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La
relazione tra Emma e Regina andava bene, nonostante a David ancora non andasse
giù che la sua bambina, ormai cresciuta frequentasse la matrigna di sua moglie.
C’era un che di surreale, anche nel fatto che la donna in questione era un
lupo. Più volte Snow gli aveva detto di farsene una ragione, che le due si
amavano e lui non poteva farci nulla. Ruby le aveva spiegato come funzionasse
tutta la questione dell’umana dietro il lupo, e via dicendo.
Henry
aveva preso meglio di tutti la cosa, anche perché dopo i primi screzi tra le
sue mamme, le cose sembravano andare bene, tranne quando Regina spariva per le
sue esigenze fisiologiche. Emma gli diceva che la seguiva, perché voleva
accertarsi che non si facesse male, e non perché non si fidasse. E al ragazzo
non dispiaceva passare del tempo con i nonni.
Quella
sera si erano addormentate nella camera da letto di Regina, nella cripta, la
mora dormiva completamente nuda, perché aveva caldo diceva, la bionda erano
alcuni minuti che la osservava. Le sue spalle ambrate erano lisce e si
sollevavano a ritmo del suo respiro, Emma sorrise, vedendo il suo viso
rilassato, ma durò poco. La mora iniziò ad agitarsi nel sonno, arricciando la
fronte e cercando di svegliarsi, la bionda fece l’unica cosa che le sembrò
cauta: le baciò lentamente le spalle coperte, e man mano che lo faceva su mise
sdraiata sul corpo dell’altra.
“Emma?”
– Regina si risvegliò nel modo più dolce che potesse aspettarsi, con il corpo
di Emma premuto sul suo e i suoi dolcissimi baci – “Non è ancora giorno”
“Sì
lo so, ma ti stavi agitando e volevo farti rilassare” – le scostò i capelli dal
collo.
“Uhm
è questo consiste in te addosso a me?” – sorrise alle ciocche bionde che le
solleticavano la base della nuca.
“Sì,
tra qualche giorno sarai intrattabile e quindi vorrei approfittarne adesso” –
le morse appena una spalla.
“Vuoi
fare un cambio di ruoli?” – portò una mano all’indietro sulla schiena
dell’altra – “Sai che non puoi?” – sorrise e avvampò sentendo qualcosa che non
aveva creduto, Emma avrebbe mai usato – “E quello che penso?” – sussultò e
l’altra annuì sul suo collo. Le portò una mano tra le cosce in maniera
dannatamente lenta – “Em-ma, oddio”
“Calda”
– sospirò beandosi di quella sensazione umida tra le sue dita – “Rilassati
amore”
“Em-ma”
– si stava eccitando parecchio, per quel fallo che le sfiorava le natiche e la
mano di Emma che la stuzzicava in maniera molto lenta – “Perderò il controllo”
– ammise ed Emma la voltò di scatto e finì con il bacino tra le sue cosce – “Ca...”
– sussultò chiudendo gli occhi.
“Maestà”
– affondò lentamente e sentì a sua volta il piacere salire – “Regina, guardami”
– la mora aprì gli occhi ambrati, pieni di desiderio impellente, la bionda le
accarezzò il viso, come fece l’altra – “Guidami” – prese le sue mani che
avevano arruffato il lenzuolo e le portò sul suo sedere – “Stringimi” – si
porse a baciarla ad occhi aperti, per guardare i suoi oscurarsi e schiarirsi, a
più riprese.
“Em-ma”
– si morse il labbro quando l’altra si staccò – “Più veloce amore” – sorrise.
Emma puntò le mani sul cuscino, fece leva e poi iniziò a muovere il bacino a
ritmo con il corpo sotto di sé. Ansimò tutto il suo desiderio sulle labbra di
Regina, sentendo le sue unghie infrangersi nella sua pelle, ma sapeva non le avrebbe
fatto del male. Nonostante la situazione eccitante e gli occhi della sua
sovrana, che mutavano colore ad ogni spinta precisa e profonda, Emma sapeva che
era una cosa molto appagante per entrambe. Sentiva decisamente lo stesso
piacere che provava la donna sotto di sé, gemettero forte insieme quando la
bionda raggiunse il punto più sensibile della mora, ed esplosero in un orgasmo
intenso, ansimando e sussultando una sulle labbra dell’altra – “Dimmi come ti è
venuto in mente” – sospirò tra una frase e l’altra. Poi fece roteare il polso,
e indossò lei quello che aveva avuto indosso Emma.
“Voi
sempre avere l’ultima parola” - sussultò la bionda guardandola.
“Oh
non sai quanto” – la guardò – “Inginocchiati, voglio prenderti”
“Da
dietro?” – la bionda annaspò, si stava eccitando.
“Non
proprio, sempre in posti già esplorati” – sussurrò sulle sue labbra e lasciò
che l’altra le desse le spalle, e nonostante avesse un desiderio animalesco da
soddisfare la raggiunse con lentezza e dolcezza. La penetrò baciandole tutte le
spalle e sussurrandole quanto l’amasse, e quanto avesse avuto un’idea eccitante
e alternativa per il loro vicendevole rilassamento.
“Aww”
– Emma arruffò il lenzuolo sotto le sue dita e inarcò la schiena, cosa che
consentì a Regina di andare un po’ più a fondo con la spinta – “Cazzo Regina” –
gemette incontrollata a più riprese – “O mio dio” – disse sentendo le sue mani
esperte, toccarle una un seno e l’altra il clitoride – “Così mi fai impazzire,
amore” – ansimò – “Continua amore, stringimi, oh sì” – assecondava le spinte
della sua regina, reggendosi al materasso. Quando esplose nel suo orgasmo,
tremò e Regina uscita, fece sparire il tutto, e la avvolse in un abbraccio
caloroso, prendendola cavalcioni sulle sue cosce. Emma poggiò la testa sulla
sua spalla e si coccolarono, riprendendo fiato.
“Scusami
per questi” – Regina accarezzò con i polpastrelli i segni sulla schiena di Emma.
“Fa
parte del pacchetto amoroso” – si scostò e infranse le labbra sulle sue – “Ti amo
mia Regina” – sorrise beandosi dei suoi occhi nocciola.
“Oh
Emma, anche io” – sorrise.
Una
settimana dopo
Dire
che Regina l’aveva provocata tutto il giorno era poco. Era dannatamente sexy il
sindaco di Storybrooke: con quel top rosso e quella gonna di pelle nera, dio
come le fasciava il sedere, lasciava spazio all’immaginazione, che in quel momento
nella mente di Emma era davvero perversa. Se lo era praticamente trovato davanti
agli occhi, e la vista dal basso aveva migliorato la visione celestiale, aveva
sussultato, tentando di darsi un serio contegno, per non strapparle tutto di
dosso, all’istante, davanti a tutti.
“Ti
pare giusto?” – disse entrando prepotente nel suo ufficio nel municipio e
chiudendo la porta.
“Emma,
che ti prende?” – Regina si era sorpresa, poi le aveva dato le spalle e si era
sporta verso la scrivania, quella posizione un po’ inclinata e la curva del suo
sedere accentuata, mandarono a farsi benedire la sanità mentale di Emma, che la
raggiunse la voltò con prepotenza, le sollevò senza troppi preamboli la gonna lungo
le cosce e la fece sedere sul marmo della scrivania, si mise tra di esse, e avvicinò
il bacino al suo.
“Em-ma”
- sussultò – “Che succede?” – la tenne dalle spalle.
“Sta’
zitta” – la baciò con foga e calò i pantaloni, scostò le mutandine di Regina e
si spinse in lei.
“Merda
Emma” – chiuse gli occhi e gemette forte – “Oddio” – la strinse dalle spalle.
“Ho
aspettato troppo” – ansimò sul suo collo e iniziò a spingersi in lei con
lentezza devastante – “E tu mi hai provocato abbastanza”
“Non”
– ansimo – “era” – gemito –
“mia” – sussulto – “intenzione”
– disse Regina
sentendosi invadere da quello che Emma sembra aver preso gusto ad usare.
“Oh
lo so, ma io soddisfo sempre le richieste del mio sindaco” – continuò tenendola
dalla base della schiena, tirandola verso di lei. Le cosce del sindaco
strisciavano sul marmo, facendole avvertire il contrasto di temperatura da
quello al corpo dello sceriffo.
“Buono
a sapersi” – disse ansimando sulla sua spalla, muovendosi con lei – “Dio Emma,
ci” – ansimò – “Ci sono” – si perse nei suoi occhi pieni di desiderio.
“Insieme” – sussultò sulle sue labbra ed esplosero assieme nell’orgasmo.
Che
dire questa è la prima volta che scrivo di utilizzo di
"giocattolini", non so se ne sono stata capace, spero possa piacervi!
Se avete suggerimenti per questa storia, sono pronta ad ascoltarvi!
Alla prossima xoxo