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Autore: Nemesis01    23/06/2020    3 recensioni
Ogni anno, il 21 giugno, a Teddy e James succede qualcosa che si ripercuote sul loro rapporto.
Dal testo: “L’Evocazione, Professor Lupin, è un argomento da M.A.G.O. e lei dovrebbe essere quantomeno fiero che conosca almeno la definizione!”
“Ha ragione, Lupin…”
“E per quanto riguarda l’Evanescenza, sa cosa le dico?” gli aveva chiesto con retorica, poi aveva strappato la pergamena fino a ridurla in coriandoli da buttargli contro. “Mi faccia evanescere questi, stronzo!”
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Sirius Potter, Teddy Lupin | Coppie: James Sirius/ Teddy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Dedico questa storia a Pally93,

beta-ingrombrante, amica, Fratella.

 

 

 

 

21 giugno

 

 

James non riusciva a stare un attimo fermo. Avvertiva un’adrenalina in corpo tanto forte da doversi muovere su e giù di continuo nei cortili di Hogwarts. In realtà avrebbe voluto continuare a ripassare per i M.A.G.O. imminenti: non era certo di aver ripetuto abbastanza a fondo le proprietà delle radici di valeriana e la tesi che aveva redatto per l’ammissione al tirocinio ministeriale necessitava di una revisione per poter essere presa in considerazione ma, quando con la posta del mattino aveva ricevuto un suo biglietto, non aveva potuto fare a meno di assecondare la richiesta.

Si era precipitato in cortile e lì era rimasto fino a quel momento. Chiunque gli avesse dato appuntamento era in ritardo di due ore e l’idea che si fosse trattato di uno scherzo si stava facendo spazio dentro la sua testa quasi a parimerito con la rabbia che avrebbe voluto riversargli addosso. Si accomodò su una panchina di pietra scomodissima e, una volta tolto il mantello, guardò i corridoi in trepidante attesa, con la speranza di veder comparire una testolina familiare.

 

Ricordava una serie di “21 giugno” vissuta nel corso degli anni precedenti, tutti diversi.

 

Al suo primo anno a Hogwarts, Teddy stava frequentando per l’ultima volta la Scuola di Magia e Stregoneria ed era stato davvero difficile distrarlo dai M.A.G.O. ma ci era riuscito ugualmente. L’aveva trascinato nelle Cucine per sgraffignare qualcosa da mangiare (fortunatamente, i dormitori di Teddy erano vicino le Cucine e gli elfi erano sempre molto disponibili quando si trattava di un Potter) e, durante un pomeriggio troppo fresco per essere il primo dell’estate, avevano fatto una scorpacciata di biscotti e cioccolata calda.

James sorrise nel ricordare il momento in cui Lupin era diventato qualcos’altro.

Aveva sempre visto Teddy come un fratello maggiore, uno a cui chiedere un consiglio su come non farsi mettere in punizione per aver accidentalmente fatto esplodere i mobili della dispensa ma, quando gli aveva tolto della cioccolata in eccesso dal labbro, aveva cominciato a guardarlo con occhi diversi. Non era solo colui che lo difendeva dai rimproveri di Ginny e Molly, ma un bellissimo mago da tenersi stretto.

 

Al suo secondo anno, James fu messo in punizione dal professor Flitwick. Sebbene Potter continuasse a sostenere che trasfigurare il naso di un suo compagno di casa in quello di un maiale fosse una prova schiacciante della sua abilità di mago, il professore aveva un’opinione completamente opposta e lo aveva costretto a ripulire i trofei con il Solvente di Nonna Acetonella per Ogni Tipo di Sporcizia senza bacchetta. Una vera noia.

Ne aveva parlato con Teddy, che si trovava lì per un tirocinio ministeriale come insegnante di Trasfigurazione provvisorio, nella speranza che potesse annullargli la punizione… ma niente, non aveva funzionato. Scoraggiato e innervosito, James aveva cominciato a ripulire i trofei sfregando con rabbia fino a quando non aveva visto su uno di essi (quello di suo nonno James Potter) il riflesso di un mago dai capelli viola.

“Che diavolo ci fai qui, Teddy?” gli aveva chiesto arrabbiato. L’altro gli aveva sorriso con dolcezza, aveva recuperato un secondo canovaccio e si era unito a lui nelle pulizie estive dei trofei.

James era arrossito ma gli era davvero piaciuto poter stare da solo con Teddy, anche se avrebbe fatto volentieri a meno della puzza del Solvente di Nonna Acetonella per Ogni Tipo di Sporcizia.

 

Al suo terzo anno, James aveva atteso con trepidazione la fine della scuola. Teddy era ormai diventato un vero insegnante (Harry non poteva esserne più orgoglioso. Diceva a tutti i suoi parenti cose come “Eh, magari anche James avesse la stessa testa di Teddy… Teddy deve aver preso da Remus, sicuramente!” o “Sono davvero orgoglioso di lui, primo in graduatoria, un mago così giovane non insegnava a Hogwarts da secoli!”) e faceva davvero fatica a rivolgersi a lui come “Professor Lupin”, soprattutto durante le interrogazioni. La verità era che, per quanto James insistesse sul “io e Teddy siamo come fratelli”, Lupin, onesto come solo un Tassorosso può essere, non gli aveva mai riservato un trattamento di favore. Infatti, proprio prima dei suoi esami annuali, James si era beccato una punizione da scontare nell’ufficio del professor Lupin.

“Teddy, sei ingiusto.”
“Sono il professor Lupin, ora.”
“E io voglio parlare con Teddy.”
“Non c’è.”
“Sì che c’è!”
“No, Potter, e trascrivi sulla pergamena tutti i movimenti di tutti gli incantesimi appresi durante l’anno o dovrò bocciarti!”

James aveva sbuffato ma aveva eseguito l’ordine come se glielo avesse imposto un qualunque altro insegnante. Aveva trascorso nell’ufficio di Teddy tutto il pomeriggio, tra lo scontare la punizione e l’osservarlo così assorto nei suoi doveri da docente. Era davvero bello.

Quando aveva finito di trascrivere (e lo aveva fatto con estrema minuziosità) quanto richiesto, aveva consegnato la pergamena poggiandola con delicatezza sulla scrivania. Teddy aveva sollevato gli occhi e gli aveva sorriso con dolcezza. Potter, allora, aveva ricambiato il sorriso e aveva poggiato le mani sulle nocche dell’altro.

“Allora, Teddy, me lo dai un bacio?”

E Teddy lo aveva baciato. I baci di Teddy erano veramente stupendi; ogni volta si sentiva come avvolto nel piumone d’inverno, quando fa così freddo che ti si ghiaccia perfino la pipì, ed era incantevole. Teddy lo era. Era perfetto sotto ogni aspetto, un po’ come la maga Mary Poppins.

Lupin aveva continuato a baciarlo, prendendosi la bocca di James e gustandola come se fosse un prelibatissimo Zenzerotto e poi, senza staccarsi, si era alzato e l’aveva abbracciato forte. Il cuore di James batteva forte, così tanto velocemente che avrebbe potuto fermarsi da un momento all’altro, e lui aveva sorriso contro le labbra di Lupin.

“Ora lo ammetti che mi hai messo in punizione solo perché mi volevi qui tutto per te?”

 

Al suo quarto anno, James aveva fatto conoscenza con l’intimità di Teddy Lupin. In realtà, la “prima volta” era capitata durante le vacanze di Natale (Harry li aveva beccati, era stata una situazione completamente surreale. Teddy e James erano sgattaiolati via dall’enorme e chiassosa cena di famiglia e si erano nascosti nella camera di James. Dopo aver spettegolato un po’ sulla lana troppo sgargiante dei maglioni di nonna Molly e aver preso in giro i cugini francesi, avevano cominciato ad amoreggiare. Per James era una cosa davvero eccitante quella di sbaciucchiare il suo insegnante di Trasfigurazione in ogni anfratto del castello e non aveva mai riflettuto sul fatto che per Lupin potesse non essere così. Si erano trattenuti tutta la sera, Harry non sapeva dell’omosessualità del figlio né di quella di Teddy, e loro due non potevano davvero considerarsi “fidanzati” sebbene James dicesse di “avere un ragazzo”. Comunque, il momento di stendersi sul letto e rotolarsi tra baci focosi era il loro lasso di tempo preferito, almeno fino a quando, colto da un impeto quasi animalesco, Teddy gli aveva infilato una mano nei pantaloni. Inutile dire che James aveva emesso un gemito al solo sentire le mani dell’altro massaggiargli l’uccello; aveva inarcato la schiena e, cazzo, quanto gli piaceva Teddy. Era venuto pochi minuti dopo, mentre Lupin gli mordicchiava il collo lasciando un piccolo segno dei suoi canini dopo aver sogghignato. Così, James aveva deciso di tirarsi su e ricambiare il favore; voleva sentire com’era toccare l’intimità di Teddy, fargli percepire lo stesso piacere che gli aveva fatto provare lui in precedenza. Gli aveva sbottonato i jeans e aveva infilato la mano destra nei suoi boxer, sorprendendosi di trovarlo già eccitato, e aveva cominciato a muovere la mano su e giù, su e giù... lenta, perpetua, inarrestabile. Teddy si muoveva appena sotto il tocco del ragazzo, respirava piano contro l’orecchio di James che poteva sentire il suo respiro caldo inumidirgli il lobo. Si era fermato due secondi per godersi il momento, il cuore che gli batteva forte, la testa di Teddy poggiata sulla sua spalla, il profumo dei suoi capelli, la pelle morbida e pulsante della sua intimità vibrargli sotto la mano… e poi aveva ripreso, su e giù, più forte, su e giù, più veloce, su e giù, senza sosta, su e giù. Teddy era venuto con un lungo, potente getto di sperma che aveva riempito la mano di James. Senza farlo di proposito, in quel momento era entrato Harry che aveva trovato suo figlio con i pantaloni bagnati del proprio seme e una mano sul pene di Teddy.) e da quel momento Teddy e James aveva continuato a vedersi di nascosto per sbaciucchiarsi, mordicchiarsi, masturbarsi. Il 21 giugno del quarto anno, James stava aspettando Teddy alla Torre di Astronomia, il luogo meno frequentato dal castello; Potter si era già immaginato di toccare nuovamente l’uccello di Teddy ma lui era arrivato insieme ad una cattiva notizia. “Dobbiamo finirla qui, Jamie,” gli aveva detto.
“Se è per mio padre…”
“Non è per lui… io… sono un insegnante, non posso.”
“Teddy… non farlo,” aveva supplicato James in lacrime. Teddy aveva scosso le spalle e gli si era avvicinato.
“So che è difficile da capire ma…”
“Io ti amo,” gli aveva confessato con le guance rosse e gli occhi lucidi. “Non te ne andare.”

Teddy era rimasto lì con lui, ma in silenzio, senza un bacio o un abbraccio. Faceva molto freddo anche quel 21 giugno.

 

Al suo quinto anno, James aveva trascorso gran parte del tempo a studiare per i G.U.F.O. per evitare di pensare a Teddy. Ci pensava più spesso di quello che voleva anche se non si erano più visti nella Torre di Astronomia. Il 21 giugno, James avrebbe dovuto sostenere la prova dei G.U.F.O. di Trasfigurazione ma fu un vero disastro. Quando James e i suoi compagni di classe erano entrati in Sala Grande per sostenere l’esame, avevano beccato il professor Lupin intento a parlottare con l’esaminatore ministeriale fitto-fitto. Il problema non era il fatto in sé quanto la bellezza ammaliante del mago in questione. James conosceva lo sguardo di Teddy quando qualcosa gli piaceva, di solito guardava lui in quel modo ma ora…

“Merlino, che figo l’esaminatore, vero Jamie? Non saprei se è più bello lui o il professor Lupin,” aveva detto la sua migliore amica. Potter si era limitato ad un grugnito prima di prendere posto e completare la prova scritta. Era stato davvero difficile per lui concentrarsi sul test ma era riuscito a finirlo e consegnarlo.

Per la prova orale, invece, bisognava aspettare nell’Atrio che l’esaminatore e il professore li chiamassero. Nel frattempo, la rabbia e la gelosia stavano lottando per conquistare la cima delle emozioni di James.

“Potter, James,” aveva chiamato l’esaminatore. Il ragazzo aveva aggrottato le sopracciglia, mettendo su l’espressione meno gentile dell’ultimo secolo, ed era entrato in Sala Grande. Doveva concentrarsi sull’esame, far vedere di essere bravo, così che Teddy levasse gli occhi da dosso all’esaminatore.

Quest’ultimo, dopo aver sistemato gli occhiali sulla punta del naso, aveva sollevato lo sguardo verso James. “Allora, Potter, c’è qualche argomento di cui vorresti parlare?”

“Sono tutti uguali,” aveva risposto James ostile.

“Va bene. Allora ci vuoi dire quali sono le Cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp?”
“Le Cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione Elementale sono cinque oggetti magici che fanno eccezione alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi, ossia che non possono essere generati dalla magia. Queste sono cibo, amore, informazioni, vita e denaro.”
“Oh, molto bene, sì… molto bene!”

Nonostante l’astio del ragazzo, il suo esame orale era iniziato alla grande: era davvero preparato, a discapito di ciò che si potesse dire sulla sua testa calda, aveva studiato tanto… certo, per i motivi sbagliati visto che voleva solo colpire Teddy, ma era risultato perfettamente in grado di superare l’esame con una bellissima E.

“Professor Lupin, per me il ragazzo può andare… se non ha altro da chiedergli, ovviamente…”

Teddy aveva arricciato le labbra con aria pensierosa. “In effetti, ce l’ho una cosa da chiedergli. Potter, perché non ci parli della differenza tra Evanescenza ed Evocazione?”

In realtà James non si aspettava un’ulteriore domanda. Quando l’impiegato del Ministero aveva detto che sarebbe potuto andare si era anticipatamente rilassato e deconcentrato, ma aveva risposto ugualmente. “L’Evanescenza è l’arte di far sparire le cose, mentre l’Evocazione è l’arte di farle apparire dal nulla.”

Il suo io interiore sapeva che quello dell’Evanescenza era un argomento del primo anno a cui ogni volta replicava sempre male ma aveva studiato davvero tanto per non saper rispondere bene. Consapevole di aver risposto correttamente, aveva sorriso.

“No, non è così.”

“Ma come non è così, Professore?” aveva chiesto a pugni stretti, calcando sull’ultima parola.

“Mi scusi, Lupin, ma a me la risposta del candidato sembrava corretta e…”

“E qui siamo in fase d’esame, Smith, non prenderò per giusta una risposta come quella di un ragazzino alla sua prima lezione di Trasfigurazione!”

La pazienza di James stava iniziando a vacillare ma resisteva. Un respiro profondo e via: sapeva quale fosse la cazzo di differenza e aveva provato a spiegarla usando una terminologia più appropriata. “L’Evanescenza è l’arte di far svanire le cose; di trasformare le cose in non-cose. L’Evocazione è l’arte di far apparire dal nulla le cose e di conseguenza è il contrario dell’Evanescenza.”

“No… non ci siamo.”

Un'altra mazzata. Il sopracciglio destro di Potter stava già dando segno del suo prossimo cedimento.

“Ma, Lupin…”

Il professore, dunque, aveva recuperato un foglio di pergamena e una Penna Auto-Inchiostrante per scriverci sopra… o meglio, disegnarci sopra la risposta corretta. James non era riuscito a sopportare una tale umiliazione in sede d’esame, dopo essere stato ignorato per un intero anno, dopo averlo visto civettare con l’esaminatore e… no, non era riuscito a mantenere la calma. Il suo animo Grifondoro gli aveva fatto afferrare la pergamena, che aveva poi stretto tra le mani fino a stropicciarla, mentre parlava tra i denti stretti per la rabbia. “L’Evocazione, Professor Lupin, è un argomento da M.A.G.O. e lei dovrebbe essere quantomeno fiero che conosca almeno la definizione!”

“Ha ragione, Lupin…”
“E per quanto riguarda l’Evanescenza, sa cosa le dico?” gli aveva chiesto con retorica, poi aveva strappato la pergamena fino a ridurla in coriandoli da buttargli contro. “Mi faccia evanescere questi, stronzo!” aveva gridato ed era uscito dalla Sala Grande, convinto di aver fallito miseramente sotto ogni fronte.

 

Al suo sesto anno, le cose erano radicalmente cambiate. Nonostante la sfuriata dell’anno precedente, la situazione con Teddy sembrava aver trovato un nuovo equilibrio. Avevano ricominciato a vedersi nella Torre di Astronomia, che per molti versi era diventato il loro nido d’amore, la loro alcova. James aveva aspettato Teddy per ore, a volte, fino a quando non fosse libero dalle lezioni. Al sesto anno c’erano molte meno materie da studiare ed era più semplice avere tempo libero, sebbene i compiti fossero magicamente triplicati rispetto agli anni precedenti.

Ogni volta che si vedevano facevano del sesso fantastico (sì, avevano iniziato durante l’estate, dopo la sfuriata di James in sede d’esame. Harry aveva invitato, con riluttanza, Teddy a trascorrere le vacanze estive alla Tana insieme alla loro famiglia e lui aveva accettato. Nessuno aveva fatto parola della cattiva condotta di James e i due avevano fatto attenzione a non guardarsi nemmeno per sbaglio fino a quando a James era stato morso da uno gnomo; non c’era nessuno in casa se non i suoi fratelli minori e Teddy. Albus aveva provato a suggerirgli di andare al San Mungo ma James si era rifiutato categoricamente. “Che ci vuole a fare un Epismendo,” aveva detto. Ma il morso bruciava tanto e quindi Lily aveva subito chiamato Teddy.

I due si erano seduti sul letto in camera di Lupin, James aveva tolto la maglietta e, con il braccio sanguinante e allungato verso il Professore, sbuffava mentre l’altro lo medicava. Teddy aveva un unguento speciale come rimedio per i morsi delle Creature Magiche.
“Ecco qui,” gli aveva detto dopo avergli fasciato parte dell’avanbraccio, “dovrebbe fare effetto entro un paio d’ore.”
James aveva risposto con un verso e si era alzato con l’intento di andare a recuperare una t-shirt nell’altra stanza.
“James… per quanto tempo ancora vuoi ignorarmi?”
“Fino a quando non avrai recuperato un minimo di cervello, stronzo!” aveva ripetuto. Ormai sembrava divertirsi ad apostrofarlo con quel grazioso soprannome.
“James…”
“Mi hai messo in difficoltà, mi hai umiliato di fronte a quel Fwooper morto del Ministero! Lì a fargli gli occhi dolci!”
“Ma quali occhi dolci…”
“Sei uno stronzo,” gli aveva ripetuto soddisfatto.
“Mi vuoi almeno ascoltare?”
“No!!!” gli aveva risposto arrabbiato. Più Teddy provava a parlargli più James lo mandava a quel paese. Erano arrivati a un punto tale che Lupin, esasperato dal non potersi esprimere liberamente, aveva afferrato James, lo aveva sbattuto sul letto, gli si era messo sopra a cavalcioni e lo aveva baciato per farlo stare zitto. Era stato un bacio carico di risentimento da parte di entrambi, che li portò a graffiarsi, spogliarsi, rigirarsi, mordersi, insultarsi, strusciarsi l’uno contro l’altro fino a quando Teddy non gli era entrato dentro. In quell’istante, durante la sua prima volta, James aveva capito che sarebbe stato per sempre di quello stronzo.), del sesso così bello, focoso e passionale che James desiderava ricominciare subito dopo e tenere il corpo di Teddy stretto al suo per tutto il resto del giorno e della notte. Baciava le sue labbra sottili con estrema voluttà e il solo pensiero di sfiorare le mani soffici e calde del ragazzo bastava per mandarlo in estasi.

Ma non stavano insieme.

James aveva provato a mettere in mezzo il discorso ma quello stronzo rispondeva con frasi assurde come “non sono un frocio” o “non mi piaci per nulla, Potter”… parole a cui non credeva minimamente, ovviamente. Come poteva farlo, del resto? Era proprio Lupin a cercarlo, a provocarlo… e lui si lasciava trasportare dal desiderio di sentirlo affondare nel suo corpo, di stringergli i fianchi, di strappargli i vestiti da dosso e restare a gambe aperte per tutto il tempo che avevano a disposizione. Se Teddy non fosse stato quantomeno bisessuale di certo non avrebbe acconsentito a tutti i loro rapporti sessuali.

Ogni volta, dopo il sesso, James avrebbe voluto stendersi accanto a lui, accarezzargli i capelli, abbracciarlo saldamente… il solo ricordo di quei momenti d’intimità rievocò in James una sensazione nostalgica, tanto che sorrise malinconico.

Lo scorso 21 giugno avevano fatto sesso ben due volte, una delle quali sul pavimento freddo dell’aula di Pozioni. Dopo l’amplesso, Lupin era rimasto a corto di fiato e si era steso per terra con gli occhi assottigliati e lucidi dalla stanchezza, poi aveva guardato James e gli aveva sorriso con dolcezza. Potter avrebbe voluto dirgli “ti amo”, supplicarlo di mettersi con lui per davvero, chiedergli ancora di fare l’amore, ma Teddy si era rivestito in fretta e furia. Aveva lasciato l’aula di Pozioni senza nemmeno salutare.

 

E ora, al suo settimo anno, James aspettava, pensava e ricordava. Teddy. Teddy, Teddy, Teddy. La sua testa era piena di Teddy.

E Teddy arrivò, bello come il sole, con la sua toga bianca e svolazzante.

“Teddy!”

“James,” salutò l’altro con freddezza.

James gli si avvicinò, cercando di non dare a vedere di essere preoccupato. “Pensavo fosse uno scherzo. L’appuntamento era due ore fa!”
“Oh, ehm, ho avuto da fare.”
“Oh. Qualche punizione?”
“No. Io… senti, devo dirti una cosa importante.”
“Dimmi…”
“Io… ho un fidanzato,” dichiarò Teddy senza mezzi termini.

James rimase allibito. La sua bocca restò spalancata per un paio di minuti buoni, tempo che utilizzò cercando di mandare giù la rabbia, l’inadeguatezza, l’amaro che aveva in bocca.

“Tu hai… ma tu… tu non sei frocio,” l’apostrofò, citando le sue parole.

“Io…” iniziò Lupin ma la collera di Potter l’interruppe.

“Ma allora non è perché non ti piace il cazzo in generale, dillo che non ti piace il mio, brutto stronzo!”

“Beh, è evidente che devo accettare di essere gay se ho scopato con te, ti pare?”
“E allora perché… perché non con me?” chiese a bassa voce. Quelle lacrime del cazzo che volevano uscire dovevano restare immobili lì dov’erano. Non avrebbe dovuto piangere, non di nuovo, non davanti a Teddy. “Perché…” ripeté abbassando lo sguardo.

“Perché non ti amo,” ammise. “Sei un bel ragazzo, James, e mi piace fare sesso con te. Ma non ti amo,” chiarì. “E ora ho un fidanzato.”

 

Al suo settimo anno, il 21 giugno James aveva dovuto sopprimere quella voglia irrefrenabile di piangere disperato mentre Teddy raggiungeva il suo fidanzato. Quello stronzo.

 

Potter tornò a sedersi sulla panchina fredda e trascorse un altro 21 giugno del cazzo.

 

***

 

 

NOTE A MARGINE

 

Io non posso farci niente: l’angst chiama e io rispondo. Spero che questa storia vi è piaciuta e se lo ha fatto vi invito a lasciarmi un commento (ve lo giuro: non mordo!) e se la storia vi ha fatto schifo… lasciatemene due! :P

   
 
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