Tutto quello che sentì fu la morbidezza della sua bocca e la sorpresa dei suoi occhi. Ma durò poco.
Il francese lo strinse delicatamente tra le sue grandi braccia, approfondendo quel contatto mai avuto prima, ma talmente piacevole da fargli mandare al vento ogni imbarazzo. 
Avevano entrambi gli occhi lucidi e le guance rosse quando si separarono, incapaci di dire una sola parola. Si limitarono a guardarsi in faccia, ormai nella confusione più totale. In che razza di pasticcio si stavano infilando? 
   
 
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